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Autore: C_Lamperouge    19/02/2012    1 recensioni
“Niall, ciao. Sono qui, visto? Fino alla fine, come dicevi sempre. Sono il tuo dio Vulcano, e il tempo è stato come Marte, che ti ha portato via da me.”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un’altra lacrima,che scorre amara sulla sua guancia e si dissolve,non riuscendo a raggiungere la fine,un’altra sigaretta e una foto,consumata dal tempo nonostante siano passati solo pochi mesi. La teneva sempre con se,in borsa,nel portafoglio,dove capitava,come se fosse una reliquia. E in fondo,forse lo era. Prese in mano la lettera,e la rilesse,anche se la sapeva a memoria,quella che le aveva scritto prima di sparire e poi aveva spedito,come una lettera di dimissioni,dove cercava di dire tutto quello che non aveva il tempo di dirle,dove cercava di esprimere un concetto che nessuno è mai riuscito a esprimere,quello dell’amore. E poi,una catenina,appesa al collo,a forma di quadrifoglio,con dietro un’incisione,il suo nome,forse l’unica vera prova che Niall James Horan era esistito davvero,che non era stato un sogno,che l’aveva amata,e forse la amava ancora.
“Vero,torna dentro,si sta annuvolando”
“Si Louis”
 
Era un pomeriggio di Ottobre,lo ricordava ancora. Erano nel parco del quartiere,seduta sulla panchina,quella panchina, quella che dava proprio sul centro,dove c’era quel piccolo laghetto, quella dove si erano seduti tante volte a parlare,quella dove si erano dati il primo bacio quel pomeriggio di autunno,tra una foglia ingiallita e l’altra che cadeva.
Non sapevano si sarebbero dovuti rincontrare.

Non sapevano si sarebbero dovuti innamorare.
Non sapevano si sarebbero dovuti dire addio.
Veronica Tomlinson era seduta,che leggeva,quando vide in lontananza Niall Horan,il migliore amico di suo fratello da quella che si può dire una vita,che si avvicinava lentamente a lei,dando di tanto in tanto un calcio a qualche sasso. Non l’aveva ancora notata,ma quando lo fece,gli si illuminò il viso,e accelerò il passo per dirigersi verso di lei. E poi accadde,all’improvviso,senza un motivo,semplicemente quello era il momento giusto,quella era la situazione giusta.
“Veronica…”-detto da quella voce,con quell’accento irlandese era semplicemente la cosa più bella del mondo per lei.
“Niall….”-si limitò a dire il suo nome,nient’altro. Aveva già capito,non servivano le parole,non serviva niente. Niall si avvicinò,timidamente,e le prese la mano.
“Ti amo, Ronnie. Il resto non conta, non m'importa”-soffiò nelle sue labbra,prima di congiungerle,prima di dare quel bacio che entrambi attendevano ormai da anni. Il tempo si fermò,il peso che Ronnie aveva nel petto prima si appesantì incredibilmente,per poi dissolversi in un attimo. E il suo cuore,si fermò anche quello si. Quel bacio sigillò quel momento,sigillò quel patto che non si sarebbe mai sciolto. O almeno,così credevano.

 
Si mise il cappotto e la sciarpa,e appena si fissò allo specchio per sistemarsi,si ricordò: quella sciarpa,quella verde a quadri,la stessa che aveva quel giorno al parco.
 
“Ehi, Niall, fa attenzione.”- disse lei,continuando a ridere.
Rideva sempre.
A Niall piaceva guardarla mentre contagiava la sua risata a tutti i presenti.
Il ragazzo continuava a scavalcare il muretto. Forse per impressionarla, o forse solo per il fine di oltrepassare il muro.
“Niall può fare tutto, bellezza.- se ne uscì lui, sorridendo fieramente.
Una volta dentro, raccolse una camelia e gliela porse. Lei l'avvicinò al naso, per assaporarne il profumo. Aggrottò le sopracciglia.
“Ehi ma, non profuma.”- disse stranita.
“Lo so. La camelia è un fiore senza profumo. Fu Venere, adirata, a togliere il profumo, secondo la leggenda. La camelia è simbolo di sacrifici d'affrontare in nome dell'amore. Ed io vorrei darla a te, Ronnie. Staremo insieme fino alla fine, fino alla fine.”
 
Fino alla fine….E ora dove era? Lontano,in alto….anzi,in basso,sotto terra. Camminava per le vie gelide con le pareti fatte di marmo bianco e scritte,piene di fiori. Ne attraversò varie,prima di arrivare nella parte che le interessava,quella dove il marmo bianco non creava corridoi,ma intervallava il verde del prato.
 
Ronnie piangeva,piangeva tra le sue braccia,le lacrime sul viso si mischiavano alla neve che cadeva,che al tocco con la pelle tornava acqua.
“Devo andare,lo sai”-diceva,col sorriso sulle labbra come sempre. Ma lei non voleva ascoltarlo,non voleva sentire quelle parole,non le voleva sentire dette da quella voce.
“Ti ricorderai di me,ne sono sicuro”-continuava a dire.
È proprio questo il problema,non capisci? Non mi dimenticherò mai di te Niall”
E lui? Corse via. Allentò lentamente l’abbraccio,e ancora più lentamente lasciò la sua mano,come a voler imprimere ogni singolo istante nella sua mente,per sempre,o anche per poco. Poi indietreggiò,lentamente,guardandola negli occhi. E  di colpo si mise a correre,veloce. Non aveva mai corso così tanto,mai così velocemente. Corse finchè non aveva più fiato e i suoi muscoli avevano deciso di smettere di muoversi. Si piegò,poggiandosi sulle ginocchia,ansimando. Ma non piangeva. Non voleva piangere; non per fare la figura del duro,ma perché non sarebbe servito. Leucemia,gli avevano diagnosticato la leucemia,e non era curabile allo stadio in cui l’avevano scoperta. E lui,si era rassegnato. No,rassegnato non è il termine giusto. L’aveva accettato,era ben diverso. Il problema,era farlo accettare anche a lei. E sapeva che avrebbe pianto,ma sapeva anche che l’avrebbe capito,e soprattutto che sarebbe andata avanti,lei,la sua Ronnie. Così le scrisse una lettera,con dentro tutto quello che aveva dentro,in modo che quei sentimenti non svanissero con la fine dei battiti del suo cuore,ma che potessero rimanere ora e per sempre impressi nella carta,e soprattutto nel cuore dell’unica persona che aveva mai amato.

 
Eccola,ferma. In mano un solo fiore,una camelia,rossa,come quella che quel giorno lui le aveva regalato. La poggiò su quella lapide,fredda,bianca,con incise le lettere del suo nome in nero. Era così riduttiva quella cosa;un semplice nome,e due date. Ed ecco cosa rimaneva di lui. Ma non per lei. Per lei,lui c’era ancora,e non sarebbe mai svanito. Una parte,seppur piccola,avrebbe continuato a vivere,attraverso lei e i loro sentimenti. Sembrava tutto un sogno,anzi un incubo,un terribile incubo da cui si sarebbe svegliata.
Ma era vero.
I suoi occhi videro improvvisamente tutto sempre più sfocato, e le lacrime cominciarono a venire giù senza aver intenzione di fermarsi,un’altra volta. Alzò la mano all’altezza del suo petto,e iniziò a rigirarsi tra le dita il suo ciondolo. Lo faceva sempre quando andava a fargli visita,una volta al mese,lo stesso giorno in cui se ne era andato. Non importava se pioveva,c’era il sole o una bufera,lei doveva andarci. Le serviva. Guardò la foto che era stata incastrata nella lapide,e le scappò un sorriso: quanto era bello. Sorrideva,sorrideva sempre. Non con le labbra,ma con gli occhi. Aveva lo stesso sguardo di un bambino a cui hanno appena dato il regalo che aspettava da tanto tempo,e i grandi occhi blu non aiutavano di certo a far svanire questa sensazione.
“Niall, ciao. Sono qui, visto? Fino alla fine, come dicevi sempre. Sono il tuo dio Vulcano, e il tempo è stato come Marte, che ti ha portato via da me.”





Note dell'autore
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Bene,eccoci qua. È la prima volta che scrivo un'intera OS di mio pugno,senza dover betare o seguire una traccia che mi viene data. Più la rileggo più mi rendo conto che certi punti sono senza senso,ma preferisco lasciarla così sinceramente. È breve,molto breve,ma spero sia piaciuta lo stesso. 
Il mito che cito nella storia è quello della Camelia come si è capito. Per non ne fosse a conoscenza,ecco una breve spiegazione che ho trovato online.

"La camelia è un bellissimo fiore, ma, incredibilmente, non ha profumo.C’è un’antica leggenda che spiega la ragione di questa strana caratteristica del fiore:
un giorno il dio Vulcano sorprese la moglie Venere scambiarsi effusioni con Marte e colmo di tristezza, si sfogò con Cupido. Questi si adirò moltissimo con la madre, soprattutto perché aveva osato amoreggiare senza l’ausilio delle sue frecce. Venere, estremamente offesa, decise di vendicarsi, nonostante Cupido fosse suo figlio e anche Dio dell’Amore. Ordinò quindi alle Grazie, ‘tate’ di Cupido, di non fargliela passare liscia e di frustarlo con rami di rose, affinché le spine gli lacerassero la pelle! Tutti gli altri Dei rimasero sconvolti dalla crudeltà di Venere; ma a Flora venne un’idea…Ordinò a Zefiro di volare nel lontano Giappone e, una volta lì, di raccogliere i rami di una rara pianta dai fiori rossi simili a quelli della rosa, ma dal gambo totalmente privo di spine. Al suo ritorno Zefiro consegnò alle Grazie le “fruste” innocue con cui punire il piccolo Cupido: il castigo fu quindi solamente formale, e Cupido non provò nessun dolore. In compenso tutto l’Olimpo rimase estasiato dalla bellezza di quei fiori delicati e soprattutto dal loro profumo intensissimo, che paragonavano a quello dell’Ambrosia… Venere però, scoprì presto l’inganno e stavolta decise di vendicarsi sulla pianta stessa: nonostante le suppliche della sua creatrice Flora, ordinò che venisse esiliata in un’isola sconosciuta e lontana e infine, con un incantesimo, le tolse lo splendido profumo. Di essa non si ebbero più notizie fino agli inizi del 1700 quando Giorgio Kamel, un missionario gesuita, rimase incantato nello scoprire sull’isola di Luçon una meravigliosa pianta mai vista prima che gli indigeni chiamavano Tsubakki. La portò con sé in Europa, e le diede il suo nome: camelia. Così finalmente la bella pianta fu conosciuta e apprezzata anche da noi; ma purtroppo, per colpa di una Dea dal pessimo carattere, nessuno potrà mai più godere del suo magico profumo."


Direi che così è tutto più chiaro. Che altro dire,se è piaciuta mi farebbe piacere una recensione anche breve. So che spesso quando scrivo non si capisce una mazza (?),quindi se servono chiarimenti non esitate a chiedere,anche nelle recensioni o per messaggi se preferite,sarò felice di darvele,in quanto era una OS fatta al volo e non volevo appesantirla troppo con spiegazioni dettagliate e cose del genere. 
C.
  
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