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Autore: Roxanne Potter    20/02/2012    4 recensioni
Mio patetico tentativo di scrivere qualcosa in onore di Kurt Cobain, oggi 20 febbraio 2012, quello che sarebbe stato il suo compleanno. È una shot che parla di come ho conosciuto i Nirvana e di ciò che mi trasmette la loro musica.
Auguri, Kurt. Spero che questo sclero piaccia a qualcuno.:3
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il buio intorno a me è quasi totale. Distinguo appena le sagome degli armadietti e dei poster attaccati alle pareti della mia camera. E c'è il tranquillo, familiare silenzio che di notte vige in ogni casa. La pressione alle orecchie dei miei nuovi auricolari, collegati al lettore cd che tengo poggiato al petto. Sono distesa nel letto, con la coperta che mi arriva fino alle spalle: chiudo gli occhi, mentre un mio dito si muove nel buio e arriva a premere un tasto del lettore.
Passano pochi istanti prima che delle note familiari spezzino questo silenzio perfetto. Sono note dapprima delicate, che poi aumentano d'intensità. Io fremo, attendo che inizi la canzone, che con lei arrivi quella voce che ho catalogato come splendida fin dalla prima volta che l'ho ascoltata.
I will never bother you, I will never promise to, I will never follow you, I will never bother you...
La voce esplode. Prima carezzevole, avvolgente, per poi farsi sempre più forte. E io vengo trasportata insieme alla musica in quelle parole che ormai conosco a memoria.
Never speak a word again, I will crowl away for good.
Mi sento bene. La voce perfetta che ho nelle orecchie mi sta smuovendo nel profondo e, insieme alla musica, riesce a farmi sentire completa. Ricordo la prima volta che ho sentito questa canzone.

Vacanze di Natale 2011-2012. Ero nell'auto di mio padre, che per la mia gioia aveva deciso di mettere su un cd dei Nirvana. Allora non li conoscevo, avevo ascoltato solo una loro canzone qualche tempo prima e l'avevo dimenticata. Ora non saprei dirne neanche il titolo.
Però mi incuriosivano, mi sarebbe piaciuto conoscerli e, quando avevo parlato di musica con mio padre, ero stata felice di sapere che possedeva qualche loro cd.
Mentre ero abbandonata contro il sedile posteriore, erano partite le note iniziali di You know you're right, e io le avevo immediatamente gradite. Poi era arrivata la canzone e la musica si era fatta più intensa. Solo pochi minuti, e già avevo deciso che quando sarei tornata a casa, alla fine di quelle vacanze, avrei portato a tutti i costi quel cd con me.

Distesa nel letto, ascolto la voce di Kurt che intona l'ultimo “Pain”, prima che la canzone termini per venire rapidamente sostituita dal ritmo di About a girl.
Continuo a ricordare.

Inizialmente non sapevo cosa significassero le loro canzoni. Così, una volta tornata a casa, mi ero gettata alla ricerca delle traduzioni su internet: da lì è partito tutto e ho preso ad ascoltare i Nirvana.
E mi piacevano. A volte non si può spiegare con parole precise perché piace qualcosa, che sia un libro, una canzone o un disegno. Piace e basta.
C'era la bellissima voce di Kurt Cobain, c'erano quei testi nei quali mi identificavo. C'erano quelle canzoni che per un po' allontanavano tutti i miei pensieri.

Ecco, Been a Son.
Sbatto un po' le palpebre, osservando la mia stanza buia, poi chiudo gli occhi che sento pesanti e penso che quella canzone parli di me.
She should have been a son.
È un ritornello che mi rappresenta, e io amo quando le canzoni parlano di me, quando mi fanno illuminare gli occhi nel riconoscere le sensazioni che realmente provo e i pensieri che mi vorticano in testa.

Avevo iniziato a ritrovarmi nei testi.
La mia rabbia, a volte, si fondeva con le parole di You know you're right. Sai di avere ragione. I primi versi della canzone parlavano della mia rinuncia, di ciò che avevo provato alla consapevolezza di dover dimenticare il ragazzo che mi piaceva.
Been a son era semplicemente il mio ritratto, a cui sembravano aver in parte contribuito le pennellate della gente che mi aveva “conosciuta” e giudicata. She should have stayed away from friends.
Come as you are. Me l'aveva dedicata la mia ragazza, dopo avermi lasciata, con l'intento di rimanere mia amica. E quel testo dava voce a noi. Era perfetto per la situazione.

E gli altri non sentono niente. Possibile che non sentano niente?
Io sto semplicemente sguazzando nel mio paradiso personale. Sono circondata dal buio, eppure la musica sta rianimando tutto, mi fa sentire viva in contrapposizione alla stanchezza che mi opprime, mi trascina nel suo vortice di parole e di suoni, infiamma il mio cuore.
L'idea che un paio di auricolari possano del tutto isolarmi e che nessun altro, neanche se fosse in piedi accanto al mio letto, possa udire questa musica e questi versi che mi emozionano, mi appare quasi assurda nella sua semplicità.
Eppure è così.

Ero stata così felice quando mi avevano regalato un lettore cd.
Ok, era un lettore molto semplice, grigio e un po' datato. Probabilmente anche scomodo da portarsi appresso, nulla a che vedere con i piccoli e leggeri i-pod della nostra età moderna. Ma a me andava benissimo così, mi rendeva felice: quel semplice oggetto simboleggiava una liberazione.
Avrei potuto continuare ad ascoltare musica anche la mattina, mentre uscivo per andare a scuola e salivo sull'autobus. Finalmente ci sarebbe stato qualcosa a colorare quelle ore e a strapparmi dalla noia quasi apatica nella quale scivolavo: seduta al mio solito posto sul bus, avrei potuto chiudere gli occhi e isolarmi dal resto del mondo, ci sarebbero state le mie canzoni preferite ad accompagnarmi.
 La mattina in cui, per la prima volta, percorsi il corridoio del mio condominio con gli auricolari alle orecchie e partì You know you're right, mi sentii semplicemente completa.

Si spengono le note di Sliver e torna il silenzio per alcuni secondi.
È un silenzio che mi appare quasi irreale, dopo aver ascoltato la canzone, e io mi concentro nel tentativo di realizzare che è questo che sta regnando nella casa e che probabilmente sente mia madre nel caso sia ancora sveglia: silenzio, rotto solo dal ticchettio dell'orologio.
Non un passo, non una porta che sbatte, non una voce che mormora o un accordo di chitarra.
Pochi, rapidi istanti privi di suoni. Poi parte Smell like Teen Spirit, e io mi abbandono alle note che mi riempiono immediatamente le orecchie, mentre il concetto di silenzio si fa più distante e irreale.

Ho scoperto che mi piace cantare. È iniziato tutto con i miei primi auricolari, che avevo collegato al computer per ascoltare musica senza che mia madre si lamentasse.
E la cosa continua tutt'ora. Amo cantare le canzoni dei Nirvana. Con la musica che mi esplode nelle orecchie e le dita che giocherellano con i fili degli auricolari, aspetto che la canzone parta e canto anche io. Non m'interessa se non ne sono capace: conta solo che quelle parole diventino anche mie, sentire la mia voce in linea con esse.
Non riesco a trattenermi, mentre ascolto Come as you are. La voce di Kurt sta risvegliando in me una danza, un impulso ardente, l'istinto di gridare quelle parole il più forte che posso, sfogando l'emozione che mi sta trasmettendo.
And I swear that I don't have a gun.
Non posso di certo urlare, quindi mi limito a schiudere le labbra e ad affidare al silenzio un mormorio ripetuto.
-And I swear that I don't have a gun, no, I don't have a gun...
Non riesco quasi ad udire quel che dico. Ma sto cantando, sono in armonia con questa splendida canzone. E mi sento bene.
Continuo a sentirmi bene per il resto del tempo. Avverto il sonno come un peso che mi sta schiacciando, ma non ho intenzione di interrompere il disco: voglio ascoltarlo tutto, fino all'ultima canzone, e finché non sarà terminato questa sensazione paradisiaca mi impedirà di cadere addormentata.
Sì, perché mi sento come se fossi persa in un paradiso, un limbo tra le mie emozioni e il mondo reale. Adesso i pensieri non esistono più, tutto ciò che ho vissuto svanisce per lasciar posto unicamente alle emozioni che mi trasmettono la musica e la voce divina di Kurt.
Stesa su un comodo letto, immobile e circondata dal buio, con gli occhi chiusi: e c'è la musica che mi anima, a rendere questo semplicissimo scenario un qualcosa di solenne, a scuotermi e far vibrare le corde del mio animo.
Sto bene, e in questo istanti di puro abbandono non potrei desiderare altro.
Ho letto che il nome “Nirvana” è un concetto di alcune religioni associato alla liberazione dei dolori della vita. Beh, per i Nirvana non potrebbe esistere un nome più preciso e calzante. In questi minuti in cui me ne sto immobile ad ascoltare il disco, ogni sensazione negativa che ho provato si plasma, la musica l'assorbe trasformandola in un vago ricordo. Tutto quello che conta, in questi minuti, è che la voce di Kurt Cobain mi accompagni nel mio viaggio di emozioni.
Termina Where did you sleep last night?, lasciandomi ancora con tutte le sensazioni che la canzone mi ha trasmesso. Stavolta il silenzio che piomba intorno a me non sarà spezzato da nessuna nota. Il disco è finito.
Sono stanca, e se lo rimettessi da capo non riuscirei più a dormire. Raccolgo le mie ultime energie e faccio uno sforzo per tirarmi su a sedere: stacco gli auricolari dal lettore e mi volto per poggiarlo sulla scrivania accanto a me.
È stato meraviglioso finché è durato. Adesso affondo la testa nel cuscino, decisa ad addormentarmi, ma in me è scavato un vuoto che solo quella bellissima musica potrebbe colmare.

Oggi è il compleanno di Kurt Cobain. Ho sorriso e il mio cuore ha avuto un sussulto quando l'ho letto. Ora che mi trovo il foglio bianco del computer davanti, sono un po' incerta su cosa scrivere. Però ho sentito di non poter lasciare che la giornata passasse senza fare qualcosa in sua memoria, per quanto semplice sia.
Sono solo una ragazzina di quattordici anni che ha iniziato ad ascoltare i Nirvana da neanche due mesi, e che adesso li adora.
Ho riletto della morte di Kurt, del suo presunto suicidio, forse omicidio da parte della moglie Courtney. E mi sono letteralmente salite le lacrime agli occhi.
In questo momento ho le cuffie alle orecchie e ascolto You know you're right, la canzone con cui è iniziato tutto. C'è questa voce bellissima nella mia testa, e mi strazia pensare che appartenga a un uomo che ormai è cenere. Un uomo, un mito della musica, un cantante e chitarrista fenomenale.
Grazie. Grazie per esserci stato. Non sono certamente l'unica a cui la musica dei Nirvana ha regalato emozioni, che chiude gli occhi e si isola con una loro canzone. Non sono l'unica a piangere nel pensare alla morte dell'artefice di tante sensazioni.
Grazie per tutto questo, per la musica che adesso sto ascoltando e che continuerò ad ascoltare per tutta la vita, ricordando sempre con un sorriso il giorno in cui sentii per la prima volta You know you're right, avvertendo sempre una stretta al cuore al pensiero che tu non ci sia più e che non ti vedrò mai, che la vita di una persona come te sia terminata ormai da tempo.
Ecco, adesso sono passata a Plateau. Trovo che la tua voce in questa canzone, Kurt, sia una delle più splendide che abbia mai ascoltato, così come la musica che l'accompagna.
Emozione: questo è il fine primario della musica. E tu ci sei riuscito alla perfezione. Le emozioni trasmesse da un cantante o un musicista non svaniranno mai, finché ci sarà qualcuno che continuerà ad ascoltarlo. Io farò parte di quelle persone. Per tutta la vita la tua musica e le tue parole mi faranno sentire viva, smuoveranno il mio universo quando lo troverò troppo triste e buio.
Grazie, per questo.
Ho poco da aggiungere. Stasera continuerò ad abbandonarmi alle canzoni dei Nirvana, ringraziando che il caso mi abbia portato a scoprire questo gruppo.
Perciò auguri, anche se tu non potrai mai sentirmi né sapere della mia esistenza, con la sincera speranza che, qualsiasi cosa ci sia per noi dopo la morte, tu stia bene.

Note (Do Re Mi!) di Roxanne Potter.

Sì. Ho scritto una fanfiction da pubblicare nel fandom Artisti Musicali. Pensavo che non sarebbe mai successa una cosa del genere, e invece... ah, la vita.D:
Comuuunque. Questa storia è la mia autobiografia, non mi sono inventata niente. Qualche notte fa mi sono messa a dormire e ho voluto ascoltare per intero il mio cd dei Nirvana, ed è stato... bellissimo. Così ho voluto descrivere cosa ho provato in questa fanfiction e collegarlo ai miei ricordi su come ho iniziato ad ascoltare i Nirvana, e così via.
Non l'ho scritta per parlare solo di me, naturalmente. Oggi è il compleanno di Kurt, che se fosse ancora vivo avrebbe... *Sfodera la sua ignoranza in matematica.* Beh, più di quarant'anni.ç_ç
Quando l'ho saputo ho deciso di cogliere l'occasione, visto che avevo già in mente questa storia da un po'. E l'ho scritta proprio per il compleanno di Kurt, aggiungendo quella parte finale. Una cosetta patetica che spero piaccia a qualcuno e che non gli rende affatto onore.e.e In ogni caso, auguri, Kurt.
Beh, se vi è piaciuta, spero che mi farete sapere cosa ne pensate. Io ora pubblico e ascolto un altro paio di canzoni dei Nirvana prima di andare a dormire. Salut a tous.:3 *Sicura di aver sbagliato a scrivere.*
   
 
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