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Autore: Blake Hatsune    20/02/2012    1 recensioni
Giusto che siamo in tema Carnevale, ho voluto fare una fanfiction (la mia seconda, abbiate pietà) su una canzone di Rin Kagamine, The Worst Carnival, che a me personalmente mette sempre di buon umore. Mi fa passare l'ansia e l'insicurezza, l'incomprensione che sento da parte degli altri e il disgusto verso me stesso. Ho cercato di trasferire queste emozioni in uno scritto, prendendo spunto dalla traduzione. Spero possa piacere ^^
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In una pozzanghera di polvere, nel mezzo della città, giace la mia lettera d’amore. Desideri così tanto dimenticarla, ma non sai che questo può farmi del male?
 Mi inginocchio a raccoglierla, poi la strappo in mille pezzi, che il vento porta via con sé. Come sempre, un amore non corrisposto non può essere ascoltato.
 Mi guardi, ti accorgi di avermi ferito. Non provare a scusarti, non riusciresti a farmi sentire meglio; se non sai come iniziare, è meglio che smetti di guardare. E di parlare.
 D’altronde stai cercando qualcun altro, no?
 Su una strada diversa dalla tua ho cominciato a camminare senza meta, forse perché non voglio ammettere che mi stai facendo soffrire, voglio comportarmi come se questo non mi riguardasse.
 Le persone attorno a me sorridono, indossano maschere strane, ballando con strani ritmi. Che idiota, ho dimenticato che oggi è Carnevale. Sento un fastidioso prurito partirmi dal petto, forse è rabbia. Tutti sorridono, eccetto me.
 Sembra quasi che non abbia diritto alla felicità…
 E poi d’un tratto guardo il cielo, il cielo quotidiano che continuo a sognare, limpido e tenue. Sorrisi stupidi mi circondano… sarebbe giusto far esplodere questa mia ira?
 Ma chi se ne frega di quello che è giusto?
 Ne ho abbastanza di pensare troppo a cosa devo pensare e fare.
 Ne ho abbastanza!
 “Oggi è senza dubbio il giorno peggiore della mia vita!” urlo a me stesso, libero il mio cuore, che scoppia a ridere! E poi inizio a ballare anche io, circondato da idioti, ma idioti che ridono. Non me ne frega più niente di quello che dovrei fare. Do un calcio alla tristezza, che non può tornare indietro, e mi metto a ballare questo Carnevale! Sembra quasi una doppia maschera, quella che ho indossato, una maschera rossa, viso di volpe, sopra quella che porto sempre!
 Nell’esplosione dentro di me, dimentico persino di essere invidioso degli altri, domani brillerò ancora di più! È la verità e basta con le insicurezze e le perplessità, non è egocentrismo, è un sogno!
 Se quest’addio sarà triste, bene, non sarà altro che un Carnevale in fondo all’inferno. Tutto ciò che brucia può trasformarsi in una risata, tutto ciò che ferisce può diventare un’allegra innocua stella filante. Il dolore esplode in coriandoli, una giravolta e questo schifo di mondo inizia finalmente a brillare.
 
Apro la porta di casa e la chiudo spingendola  con forza, con rabbia. Vado in camera mia e sistemo il letto, guardo che ore sono. È tardi. È quasi troppo tardi. Mi volto, do un calcio al letto, do un pugno alla parete.
“Oggi è senza dubbio il giorno peggiore della mia vita!”
 Corro verso il tetto, spalanco la finestra e mi arrampico sulle tegole.
 Il sole sta già tramontando, il giorno sta già finendo e io tornerò ad avere la testa assediata dai dubbi. Quando il cielo notturno verrà inghiottito dallo splendore dell’alba, questo mondo distante si scontrerà con la realtà e dovrò rinunciare alle mie ali.
 Idee segrete e infondate si sovrappongono, il senso di colpa e i sentimenti vengono distrutti. L’infantile comportamento che ho adottato, è alla deriva nel vento.
 La schiena appoggiata alle dure tegole, il mio sguardo fissa il cielo. Malgrado l’inquinamento luminoso, anche qui si possono vedere le stelle.
  Se nel cielo cadrà una cometa, cercherò di prenderla con la mia mano, e stringerla in pugno, occhi chiusi, cuore aperto.
 Realizzerò il mio desiderio da solo, dato che è l’unica cosa che mi rimane. Non avrò bisogno della pietà di nessuno, il mio cuore appartiene a me adesso.
 Da Yokohama a Tokyo, sembra così vicino, sembra così lontano, sogno instabile, grinta effimera.
 Anche se aspetterò lo splendore dell’alba, questo carnevale non deve svanire.
 Non deve svanire!
  Esco di casa e cammino, la pioggia picchia il suolo esplodendo come ciuffi d’acqua in un giardino di vetro. Questo carnevale non deve finire. Non lascerò che la luce dell’alba surclassi le stelle, distrugga i miei sogni e le mie speranze, mostrandomi la realtà. La realtà fa schifo.
 Mi metto a correre, verso la luna. Non voglio che il sole mi raggiunga, la pioggia cade sul mio corpo come frecce di ghiaccio, ma le stelle sono troppo lontane. Troppo lontane!
 Mi blocco, immobile tra le luci dei grattacieli e delle macchine, tra le voci dei passanti. Il mio sguardo è infranto,  la mia espressione interdetta cerca qualcosa tra la pioggia, tra le nuvole corvine che hanno oscurato il mio sogno.
 Guardo le mie dita bianche e bagnate, e ricordo il Carnevale. Tra quelle dita stringerò una stella, un giorno.
 «Oggi è Carnevale.»Sussurro, gli occhi bagnati di confusione. Mi volto, sorrido, libero il mio cuore che scoppia a ridere.
 «Domani è Carnevale!»Urlo, alla prima persona che mi passa vicino. Rido, faccio una giravolta, la pioggia ha intriso il mio corpo come ha nutrito la terra secca.
  «Dopodomani è Carnevale!»Grido, rido, do un calcio alla tristezza, che non può tornare indietro! Questa notte è ancora mia, e domani sarà un nuovo giorno!
 E se l’addio sarà triste, si tratterà soltanto di un allegro Carnevale in fondo all’Inferno.
  
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