Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: Nocturnia    19/02/2012    2 recensioni
"Cosa sarebbe successo a te ed all'Eumene se dei dracomanni non fossero rimaste che pietre e dignità infrante.
Se l'indomani non fosse già scritto, vergato da una penna iniqua ed egoista.
È un feroce digrignare di denti l'unica risposta che sei in grado di darti, l'incertezza buona sola a farsi ammazzare ed a perdere di vista l'orizzonte. "
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Pioggia di Vetro III Disclaimer: Koiros, Haga D'Avenio, Vinus di Lephtys e tutti gli altri personaggi appartengono all'autrice Callie_Stephanides che ne detiene i pieni diritti.
Questa storia è stata redatta come omaggio e per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell’autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.

 
“Non c’è speranza duratura nella violenza,

soltanto un temporaneo sollievo dalla disperazione.”
- Kingman Brewster Jr. -


Pioggia di vetro


C'era silenzio sulle terre dell'Eumene, quella notte.
Una neve gelida e pungente sferzava le tende dei soldati, quasi il cupo mugghiare dei liocorni.
Picchiava e colpiva quella massa di rocce e solitudine che era l'accampamento dell'armata di Koiros, l'urlo muto di un mondo che si dibatteva tra le spire di un tiranno.
Vacuamente, avevi alzato la mano contro la flebile luce della torcia, solo per vedervi il segno di denti che ti avevano morso più e più volte.
Avevi arricciato le labbra nel ghigno spietato dei lupi, più simile ad una selvaggia fiera che alla donna che avresti dovuto essere.
Ma in fondo, eri mai stata una femmina?
Nei tuoi occhi portavi lo stigma di una maledizione che consideravi ora il più grande dei doni, la tua identità uno spettro di nebbia e bruma, chiome candide di angelo e pupilla ungulata di drago.
Vinus si era scostato dal tuo fianco solo per scivolarvi nuovamente, su quel volto maschio le linee di un incubo vissuto ad occhi aperti, ogni giorno.
Un sorriso pigro ti aveva adornato il viso, quello che per altri sarebbe stato amaro veleno per te era il miele più dolce.
Gli avevi carezzato gentilmente la lunga coda scagliosa, alzandoti ed avvolgendoti nella pelliccia d'orso poco lontana.
Quando i tuoi piedi erano affondati nella terra nuda, avevi respirato l'odore della paura e del sudore, uno strano miscuglio di brama guerresca e codardia umana.
Avevi emesso un sospiro spezzato, le dita stringersi attorno al bavero del mantello, nella gola il nodo di un sentimento a cui ti eri immolata lustri prima.
Avresti dato la vita per Vinus, poiché senza di lui non c'era alcun futuro ed il passato era solo un rogo fumante.
La prima volta che l'avevi visto arrivare, erano stati i tuoi sensi di bestia a fiutare la pista dell'animale, il lupo che aveva costretto la sua orbita in quella del drago.
Ti eri consacrata a lui, sperando che ti strappasse una pelle scomoda per regalartene una nuova.
Poco importava che fossero le ossa i tuoi gioielli ed il sangue il tuo colore: ne avresti fatto il più bello dei vestiti.
Al seguito dell'esercito di Koiros, ti eri sentita mostro tra i mostri e la tua anima non aveva più tremato.
Tra le braccia di Vinus, ti eri scoperta gravida di sensazioni ed avida di parole, il suo modo di amarti una singolare battaglia senza nemici.
Mordeva e straziava il principe dei dracomanni, catturando le tue labbra in un bacio stizzito ed ingordo, colpa e desiderio rotolare sulla sua lingua come gli ordini che latrava in campo.
Soffiavi e graffiavi quando lo accoglievi tra le cosce, la reticenza fasulla della preda che sa di essere già stata conquistata.
Avevi guardato in tralice una luna pallida e tetra, fredda.
Vinus aveva emesso un debole lamento nel sonno, i bendaggi che mostravano, impietosi, la mera esibizione di potere di Koiros.
Per un attimo, ma solo per un attimo, ti domandasti come sarebbe stato.
Cosa sarebbe successo a te ed all'Eumene se dei dracomanni non fossero rimaste che pietre e dignità infrante.
Se l'indomani non fosse già scritto, vergato da una penna iniqua ed egoista.
È un feroce digrignare di denti l'unica risposta che sei in grado di darti, l'incertezza buona sola a farsi ammazzare e a perdere di vista l'orizzonte.
E il tuo possedeva le spalle larghe del guerriero e lo sguardo vuoto dei morti.
È il nitrito Niktos ad infrangere l'ovattata intimità di quella notte, quasi le trombe dell'inferno avessero appena suonato, a memento che l'alba era ad un pugno di distanza, i primi balugini rosati che fendevano le nubi.
Eri rientrata nella tua tenda, ma quando avevi provato a chiuderne i cordoni ti eri accorta che ti tremavano le mani.
Avevi alzato un sopracciglio, stringendo con furia le due funi e dandogli uno strattone secco, mordendoti le labbra per reprimere un singhiozzo indegno.
Haga D'Avenio era una donna disillusa e gli unici filamenti di sogno che le rimanevano possedevano crini albini ed il sapore di abitudini prossime all'estinzione.
Serrò le palpebre così forte che le parve di vedere esplodere mille luci dietro di esse, il buio una dimensione che prendeva l'esangue colore dell'assenza.
Non era più tempo di tremare.

"È una scelta stupida."
"Non per me."
"Non ho mai detto che tu sia intelligente."
Il patetico tentativo di coprire un'umiliazione che faceva più male a lui che a te, la consapevolezza che a mostrare il petto alla donna uccello questa volta sarebbe stata un'altra femmina, incapace di volare, ma dalla determinazione dei predatori.
O dei folli.
"Non puoi morire."
"Tutti muoiono."
"Non il Cavaliere del Drago. Non Vinus di Lephtys."
Il dracomanno aveva stornato lo sguardo, ghermendo un futuro che era il nulla di un presente gracile e malato.
"Senza di te, non esiste nessuna Haga D'Avenio. Io sono già morta, mio signore."
Vinus ti aveva fissata, in quegli occhi artici il bisogno di trovar una risposta adatta, ma l'incapacità di farlo.
Sapevi che non ti avrebbe mai detto le stesse cose, che l'amore non univa e neppure divideva: semplicemente, consumava.
Ma la tua era una mera constatazione dei fatti: senza Vinus, eri cenere e macerie.
Quando avevi indossato il suo elmo, rostrato e spettrale, avevi rinnegato la tua natura di puttana e lupa, per tornare a quella autentica, nascosta e violata dall'indifferenza di una città che avevi avuto il piacere di veder bruciare.
Avevi assaporato, per l'ultima volta, il ricordo delle notti insieme, le cicatrici che vi eravate lasciati a vicenda, cullando il sogno di un domani in cui Vinus sarebbe stato di nuovo Re.
E fu con l'ardente forza del martirio che ti concedesti alla battaglia.

Quando la scure si era abbattuta sul tuo collo, non avevi avuto molto tempo per pensare.
Avevi dilatato le pupille, la storia comprimersi e curvarsi su di te fino a schiacciarti.
Vivere per un uomo è ridicolmente facile, morire per lui infinitamente difficile.
Mentre la lama ti fendeva la carne debole della gola, svellendo futuro e presente, ti ricordasti le parole di tua madre, le uniche, invero, che ti avesse mai rivolto.

"Sei un mostro! Un peccato indegno, come indegno è il mio utero, che ti ha dato i natali! Mi pento e mi dolgo per aver generato un abominio agli occhi della dea! Marcirai all'inferno!"

Dicono che l'inferno sia un amalgama di sangue e fumo, puzzo di membra bruciate e cocci di rimpianto.
Dicono che sia assenza, dolore, fiamme ed agonica solitudine.
A te, bastava che avesse i colori di Vinus.





Nota: Questa one-shot vuole essere un omaggio al personaggio di Haga D'Avenio, che mi ha profondamente colpito. Un sentito grazie a Callie_Stephanides per averla creata. ^^
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Nocturnia