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Autore: Lotharien    20/02/2012    0 recensioni
Correva, guardandosi a tratti indietro. L'aria, pungente nella temperatura invernale, le graffiava le scapole, laddove il tessuto era stato strappato nella sua fuga. Rallentò, dosando i passi in ampie falcate per riprendere fiato. Come erano riusciti a trovarla, stavolta?
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Luce.
Appena aperti gli occhi non riusciva a vedere niente, a distinguere ciò che la circondava: bianco candido tutto intorno, mentre le orecchie le fischiavano. Chiuse e riaprì gli occhi un paio di volte, sbattendo le palpebre, prima di arrivare a riconoscere i contorni prima e i colori e le forme a poco a poco.
«Ben svegliata, piccola bell'addormentata. »
«Dove sono?»

Sentì la propria voce uscire rauca, mentre rivolgeva la parola ad un suo simile dopo giorni e giorni di silenzi e monologhi solitari in preda al delirio della febbre. L'uomo che le aveva rivolto la parola si mosse a sostenerla ed aiutarla, mentre tentava di mettersi a sedere.
L'impresa, più difficile del previsto, le provocò un forte giramento di testa e, se non l'avesse retta lo sconosciuto, sarebbe di sicuro ricaduta con poca grazia sul letto.
«Sei ad Avers.»
«...Afers?»
domandò, confusa dalla strana inflessione nell'inglese del giovane.
«Avers, in Svizzera. Ti sei persa?» rispose quegli, sedendolesi accanto sorridente. Istintivamente, Iris si ritrasse, stringendosi le lenzuola al petto. L'altro ragazzo, che fino a quel momento era rimasto in silenzio in disparte, accanto ad un camino acceso, si alzò e le si avvicinò, decidendosi a rivolgerle la parola con un tono meno amichevole del primo.
«Ehi, non preoccuparti, non vogliamo farti del male.. Come ti chiami? Da dove vieni?»
«Axel, non così, la spaventi! Si è appena svegliata!»
intervenne il primo ragazzo verso l'amico, per poi girarsi sorridente verso la ragazza: «Io sono Christian, e questo antipatico e scortese personaggio è mio fratello Axel. Tu, invece, non vuoi raccontarci nulla di te? Ti abbiamo trovato poco lontano da qui, eri mezza morta.. Sei scappata di casa?»
«Io... mi chiamo Iris. Ma dove siamo?» rispose, glissando sulle domande. Voleva trovare quante più informazioni possibile in modo da crearsi una bugia plausibile.
«Devi aver battuto la testa forte, là fuori» scherzò quello che s'era presentato come Christian, «Te l'ho già detto: ad Arves, il gioiello del Canton Grigioni!»
Dal poco che ricordava della geografia che le avevano fatto studiare, i Cantoni erano i territori in cui era divisa la Svizzera. Ahpperò, ne aveva fatta di strada in questi mesi di fuga! Ebbe un mezzo sorriso orgoglioso, mentre Christian continuava a parlare e parlare a ruota libera di quanto fosse bello quel posto.
Non le importava nulla di tutto ciò, desiderava soltanto essere al sicuro: si augurava che i suoi inseguitori preferissero crederla morta che proseguire in quell'assurda caccia.
Vedendola assente e persa nei suoi pensieri, Axel prese nuovamente la parola, avvicinandosi a toccare un braccio del fratello per richiamarne l'attenzione: «Sarà stanca, forse è meglio lasciarla riposare un po'.»
L'altro non potè fare a meno di assentire e, dopo un ulteriore sorriso di incoraggiamento ed averle augurato la buonanotte, entrambi uscirono dalla stanza da una piccola porticina in legno accanto al suo letto, lasciandola sola.

Finalmente, Iris potè smettere di fingere di essere una povera ragazza indifesa ed iniziò a far fruttare anni di addestramento militare, osservando minuziosamente la stanza in cui si trovata - pur senza alzarsi dal letto, ché non se ne sentiva in grado.
La stanza, abbastanza piccola, era come si era sempre immaginata fossero le camere nelle case di montagna: calda, con un'unica finestra di vetro spesso che lasciava trasparire la luce del sole, un camino in cui bruciava un timido quanto vivo fuocherello e che ravvivava l'ambiente, le pareti rivestite di legno. L'arredamento era alquanto povero: a parte il suo letto e suddetto camino, c'era un comodino, un armadio ed un tavolinetto con un vaso da fiori, una sedia alquanto sgangherata e null'altro. Ben misera cosa, rispetto alle grandi sale riccamente adornate cui era stata abituata in quella che considerava casa sua, ma per quanto piccola, questa camera aveva un qualcosa che mancava nelle altre: era accogliente e non la metteva a disagio facendola sentire un'intrusa.
Stanca e, le scocciava ammetterlo, ancora provata dalla brutta esperienza, la ragazza si lasciò cadere mollemente sul letto e chiuse gli occhi, decisa a rimandare al risveglio le riflessioni sul da farsi.





Spazio all'autrice.
Salve a tutti!
Scusate il ritardo nell'aggiornamento, ma l'università mi sta succhiando via anche l'anima. In più, mi sono un po' scoraggiata all'assenza di recensioni, perché non so come stia venendo su questa storia. In alcuni punti sono stata un po' precipitosa, lo ammetto e me ne scuso.
Spero di ricominciare a postare più frequentemente. :)

Nel prossimo capitolo:
«Il fatto è che il passato, per quanto brutto, continuerai a portartelo dentro. E quando ti illuderai di averlo sopraffatto, tornerà a tormentarti tramite il tuo inconscio, sotto forma di incubi notturni.»




   
 
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