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Autore: Sasita    20/02/2012    5 recensioni
SPOILER SEASON FINALE
Io lo dico anche se ho i miei dubbi sul fatto che qualcuno di voi non abbia ancora visto la seconda stagione.
John Hamish Watson alza gli occhi dallo schermo luminoso che gli rimanda la luce biancastra del suo blog. Un nuovo post da scrivere e niente da buttarci dentro.
Già, perché le parole che vorrebbe dire non ha neppure il coraggio di confessarle a sé stesso.
Una Sherlock/John molto molto soft e molto molto malinconica.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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"Angels will follow me now everywhere I go
angels will call on me and take me to my home
well this time I just want to go
I don't see clearly cant feel nothing no 
can't you hear me?"
Everywhere I Go, Lissie


 

 

Everywhere I Go



« Ma è elementare, John ». Esclama con una certa ovvietà la sua coscienza. E sembra riecheggiare così dolorosamente quella voce che non può più sentire davvero « Non puoi più negare l’evidenza. Tu guardi, ma non vedi. Cerca di vedere, John! »
John Hamish Watson alza gli occhi dallo schermo luminoso che gli rimanda la luce biancastra del suo blog. Un nuovo post da scrivere e niente da buttarci dentro.
Già, perché le parole che vorrebbe dire non ha neppure il coraggio di confessarle a sé stesso. Si passa una mano sugli occhi stanchi: profonde occhiaie violacee segnano la pelle abbronzata come un marchio.
Guarda con tristezza di fronte alla scrivania: un tempo ci stava lui lì.
E non ha neppure la forza di pensarlo, quel nome. Il nome che associava a ribelli riccioli neri e occhi color ghiaccio dalle sfumature malva. Gli zigomi alti, il naso importante e il cappotto scuro.
La sua immagine di lui era frazionata in tante piccole vignette; un fumetto con una fine scioccante e incancellabile. Il marciapiede, il sangue, tutte quelle persone e i suoi occhi: aperti in un’espressione vuota e abbacinante nella loro totale assenza di luce vitale.
« Smettila di pensarci, accidenti! » grida alla stanza vuota, sentendo le sue parole rimbalzare sulle pareti tappezzate di carta da parati.
E’ vero, aveva detto che non sarebbe più tornato in quell’appartamento. A quel 221B di Baker Street che era stato per un anno e mezzo l’unico posto dove potesse davvero dire di essere a casa.
Ed era passato del tempo. Era stato davvero da solo nel suo vecchio appartamento.
Ma gli faceva quasi più male lì, da solo in una casa che gli ricordava la sua vita prima di lui. La sua vita fatta di inoppugnabili certezze. Sentenze, sicurezze vane che si era ostinato a portare avanti anche dopo, quando poi si erano dimostrate essere quel che erano effettivamente: una manciata di scatoline vuote, riempite con la polvere dell’uomo che era stato un tempo e che non sarebbe più tornato ad essere.
Un fantasma di se stesso, ecco cosa è John Hamish Watson mentre si costringe a non piangere ancora, non di nuovo. Non per lui. Lui che lo ha lasciato da solo proprio quando iniziava ad accorgersi che non provava solo amicizia.
Perché per lui, beh, si era reso conto da tempo che per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa.
E quel nome ancora non riesce neppure a farlo passare attraverso i pensieri, figurarsi attraverso le labbra. Quelle labbra che non avrebbe più concesso a nessuna, perché lui aveva bisogno di qualcuno che lo capisse davvero. E avrebbe atteso fino alla morte per rivederlo.
« Non essere stupido, John »
E John Hamish Watson è sicuro che stavolta non sia la voce della sua coscienza a parlare. Si volta di scatto, osserva la porta come se non la vedesse. E lui è lì.
« Sei... sei un fantasma? » chiede John, con voce monocorde e gli occhi sgranati.
« I fantasmi non esistono, questo è logico » lui sorride e lo guarda di traverso « Dillo » dice. E sembra tanto come Socrate con la sua Maieutica, come quando lui cercava di spronare John a qualche trovata sul caso. Come quando loro erano una squadra.
« Dire… dire cosa? » Domanda il dottore, guardando l’investigatore con incertezza.
« Il mio nome, John. Il mio nome, che altro? » esclama un po’ stizzito, come se tutta quell’insicurezza lo fastidiasse.
Si muove velocemente per la stanza, lui. Si lascia cadere mollemente sul divano; il cappotto ancora indosso.
John si avvicina, si siede davanti a lui sulla sua poltrona. Lo osserva. Cerca di far uscire delle parole che restano ancorate al bordo della sua gola. Se ne stanno lì, senza volersi far sentire.
« Dillo » ripete l’investigatore, osservandolo da sotto le ciglia.
Ma John Hamish Watson è sotto shock, non può dire un bel niente adesso.
« PRONUNCIA IL MIO NOME, DIO SANTO! » esclama in un tono imperioso l’altro, mettendosi improvvisamente seduto, attento.
« Sherlock. » dice subito John, chiudendo gli occhi e deglutendo a fatica « Sherlock Holmes. » finisce, guardandolo.
Sherlock sorride, si alza. « Risposta esatta, John » commenta, un attimo prima di svanire nell’aria statica della stanza.
Sherlock Holmes
Il nome rimbomba nelle meningi del dottore come una di quelle bombe che aveva sentito in guerra.
Sherlock
Ancora e ancora, come se fosse stato tutto reale.
Ma finalmente è sbloccato, finalmente può pensare a lui con un nome e non come un fumetto a vignette sconnesse.
Sherlock
Si guarda intorno di nuovo. Lui non c’è. Era stata solo la sua immaginazione, come succedeva spesso d’altronde. Ma non aveva mai parlato con quella visione strampalata  ricreata dalla sua mente traumatizzata. Oh, no, non era mai arrivato ad interagire con le sue allucinazioni.
Ed è un effetto strano.
Ma d’altronde non poteva essere un fantasma, no?
I fantasmi non esistono, questo è logico.
Tanto logico come lo è rendersi conto di amare una persona solo dopo che questa non c’è più, d’altronde.






Dice l'autrice:
E' la mia prima fanfiction su Sherlock, chiedo venia se qualsiasi cosa dovesse essere stereotipata/riutilizzata/già scritta/già letta/già pensata. C'è poco da fare, alla fine le prime storie sono sempre molto simili. Spero comunque che vi piaccia almeno quanto a me piace questo meraviglioso fandom. Mi ricorda tanto quello in cui ero solita scrivere, ai suoi tempi d'oro. 
Non ho molto da dire. Spero di leggere molte recensioni: mi vanno bene anche i pomodori verdi, credetemi. :)
Un caro saluto a tutti, Sherlockians! 

Sasy
   
 
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