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Autore: Elbereth    25/09/2006    8 recensioni
Come al solito, da poltrone qual sei, quando decidi di uscire dal letto e avviarti con passo traballante verso il bagno, Lisa è già alzata da un pezzo. Non appena sente ciabattare sul parquet del corridoio si affaccia alla porta della cucina, e dall'occhiata che ti lancia subito prima di augurarti il buongiorno, capisci immediatamente su che grado di impresentabilità ti attesti quella mattina. A giudicare dal sopracciglio inarcato e dal sorriso moderatamente sornione, sei tutto sommato accettabile.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Wilson, Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quanto Tempo Ancora





E' una grigia serata d'inverno al PPTH. Sono quasi le nove, e hai appena terminato di sistemare il lavoro di scrivania. Ti senti incredibilmente spossato, ma pensi che non è ancora ora di tornare a casa. Potresti, ma non vuoi. In fondo, a che scopo? Sei solo. L'appartamento è vuoto, Julie se n'è andata. Una notte hai fatto tardi per un'emergenza, e quando sei rincasato aveva già fatto le valigie. Ti ha lasciato poche righe sul tavolo della cucina, e questo è tutto quello che ti è rimasto di lei. Addio James, è stato bello finchè è durato.
Non sei esattamente dispiaciuto della piega presa dagli eventi, comunque. Non funzionava già da tempo e lo sapevate entrambi. Solo, ti dispiace che Julie sia sparita così, senza una parola, senza dirti chi è lui o dove andrà ad abitare ora. Sei sincero quando le auguri la felicità che merita, ma pensando questo, non riesci ad immaginare in che modo tu potrai sperare altrettanto.


*


Il rito del caffè ha un ruolo centrale nella tua pausa pranzo. A seconda dell'orario in cui completi il giro mattutino di visite, compreso di solito tra le dodici e trenta e le tredici e un quarto, decidi se prenderlo dal distributore automatico o se rubare un quarto d'ora ai tuoi scarsi cinquanta minuti liberi e preparartelo da solo. Molto spesso scegli la seconda opzione, non tanto perchè è opinione comune che il cappuccino e l'espresso del distributore siano pessimi -cosa che in effetti corrisponde al vero-: volendo, potresti benissimo scegliere il macchiato caldo. La verità è che i viaggi post-laurea in Europa ti hanno a tal punto conquistato che una volta assaggiati il nero turco e il ristretto italiano, hai saggiamente convenuto che chi fa da sè fa per tre. Così ti sei portato in ospedale una moka e del macinato e hai proibito severamente a chiunque di avvicinarsi, House in testa. Non pensi che lo farebbe davvero, almeno non fino a quando Cameron continuerà a lavorare per lui, ma hai imparato da tempo a tue spese che con Greg è sempre meglio tutelarsi.
Mentre ti versi il caffè nella tazza, programmi mentalmente il pomeriggio. E' così che funziona per te. Non tieni agende nè promemoria, solo qualche post-it di tanto in tanto, e raramente ti serve. Pensi che sarà una giornata lunga, ma non ti dispiace. Devi ancora passare dall'anziana signora Birch della 1301 -che recentemente ha paragonato il tuo sorriso all'ottava meraviglia del mondo conosciuto-, da Anne Jones della 1314 e dal giovane Damian Rice della 1323. E poi, ovviamente, ci sono i bambini. Non sai perchè, ma quello è il momento in cui davvero senti di amare il tuo lavoro.
Sono contenti di vederti, quando entri, e ti chiedono se tornerai ancora prima di cena. Rispondi che non lo sai, dipende da quante persone avranno bisogno di te, ma sicuramente passerai ad augurargli la buonanotte prima di andare a casa. Sorridono, e pensi che sei fortunato. Ti vogliono bene, e tu ne vuoi a loro. E questo, per te, conta più di qualsiasi altra cosa.


*


Quando la situazione è relativamente tranquilla, perlomeno quanto può esserlo in un reparto di Oncologia, vai a giocare a scacchi con uno dei tuoi giovani pazienti, John, diciassette anni e una rara forma di craniofaringioma. La vostra attuale partita dura da una settimana, e da come è messa la situazione promette di protrarsi ancora a lungo. Pensi con piacere che hai di fronte un giocatore particolarmente dotato, e non puoi negare che questo ti attira. Era dai tempi dell'università che non trovavi un avversario in grado di impedirti lo scacco matto in più di dieci mosse.
Quando ti chiamano per un'emergenza, te ne vai di malavoglia. Giocare a scacchi ti rilassa, e inoltre la compagnia di John è piacevole. Prometti che tornerai non appena avrai di nuovo tempo, anche se non sai precisamente quando. Lui annuisce e fa un piccolo cenno con la mano; e il suo modo di dirti che non c'è alcun problema.


*


Se c'è una cosa che apprezzi della mensa è sicuramente il fatto che per l'ora in cui arrivi ogni lunedì, mercoledì e sabato è quasi totalmente vuota. Il tuo menù fisso da quasi un anno consiste in fettine di maiale al forno, spinaci, patate al rosmarino e budino al caramello, ed escludendo House che insiste a rifilarti ogni volta un pezzo del suo petto di pollo alla griglia che non hai nè la voglia nè la fame per finire, si può dire che sia una pausa pranzo ben spesa. Sai bene quanto sia consigliabile, al contrario, tenersi a debita distanza dal patè di tacchino con verdura cotta del martedì, o dalla pasta al ragù di carne del giovedì, e in un certo senso questo ti fa piacere. Se non altro, ti obbliga a non ridurti alla miserevole condizione di scapolo buono a nulla e a provvedere autonomamente a te stesso per almeno tre volte alla settimana.
A questo proposito, hai scoperto che a cento metri da casa tua c'è un piccolo supermercato ad orario continuato, e da quando Julie se n'è andata hai preso l'abitudine di fare la spesa ogni lunedì e giovedì sera e prepararti qualcosa da portare in ospedale il giorno successivo. Dopo quasi quattro mesi, pensi con divertimento, House riesce ancora a trovare battute sarcastiche a riguardo. Sai perfettamente che non pensa quello che dice, tuttavia fai finta di credere che davvero tenga in così scarsa considerazione le tue doti culinarie. Salvo poi, tornando in ufficio dopo un'emergenza, sorprenderlo mentre si dilegua furtivo con una fetta della torta salata che avrebbe dovuto costituire il tuo pranzo.


*


Non appena noti in House un significativo abbassamento del livello standard di bastardaggine, pensi che è ora di cominciare a preoccuparsi. Sai di essere sulla buona strada, ma c'è qualcosa che ancora ti sfugge e perciò eviti accuratamente di parlargliene. Sai che una sola parola al momento sbagliato sulla persona sbagliata potrebbe stroncare sul nascere quello che speri, àuspichi, ti auguri di aver correttamente dedotto da un vasto campionario di atteggiamenti tutt'altro che in linea con il caratteraccio abituale di House.
Rimani vigilante per circa tre mesi, aspettando un passo falso che non arriva. Consideri la possibilità di esserti sognato tutto, e ad un certo punto sei quasi propenso a crederlo, quand'ecco che la soluzione dell'enigma ti si rivela con una chiarezza che non lascia spazio a possibili dubbi : House, uomo possessivo ed abitudinario per eccellenza, ha lasciato a Cameron l'uso dei suoi pennarelli.
La prima cosa che noti, con sorpresa, è che lei non ha la più pallida idea di quanto sta succedendo. La capisci, povera ragazza, non puoi certo biasimarla. Non ti stupirebbe affatto scoprire che nel frattempo abbia trovato un uomo un tantino più solido e maturo su cui fare affidamento. Vorresti prendere il bastone di House e calarglielo con veemeza in testa. Ti chiedi come sia possibile essere feriti a tal punto da ritirarsi terrorizzati di fronte a qualsiasi opportunità di essere nuovamente felici.
Non ti sei fatto certo illusioni, appena è finita la storia con Stacy; sapevi che lui l'amava. Hai pronosticato che non gli sarebbe passata tanto presto, ma mai, mai avresti potuto credere che gli ci sarebbero voluto più di cinque anni per farsene una ragione ed innamorarsi di nuovo. Beh, forse "innamorarsi" non è proprio il termine esatto, ma da come si stanno mettendo le cose, Greg è inequivocabilmente avviato in quella direzione. O almeno lo speri.


*


Ogni primo weekend di giugno, tu e tuo fratello andavate a pescare. George era un sottufficiale della marina mercantile, all'estero per quarantanove settimane l'anno; tu un dottore con un ottimo curriculum, assunto da poco al Princeton Plainsboro Teaching Hospital del New Jersey, a più di trecento miglia da casa. Avevate poche vere occasioni di stare insieme, la più lunga delle quali si presentava quando, di ritorno da Porto Alegre con il carico semestrale di tabacco e cacao diretto a Boston e poi a Portland, George aveva a disposizione cinque giorni di licenza con scalo a New Bedford. Li trascorrevate per la maggior parte nella piccola casa che aveva comprato a Cape Cod. Ci teneva la barca di vostro padre, con cui tante volte, da piccoli, andavate ad esplorare le coste verdi di Chesapeake Bay da Salisbury, dove vivevate, fino alla punta meridionale di Cape Charles. Non era una grande barca, nè particolarmente bella, ma per voi aveva un valore affettivo incredibile; tanto che, a distanza di più di vent'anni dall'ultima estate passata nel Maryland, ricordavate ancora con nostalgia lo sciabordio dell'acqua che si infrangeva scura contro i suoi fianchi mentre lontane, all'imboccatura sud della baia, scintillavano fioche le luci di Norfolk.
Quando ti hanno telefonato da New Bedford, quell'anno, era il due giugno. Stavi per partire, progettavi di raggiungere Cape Cod in meno di quattro ore anche dovendo effettuare una sosta di una ventina di minuti nei pressi di New Haven. Non aspettavi nessuna chiamata, tantomeno dalla Capitaneria di Porto, e quando ti comunicano che George ha avuto un incidente in mare all'altezza di Long Island, tuo fratello è già morto da un paio d'ore. Immediatamente senti che qualcosa si spezza, ma nonostante tutto non provi dolore. Forse, ti dici, non riesci a realizzare davvero che, per la prima volta nella tua vita, sei solo. Non hai più tuo padre, tua madre è morta da un paio di anni, con tua moglie è finita ancora prima di iniziare, e ora anche George se n'è andato.
Sei così arrabbiato con lui per questo. Dovevate andare a pescare insieme. Dovevate passare la domenica mattina abbrustolendo sul fuoco della spiaggetta i naselli e gli sgombri e parlare fino a tardi di te, di lui, dei suoi scali in Europa, dei casi di completa remissione che hai annunciato in ospedale negli ultimi mesi. Dovevate usare lampade ad olio per muovervi la notte, dormire sulle amache appese alle basse travi del portico, e sentire nelle narici l'odore salmastro del mare e quello acre degli zampironi accesi la notte per tenere lontane le zanzare. Si era detto che avreste aggiustato il tetto gocciolante della rimessa, sostituito la vecchia stufa a legna, e c'erano ancora un mucchio di piccoli lavoretti urgenti da fare prima che arrivasse l'estate. Aspettavi solo che tornasse, come aveva sempre fatto.
Sempre, fino a quel giorno.


*


Oltre al rito del caffè, hai bisogno di qualcos'altro perchè la giornata cominci nel modo giusto. Ogni mattina, appena uscito dalla doccia, accendi la radiolina sulla mensola di marmo rosa vicino allo specchio, e ascolti il notiziario delle sei. Non sai esattamente perchè, ma ti concilia la rasatura. E' in quello scarso quarto d'ora che la tabella giornaliera di marcia prende corpo, anche se sarà ultimata in ogni dettaglio soltanto con il tuo ingresso in cucina per allestire in pochi minuti una colazione degna di un albergo. In teoria potresti mangiare qualcosa sulla strada per il PPTH come ogni medico scapolo dell'ospedale che si rispetti, ma spadellare di prima mattina è rilassante, e mangiare con Gershwin in sottofondo ti mette di buonumore. Così, una volta di fronte al guardaroba, sei troppo allegro per impiegare venti minuti a scegliere la cravatta che meglio si abbina con quella sfumatura azzurrina della camicia o quel particolare grigio fumo dei pantaloni. Ti sbrighi in poco tempo, poi ti piazzi davanti allo specchio per controllare il risultato. Inutile dire che sei impeccabile. Ulteriormente rinfrancato da questa certezza, acchiappi al volo borsa e chiavi ed esci, fischiettando con brio una delle canzoni ascoltate alla radio.


*


Dire che sei sbalordito è ancora troppo lontano dalla verità, eppure è il solo participio passato a cui riesci a pensare. Sono trascorsi due mesi, e ti sei quasi rassegnato ad osservare vita natural durante House pretendere che tutto sia perfettamente sotto il suo controllo, quand'ecco che qualcosa cambia. Non te ne accorgi subito, e anzi, per un attento osservatore qual sei passa fin troppo tempo dal sospetto all'assoluta certezza di essere nel giusto. Certo potresti sempre far finta di non aver notato nulla di strano, mettendo in qualche modo a tacere la sempre crescente curiosità che da qualche tempo non ti lascia scampo, tuttavia questa volta ne sei sicuro, non c'è dubbio: i segnali sono inequivocabili.
Che lui non te ne abbia parlato, comunque, costituisce di per sè una prova lampante. Ti prepari mentalmente a dover aspettare con pazienza fino a quando House stesso riterrà opportuno metterti al corrente dei fatti, ma senza volerlo madi all'aria questo proposito una domenica sera, quando un'analisi dall'esito dubbio ti fa correre in laboratorio ad un orario decisamente tardo rispetto al solito.
Entrando, complice la penombra, in un primo momento hai solo la percezione di due figure che si allontanano bruscamente. Non appena accendi la luce, però, la scena che ti si presenta davanti è tale da non lasciare spazio a molte interpretazioni. Dopo averli fissati per qualche secondo tra il soddisfatto e il divertito, non riesci più a trattenerti: scoppi a ridere, e dici che era davvero, davvero ora. L'espressione imbarazzata di House è pressochè impagabile.


*


Ti hanno notificato l'avvenuto divorzio. Dovresti essere sollevato, invece tutto quello che provi è insofferenza. Per qualche giorno sei infastidito da chiunque, e ogni volta che metti piede al PPTH non chiedi altro se non voltarti e scappare. Ami il tuo lavoro, per te è importante, ma per quanto tu possa cercare di lasciare i tuoi problemi personali fuori dall'ospedale, non puoi pretendere di riuscirci automaticamente a prescindere dalla gravità del problema stesso.
Ti senti un incapace. Hai fallito non una, ma ben tre volte, e sempre a causa dello stesso motivo. Vivevi per la professione medica, e le tue mogli non l'hanno capito. Volevano che tu fossi più presente, non importava quanti sacrifici ciò ti avrebbe comportato, e fino ad un certo punto hai creduto che avessero ragione. Che diamine, eri un marito ora. Avevi il sacrosanto obbligo di non pensare solo a te stesso e alla tua posizione di primario, e perciò ti facevi in quattro per conciliare al meglio affetti e lavoro; tuttavia, non era mai abbastanza.
Da quel momento, realizzi con chiarezza di aver sopravvalutato le donne della tua vita. Cercavi in Rose, Bonnie e Julie quello che loro non potevano darti, forse per mancanza loro, forse per incapacità tua, chissà. Tutto ciò che chiedevi era che si interessassero almeno un po' al tuo lavoro. Speravi che tornando a casa la sera ti chiedessero com'era andata la giornata, come stavi, se eri stanco, o che semplicemente ti salutassero con un bacio; invece tutto ciò che udivi era il silenzio. C'erano, eppure non c'erano. Non per te, in ogni caso.
Le avevi lasciate troppo sole? Qualcosa in te faceva in modo di allontanarle? Cosa stavi sbagliando? Potevi rimediare? E se si, come? Eri davvero un così pessimo compagno di vita, dopotutto?
Le domande si accavallavano, e le rispote tardavano ad arrivare. Pensavi che in fondo ci sarebbe stato tempo per i chiarimenti e perciò rimandavi ad oltranza finchè, ad un tratto, ti accorgevi con sgomento che era troppo tardi. Avresti dovuto imparare dagli errori, ti dicevi. Avresti dovuto sul serio, ma non succedeva. Ogni volta era come se fosse la prima, ogni giorno passato escludendosi l'un l'altro solo un pretendere che, evitando di parlarne apertamente, i problemi sarebbero semplicemente svaniti nel nulla.
Quel pomeriggio di aprile, le due persone che si ritrovano nella stessa stanza per firmare la separazione consensuale sono perfette estranee. Si rompe un contratto legale durato quasi tre anni, ed è come se tutto il tempo trascorso sotto lo stesso tetto non fosse mai esistito. Un timbro, un cenno di assenso, un saluto freddo. Ciò che rimane del "finchè morte non ci separi".


*


Quando Cameron si trasferisce segretamente da House, sei grato che Julie non abbia rivendicato l'uso dell'appartamento. Non sapresti immaginare nulla di più imbarazzante di costituire l'ostacolo di una relazione che tu stesso hai contribuito in minima parte a far nascere, e non secondariamente, per quanto tu voglia bene a Greg, la vostra convivenza è sempre stata un tantino burrascosa. A cominciare dalla porta del frigo, foderata di bigliettini chilometrici della spesa che House si divertiva a modificare con i suoi deliziosi commenti sarcastici, fino al guardaroba comune dove tutte le camicie si assomigliavano, e ti accorgevi di indossarne una non tua soltanto perchè le spalle erano stranamente cascanti e il polsino ti arrivava fin quasi alle falangi.
Sei sempre stato un tipo piuttosto ordinato. Ogni sera lasciavi sull'appendiabiti in camera cravatta, completo e camicia per il giorno successivo. La mattina eri abituato a dover semplicemente scegliere il paio di scarpe più adatto al vestito, e ciò ti permetteva, con tua enorme soddisfazione, di poltrire dieci minuti in più senza per questo essere costretto a correre per arrivare in tempo al PPTH.
Con House, hai scoperto che tutto ciò non era materialmente fattibile. Oltre ad essere a mezz'ora dall'ospedale, a svegliarti alle sette e venti cullato dal dolce suono del rasoio elettrico di Greg e a fare la doccia per secondo ritrovandoti con l'acqua fredda dal quarto minuto in poi, dovevi lottare ad ogni colazione per rubargli l'ultimo panino imburrato di cui indebitamente si appropriava, ingrato com'era, persino quando in cambio gli offrivi una parte delle uova e della pancetta fritta che ti eri preparato con tanto amore.
C'erano persino giorni -rari, grazie al cielo- in cui era talmente disgustato dalla cravatta che avevi scelto da provvedere a trafugarla senza troppi complimenti dal tuo appendiabiti, nascondendola con cura prima che tu uscissi dal bagno per vestirti. Eri un tantino cresciutello per la caccia al tesoro, perciò negli ultimi mesi ti limitavi a spostarla dall'armadio al primo cassetto del comodino, in modo da evitare sgradite incursioni e costringere House di fronte al fatto compiuto. Non ti andava davvero di appropriarti un'altra volta del suo bastone e minacciare di non restituirglielo fino a che non avesse tirato fuori la tua regimental bianca e azzurra. In fondo, sei sempre stato un'anima pia e caritatevole. Infierire su uno zoppo è politicamente scorretto.


*


Domani è il due giugno. Sette anni esatti che non metti piede a Cape Cod. Non sai perchè, ma credi sia giunto il momento di tornare, e chiedi a Lisa tre giorni di ferie. E' stupita di questa tua inusuale richiesta, anche perchè l'ultima volta in cui hai sollecitato l'accolta un permesso al di fuori delle canoniche prime due settimane di settembre è stato parecchio tempo fa, ancora prima del tuo matrimonio con Bonnie. Ti sembra più che giusto motivare il perchè di un'assenza apparentemente ingiustificata, perciò le racconti tutto dal principio: la casa, la barca, George. Ovviamente sapeva di tuo fratello, ma niente di più del fatto che aveva avuto un brutto incidente in mare con un carico in arrivo dal Brasile. Non gliene avevi mai parlato prima, nè lei aveva chiesto di esserne messa al corrente.
Ti accorda il permesso, come era facile prevedere. La ringrazi, poi le chiedi se vuole venire con te, e già mentre parli sai che è una mossa stupida ed inutile, e poco professionale. Lei ti piace, è vero, ma non hai alcun secondo fine, e questa è esattamente la frase meno indicata per farglielo capire. Quando Lisa ti dice di sì, sei poco meno che sbalordito.


*


Comprensibilmente Lisa non sapeva pescare, tuttavia grazie al tuo aiuto siete tornati a riva con un nasello e due sgombri ciascuno.
Era relativamente presto, così hai deciso di tirare in secca proprio sulla spiaggetta che a George era sempre piaciuta tanto. Vi si accedeva da terra tramite un sentiero incassato tra le rocce e coperto perlopiù da bassi arbusti e pini marittimi dalle chiome rade, ma era piuttosto ripido e pericoloso e veniva usato solo in rarissime occasioni. Dal mare, al contrario, raggiungere l'insenatura era un gioco da ragazzi; venti metri di sabbia bianca, riparata dai venti, lontana non più di quattrocento dalla casa in linea d'aria e tuttavia invisibile da qualunque punto della scogliera si guardasse. Lì tu e George avevate ammassato a ridosso della parete nord un mucchio di grossi sassi che disponevate in cerchio ogni qualvolta andavate ad abbrustolire il pesce, dici a Lisa mentre pulisci gli sgombri e il fuoco comincia a scoppiettare allegramente.
Mangiate con calma, accompagnando il tutto con il vino rosso che ti sei portato appresso assieme ad una vecchia coperta da picnic e ai necessari utensili da cucina, poi le parole prendono il sopravvento. E' incredibile quanto poco conoscete l'uno dell'altra, pensi dopo un po'. Lavorate insieme da nove anni, eppure non è un'esagerazione dire che è come se vi foste incontrati oggi per la prima volta. Apprendi che sta per trasferirsi in una zona di Princeton più vicina all'ospedale, che sua sorella si sposerà a settembre, che tra poco più di due mesi diventerà zia per la seconda volta. Quando è il tuo turno, le racconti di Salisbury e di Chesapeake Bay, delle regate a cui tuo padre abitualmente partecipava, dei tuoi viaggi in Europa appena laureato e di quelli che vorresti intraprendere appena ne avrai l'opportunità. L'atmosfera è così rilassata che le ore scivolano in fretta, e quando vedi il sole sparire dietro la scogliera, guardi stupito l'orologio e fai una smorfia contrariata. Ti secca terribilmente rientrare, ma se aspetti comincierà a fare decisamente buio, e non ti sembra il caso di guadagnare il mare in quelle condizioni incerte.
Raggiungete la casa appena in tempo per evitare il forte vento che si è levato all'improvviso. Per quella notte, addio amache sotto il portico e note delle più celebri canzoni dei Pink Floyd strimpellate alla meno peggio sulla chitarra, vecchia e un po' scordata, che un tempo era stata di tuo fratello. Entrate, e pensi che ogni cosa è esattamente come la ricordavi. La stessa stanza che è contemporaneamente ingresso, cucina e salotto, occupa da sola metà della piccola costruzione di legno, e dal lato opposto si apre un disimpegno che dà a destra sul bagno e a sinistra sull'unica camera dove sono stipati a fatica un mini armadio ed un letto ad una piazza e mezza. Ti affretti ad assicurare Lisa che sul divanetto a molle del soggiorno starai più che bene, poi la inviti a rinfrescarsi con comodo mentre prepari i due naselli in umido per la cena.


*


Il lunedì al PPTH è sempre stata la giornata più stressante dell'intera settimana. O perlomeno questo è quello che pensa ogni primario, scoraggiato dalla sbalorditiva quantità di posta accumulatasi dal sabato precedente sulla sua scrivania, insieme ai cataloghi informativi dei recenti farmaci approvati e sottoscritti dal Ministero specificatamente per la cura ospedaliera.
Per quanto la parte burocratica ti annoi a morte, hai categoricamente rifiutato di assumere una segretaria. Non ne hai bisogno, e inoltre servirebbe solo a moltiplicare all'infinito le chiacchiere sul tuo conto che già circolano in quantità industriale. Sai fin troppo bene cosa dicono: bello, bravo, ma donnaiolo. Non lo trovi esatto, a meno che aver pranzato un paio di volte con una collega ed essere sempre sorridente e gentile con le infermiere costituisca a prescindere una prova di impenitente libertinaggio; tuttavia, lasci correre. Una fama di anni non si cancella in pochi giorni, e perdipiù non sei minimamente intenzionato a mettere in piazza la tua relazione con Lisa solo per stroncare le dicerie che circolano insistenti. Sei a tal punto geloso di quello che sta succedendo tra voi che hai taciuto tutto persino ad House. Non che ti illuda di poterglielo tenere nascosto ancora per molto, ma finchè durerà non una parola uscirà volontariamente dalla tua bocca. Sai che non riuscirebbe a trattenersi, è il suo carattere; Cameron potrà anche averlo redento, ma santificarlo è troppo persino per lei.


*


Se ti dovessero chiedere qual è la qualità che apprezzi di più in te stesso, risponderesti l'ordine. Ordine mentale, che ti deriva da un'educazione improntata alla linearità e alla chiarezza; ordine materiale, che spiega perfettamente come mai nel tuo ufficio sia difficile -per non dire impossibile- trovare qualcosa fuori posto in qualsiasi momento della giornata.
House ti trova paranoico. Lui adora il casino. Ci sguazza dentro con la stessa felicità di un bambino in un negozio di giocattoli. Gli verrebbe un'ulcera perforante se venisse a sapere che il tuo schedario, oltre che per lettera dell'alfabeto, è ordinato anche per zona e gravità del tumore, o che le cinque penne del taschino del tuo camice sono rigorosamente due nere, due blu e una rossa partendo da sinistra verso destra. Non è malattia mentale, è abitudine; l'hai ereditata dal dottor Mansell quando svolgevi l'internato all'ospedale di Boston, insieme ad almeno una decina di altri piccoli accorgimenti cui tutt'ora sei particolarmente affezionato, come avere due piccoli cestini di vimini sulla scrivania per dividere la corrispondenza o tenere nell'armadio a muro vicino alla libreria un cambio completo di vestiti per ogni evenienza.
E' proprio mentre ti stai apprestando ad appendere il camice e tornartene a casa, una sera, che House entra -al solito, senza bussare- con passo deciso ed espressione trionfante. Ha capito tutto. Ti assesta una sonora pacca sulla spalla, poi dice che un po' se l'aspettava. Non aggiunge altro, ma è troppo facile per te indovinare cosa gli sta passando per la testa, quindi ti affretti a puntualizzare che niente è stato ancora deciso, che tu e Lisa non vivete insieme e soprattutto che non, e sottolinei non, gli deve uscire una sola parola di bocca a riguardo con chiunque non sia Cameron. Glielo chiedi come un favore personale, e questo sembra sorprenderlo un po', ma dopo qualche secondo lo vedi annuire. E' poco, ma già più di quanto ti aspettassi. Ora sai che rispetterà la vostra decisione come voi avete fatto con la sua. Gli sei riconoscente, ma è meglio non dirglielo: a differenza delle parole, offrirgli il pranzo non l'ha mai messo a disagio.


*


Quando ti capita di avere una mezz'ora libera non prevista nella tabella di marcia, ti piazzi comodamente sul divanetto di pelle che hai fatto recentemente spostare vicino alla porta-finestra del terrazzo e cerchi di riposare come puoi. Spesso non ci riesci, ma non perchè tu non abbia sonno; ne hai eccome. A tenerti sveglio ci pensano a turno il cercapersone e una cosa che rimpiangi di possedere in così tanta abbondanza, comunemente nota come senso del dovere. Lo scolaretto diligente che è in te ulula al solo pensiero che mentre sei chiaramente impegnato a fare i tuoi porci comodi su quel divanetto, ci sarebbero come minimo cinque modi più proficui per occupare lo stesso tempo e dimostrare che non sei diventato primario soltanto per fare il mantenuto sulle spalle dei tuoi sottoposti. Per quanto il tuo io razionale sia tentato di dargli ragione, tuttavia, sei a pezzi. Non vedi in che modo riuscirai a tirare avanti sino ad ora di cena, considerando che sono appena scoccate le sei e che continuando di questo passo sarai costretto a trascinarti letteralmente per i corridoi con un mal di schiena atroce al seguito. Chiundi il cercapersone e spegni la luce, sperando per il meglio. Mezz'ora, implori, lasciatemi dormire soltanto mezz'ora..
Ti svegli di soprassalto, e per abitudine i tuoi occhi cercano l'orologio al polso destro. L'unico tenue chiarore in contrasto con il buio della stanza proviene dalla finestra, e avvicinandoti di qualche passo riesci finalmente a distinguere l'ora. Quando realizzi che sono le nove passate, ti mangeresti le mani. Avevi ancora un mucchio di visite da fare, le cartelle da sistemare, la buonanotte da dare ai bambini, per non parlare della partita a scacchi con John e del tuo più che incazzatissimo vice, giustamente seccato del fatto che avevi ficcato chissà dove il cercapersone proprio quando c'era più bisogno di te in reparto, scaricandogli sulle spalle l'intero giro pazienti serale.
Accendi di scatto la luce e raccatti in fretta e furia un paio di schede relative ai due nuovi ricoverati da consegnare alle infermiere di turno, ma nel farlo ti trovi tra le mani un pezzo di carta riempito di una grafia minuta che riconosci immediatamente. Con un sorriso, leggi le poche righe che vi sono impresse. " 19:30. Il bell'addormentato non dà segni di risveglio. Sono tentata di fare la parte del principe sul focoso destriero e destarti con un bacio, ma mi hanno riferito che hai avuto un pomeriggio allucinante: meglio lasciarti riposare. Ho detto a Howe di sostituirti, mi è sembrato piuttosto contrariato. Quando torni dal mondo dei sogni, raggiungimi a casa. Lisa."


*


Quando Lisa ti dice che ha rescisso il contratto per la nuova abitazione, rimani senza fiato. E' semplicemente impossibile che tu abbia capito bene. In caso contrario, potresti cominciare seriamente a credere che lei verrà a vivere con te, e l'ultima cosa di cui hai bisogno è farti illusioni; sai che per lei è una decisione difficile. Pensi che con tutta probabilità ha optato per rimanere nella vecchia casa, anche se non puoi impedirti di essere un po' dispiaciuto per questo. In fondo, l'idea di svegliarsi assieme a lei ogni mattina e di addormentarsi con lei tra le braccia ogni sera ti fa sentire vivo come non lo sei stato da anni, e faresti qualsiasi cosa pur di non dover rinuniciare a tutto questo.
Lisa deve aver capito cosa ti passa per la testa, e si affretta a precisare che la vecchia casa è ormai venduta. Sorride: apparentemente, non ha un posto dove andare. Lasci perdere la possibilità di descriverle quanto ti sta rendendo felice in questo momento; non troveresti le parole, e forse è meglio così, perciò ti avvicini e semplicemente la baci. E' il tuo grazie, e lei lo sa.


*


Come al solito, da poltrone qual sei, quando decidi di uscire dal letto e avviarti con passo traballante verso il bagno, Lisa è già alzata da un pezzo. Non appena sente ciabattare sul parquet del corridoio si affaccia alla porta della cucina, e dall'occhiata che ti lancia subito prima di augurarti il buongiorno, capisci immediatamente su che grado di impresentabilità ti attesti quella mattina. A giudicare dal sopracciglio inarcato e dal sorriso moderatamente sornione, sei tutto sommato accettabile.
Rinfrancato dalla doccia fredda e dall'immancabile, quotidiana rasatura con sottofondo radiofonico, ti presenti a colazione colmo di straripante buonumore. La giornata è cominciata nel migliore dei modi, e non vedi in che modo potrebbe continuare diversamente. Persino quando Lisa ti ricorda che in serata è fissata la mensile riunione amministrativa del PPTH non batti ciglio, e questo può considerarsi un fatto più unico che raro. Detesti cordialmente quegli incontri, ma è tuo dovere essere presente. Non che non possano discutere del più infinitesimale dettaglio di ordine legale ed economico senza di te, non ti senti a tal punto importante; semplicemente ti hanno insegnato che gli impegni presi vanno mantenuti, e ti comporti di conseguenza.


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Dopo anni ed anni di professione medica e di amicizia con Gregory House, pensavi francamente che niente e nessuno avrebbe più potuto stupirti. Ne eri così certo che quando Lisa ti ha chiesto di sposarla, quella sera, per un lungo momento hai seriamente creduto di aver travisato il senso delle sue parole. Dire che ti ha preso in contropiede non rende affatto l'idea. E' più onesto affermare che ci sei rimasto di sasso, complice una situazione che definire atipica sarebbe un eufemismo. Eravate distesi comodamente sul divano del soggiorno, sotto una coperta, guardando sonnacchiosi da quasi un'ora il solito film strappalacrime dalla scontatissima trama a lieto fine; pensavi già a quando lui, accortosi in ritardo di amarla perdutamente, sarebbe piombato trafelato al matrimonio di lei con il belloccio di turno, pregandola in ginocchio di sposarlo e dargli un'ultima opportunità di dimostrarle quanto fosse cambiato, allorchè, d'un tratto, Lisa aveva sollevato la testa dal tuo petto, fissando i suoi bellissimi occhi azzurri nei tuoi e chiedendoti di diventare tua moglie.
Ad essere sinceri, non te lo saresti mai aspettato. Sai quanto lei abbia sempre faticato a tenersi per lungo tempo sentimentalmente legata a qualcuno, e il fatto che abbia di punto in bianco deciso di lasciare il suo ex perchè aveva paura di non essere abbastanza pronta ad investire le sue energie in una seria relazione di coppia, beh, te l'ha sempre confermato. E' stato questo il principale motivo per cui, dopo più di un anno di convivenza, non avevi ancora avanzato alcuna proposta. Certo avresti voluto, e in più di qualche occasione anche, ma la tua storia coniugale non deponeva esattamente a tuo favore, e immaginavi che Lisa non avrebbe mai accettato di costituire la quarta scelta di un uomo, non fosse altro per una questione di dignità personale. Cosicchè, seppur dispiaciuto, ti sei disposto a rispettare ed onorare la sua decisione, ripetendoti che se era quello ciò che dovevi sacrificare per stare con lei, quello avresti sacrificato.
Non saresti in grado di quantificare l'amore che c'era nel tuo sguardo quando, sorridendo, le hai preso il volto tra le mani e l'hai baciata. Nessun sì, nessuna parola, nessuna azione avrebbero potuto trasmetterle con altrettanta dolcezza e delicatezza quanto quelle semplici parole fossero ciò che di più bello e grande avrebbe mai potuto dirti.
Non sai cosa ti fa credere che stavolta sarà diverso, ma lo senti. E' lei. La sola, l'unica. La donna con cui vuoi vivere, la donna che vorrai accanto sempre e comunque, qualsiasi cosa succederà. Lisa il capo, che condivide la tua passione per la medicina; Lisa l'amante, la confidente, la moglie, l'amica. Lisa, che speri diventerà la madre dei tuoi figli, colei che per la prima volta da anni riempie di complicità e di calore quel luogo freddo che chiamavi casa.
Le due parole che le sussurri, quando le vostre bocche si separano, sono quelle che mai, per tutta la vita, ti stancherai di ripeterle.
Un semplice, tenerissimo,
"Ti amo."

  
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