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Autore: kia84    19/02/2012    2 recensioni
seguito della one shot Una sera
"Oggi l'ho rivista, era bellissima." sorrise lui perso tra i suoi pensieri mentre posava la bottiglia ancora più di metà piena sul tavolo.
"Di chi stai parlando? Quinn?"
"Non Quinn, Rachel. E' tornata a casa ed è venuta a trovarmi."
"Rachel è tornata?" sputai praticamente il sorso di birra sul tavolino annaquando i tovaglioli.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Puck/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una sera, la svolta decisiva
Tre anni dopo...

Presi le bottiglie e feci un sorriso di ringraziamento alla barista che si sciolse come qualsiasi altra donna davanti a un Puckerman purosangue, continuavo a fare questo effetto ancora adesso. Raggiunsi il tavolo e diedi una bottiglia a Finn sedendomi al suo fianco. Ormai quel locale era diventato la nostra meta del venerdì sera, quattro chiacchiere per confrontare le nostre complicate e noiose settimane e berci su per cercare di dare un pò di sollievo ai nostri pensieri. Quante volte avevamo fantasticato di andarcene via da Lima? Forse troppe eppure nessuno dei due aveva mai fatto quel grande passo per cambiare le proprie vite. Finn aveva deciso di accettare la borsa di studio per il football di un college a nemmeno due ore di strada da casa mentre io ero entrato a far parte dell'officina di Burt Hummel come suo braccio destro. Una delle poche cose che capivo sul serio erano i motori, ovviamente anche le donne ma ormai era come se avessi messo il playboy che era dentro di me in un angolo da solo a fare penitenza. La mia fama da dongiovanni mi portava a divertirmi ogni tanto con ragazze diverse senza nome ma lo cosa finiva li, il giorno dopo scappavo via come un ladro maledicendomi per la notte senza senso appena trascorsa. Da quando Puckzilla aveva una coscienza? Da quando lei aveva preso la strada verso il successo. No, decisamente prima di quel giorno ma era sempre stata lei la causa. Bevvi un'altro sorso di birra ascoltando il mio miglior amico blaterare sulla sua storia d'amore che lo stava di nuovo facendo rincretinire e cercai di trattenermi dallo sbuffare spazientito. Com'era possibile che l'amore portasse in uno stato tale da farti sembrare un pazzo scappato dal manicomio che vedeva tutto rosa con i cuoricini peggio di una femminuccia? Mi ricordavo come ci si sentiva ed ogni volta che accadeva mi ripetevo sempre che non sarebbe più successo eppure mi ritrovavo costantemente a fare la parte dell'imbecille appena sentivo la sua voce. Ero proprio un'idiota. Finn era felice, lei era felice, tutti erano felici...perchè io non ci riuscivo? Dannata birra, non stava facendo l'effetto sperato.

"Oggi l'ho rivista, era bellissima." sorrise lui perso tra i suoi pensieri mentre posava la bottiglia ancora più di metà piena sul tavolo.
"Di chi stai parlando? Quinn?"
"Non Quinn, Rachel. E' tornata a casa ed è venuta a trovarmi."
"Rachel è tornata?" sputai praticamente il sorso di birra sul tavolino annaquando i tovaglioli.
"Cosa fai? Non credevo che questa notizia fosse così schockante per te." ridacchiò Finn cercando di pulire il mio disastro.
"No è solo che...mi ha sorpreso...non mi ha detto niente." mormorai quasi tra me e me senza riuscire a rendermene conto.
"Perchè doveva dirlo proprio a te?"
"No, niente. Come stava? Perchè è tornata?" gli chiesi cercando di fare finta di niente prendendo altri tovagliolini da un tavolo vicino.
"Stava bene, mi ha soltanto detto che le mancavamo tutti e si è presa qualche giorno di relax prima che inizi il suo spettacolo di metà semestre alla NYADA. Non sarà ancora il suo debutto a Broadway ma lei ne è entusiasta lo stesso, è pur sempre un trampolino di lancio. Tra un pò tutti parleranno di lei, ne sono convinto." concordavo con lui ma quell'espressione da beota mi stava iniziando a stare un pò sui nervi.
"Vedo che il suo ritorno ti ha fatto tornare il Finn Hudson di una volta. Sembra che i tuoi sentimenti non siano cambiati." borbottai non riuscendo a mascherare una certa tonalità di acidità nella mia voce. Era più forte di me.
"Come potrebbero? Rachel Berry non si può dimenticare e anche per te è la stessa cosa. Lo vedo." la sua non era una domanda ma un'affermazione in piena regola. Da quando mi aveva osservato così attentamente da non farmelo capire? Ero talmente perso a mantenere quel segreto che non mi ero mai accorto che persino il mio miglior amico aveva intuito qualcosa.
"Di cosa stai parlando? Farnetichi, hai bevuto troppo."
"Non mi ubriaco da quando lei mi ha lasciato tre anni fa. La sera prima ero con te, non ricordi? Poi tu sei sparito per tutto il fine settimana e durante l'estate eri spesso assente per dei lavoretti in piscina, o almeno era la scusa che mi dicevi quando non volevi essere seguito." da quando Finn Hudson era diventato così sveglio?
"Beh, stavo lavorando. Avevo bisogno di raccimolare un pò di soldi in più e cosa c'è di meglio di un lavoretto in piscina? Puckzilla è ancora molto acclamato per certe mansioni, sono una leggenda." mi gasai come al solito facendo uscire Puckzilla dal suo angolino solitario.
"Non lo metto in dubbio, ma le tue clienti sono tutte a Lima non fuori dall'Ohio, tua sorella è una gran chiacchierona. Come mai improvvisamente sei sulla difensiva? Hai qualcosa da nascondere?" mi scrutò attentamente mentre io cercavo di nascondermi dietro la bottiglia.
"No amico."
"Bene. Allora non ti disturberà il fatto che ho invitato Rachel a venire qui, non è vero? Dovrebbero arrivare anche gli altri entro mezzora, sembravano tutti felici di riunirsi ancora una volta."
"Tra mezzora? E me lo dici così?" quasi gridai sputando di nuovo.
"Perchè? Ti devi andare a far bello? Devi cotonarti i capelli? Stiamo parlando di Rachel e dei vecchi amici, sanno come sei."
"Parla quello che sembra appena uscito da una pubblicità della Benetton. Le hai detto che stai con un'altra?"
"L'ho accenato e lei ha detto di essere contenta per me."
"Ma ovviamente non l'hai invitata a unirsi a noi stasera, non è vero? Cosa penserebbe Linda se venisse a scoprire che passerai la serata con la tua ex?"
"Non ci sarà solo la mia ex!"
"No appunto, ce ne sarà anche un'altra e pure la ragazza che ti ha preso la grande V. Linda non avrebbe nulla di cui preoccuparsi, hai ragione." insistetti senza mollare la presa. Non volevo che si mettesse in testa strane idee con il ritorno di Rachel.
"Siamo tutti solo buoni amici."
"Si ma lei è una donna e ragiona diversamente, specialmente se venisse a sapere che una volta hai chiesto a Rachel di sposarti mentre con lei sei spesso titubante su tutto. Non sai deciderti persino se passare la notte da lei oppure no. Amico sei messo male. Non è che hai intenzione di riprovarci con Rachel? Sai, Linda mi sta simpatica e sarebbe proprio da stupidi lasciarsi con una ragazza come lei."
"Non sono così stupido anche se con Rachel ne varrebbe sempre la pena. Ma perchè mi dici questo? Vuoi avere campo libero con lei?" questa domanda non me l'aspettavo proprio da lui. Campo libero con Rachel? A cosa mi sarebbe servito? No, non avevo più certe mire con lei.
"Stai scherzando? Non ho bisogno di una che tra poco si vergognerà di avermi persino rivolto la parola. La fama è una brutta bestia." borbottai mentre mi tornavano in mente tutti quei giornali scandalistici che mi avevano fatto rivoltare lo stomaco. Quello non era il mio mondo.
"Meglio così allora, tanto lei sta uscendo di nuovo con Jesse St. James. Guarda, sono arrivati gli altri."

Come se non lo sapessi! Come se le pagine del gossip non fossero ricoperte dagli scatti rubati di quei due sorridenti che si tenevano per mano. I titoli dichiaravano: "La nuova coppia del palcoscenico, i futuri divi di Broadway sono andati a vivere insieme. A quando le nozze?" Bevvi un altro sorso di birra e ordinai un drink con molto rum per annebbiarmi la mente, ne avevo proprio bisogno visto che a breve lei avrebbe varcato quella porta portando con se tutta la mia stupidità adolescenziale. Nessuno sapeva cos'era successo tra di noi in questi tre anni, continuavo a custodire gelosamente quel segreto che giorno dopo giorno stava diventando sempre più pesante. Perchè non potevo gridare a tutti la verità e tornare a respirare? Non ci eravamo fatti una vera e propria promessa ma sapevo che nemmeno lei ne aveva parlato a qualcuno. Battei una spallata con Sam mentre facevo posto alla sua futura moglie Mercedes che mostrava a tutti con orgoglio il suo mastodontico anello di fidanzamento che brillava tanto da far male agli occhi. Anche lei ne stava portando uno in quel momento? Basta con questi pensieri! Perchè non mi aveva avvisato che sarebbe arrivata? Non contavo più niente per lei dopo che era comparso Jesse? E perchè ci stava mettendo così tanto? Guardai per l'ennesima volta l'orologio e sbuffai di impazienza. Nemmeno i soliti commenti senza peli di Santana riuscirono a distrarmi dai miei pensieri. Tre anni prima la nostra amicizia si era intensificata dopo averle fatto vedere le stelle, l'avevo aiutata con il trasferimento a New York e passavo da lei appena potevo facendomi ore e ore di macchina per vederla sorridere. Ci sentivamo ogni giorno e il mio senso di colpa verso Finn durò finchè il mio migliore amico non riuscì a uscire dalla loro storia senza troppi traumi, Rachel era in pensiero per lui e non voleva che lo lasciassi solo ad autodistruggersi. Lui non lo fece ma io mi sentivo un perfetto bastardo un pò invidioso di quello che era rimasto tra di loro. Rachel condivideva con me gioie e dolori, nuove performance e nuovi ragazzi in vista, io rimanevo zitto ad ascoltarla e intanto maledicevo la nostra amicizia mentendole dicendo che tutto andava bene. Non andava bene un bel niente. Quando ebbi il coraggio di andare a New York da lei per dichiarami era troppo tardi, Jesse ara spaparanzato sul suo divano con la camicia sbottonata e il solito sorrisino di trionfo mentre si tirava indietro i capelli salutandomi. Rachel sembrava in imbarazzo ed io tornai a casa promettendo a me stesso di abbandonare qualunque fantasia la mia mente deviata aveva creato e così feci come meglio potei. La evitai per diverso tempo, non le risposi al telefono e ormai ci sentivamo soltanto di rado e per pochi minuti perchè inventavo scuse banali per sottrarmi a lei. Ricordando il mio comportamento da bastardo offeso era normale che lei non mi avesse contattato per dirmi che sarebbe tornata, perchè allora mi faceva male? Il cellulare nel mio taschino iniziò a suonare una delle canzoni dei Quenn che preferivo, lo presi e lessi in nome rimanendo di stucco. Rachel. Mi appartai mentre decidevo se risponderle o meno, poi cedetti.

"Pronto." mormorai dopo diversi secondi di silenzio mentre la sentivo ansimare. Cosa stava succedendo?
"Noah ho bisogno di te. La macchina è in panne e un maniaco mi sta seguendo. Ho paura. Ti prego vieni a prendermi!" gridò al cellulare in tono spaventato.
"Rachel cosa...maledizione. Dove sei?"
"Sono nel parcheggio della McKinley. Fai presto Noah!"
"Arrivo subito, chiuditi in auto." le ringhiai mentre la paura mi assaliva. Presi la giacca e la indossai cercando le chiavi della moto.
"Puck te ne vai di già?" mi chiese Quinn guardandomi in modo strano. Stava nascondendo qualcosa?
"No tranquilli, devo fare una cosa e poi torno. A dopo."

Casco in testa, misi in moto e tornai alla vecchia scuola per cercare quella ragazza che era il chiodo fisso della mia vita. La vidi sotto un lampione con un sorriso soddisfatto e dolce sulle labbra mentre si sfregava le mani dal freddo. Finn aveva ragione, era bellissima avvolta in quel cappotto rosso con le guancie accese e gli occhi scintillanti. Avevo voglia di stringerla tra le braccia e non farla più scappare via. Ritornai in me e controllai dietro Rachel in cerca del problema di quella chiamata. Non c'era nessuno con lei, neppure la sua auto.
"Rachel cosa..."
"Eccoti finalmente." il suo sorriso sembrava illuminare la notte e il mio stomaco ebbe uno spasmo. Maledizione.
"Non ci doveva essere un maniaco che ti seguiva? E dov'è la tua auto?" le chiesi smontando dalla moto mentre mi toglievo il casco e la fissavo senza capirci nulla.
"Mi sono fatta accompagnare qui dai miei papà e nessuno mi sta pedinando. Ho inventato tutto." ammise lei serafica come se niente fosse. Ero io quello che stavo impazzendo oppure era lei ad essere fuori testa?
"Perchè? Mi hai fatto spaventare e sono corso qui..."
"Infatti, sei venuto qui. Ti stavo aspettando. Ultimamente sto facendo fatica a rintracciarti quindi ho pensato che una piccola bugia ti avrebbe portato qui da me a parlare."
"Sei fuori di testa! Io me ne vado!" scossi la testa infuriato e incredulo mentre rimontavo in sella.
"Non puoi lasciarmi qui da sola! Sono senza auto!"
"Non mi interessa. Puoi benissimo chiedere un passaggio a Finn, sarebbe molto felice di venire in tuo soccorso e rivangare il passato. Però chiedigli se ha invitato pure Linda stasera."
"Linda?"
"Si, la sua ragazza. Era talmente imbambolato dal tuo ritorno che ha preferito non dirle niente." borbottai sempre più acido mettendo in moto. Che stupido che ero stato!
"Non mi interessa niente di Linda...non la conosco e spero che Finn sia felice con lei, ma non sono di certo tornata per riprendermi Finn."
"E allora perchè diamine sei tornata? Non mi hai nemmeno chiamato." in quel momento sembravo un bambino offeso che non voleva più giocare. Non mi interessava di sembrare infantile in quel momento, volevo farla sentire in colpa. Volevo farle male quanto ero stato male io in tutto questo tempo.
"Forse perchè le nostre ultime conversazioni non sono state affatto promettenti. Ho preferito prendere il toro per le corna e non dire niente a nessuno. Sono tornata per te stupido brontolone! Non mi hai nemmeno fatto spiegare cosa ci facesse Jesse nel mio appartamento quel giorno. Sei scappato con la coda tra le gambe come se ti stesse rincorrendo qualcuno."
"Non ci vuole mica un genio per capire cosa stava facendo St. James sul tuo divano con la camicia sbottonata." le lanciai un'occhiataccia omidica inequivocabile sulla verità dei miei sentimenti per lei. Ormai non aveva più importanza, non volevo più segreti.
"Stavamo provando una scena." si strinse nelle spalle cercando di trannere una risata. Si stava prendendo gioco di me.
"Si, come no! Sei a corto di scuse per caso?"
"No dico sul serio Noah, stavamo soltanto provando. Jesse ha una sana relazione duratura con un'altra persona ormai. Non pensa più a me in quel modo." non aveva proprio capito nulla degli ormoni maschili.
"Ciò non toglie che ci possa provare spudoratamente con te. Non vuol dire niente avere una relazione ormai, nessuno è fedele."
"Vuoi dire che se tu avessi una relazione stabile e duratura con un'altra persona che ami alla follia, tu andresti lo stesso a letto con un'altra?" il tono della sua voce si fece irritato mentre stringeva gli occhi con espressione feroce e seria. In quel momento avevo bisogno di farle capire che io ero diverso e non ragionavo più con i bassi istinti maschili.
"Non di certo io! Non lo farei mai se amo la mia ragazza alla follia, ma non tutti gli uomini sono uguali e Jesse..."
"Jesse è gay."
"Jesse sa come...è gay? Ma come...?" mi bloccai di colpo incredulo cercando di elaborare le sue parole. Aveva detto veramente che era gay?
"Diciamo soltanto che New York gli ha aperto le porte di un altro mondo. Jesse era più attratto dalla mia voce e dal mio talento che da altro, ero come lui e a questo Jesse piaceva. Eravamo uguali. Me lo ha confessato una settimana prima che tu bussassi alla mia porta con quella rosa in mano. Non ha ancora fatto coming out apertamente e quindi i giornalisti continuano a fotografarci insieme come presunta coppia senza chiedersi chi è il ragazzo sempre con noi. Non so nemmeno perchè non te lo abbia rivelato prima ma poi è successo tutto troppo in fretta e tu non rispondevi più alle mie telefonate. E' stato tutto uno stupido equivoco."
"Beh...a me non interessa. Se sei venuta qui a dirmi solo questo...adesso puoi tornare a New York dal tuo coinquilino." quando avevo iniziato a mentire in quel modo? Non sembravo neanche sincero e sicuramente lei se ne era accorta. Non volevo che se ne andasse via.
"E se io volessi rimanere qui?" mi chiese facendosi pericolosamente più vicina con un sorriso che prometteva fin troppe cose per uno come me. Che intenzioni aveva? Non poteva illudermi in quel modo, non di nuovo.
"Cosa? Non dire sciocchezze! Tu hai lo spettacolo alla NYADA tra pochi giorni e il tuo futuro accanto a Jesse è assicurato, lui ti aprirà tante porte grazie al tuo talento. Ho letto che sei stata scritturata per un musical a Broadway e Jesse farà parte dello spettacolo, sicuramente sarà un successo. Hai lavorato così a lungo per ritrovarti dove sei adesso, perchè rovinare tutto per tornare indietro? Saresti una stupida se lo facessi. Qui non c'è niente per te. Vattene."
"Vuoi dire che non mi vuoi qui?"
"Hai chiuso con il passato e noi siamo soltanto quello. Perchè devi tonare a Lima? E poi sicuramente ci sarà qualcuno di quei ragazzi che tanto ti adorano ad aspettarti a casa. Vai da loro." perchè spingerla via mi faceva così male?
"Erano tutte bugie. A New York mi sono fatta qualche amico...e con due di loro sono persino uscita qualche sera ma nulla di più. Non c'è mai stato nessuno Noah." il suo sorriso sincero e nervoso mi stava perforando il petto. Non sapevo cosa fare.
"Perchè mi hai mentito?"
"Per vedere quello che vedo adesso nei tuoi occhi. La gelosia. Ti raccontavo di tutti questi ragazzi perchè volevo che provassi qualcosa e che venissi a riprendermi. Eri geloso?"
"No..."
"Non provi niente per me?"
"Rachel non..."
"Cosa ci facevi davanti alla mia porta con una rosa in mano? Perchè te la sei presa così tanto per aver visto Jesse a casa mia? Perchè sei scappato?"
"Pensavo che..."
"Lo sai che avevi ragione? Non sapevo come sarebbe andata a finire la mia relazione con Finn in futuro e tu mi dicesti che probabilmente sarei stata innamorata di un altro. Avevi ragione. Ti amo Noah e già da un bel pò. Adesso provaci a dirmi che non mi ami anche tu perchè sarei molto propensa a picchiarti. Hai molte botte in arretrato da smaltire per il tuo comportamento Puckerman." mi minacciò lei puntandomi un dito contro il torace mentre cercava invano di mascherare un sorriso canzonatorio.
"A quanto pare non ho scelta, non ho mai avuto scelta con te. Vieni qui bellissima principessa ebraica." le dissi cercando di afferrale una manica del cappotto ma lei riuscì a sfuggirmi scuotendo la testa con espressione seria.
"No, Puckerman non riuscirai a farmi capitolare con qualche moina prima di dirmi quello per cui sono tornata. Te lo scordi..."
"Chiudi la bocca e vieni qui." la tenni stretta tra le braccia tappandole la bocca con la mia. Mi era mancata. Non la baciavo da troppi anni ma ancora ricordavo il suo sapore sulle mie labbra, era come assistere a una scarica interminabile di fuochi d'artificio. Stupefacente. Come sarebbe stato continuare a baciarla ogni giorno per il resto della vita? Quella domanda me l'ero fatta diverse volte e la mia risposta rimaneva sempre la stessa: sublime. Volevo che quel momento non finisse mai e stavolta ci sarei riuscito, costi quel che costi. Non me la sarei più lasciata sfuggire. "Ti amo." le sussurrai all'orecchio mordicchiandoglielo mentre tornavo ad assaporare le sue labbra che sapevano di lucidalabbra alla fragola.
"Noah adesso dobbiamo andare, gli altri ci staranno aspettando al locale." cerco di tirarti indietro lei per nulla convinta di quello che stava dicendo.
"Possono aspettare un altro pò. Io no, ho troppi arretrati da farmi perdonare e voglio iniziare da stasera." le mordicchiai il collo annusando il suo odore come un cane in calore.
"Cos'hai in mente Puckeman?"
"Voglio portarti a vedere le stelle...se non ricordo male è un posticino piuttosto appartato per fare le cose sconcie." la provocai mettendole le mani alla base del sedere, nonostante il cappotto riuscivo a sentire le sue rotondità sulla mia pelle e ciò causò un'ennesima ondata di eccitazione verso le mie parti basse.
"Pensi sempre a quello! Maiale!"
"Con te sempre. Hai scelto Puckzilla baby non un bradipo, hai dei ripensamenti?" speravo follemente che mi rispondesse di no. Avevo ancora un pò di paura che tutto quello fosse soltanto un sogno.
"Mai. Fammi vedere le stelle Noah." mi sorrise lei accarezzandomi una guancia con dolcezza.
"Subito principessa." dopo una serie infinita di ultimi baci, le allacciai il suo casco personale che ancora tenevo attaccato alla moto e misi il mio. Le sorrisi e salii in sella sentendo le sue mani allacciarsi alla mia vita come se fosse la cosa più normale del mondo. Come se lo avesse sempre fatto. Come se fosse fatta a posta per stringersi a me. Tre anni prima ero riuscito a farle imboccare la strada giusta, adesso era il momento di fare la svolta decisiva insieme e correre verso il nostro futuro. E le stelle ci stavano aspettando.



MI SA TANTO DI AVERE UN'IMPROVVISA E ACUTA VOGLIA AL LIETO FINE E ALLE COCCOLE...SARA' CHE SENTO ODORE DI PRIMAVERA?? BAH
SENTIVO CHE LA ONE SHOT PRECENDENTE NON AVEVA UNA VERA E PROPRIA FINE E SAPEVO DI DOVER FARE QUALCOSA IN MERITO, SPERO CHE VI SIA PIACIUTA. TORNO A SCRIVERE L'ALTRA FF.
UN BACIONE
KIA
   
 
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