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Autore: AddictiveDistortion    19/02/2012    0 recensioni
{ è solamente una specie di sfogo, immaginando di usare due maschi come personaggi, ma suppongo sia totalmente autobiografico. } Tutto ha fine, anche l'impensabile. L'amore non esiste, o almeno, non dura per sempre. Fa soffrire, non fa del bene, peggiora ciò che è male e amplifica il dolore. Anche se ricambiato, l'amore è distruttivo: ti porta all'odio. C'è quell'infima sottile linea che li divide, il bene ed il male, ma nessuno ha ancora capito quale sia il primo e cosa sia l'altro. Ovviamente, io non sono da meno e non lo ero. Storie comuni, metafore di poco conto, dettate dalla vita quotidiana. Capita, si sopravvive, rimane la ferita indelebile. Raccontare rende vivi i ricordi, li riporta alla luce. Tutto qui, ciò che accadde (ciò che non dovrebbe accadere mai).
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avete mai salvato una vita?

 

Mi ricordo le prime volte che gli parlai, l'imbarazzo iniziale, la paura di risultare troppo di questo o poco di quell'altro.
Ridacchiavo sommessamente alle sue strane battute, nascondendomi dietro la mano, un po' per paura che potesse intuire qualcosa che non avrebbe dovuto.
Ore ed ore spese a bearmi delle sue attenzioni, felice che mi considerasse speciale.
Cresceva il terrore di perderlo, la voglia di sentire la sua voce e il bisogno fisico di sfiorarlo.
Andava sempre peggio, ma ero consapevole di ciò che mi nascondeva, consapevole che sarebbe arrivato il momento in cui avrei dovuto dimostrargli tutto.
Era circa un anno.
Erano cambiate tante cose. Io non avevo capito ancora nulla (e lo capì molto dopo).
Il tempo scorreva inesorabile ed il legame ormai indissolubile mi portò a precipitare.
La sua stretta al mio collo era forte, tanto da buttarmi giù.
Cominciai a scoprire i suoi segreti, il suo lato più oscuro.
Continuavo a chiedermi se ne valesse la pena, se sarei riuscito ad abbandonare le mie più sicure convinzioni sulla sanità umana per restargli accanto.
Non era normale.

Ma cos'è in fondo la normalità?
 

Il castello di sabbia che avevamo costruito si andava sgretolando sotto i miei occhi increduli, ed ancora oggi non riesco a concepire come possa essersi ridotto così.
Perchè lui era bello, intelligente e fortunato.
Avrebbe potuto avere tutto dalla vita.

Perchè, allora, è successo tutto questo?
 

Avrei tanto voluto salvarlo davvero, riportarlo a galla, magari fargli toccare il fondo ma lanciargli una corda dall'alto (anche se non sono sicuro di stare tanto bene io, adesso) e donargli ancora una volta la luce. La mia luce.
Mi ripetevo che l'amore non ha ostacoli, che anche sarebbe stato difficile, non l'avrei lasciato andare così su due piedi.
Non avrei mai potuto seppellire ciò che provavo, non per lui, non in quel momento.
In questa domenica, credo che anche lui sappia che forse non ce la faremo.
Però andiamo avanti. Non si sa come, ma andiamo avanti.
Sto parlando con uno stupido diario, convinto che potrà aprire bocca e darmi un consiglio senza darmela a gambe.
Ehi, io ho paura.
Non te l'ho mai detto, sai?
Non posso più dirti che ti amo, perchè dici che non te la senti, che non hai voglia di sentirlo.
Non so più niente, non so più chi sei, non ho idea di come poterti aiutare e farti stare bene.
Io non so perchè fai così.
I problemi più piccoli diventano enormi, tanto da sotterrarmi.
Vuoi che io me ne vada?
Non voglio scappare, non voglio deluderti (anche se non so ormai quali siano le tue aspettative, amore).
Piango troppo, anche se non è da me.
Tremo, perchè se tu volessi mettere fine a tutto quello che abbiamo passato, io non potrei fermarti.
 

Tu non sei qui, io non sono lì.
 

Questo mi fa sentire tremendamente in colpa, nonostante tutti mi dicano che io non ne ho minimamente.
Quindi, io che dovrei amarti e fare di tutto per te, farti felice, dirti che va tutto bene, non avrei colpe?
Dici che sei egoista. Forse un po' lo sei.
Dici anche che non riesci a fermarti, che non riesci più a provare dolore.
 

 " Se fossi vivo o morto sarebbe lo stesso. "

Ti odio. Tanto, da fare schifo.
Il problema è che non posso neanche smettere di volerti bene.
Se ti vedessi penso ti ucciderei io, a sangue freddo.
Sono passati due mesi da quella volta, da quei pochi giorni in cui ho potuto guardarti negli occhi e bere il tuo dolore.
Ho potuto stringerti tra le mie braccia e cullarti, sussurrarti inutili confortanti parole e dirti nuovamente addio. 


" Ci rivedremo. " - promisi.

Ripenso a tutto e rido.
Probabilmente per la disperazione.
Sono tutte cazzate, io non so nemmeno come faccio a non crollare adesso, come tutto quello intorno a me.
Ho giurato di essere forte anche per te, di reggerti, di non sparire come il resto, come tutti gli altri.
Potrà essere stupido, ma anche le poche parole che riesci a pronunciare mi fanno male.
In realtà sono vuote.
Non parliamo più.
Non parliamo mai.
Passano i giorni, passano le settimane, non conto più le ore ma i secondi sono interminabili.
 

Io non so più chi sono, come potrei dirlo a te?


Mi distraggo, guardo gli occhi della gente che ho perso -e ritrovato- e mi dico che sì, sono cambiato, ma rimango sempre la stessa testa di cazzo.
Se avessi voluto andarmene, me ne sarei già andato da un pezzo.
Sorrido, lasciando scorrere la penna sul foglio, quasi avesse vita propria.
Sono memorie, utopie, speranze in cui adesso non credo più.
Rimane la traccia di un amore a cui ho dato tanto, a cui ho regalato l'anima, impacchettata e buttata al vento come un pezzo di carbone. 

Inquinava il tuo piano suicida.

Io non ti stavo ignorando.
Non ti stavo negando.
Io ti stavo amando, in silenzio.
Io ti stavo aspettando, dall'altra parte del fiume.
Non provasti nemmeno a toccare l'acqua, -è impossibile- dissi.
Ti strappasti le ali -non vidi sangue, eri già morto- e le gettasti tra le onde che si innalzavano fra di noi.


Cadde.

 
Il mondo cadde.
(per un'ora un giorno forse un po' di più
non girava se non c'eri tu) 

Polvere.

Eri polvere tra le mie mani.
(e non volermi male adesso
se non ti riconosco)

Non c'erano più lacrime.

 

Il castello crollò e le mura si infransero contro la riva, distruggendo il regno.



 

Non ti rividi più.
Di te neanche l'ombra.
Ti salvai la vita, tu ti presi la mia.
(la respirasti, senza lasciarne un solo alito)






Ti augurai tutto il bene possibile, da lontano, dalla mia torre immaginaria, dietro la mia solita maschera e sogni effimeri.

  
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