Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
Ricorda la storia  |      
Autore: Hellionor    21/02/2012    1 recensioni
L'uomo sorrise e si sedette a peso morto sul divano, dandole le spalle timoroso. Poteva sembrare un gesto di fiducia, quello, ma lui non era del tutto sicuro di fidarsi di lei.
“Che ci fai qui?”
“Ethan, noia, solita scommessa.” rispose, lasciando che quelle tre espressioni senza alcun collegamento venissero recepite e articolate in una frase più grande e di senso compiuto.
“Dovresti smetterla.”
Shannon era sicuro, almeno di quello. Era un comportamento infantile, stupido, per niente divertente. Eppure lo affascinava da morire e lo riportava al passato.
“Non faccio nulla di male.”
“Come sarebbe a dire che non fai nulla di male?!” tuonò lui. Il suo tono era un'adorabile miscela di rimprovero e incomprensione stupita e ammirata. “Violazione di proprietà privata. Non serve essere un grande avvocato per saperlo. È un reato, Eris!”
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questa è la prima One-Shot che scrivo e devo dire che non è assolutamente facile, per me che in genere scrivo fin troppo, come dimostra la mia fan fiction. Però non siamo qui a parlare di me o delle mie storie e non ho nessun'intenzione di annoiarvi più a lungo. Vi rubo solo il tempo di alcuni chiarimenti (in ogni caso, questa parte introduttiva si può anche saltare v.v).
Non so da cosa sia nata, né posso garantirvi che abbia davvero un senso, anzi, credo capirete anche voi che di senso ne ha ben poco.
Di sicuro è qualcosa di 'diverso', se così si può dire.
Buona lettura a tutti!
(Magari, se non la trovate talmente incomprensibile da suonare orribile, ecco, mi farebbe piacere ricevere un vostro parere)

 

 


Si accorsero troppo tardi che quella casa non era disabitata.
Vide improvvisamente una luce accendersi al piano di sopra e proiettare accanto e su di lei le lunghe ombre delle fenditure del corrimano. Poi udì dei passi avvicinarsi e si sedette sullo schienale di un divano in pelle, con un sorriso sul volto. Era stata smascherata.
Chi c'è?”
“Ciao Eris.” la voce conosciuta non ci mise poi troppo tempo ad investirla, mentre le sue labbra si arcuavano ulteriormente per formare un'espressione divertita.
In breve, anche la presenza vera e propria seguì le parole udite, e davanti a lei apparirono due occhi scuri, tagliati da bagliori tendenti al giallo a causa la luce che li colpiva.
“Buonasera Shannon. Stai imparando a riconoscermi sempre meglio, vedo.”
“Ti riconoscerei ovunque. E poi credo sia tu a peggiorare.”
Eris abbassò il cappuccio, liberando la massa di capelli atipici: onde biondo-rame illuminarono la stanza scura. Poi scoppiò in una risata cristallina. Il tintinnio acuto della sua voce rimase a lungo, imperniato nelle orecchie dell'uomo, quasi come un'eco.
“Figurati.” sussurrò poi, mettendo fine a quell'insolito concerto.
L'uomo sorrise e si sedette a peso morto sul divano, dandole le spalle timoroso. Poteva sembrare un gesto di fiducia, quello, ma lui non era del tutto sicuro di fidarsi di lei.
“Che ci fai qui?”
“Ethan, noia, solita scommessa.” rispose, lasciando che quelle tre espressioni senza alcun collegamento venissero recepite e articolate in una frase più grande e di senso compiuto
“Dovresti smetterla.”
Shannon era sicuro, almeno di quello. Era un comportamento infantile, stupido, per niente divertente. Eppure lo affascinava da morire e lo riportava al passato.
“Non faccio nulla di male.”
“Come sarebbe a dire che non fai nulla di male?!” tuonò lui. Il suo tono era un'adorabile miscela di rimprovero e incomprensione stupita e ammirata. “Violazione di proprietà privata. Non serve essere un grande avvocato per saperlo. È un reato, Eris!”
“Non ti avrei conosciuto, però.”
Lei scosse piano le spalle e lo osservò divertita. Poi con uno scatto veloce si girò e scivolò sul divano accanto e lui, che sorrise.
“Anche questo è vero.” ammise.
Piacere, Eris.” disse la ragazza allungando una mano sottile e pallida al chiarore lunare.
Era confuso: i ladri in genere non si presentano. “Sh-Shannon.” farfugliò.
“E lui è mio fratello Ethan.” andò avanti lei senza troppi problemi.
Tutti e tre sorrisero. Era un sorriso strano, quasi di circostanza, per quanto poi quella si rivelasse una situazione assurda e improponibile.
Posso sapere cosa ci fate in casa mia?”
Noi... è stata una scommessa stupida.”
Ethan, l'unico rimasto zitto fino a quel momento, aprì finalmente bocca. “Scusaci, non lo faremo mai più. Ma ti prego, non chiamare la polizia.”
Non lo farò. Quanti anni avete?”
“Ma non hai più diciassette anni.” continuò poi. “Non sei più una ragazzina. E tuo fratello dovrebbe evitare di darti corda. Ti ha cresciuta fino ad adesso, ora sei adulta.”
“E va bene, ok, non facciamo più niente del genere, tranquillo! Ho saputo che eri tornato e sono venuta qui. Volevo... volevo vedere se mi avresti riconosciuta.”
Shannon ridacchiò e si alzò, diretto verso la cucina. Improvvisamente aveva sete. “A proposito. Come sta tuo fratello?”
“Bene, grazie.”
“E i vostri genitori?”
Non era da lui sentirsi paterno o preoccuparsi per qualcuno. Eppure, dall'alto dei suoi trent'anni, dopo averne passate tante, gli sembrava naturale e doveroso fare quella domanda.
E, in quello strano movimento della testa di Ethan o nel bagliore improvvisamente spentosi negli occhi della ragazza, capì che la risposta non sarebbe stata piacevole. Non sarebbe nemmeno stata pronunciata.
Eris lo seguì e si appollaiò sul tavolo. Ormai conosceva fin troppo bene quella casa. Ricordava i cigolii delle porte, la parte più opaca del parquet, il rumore del vento sui vetri in autunno e quello della pioggia in primavera. Era sempre stata un'ottima osservatrice.
Facciamo così, potete venire da me, se ne avete bisogno.”
I due ragazzi si guardarono increduli. Non era possibile che qualcuno si interessasse a loro.
Si erano fermati lì due volte, per qualche settimana. Ed entrambe le volte avevano stabilito insieme di andarsene, per non arrecare troppo peso a quell'uomo che si era comportato in modo così strano e gentile con loro. Ethan era riuscito a trovare un lavoro, a vivere insieme alla sorella in un modo decente. E, se la notte non c'era più tempo per le scommesse, e magari si andava a letto distrutti o nervosi, la vita da quel momento aveva iniziato ad avere un minimo di senso da seguire.
Non avevano mai perso però i contatti con Shannon, che ora tamburellava le dita sul tavolo, mentre portava alle labbra un bicchiere d'acqua: trovare qualcos'altro da bere sarebbe stato troppo faticoso e lo avrebbe distratto troppo. Guardò la ragazza di fronte a lui, soffermandosi sugli occhi verdi, distrutti e distruttivi, sulle labbra morbide che contrastavano con la pelle chiara. Aveva così poco della ragazza che gli era piombata in casa anni prima, eppure era identica e la ricordava incredibilmente nei gesti, nel modo di fare divertito e provocatorio.
“Credo di amarti.”
Ecco. Era rimasta uguale anche nell'annunciare all'improvviso verità che chiunque avrebbe taciuto.
“Lo credi? Ora?” domandò incredulo.
Ti amo Eris. Ti voglio.” sorrise, avvicinandosi a lei e stringendola, quasi temesse che sarebbe scappata appena le avesse concesso una via di fuga. La osservò curioso, assaggiando la gioia che si dipinse sul suo volto, e si fece spazio sulle sue labbra, lasciando che le sue mani fragili si posassero intorno al collo e giocassero immaginariamente con il tatuaggio sulla schiena.
Lei annuì, abbassando lo sguardo e saltò giù dal tavolo su cui era seduta, sfilandogli davanti e uscendo dalla stanza, pronta a scappare. L'aveva detto, senza pensarci. L'aveva detto ed ora si sentiva stupida e infantile. Come poteva amarla lui, adesso?
“Non posso.”
“Perché?” i suoi occhi impossibili invocavano una risposta.
“Perché non ti amo, semplicemente.”
Ricordava quel 'semplicemente' come se ogni sillaba le avesse graffiato la gola, uscendo e scontrandosi con l'aria.
Perché l'hai fatto Eris?” chiese Ethan sconvolto da quella sua scelta. Non vedeva la sorella sorridere così da tanto tempo, e, adesso che era felice, stava rinunciando a tutto.
L'aveva fatto per lui. Per lasciarlo partire senza troppe complicazioni. Perché lei era solo la ragazza disperata che aveva trovato e che ormai era cresciuta. Perché lei non poteva intromettersi nella sua carriera che stava strabiliando sempre di più. Perché lei non poteva innamorarsi, era un animale selvatico, una così, che quando c'è c'è e poi va via, l'istante dopo. Perché lei avrebbe fatto stare male tutti.
“Hai intenzione di scapparmi ancora?” la voce di Shannon non veniva dalla cucina, ma era molto più vicina, quasi appena dietro alle sue spalle. Ed era una voce... felice?
Eris si voltò. Questa volta senza esitazioni coprì quei centimetri d'aria inutile ed irrespirabile che la dividevano da lui e rimase a pochi millimetri dalle sue labbra, prima di posarsi su di esse. Era incredibile come le ricordasse meravigliosamente bene. Lui sorrise, ancora insieme a lei, e allungò un braccio lungo la sua schiena, costringendola ad arcuarsi e ad annullare qualsiasi distanza tra di loro. Ripresero il possesso di se stessi, ma di quei veri se stessi che erano rimasti imprigionati gli uni negli altri.
Ed il tempo sembrò fermarsi, nonostante i ticchettii dell'orologio vicino fossero ben udibili da chiunque, eccetto loro.
È inutile. Il tempo non si ferma per un semplice orologio rotto.”
Pareva che tutto improvvisamente si fosse ribaltato. E forse loro potevano stare insieme solo così, in un mondo al contrario. Potevano appartenersi lì, in quel frammento di vita agognato, in quella scheggia che li avrebbe graffiati, forse distrutti. Potevano amarsi lì, dove i secondi immobili non si fermavano. Per sempre.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars / Vai alla pagina dell'autore: Hellionor