Prologo

Elena non era mai stata una ragazza come le altre nonostante il suo aspetto anonimo e poco aggraziato. Un occhio superficiale in lei non avrebbe visto altro che una ragazza non particolarmente attraente, di bassa statura e dai lunghi capelli biondo cenere, ma un osservatore leggermente più acuto avrebbe scorto il fuoco che ardeva dietro i suoi occhi scuri e il suo sguardo curioso e vivace talvolta velato di tristezza, uno sguardo intenso che stonava con la sua figura apparentemente insignificante. 
Elena aveva passato buona parte della sua vita desiderando di fuggire dalla città di provincia in cui era nata e cresciuta non perché fosse infelice, ma semplicemente perché sentiva di non appartenere a quel luogo. Ciò che aveva non la appagava sufficientemente, era una comparsa e non la protagonista della sua stessa esistenza ed era consapevole di essere simile ad un prigioniero in carcere: il suo aspetto, la sua reputazione e persino i suoi affetti erano le sbarre che costituivano la sua cella e, nonostante l’immenso affetto che provava per loro, dai sei ai diciotto anni il suo più grande desiderio era stato la fuga, come qualsiasi prigioniero degno di questo nome.
E così dopo il diploma si era trovata di fronte ad un bivio: continuare a fingere di essere serena per non ferire amici e parenti oppure prendere finalmente in mano le redini della sua vita e scappare. Dopo innumerevoli notti insonni e pomeriggi interi passati in riva al mare in completa solitudine; la giovane donna aveva fatto la sua scelta e radunate le proprie cose aveva lasciato casa sua lasciando dietro di sé solo una lettera in cui aveva cercato di spiegare le proprie ragioni ai suoi cari. Era arrivata in aeroporto poche ore dopo stringendo tra le mani un biglietto aereo e sentendosi emozionata e felice come mai prima di allora: destinazione Londra.
 
Gideon Prewett era un ragazzo fuori del comune: insolitamente bello, straordinariamente coraggioso, particolarmente brillante ed eccezionalmente divertente. Era un idealista e combatteva per difendere i valori in cui credeva. Quando Gideon entrava in una stanza (solitamente accompagnato dal gemello Fabian) l’atmosfera si riscaldava di colpo e persino le giornate più buie e tempestose diventavano di colpo luminose e limpide quasi per magia.
Dopo il diploma Gideon si era trovato di fronte ad un bivio: nascondersi e farsi sconfiggere dalla paura o prendere parte alla terribile guerra che stava devastando la comunità in cui era nato e cresciuto. Era stato costretto a scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è facile ed è inutile dire che alla fine aveva deciso di combattere anche a costo della propria vita.
Due anni dopo Gideon era diventato un Auror del Ministero della Magia ed era membro di una società segreta, l’Ordine della fenice, che lottava ogni giorno per difendere la popolazione ,magica e non, dal mago oscuro più terribile di tutti i tempi, Lord Voldemort. 
 
Questa storia racconta di come due persone apparentemente diverse scoprirono di essere due facce della stessa medaglia e di come una semplice babbana insegnò al mondo della magia che, al di là delle differenze, sia i maghi che i babbani sono esseri umani afflitti delle stesse paure, divorati dagli stessi desideri e animati dal medesimo ingegno.

Note dell'autrice: questa è la mia prima storia (o almeno la prima che ho avuto il coraggio di pubblicare) inutile dire che dopo mesi passati a leggere mi è venuta voglia di provare a scriverne una in prima persona. Vista la mia inesperienza mi farebbe veramente tanto piacere ricevere qualche dritta e sapere cosa ne pensate e per questo ringrazio in anticipo chi vorrà recensire.
Alla prossima, Golightly.