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Autore: eleonora isabelle    20/02/2012    2 recensioni
"Ma questa volta era diverso. Provava per Marlene qualcosa di nuovo, un sentimento forte, violento, ma allo stesso tempo così fragile, così tenero…così disperato.
Ogni volta che la osservava chiacchierare con le amiche, ridere, scherzare, assistere alle lezioni, o soltanto aggiustarsi i capelli o giocherellare distratta con un braccialetto al polso, ogni singolo gesto era come le dita che stuzzicano e scorrono sulle corde dell’arpa che era il suo cuore."
E' una Sirius/Marlene che ho scritto per il contest di May Z "Di carta e inchiostro" in attesa di giudizio...buona lettura :)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black | Coppie: Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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                                                   PINK EXCUSE
 
 
 
Il piacevole tepore delle fiamme avvolgeva scoppiettando la sala comune, accendendo le tinte rosso e oro che coloravano l’ambiente.
Sirius Black era seduto sulla poltrona accanto al fuoco, sprofondato sulla morbida superficie, il volto accaldato leggermente corrucciato in un’espressione pensosa, le dita che giocherellavano con qualcosa nascosto dal mantello malamente posato sulle ginocchia.
Vicino a lui, James  stava comodamente spaparanzato sul divano, impegnato a ridere senza freni per l’ennesimo tiro giocato a Mulciber, alla ‘serpe più viscida che esista insieme a Severus Piton’, come amava definirlo senza mezzi termini:
“Gliel’abbiamo fatta anche questa volta, e per di più sotto il naso del povero Gazza! Direi che le nostre tecniche di ‘malandrini doc’ abbiano raggiunto il culmine della perfezione ormai, non c’è che dire.”
Disse, increspando le labbra nel suo solito sorrisetto compiaciuto e furbo, i vivaci occhi color nocciola che cercavano approvazione e conferma in quelli degli amici.
“Ha ha ha, questa volta l’abbiamo fatta veramente grossa!”
Esordì Peter con una sonora risata, gli occhietti rotondi ridotti a fessure.
“Già…”
Si limitò a rispondere Remus con un sorriso sghembo, misterioso e riservato come sempre, lo sguardo intelligente impegnato a leggere un libro su particolari specie di creature magiche delle montagne del nord, poco interessato alla conversazione.
“Sempre prolisso il nostro Lunastorta.”
Fece James, strizzando l’occhio in direzione di Peter.
“Mai una volta che partecipi agli scherzi senza protestare o senza far emergere il tuo lato saggio e maturo, non è vero Remus?”
Scherzò Codaliscia, e fece levitare improvvisamente in aria il libro che l’amico stava sfogliando, con un colpo di bacchetta.
“Invece voi siete sempre i soliti rompiscatole.”
Esordì Remus, fingendosi seccato e arrabbiato.
“Non vi smentite mai.”
Disse, prima di scoppiare anche lui in una fragorosa risata.
Il clima ilare aveva ormai contagiato il quartetto di amici, gli unici ragazzi presenti nella sala, essendo quasi le due di notte, tutti tranne Sirius.
Egli era l’unico che se ne stava un po’ in disparte, perso nei suoi pensieri, concedendo ogni tanto un sorriso per far contenti gli altri tre e rispondendo a monosillabi, fingendo di partecipare alla conversazione.
Il suo insolito atteggiamento non sfuggì allo sguardo indagatore di Remus, ma egli preferì non interferire; anche James se ne accorse immediatamente, Sirius non aveva segreti per lui era il suo migliore amico:
“Ehi, Felpato, che ti succede? Sei strano…non è da te tenere così il muso!”
“Sto come al solito Ramoso, sono solo un po’ stanco…”
Rispose laconico Sirius.
“Tu stanco?! Ma non prendermi in giro, se hai sempre la battuta pronta anche dopo un estenuante pomeriggio di punizione!”
Insistette l’amico cercando di sdrammatizzare.
“Eddai Felpato, si vede che ti è capitato qualcosa…”
Soggiunse Peter, il tono non più tanto canzonatorio.
Sirius non sembrava proprio voler parlare, anzi pareva piuttosto irritato dall’ interrogatorio inquisitore degli amici che smisero subito di insistere visto l’aria che tirava.
Il solo che non si arrese e che continuò testardamente ad indagare fu James; lui odiava lasciare le cose a metà, tanto meno i discorsi con il suo compagno più fidato;
“Cos’hai tra le mani? È tutto il tempo che giocherelli sotto il mantello.”
Constatò James, tirandosi su dal divano nel tentativo di scorgere qualcosa, imitato anche da Peter e Remus che aveva ormai abbandonato ogni proposito di finir di leggere il suo libro.
“Oh, emh…nulla.”
Rispose in fretta Sirius, come se volesse scacciare una mosca fastidiosa, e smise immediatamente di maneggiare con il misterioso oggetto, fingendo noncuranza.
Ma disgraziatamente quest’ultimo gli scivolò dalle mani e cadde a terra rotolando sul tappeto; James si alzò, e con uno scatto felino lo afferrò prima che l’amico potesse reagire:
“Ma…è un rossetto!”
Esclamò sorpreso, la meraviglia presto sostituita da un’espressione divertita e sorniona.
“Oh oh oh, e bravo il nostro Felpato.”
Disse James, un sorriso malizioso stampato in faccia.
“Non è che l’hai rubato a qualche ragazza?”
Insinuò beffardo Codaliscia, prima di lanciare un bacetto scherzoso accompagnato da un occhiolino ammicante verso Remus che alzò gli occhi al cielo e scosse la testa in segno di finta rassegnazione, anche se non poté far a meno di sorridere anche lui.
“Uff, tappatevi la bocca tutti e tre! E tu James Potter, ridammi immediatamente il rossetto.”
Esclamò Sirius tra il giocoso e l’infastidito, tentando di riprendere l’oggetto dalle mani dell’amico.
“Eddai, ragazzi…”
Implorò ormai veramente seccato, impotente davanti agli altri tre che si passavano il rossetto ridacchiando divertiti; alla fine, vedendo che l’amico non era proprio in vena di scherzare, Remus cedette e glielo restituì.
Anche James si rese conto che Sirius questa volta faceva sul serio, e smise di prenderlo bonariamente in giro:
“Va bene Felpato…non ti agitare…”
Disse, il tono vagamente preoccupato; rare volte aveva visto l’amico reagire così ad uno scherzo.
“Certo che non l’ho rubato, le è solamente caduto…”
Si giustificò Sirius per poi sviare subito il discorso.
“Sentite ragazzi, sono molto stanco, mi sa che vado a dormire, sono le due passate…ci vediamo domani…”
Concluse rabbonito, e sparì nel dormitorio, concedendo agli amici un frettoloso sorriso.
“Certo che è proprio strano Felpato oggi…”
Constatò Peter un po’ perplesso.
“Già…”
Si limitò a dire James, sorpreso quanto lui per l’insolito comportamento di Sirius.
“Vado a parlarci un attimo.”
Si risolse in fine, e salì anche lui nel dormitorio dopo aver congedato gli altri due.
“D’accordo, noi ti raggiungiamo più tardi…”
Disse Remus, comprendendo che era meglio lasciarli soli per un po’.
                                                          
                                                            * * *
 
James aprì lentamente la porta del dormitorio e scorse Sirius seduto sul letto, i gomiti appoggiati alle ginocchia, la testa chinata in avanti. Sembrava lontano, assente, qualcosa doveva frullargli in testa di sicuro, pensò l’amico.
“Ehi, Sirius…”
Cominciò titubante James, e si mise seduto accanto a lui.
“Ehi…”
Rispose meccanicamente l’altro, senza degnarlo di uno sguardo.
Rimasero così per alcuni minuti, seduti l’uno vicino all’altro, in un silenzio teso.
Alla fine Sirius si decise a parlare:
“Sono un idiota, un completo idiota.”
Sbottò scrollando la testa.
“Io…io non so cosa mi è preso, non mi ero mai comportato così con una ragazza!”
Esclamò amareggiato.
“Quindi è per una ragazza…”
Asserì esitante l’altro.
“…si chiama Marlene…”
Sospirò stancamente Sirius.
“Marlene? Marlene McKinnon, la figlia di una delle famiglie di maghi più potenti che ci sono? Punti in alto amico…”
Esclamò sorpreso James.
“Si, proprio lei…è da un po’ che …beh, si, che mi interessa…molto…”
Ammise timidamente Felpato.
Non avevano mai parlato seriamente di ragazze loro due, o meglio, Sirius era sempre stato molto riservato su quest’argomento; era James che ogni volta che gli si presentava l’occasione si perdeva in sviolinate su quanto fosse bella, intelligente e fiera Lily Evans, e che anche se non amava mostrarlo, nel profondo anche a lei lui non dispiaceva, anzi, lo desiderasse come tutte le ragazze della scuola.
“Dai, chi è che non starebbe con James Potter solo per essere ammirata e invidiata da tutto il genere femminile di Hogwarts?”
Amava sfotterlo Sirius.
“Le donne credono sempre che l’ammirazione significhi qualcosa di più di quello che è in realtà.”
Sentenziava l’altro, affermando ironicamente dall’alto del suo piedistallo che lui lo sapeva bene, dato che era uno dei ragazzi più ammirati e gettonati della scuola.
Ora invece, per la prima volta era Sirius che si stava confidando con il suo migliore amico, l’unica persona di cui si fidava ciecamente, forse anche più di Remus e Peter. Sapeva che James era una persona affidabile e seria quando si trattava di cose importanti e che l’avrebbe sempre aiutato ed appoggiato in tutto.
Sapeva che in fondo era una pasta d’uomo, disponibile e altruista con le persone a cui teneva…ma chi cadeva nelle sue disgrazie non era certo da invidiare:
ricordava bene la fine che aveva fatto Avery dopo che aveva preso in giro e umiliato Peter per la sua goffaggine e mitezza…ed era sicuro che anche quella serpe non se lo sarebbe scordato tanto facilmente.
Raccontò a James come erano andate le cose con Marlene e del loro incontro di quella mattina:
Era appena uscito dall’aula di pozioni e stava raggiungendo gli altri tre, quando all’improvviso qualcuno gli venne addosso, facendogli cadere tutti i libri a terra.
Era visibilmente irritato e stava cercando di riordinare le sue cose, ma il fastidio svanì in un lampo quando i suoi occhi incontrarono un paio grandi e verdi accompagnati da una voce familiare e cristallina:
“Oddio, scusami tanto, non ti avevo visto.”
Esclamò dispiaciuta Marlene e lo aiutò a raccogliere le ultime cose sparpagliate a terra.
Sirius era completamente imbambolato davanti a lei, incapace di spiccicare parola, i libri stretti al petto come una scolaretta timorosa.
 
 
Dì qualcosa, avanti, dì qualcosa maledizione! Non startene qui davanti come un cretino!
 
 
Alla fine riuscì a biascicare goffamente un “Mi dispiace”, irato con se stesso per la ridicola situazione in cui si trovava, morendo dalla vergogna per la pietosa figura che stava facendo proprio con la ragazza con cui da sempre aveva desiderato parlare.
Avrebbe voluto sotterrarsi, estinguersi dalla faccia della terra, invece che starsene lì come uno stoccafisso ad ammirare l’esile figura di lei che ora gli stava rivolgendo uno sguardo tenero e interrogativo.
L’ultima cosa che Sirius voleva era che lei lo compatisse.
 
 
Diamine Sirius, sei proprio un idiota, uno stramaledetto idiota, ma che ti prende?!
 
 
“ Tu sei Sirius, giusto? L’amico di James Potter…io mi chiamo Marlene…”
 
Cominciò lei, tentando di sciogliere l’imbarazzo che si era creato tra i due.
 
 
Conosce il mio nome…
 
 
Finalmente Sirius ritrovò baldanza e coraggio, e riuscì a mettere insieme una frase di senso compiuto:
“Emh si, mi chiamo Sirius, piacere di conoscerti.”
“Piacere mio.”
Rispose lei sorridendo dolcemente.
Il cuore di Sirius si sciolse come burro di fronte a quel sorriso meraviglioso.
“Beh…io dovrei andare, ora ho lezione, ci vediamo!”
Disse Marlene, vedendo che il suo interlocutore era di nuovo in difficoltà.
“Ci vediamo…”
Rispose impacciato lui, seguendo con lo sguardo l’immagine leggiadra di lei che si allontanava.
Gli occhi e la mente di Sirius erano ancora colmi della bellezza di Marlene, delle sue gambe da favola, i lunghi capelli castani, il volto latteo, i luminosi occhi verdi verdi solari e dolcissimi, ma soprattutto era innamorato del suo sorriso che sembrava abbracciare e scaldare tutto il mondo: amava da impazzire le sue labbra disegnate a cuore, piene, carnose, spesso colorate di rosa perlato.
Avrebbe tanto, tanto voluto baciarle…
“Sono uno stupido!”
Sputò con rabbia, dando finalmente voce ai suoi pensieri, e scagliò via con un calcio uno dei libri che fino a pochi minuti prima era stato raccolto da Marlene.
“Sono…un maledetto idiota!”
esclamò amareggiato, le lacrime che emergevano a tradimento annebbiandogli la vista.
 
 
Eh no, piangere no, non mi sono mai messo a frignare come una femminuccia e di certo non comincerò ora, sono Sirius Black che diamine!
 
 
E ricacciò rabbiosamente a forza le lacrime, sconvolto e stupito per questa reazione che di certo non era da lui.
Era talmente sconfitto e deluso, questa era stata la prima volta che si erano trovati faccia a faccia, era la prima volta che aveva avuto l’occasione di parlare con lei…e lui l’aveva sprecata rendendosi ridicolo come non mai.
Era da tantissimo tempo che desiderava parlarle, non solo spiarla da lontano e mandarle occhiate piene di desiderio, ma non ne aveva mai trovato il coraggio…il che era proprio strano, non gli mancava di certo il fascino e la bellezza per presentarsi come si deve, con quei suoi capelli castano scuro un po’ selvaggi e due occhi nerissimi misteriosi e penetranti…era addirittura più avvenente di James. Con le altre ragazze non aveva mai avuto problemi, le conquistava senza troppi sforzi con la sua eleganza innata tipica dei Black; comunque non si era mai veramente innamorato di nessuna.
Ma questa volta era diverso. Provava per Marlene qualcosa di nuovo, un sentimento forte, violento, ma allo stesso tempo così fragile, così tenero…così disperato.
Ogni volta che la osservava chiacchierare con le amiche, ridere, scherzare, assistere  alle lezioni, o soltanto aggiustarsi i capelli o giocherellare distratta con un braccialetto al polso, ogni singolo gesto era come le dita che stuzzicano e scorrono sulle corde dell’arpa che era il suo cuore.
E lui non poteva farci nulla, più tentava di capire cosa fosse questo sentimento che lo accendeva di desiderio per Marlene, più era smarrito e confuso.
Fece per raccogliere il libro che aveva scagliato rabbiosamente a terra pochi istanti prima, quando si accorse del rossetto caduto sul pavimento del chiostro: era sicuramente di Marlene, aveva il colore rosa perlato delle sue labbra.
Lo raccolse e lo nascose in tasca, incerto sul da farsi, e si avviò verso l’aula di trasfigurazione dove erano anche gli altri, rabbuiato e pensieroso.
“Beh, è la prima volta che mi parli di una ragazza così speciale…avrei voluto vedere la scena!”
Disse James, non potendo nascondere un sorrisetto divertito.
Sirius emise un sospiro rassegnato e si buttò sopra il cuscino; anche l’altro si stese accanto a lui, lo sguardo rivolto verso il soffitto purpureo del baldacchino.
“Non credo di averti mai visto così distrutto per nessuna.”
Riprese James, seguito da un silenzio di conferma.
“Nemmeno quando Alice ti ha lasciato per Remus…”
“La verità è che non ho mai amato veramente nessuna. Né ho lasciato che qualcuna me lo permettesse. Forse ho semplicemente paura di legarmi…”
“O di non riuscirti a slegare senza inciampare nei lacci.”
Osservò comprensivo l’amico.
“Già…sono fuggito tutte le volte come un maledetto codardo, sto fuggendo come un maledetto codardo…ma con lei non so perché è diverso. Voglio provarci James, voglio riuscirci veramente questa volta…Marlene…con lei non so cosa mi prende, sul serio, non sono più me stesso.”
“Io credo che ti sia semplicemente innamorato. Per la prima volta in vita tua.”
Rispose l’altro: la chiarezza e la limpidezza di quella semplice frase illuminò l’animo di Sirius, dissolvendo ogni incertezza e ogni dubbio.
“Innamorato…mi sono innamorato…”
Ripetè Sirius, come per sentire che suono avessero quelle parole pronunciate dalla sua bocca.
“L’amore…l’amore è come una dannata forza selvaggia.Quando tentiamo di controllarlo, ci distrugge. Quando tentiamo di imprigionarlo, ci rende schiavi. E quando tentiamo di capirlo…”
“Ci lascia confusi e smarriti.”
Completò affranto Sirius.
“Non ti arrendere amico, non arrenderti! Dammi retta, se ci tieni veramente a lei non mollare.”
Esordì grave James. Era sorprendente come potesse essere serio in certe situazioni.
“Come fai tu con Lily?”
Disse inaspettatamente l’altro, nessuna nota pungente o sarcastica nella voce.
“Si, come faccio io con lily…”
Rispose James, il tono tenero, velato di una tristezza che Sirius non aveva mai sentito.
“Io spero, spero sempre che lei cambi idea su di me, che si renda conto che non sono ‘l’abominevole essere’ che lei crede…spero solo che un giorno mi regali un suo meraviglioso sorriso. Tutto qui, mi basterebbe un sorriso…”
Disse, una risata amara emersagli dal cuore.
“E’ che, quando amiamo veramente abbiamo quel maledetto vizio di ‘credere’.”
Continuò James, il riso isterico che Sirius temeva si trasformasse in pianto da un momento all’altro.
“Promettimi che non mollerai, Sirius..”
Fece infine, gli occhi color nocciola puntati saldamente in quelli nerissimi dell’amico.
“Promesso…”
Rispose questo, sconvolto e quasi commosso dal profondo turbamento dell’altro.
“Beh, è meglio dormire, sennò domani chi la sente la McGranitt se faremo di nuovo tardi alla sua lezione!”
Esordì James, stemperando l’atmosfera pesante di poco prima con una mesta risata.
“Notte Sirius…”
Concluse, e si diresse verso il suo letto, mandando un’ultima occhiata significativa all’amico.
“A domani…”
Rispose l’altro, ricambiando lo sguardo che valeva più di mille parole.
Sirius riuscì finalmente a prendere sonno, cullato dal pensiero che domani avrebbe rivisto Marlene con la scusa di restituirle il rossetto; ora era sereno, aveva ritrovato fiducia in se stesso grazie a James, aveva capito che non doveva arrendersi e per la prima volta in vita sua andare fino in fondo.
Sorrise, immaginando il sapore delle labbra di Marlene, forse veramente sapevano di rosa…
 
                                                                * * *
 
Marlene era in biblioteca, seduta accanto ad altri due Corvonero del sesto anno, tutta assorta nella lettura di un libro riguardante il potere guarente di particolari piante esotiche, quando giunse la sua migliore amica e la interruppe nel bel bezzo della lettura:
“Ehi Lene, ti ho trovata finalmente, è da un pezzo che ti cercavo!”
“Ssssst, abbassa la voce Meg, altrimenti madama Pince ci caccia fuori a calci.”
Rispose la ragazza, avvertendo lo sguardo severo e intransigente dell’arcigna bibliotecaria puntato su di loro.
“Volevo solo sapere se ti sei finalmente decisa a venire alla festa del professor Lumacorno di domani sera, io ci vado e ho anche trovato il cavaliere perfetto che mi accompagnerà!”
Disse, trattenendo a stento l’euforia e l’eccitazione, cercando di parlare il più piano possibile.
“E chi sarebbe questo principe azzurro?”
Domandò Marlene, un sorrisetto complice e divertito che le illuminava il viso.
“Non dirmi che si tratta di Edward Cooper.”
Continuò, fingendo incredulità.
“Si, é proprio lui, ma come fai a saperlo?”
Chiese sorpresa Meggie.
“Eeeeh, diciamo che un po’ di giorni fa lui mi ha chiesto se per caso tu saresti andata a questa festa, e se per caso non avevi ancora trovato chi ti avrebbe accompagnato…e io gli ho risposto che non avevi nessuno e che la sua compagnia sarebbe stata sicuramente gradita…”
Rispose enigmatica Marlene, non potendo trattenere il riso davanti all’espressione dell’amica che stava esplodendo di felicità man mano che lei andava avanti a parlare.
“Quindi, qundi è lui che ti ha chiesto di me per primo!”
Esclamò euforica.
“ Prima che io lo chiedessi a lui! ”
“A quanto pare…”
Disse Marlene, gli occhi furbetti che le addolcivano il volto.
“Oddio Lene, non sai quanto mi hai resa felice dicendomi questo! Lo sapevo che gli piacevo, è solo un po’ timido per mostrarlo…”
Continuò Meggie, ora incapace di trattenere la voce.
“Cosa sta succedendo lì, signorine? Fate silenzio, state disturbando gli altri studenti!”
Esclamò duramente la bibliotecaria, incenerendo le due ragazze con lo sguardo.
“Ci scusi madama Pince.”
Fecero, ed uscirono immediatamente per poter continuare tranquillamente il loro discorso, libere dalle occhiate minacciose della professoressa.
“Certo che è sempre più acida quell’avvoltoio della Pince.”
Constatò sarcastica Meggie.
“A me a dir la verità fa un po’ pena…”
Disse Marlene, e Meg alzò gli occhi al cielo.
“Possibile che tu non riesca a dir male di nessun essere umano sulla faccia della terra?”
Esclamò con finto rimprovero.
“Meg, mi deludi, ormai lo dovresti sapere che sono un essere superiore e non mi abbasso ad insulti inutili.”
Si riprese ironica Marlene, non potendo impedire però che un lieve rossore le colorasse le guance.
“Piuttosto, non hai ancora risposto alla mia domanda. Hai intenzione di venire si o no alla festa di domani sera?”
Chiese indagatrice l’amica.
“Si, verrò…dopotutto è un’occasione per divertirci e distrarci dalla routine scolastica.”
Rispose Marlene con indifferenza.
“Ah, bene! Credevo non volessi più venire alle feste di Lumacorno…pensavo che ormai ti fossi stufata della solita marmaglia di ragazzi montati che ti sbavano dietro e fanno di tutto pur di accompagnarti…ma forse mi sbaglio…”
Disse Meggie, il sopracciglio alzato con fare sospettoso.
“Non è che per caso hai finalmente trovato un giovanotto degno delle tue attenzioni?”
Continuò imperterrita.
“Beh, a dir la verità a qualcuno ho pensato…”
Disse l’altra fingendo noncuranza.
“Avanti Lene, non farti cavare sempre tutto con le pinze, come si chiama?”
Chiese l’amica, fremendo per l’impazienza.
“Lo scoprirai domani sera.”
Rispose misteriosa Marlene, adorava far stare Meg sulle spine.
“Posso dirti solo che probabilmente domani riavrò il mio rosseto…”
Disse divertita, prima di lanciare all’amica un sorriso d’intesa così dolce da dissipare persino la sua irritazione crescente.
“ Marlene, Marlene…”
Sospirò arresa Meggie.
“Sempre la solita Marlene.”
Fece, indirizzando uno sguardo grigio-azzuro pieno di comprensione e affetto ai pozzi verdi verdi dell’altra, prima di scoppiare in una gioiosa risata.
“E’ meglio andare, Edmund e Jenny ci aspettano a cena.”
Disse infine Marlene, e si diresse al refettorio insieme all’amica che aveva trovato subito un altro argomento interessante di cui parlare, che ovviamente ruotava sempre intorno al suo Edward.
Lei invece continuava a pensare al bizzarro incontro di quella mattina, a quel ragazzo un po’ imbranato che aveva sempre reputato indisciplinato e arrogante…ma le apparenze molto spesso ingannano.
E segretamente, sperava che fosse così.
Il volto le si illuminò al pensiero di domani sera, a quando avrebbe chiesto a Sirius di accompagnarla alla festa…dopotutto, aveva anche la scusa pronta per iniziare a parlargli: le belle labbra si distesero in un sorriso stupendo, sicure che avrebbero riacquistato la morbidezza e la lucentezza del rosa perlato…
  
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