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Autore: Montana    20/02/2012    4 recensioni
A New York, un uomo rapisce uomini biondi sui 20 anni, li tiene segregati per giorni picchiandoli e torturandoli e li uccide brutalmente.
Un nuovo caso per la squadra della BAU, ad aiutare la squadra della scientifica di New York. Per chiarire, non solo il caso.
Per ritrovare vecchi amici, per chiudere vecchi casi.
Seguito di "Minuetto e Trio", cross-over con CSI:NY
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Veronika Gordon 2007-2012'
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Rapito
 
La prima cosa che lo colpì quando finalmente si risvegliò, fu l’odore.
Quell’odore di pollo fritto e/o avariato che si sente di solito dietro alle cucine dei fast food, quell’odore che ti fa passare completamente la voglia di mangiare hamburger o cose simili.
L’aria ne era talmente impregnata da sembrare densa.
Cercò di tossire, mentre si sforzava di ricordare dove fosse e come ci fosse finito, ma aveva qualcosa come un bavaglio infilato nei denti che glielo impediva.
Il dolore alla tempia gli ricordò la botta che aveva preso la sera precedente.
Quando si rese conto di essere anche legato alla sedia, fu preso dal panico. Cominciò a respirare sempre più velocemente e cercò di liberarsi, con il solo effetto che le manette gli ferirono la pelle dei polsi.
Poi, dal profondo della sua memoria, gli tornò in mente quello che gli diceva Veronika ogni volta che rimaneva chiuso nello sgabuzzino in preda ad una crisi di panico “Respira piano e profondamente, Emme. Piano, e profondamente.”
Ci provò, e come ogni volta riuscì a calmarsi. A quel punto cercò di capire dove si trovava, con scarsi risultati.
Capì solo che era seduto, ammanettato e imbavagliato, aveva probabilmente del sangue secco sulla tempia e qualcuno gli aveva tolto la giacca e forse anche la camicia, poiché sentiva freddo al busto.
Proprio mentre stava cercando di concentrarsi su come e cosa fare per liberarsi, una porta si aprì e la stanza buia dov’era rinchiuso il ragazzo si illuminò accecandolo per qualche secondo.
“Vedo che sei sveglio...” disse una voce roca, mentre dei passi si avvicinavano lugubri.
Matthew cercò di nuovo di divincolarsi, ma il suo rapitore gli pestò con rabbia un piede; gli aveva tolto anche le scarpe.
L’uomo aveva chiuso la porta e accese una lampadina proprio sopra il ragazzo rapito.
Matthew riconobbe il signore che gli aveva chiesto come arrivare alla Statua della Libertà poco prima che perdesse i sensi, aveva la stessa sciarpa anche se faceva caldo e un’espressione di profondo disgusto sul viso.
“Mi riconosci?”
Matthew lo guardò, dubbioso.
“Mi riconosci? Non è una domanda tanto difficile, cretino!” gridò l’uomo, dandogli uno schiaffo talmente forte che Matthew credette che gli si staccasse la testa.
“Sai chi sono?”
Matthew scosse la testa, impaurito.
“No? Eppure hai sempre detto di avere una memoria di ferro...”
Silenzio. Matthew cercava di non farsi prendere di nuovo dal panico.
“Sono io, sono Michael. Michael Collins. Non mi riconosci? Non mi riconosci?!” gridò.
Matthew impallidì e si sforzò di annuire debolmente.
“No, non mentire. So che non mi riconosci. Probabilmente ti sei anche dimenticato di me.” sospirò l’uomo, armeggiando con il marsupio che aveva in vita. Quando ne tirò fuori un coltellino svizzero multiuso, Matthew impallidì se possibile ancora di più.
“Ma ci sono cose, Anthony, che io non dimentico. Io. Non. Dimentico.”
Prima che Michael Collins avvicinasse la lama del coltello al suo torace, Matthew ebbe solo il tempo di pensare che non solo l’uomo l’aveva evidentemente scambiato per qualcun altro, ma gli aveva anche detto il suo nome e stava a volto scoperto.
Questo voleva dire che non ne sarebbe uscito vivo.
 
Entrammo nell’ufficio che il detective Flack ci aveva fatto preparare. Cercai di sembrare il più tranquillo possibile, anche se sapevo che con dei colleghi profiler sarebbe stato sostanzialmente inutile.
“Reid! Ti stavamo aspettando, hai parlato con la fidanzata? Hai trovato qualcosa?”
“No, ha raccontato la stessa cosa che ha detto al detective Flack, suppongo. Ha detto che lei e il fidanzato erano molto abitudinari, quindi forse l’SI pedinava Solars già da qualche giorno, o settimana, o mese.”
“Mi domando come abbia fatto una ragazza come lei a diventare così abitudinaria...” mormorò JJ sedendosi al mio fianco.
Gli altri la guardarono, stupiti “JJ, conosci quella ragazza?” chiese Morgan.
“Sì, in realtà la conosciamo tutti! È Veronika, ve la ricordate?”
Silenzio.
“Veronika... Veronika Gordon? Del caso Gordon - Sanders del 2007?” chiese Prentiss incredula.
“La pianista muta innamorata di Reid?”
Arrossii violentemente “Ti ho già spiegato, Morgan, che non era amore, ma un attaccamento dovuto alla sindrome dell’abbandono.”
“Certo, certo. Reid, questa rischia di perseguitarti ancor più di Lila Archer!”
“Mi domando che bisogno ci sia di ricordarla anche quando non c’entra.”
“Basta voi due! È un bene dopotutto che la fidanzata della vittima ci conosca, conosce il nostro lavoro e i nostri metodi, potrebbe esserci ancor più utile. Dov’è adesso?”
“Credo sia andata a casa, era distrutta.”
“Chiederemo al detective Flack il suo numero di cellulare per contattarla nel caso avessimo di nuovo bisogno di lei.”
“Ce l’abbiamo, è 0518823435.” dissi tutto d’un fiato.
Tutti mi guardarono sorpresi “Beh? Ho una memoria eidetica, devo ricordarvelo ogni volta?”
Nessuno rispose, ma sentii Prentiss chiedere piano a Rossi “Ma la memoria eidetica non funzionava solo quando vedeva qualcosa?”
Merda.
Dovevo stare più attento, più focalizzato sul caso e meno su Veronika.
Anche se sapevo già perfettamente che Hotch avrebbe mandato sempre me a parlarle, quando ce ne sarebbe stato bisogno.

  
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