She’s only 18
La vedo correre per i corridoi freddi e
vuoti, con i libri di scuola stretti al petto.
La gonna a pieghe della divisa si fa di anno in anno più corta, mostrando le gambe magre, che
nascondono in sé la forza mascolina di un muscolo giovane e vivace.
La guardo correre e cerco di comparare la
ragazzina degli anni precedenti con la giovane donna che ho di fronte.
E cerco invano di
convincermi che non la amo.
I capelli corti le svolazzano attorno come
la criniera di un leone, indomabili riccioli bruni che è impossibile tentare di
lisciare o acconciare.
Ha le mani e le guance annerite dal sole, il
collo bianco come il latte sotto i capelli, il sorriso
impacciato, la risata squillante.
Un corpo magro e flessuoso, che (cerco di
convincermi) non ha niente di femminile, un seno solo accennato, forme acerbe
che temono di rovinare la perfetta purezza di quel fisico di bambina.
No, Hermione non
è bella. Non lo è affatto.
E io non la amo. È
solo che… lei è mia.
*
Vapori tutt’altro
che profumati affiorano
dal suo calderone, le goccioline di sudore che imperlano la sua fronte e
inumidiscono i suoi capelli turbano appena la serena concentrazione del suo
viso, l’assorta meditazione del suo sguardo, l’espressione corrucciata del suo
volto, accentuata dal labbro inferiore leggermente sporto verso l’esterno.
Weasley le fa un
complimento per il colore e la consistenza perfetti della sua pozione.
Hermione gli risponde con
uno sguardo vivace, molto femminile, e sorride.
La bocca purpurea si dischiude
tra una fila compatta di denti forti e bianchissimi, le iridi, dolci e intense
come cioccolato fondente, sfumate come il duro legno massello, brillanti
come un tronco d’albero riflesso sulla superficie di lago ghiacciato, si velano
di ciglia scurissime e sottili, tanto da lasciarmi abbagliato.
- Non si distragga,
signorina Granger -
la riprendo con tono piatto.
Mi lancia un occhiata
che mi lascia senza fiato, carica di significati che solo noi possiamo
interpretare e capire.
Io non la amo. Non posso amarla. Ha solo diciott’anni,
cazzo.
*
La notte. La notte ci avvolge nella sua
morsa, rassicurante e fresca, che come un Mantello dell’Invisibilità ci
nasconde dagli occhi indagatori del mondo, ci protegge dai pregiudizi e dalle
critiche delle persone ipocrite che non riescono ad accettare che non sempre la
vita è come si spera che sia.
Arriviamo al nostro rifugio, la dura roccia
della torre più alta del Castello di Hogwarts.
Solo qui ci sentiamo al sicuro.
Mi siedo di fianco a Hermione,
che mi appoggia la testa sulla spalla.
Sembra sfinita e chiude subito gli occhi.
Le sue guance abbronzate, rosee e tonde, spolverate di efelidi
fulve, vellutate da un accenno di peluria di una soavità lattea, dal mattino
erano impallidite, e così la sua bocca fresca, sempre un po’ screpolata, come
un frutto morso dal calore del giorno.
Durante la cena, si era alzata dalla grande tavola dei Gryffindor,
percorrendo con il suo passo fiero e risoluto la sala grande, per poi sparire
in un corridoio buio.
Mi alzai, forse troppo fulmineamente, dal
mio posto nel tavolo degli insegnanti, per raggiungerla in un’aula vuota.
Li, abbandonato il suo solito
atteggiamento intelligente, cocciuta e dolce era scoppiata in lacrime,
lasciandosi andare a confessioni disperate e a constatazioni piene di odio per
l’avvenire irraggiungibile, la fuga impossibile, la rassegnazione
inaccettabile.
Aveva gridato - Ti
amo! - come si dice - addio - e -
Non posso più lasciarti – con gli occhi pieni di orrore.
Adesso, Hermione
sospira e riapre gli occhi senza sollevare la testa.
- Ti peso, Severus?
–
le faccio segno di
no, ammirando, così vicini ai miei, quegli occhi di un castano che, palpitando
tra le punte scure delle ciglia, mi intenerisce sempre di più il cuore.
Mi accorgo che Hermione
mi sta scivolando via dalla spalla.
Con un movimento lento, impercettibile,
volontario, scivola a occhi chiusi sul piccolo gradino
di pietra, cercando di raggiungere i piedi che già in precedenza penzolavano
nel vuoto.
Io ho capito, ma non tremo. Anzi, considero
l’opportunità di ciò che Hermione tenta di fare e
stringo il braccio intorno alle sue reni per non
staccarmi da lei.
Stringendola contro di me, sperimento la
realtà ben viva, elastica, la vigorosa perfezione di quel corpo di ragazza
pronto ad obbedirmi nella vita, pronto a trascinarmi con sé nella morte…
“Morire… e perché?...
No, non ancora”
per la prima volta
sono solo a decidere la sorte di entrambi, libero di abbandonarmi con Hermione al vuoto o di aggrapparmi con lei alla sporgenza
della roccia…
stringo più forte Hermione cingendole la vita, isso il suo corpo grazioso che
si fa pesante e la incito chiamandola per nome:
- Hermione, su! –
Ritto in piedi la sovrasto, ed Hermione, guardandomi, mi vede risoluto, impaziente, e
capisce che l’ora di morire è passata.
Grida: - Non mi ami abbastanza, Severus, non mi ami abbastanza! –
Faccio per parlare, ma taccio, perché non
ho niente di nobile da confessare.
“Forse non la amo tanto” penso “ma lei è
mia!”
*
Tutti i giorni si susseguono uguali, senza
uno scopo, senza una speranza, se non quella di incrociare casualmente i suoi
occhi innamorati per i corridoi, se non quella di poterla abbracciare in
segreto, se non quella di poter baciare quelle labbra rosse e screpolate.
Ma cosa ho fatto io
per meritare l’amore, per causare dolore e disperazione, in una giovane e
promettente donna, che potrebbe avere il mondo ai suoi piedi, una vita felice e
senza problemi?
Il mio cuore è così duro ed egoista da
pensare solo ai miei sentimenti e al mio compiacimento, e non al futuro e alla
spensierata felicità di cui la sto privando?
Chi mi da il
diritto di approfittarmi così dell’ingenuità di una ragazzina?
Ha solo diciott’anni. Solo diciott’anni e tutta una vita
davanti. Tutta una giovinezza che con il mio immaturo ed egoistico sentimento
le sto impedendo di godersi.
Cazzo, mi faccio schifo
da solo. Ha solo diciott’anni.
*
È troppo giovane, troppo inesperta per
capire la gravità dell’errore che sta commettendo stando con me.
Troppo innamorata per scegliere
usando la ragione.
Troppo persa in questo sentimento tanto intenso
per rendersi conto che le ho procurato solo sofferenze
e angosce, solo inutili preoccupazioni e supplizi.
Sforzandomi di ricordare, non riesco comunque a distinguere un solo momento in cui l’ho vista
felice, neanche un istante in cui sorrideva di un sorriso sincero.
È dunque questo, l’amore?
Solo un susseguirsi instancabile di
fallimenti e rimpianti?
Solo dolori e ferite
inguaribili infondo al cuore?
Solo errori e traumi che un’intera vita non
può cancellare?
Allora non vale la pena di amare.
Non vale la pena di vivere per soffrire.
Facciamola finita. Adesso.
Almeno tu potrai vivere, Hermione.
Vivere senza il peso di un amore troppo difficile
da sopportare.
Senza l’ignobile fardello che è amare un
povero vecchio.
Vivi Hermione.
Vivi anche per me.
Perché io ho fatto la mia
scelta.
La mia vita non vale la metà della tua. Una
metà che ti ho già risucchiato con un sentimento impuro.
Adesso lo so. Ti ho amata
davvero. E ti amerò sempre.
Vivi, Hermione.
Almeno tu, vai e vivi.
Il cielo è nero intorno a
me. Il vento gelido mi taglia il viso.
Solo un passo. Un passo verso il vuoto. Un passo
che non ho avuto il coraggio di compiere con te.
Ma che sono pronto a
compiere per te.
Addio.