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Autore: Cucuzza2    19/02/2012    2 recensioni
"Non era dolore; piuttosto, apnea. Si sentiva soffocare, ed andava benissimo così.
Sorrise al presagio della propria morte.
Ora serviva solo qualcosa di straziante, come ultimo pensiero. Le lacrime le scorrevano a fiotti lungo le guance."

E se Jacquot non avesse mai avvisato Peggy del tentativo di Morgane di avvelenarla?
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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COW-T.



Desolazione, pensieri cupi che si affacciano alla ragione senza un perché.
Allegria che non arriva, che non si ferma nella sua mente distorta.
Lacrime che scorrono a fiotti, come dotate di vita propria.
Dolore, ancora, dolore. Nient’altro dolore.
La vita non può avere un senso, e tutto questo perché
 

senza un preciso motivo.

 
 
 
La corda le graffiava il collo, ma non aveva importanza.
Sapeva di essere prossima al soffocamento, ma non aveva importanza.
Sapeva di come tutto ciò fosse assolutamente innaturale, ma non aveva importanza.
 
Nulla aveva importanza.
 
Il miele non aveva fatto effetto, senza motivo.
Era disperata, senza motivo.
Era ancora viva, senza motivo.
 
Non serviva davvero un motivo.
 
Non era dolore; piuttosto, apnea. Si sentiva soffocare, ed andava benissimo così.
Sorrise al presagio della propria morte.
Ora serviva solo qualcosa di straziante, come ultimo pensiero. Le lacrime le scorrevano a fiotti lungo le guance.
 
La nonna, che ancora una volta aveva salvato la pelle a tutti
meno che a lei
e che era sempre tanto buona con tutti loro, buona quasi quanto la marmellata della gioia, peccato che quella a lei non facesse effetto. Era ovvio, Morgane
non era affatto interessata alle sue sorti
aveva dovuto metterla a parte della verità, per quanto questa fosse dura
e triste, triste, sempre più triste
e difficile da digerire.
 
Sebastian, Sebastian che era il suo
sempre più distante
ragazzo, avrebbe solo riso alla notizia della sua morte. Ingozzatosi di quella stupida marmellata
di Morgane
sarebbe stato insensibile anche ad una catastrofe multiversale
come d’altronde anche nonna Katy
figurarsi a qualcosa di stupido ed inutile come la morte della sua
stupida
ragazza.
 
Agli abitanti di Omakaido, forse, sarebbe potuto dispiacere della sua fine; ma per poco tempo, perché se il drago non avesse ripreso a piangere
come stava continuando a fare lei, dopotutto, e non le sarebbe dispiaciuto donargli un po’ della sua capacità di lacrimare
non avrebbero avuto ancora molti giorni a disposizione per pensare a lei. In effetti c’era un buon motivo per non morire – ma in fondo, che le importava di quel mondo? Se vi si era addentrata era stato solo per evitare di diventare la metà di sé
anche se dopotutto stava comunque dimostrando l’intelligenza di una bambina di sette anni
e non certo per interesse reale.
Nulla aveva importanza.
 
E quanto al Cane Blu?
Molto probabilmente non sarebbe importato nulla neanche a lui.
 
Forse
solo
alla bestia calda sarebbe interessato della sua morte. Allora quella si sarebbe intristita, e la violenza di quell’emozione l’avrebbe infuocata. Tutto sarebbe bruciato, di nuovo
e Peggy già gongolava al pensiero
e ci sarebbe stata fila dietro ai pozzi e sarebbe mancata la corda. Peggy Sue
non
era sicura che sarebbe stato un bello spettacolo
anche se molto probabilmente non sarebbe mai accaduto nulla del genere, era improbabile che la bestia calda si fosse davvero affezionata a lei
vedere tutti morire in quel modo orribile
peccato che quel destino sarebbe toccato prima a lei e poi, in caso, a tutti gli altri.
 
Nulla aveva importanza.
 
Poi, d’improvviso, dei passi.
Sicuramente si trattava di Sebastian
intento a vagare senza meta, ridendo e ridendo e ridendo senza ragione
oppure di Nonna Katy
che non l’avrebbe neppure notata
o del Cane Blu
avrebbe infierito divorando il suo corpo morto, o avrebbe avuto abbastanza pietà da limitarsi a ridere?
o di Morgane
venuta a controllare che fosse davvero morta
o magari della bestia calda.
 
E invece no.
 
Erano piedi callosi e gambe allenate.
Erano coraggio e tempra, uniti a goffaggine sentimentale.
Erano spalle larghe ed un gran sorriso; non derisorio, bensì rassicurante.
Era un enorme barattolo di marmellata della gioia.
Era Jacquot il grosso.
 
Era l’ultimo momento, prima di soffocare.
 
- Peggy! No, Peggy, no! –
L’aiutò a scendere, mentre lei arricciava il labbro, perplessa. Voleva forse rubargli la corda, quel ragazzo? Oh, che se la prendesse. C’erano anche dei pozzi, in giro.
- Ecco, prendi questa. Mangiala, ti farà bene. –
Peggy Sue intinse l’indice nella marmellata della Gioia senza particolare entusiasmo. Portò il dito alle labbra, e mandò giù quella delizia.
Era buona. Molto più buona di quella di Morgane.
Accennò un sorrisetto vago.
- Avanti, Peggy, mangiane dell’altra. Te ne prego. –
La ragazza acconsentì, sentendosi meglio ad ogni momento. Finì per sorridere, poi per ridacchiare senza freno.
- Okay, okay, adesso può bastare. –
Peggy continuava a ridere, con tono fresco e pieno.
 
- Stava… stava cercando di uccidermi? –
- Di indurti al suicidio, sì. –
Peggy reclinò la testa da un lato, poi mandò giù altra marmellata – aiutandosi con un cucchiaino, stavolta – e si soffiò il naso, senza smettere di ridacchiare malgrado la gravità della situazione.
- Credo proprio che le farò un bello scherzo, sai che ti dico? –
- Oh, no, ti prego, non farle del male – mormorò Jacquot. – Io… -
- Se lo meriterebbe! –
- Oh, dai, Peggy, ti prego… -
- E va bene. – Gli schioccò un bacio sulla guancia, facendo un gran sorriso – Ma solo perché mi hai salvato la vita! –
Jacquot avvampò, poi azzardò un sorrisetto, che si ampliò al suo assaggiare la marmellata della gioia.
 
- È assurdo quanto l’eccesso di marmellata mi renda ridicola. –
- Non ti rende ridicola, solo più… spontanea, credo. –
 - Se ti piace chiamarlo così. – Saltò al collo di Jacquot e lo abbracciò.
-Oh, g-grazie – balbettò lui. - Ora però calmati, o Sebastian si ingelosirà – mormorò il ragazzo.
- Sebastian? Credo sia troppo impegnato a ridere per far caso a me. E dopotutto, si fa sempre più distante. – Chinò lo sguardo, mordendosi un labbro.
Jacquot la strinse a sé. – La situazione migliorerà. Adesso vai. –
Peggy Sue si allontanò, con il cuore quasi più pesante di quanto non lo fosse stato prima.
 
- Ti ho messo dentro un po’ di marmellata nera, di quella buona. Così penserai a me. –
Peggy ricacciò indietro le lacrime, e si costrinse a sorridere.
Dopotutto, la marmellata serviva a quello.
   
 
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