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Autore: Luna_R    27/09/2006    8 recensioni
Lo sfogo di una ragazza, ossessionata dall'amore che prova per un ragazzo arcigno e senza sentimenti.
Continuerà a farsi del male?
O abbandonerà questo folle intreccio putrido?
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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(¯`•.¸ IL PUNTO. E LA SFERA ¸.•´¯)

 

 

 

Salve a tutti.

Questa è la mia nuova fan-fiction. Più o meno.

Più che altro, è una sorta di idea che mi gira per la testa da un po’, indecisa se trasformarla in racconto o lasciarla così, sottoforma di sfogo drammatico della protagonista.

Che centrate voi con tutto ciò?! ^^

Beh se vi siete soffermati fin qui, e vi è piaciuta la trama, o comunque il genere, volevo chiedervi se sareste così gentili da lasciarmi pure dei consigli sul da farsi.

Un mezza ideuccia ce l’ho,  mah vediamo voi che ne pensate! ^^

Intanto vi saluto e vi ringrazio,

LuNaDrEaMy

 

 

 

Violento, padrone, animale.

E’ il tuo corpo, che sbatte forte, contro il mio.

Sono di nuovo qui.

Nel tuo letto, fra le tue lenzuola. E ci penso.

Sì ci penso, proprio ora mentre mi sposti le gambe, con i tuoi  modi rozzi, per dare il via ad uno dei tuoi  giochetti erotici.

Non dovevo trovarmi qui. L’avevo promesso a me stessa.

Ma chissà perché, ultimamente riesco ad essere più vigliacca che leale.

E chissà perchè ho scelto te, per deridermi.

E quale triste morte, fra questo finto caldo e questo falso noi, ho deciso d’arrecarmi; sono consapevole della mia fine, ma vi sto cedendo, come sempre.

 

Ti guardo.

I miei occhi sono sull’orlo delle lacrime e tu, neanche te ne accorgi.

Tu, ti  svuoti solamente.

E svuoti me, dell’anima.

Pensi solo a muoverti, muoverci. Sbandarci, deviarmi.

 

“Ti piace?”

 

Non ti guardo negli occhi. Non lo faccio mai.

E le tue parole sfuggono via, senza che io possa udirle e capirle.

 

“Ti ho chiesto se ti piace!”

 

Mi  giri il volto di prepotenza.

Premi forte sulle mie guance. Adesso, i nostri volti sono ben allineati.

Non voglio risponderti. Ma tu  premi più forte.

 

“Sì. Sì mi piace”

 

Sì mi piace. Ti odio, ma mi piace farlo, con te.

Sei stato il mio sogno. Da sempre.

Fin da ragazzina, quando ti vedevo camminare lungo il viale della scuola.

La faccia da sbarbatello, il corpo minuto, ma il temperamento da duro già sviluppato.

Non ti ho visto mai abbassare lo sguardo.

Mai piangere.

E già lo desideravo. Ti  desideravo. Stare con te. Sempre.

Ma tu, non mi degnavi di uno sguardo.

Mai un sorriso, mai una gentilezza.

Il tempo è passato, siamo cresciuti e adesso che ti ho, non sei mio comunque.

Beffarda è la vita.

Io ero il tuo sgorbio, la stupida.

Ora che sono cresciuta, ora che le mie forme tradiscono il corpo di un’adolescente, sono la tua tresca, la tua pupa come mi chiami tu, ma è questo la sola cosa che ti  piace.

Non sono amore, non sono bambina, piccola mia. No.

Non lo sarò mai.

Ed io, che ti tengo stretto al petto, non ti  sentirò mai mio.

 

Perchè piango?!

In fondo, ci corro io, in questa alcova ardente.

E scotta, brucia.

Come me, che a forza di seguire un’illusione, brucerò all’inferno.

Dirò a Caronte, che mi mandi tu.

E se mi chiederà perché, risponderò che t’amo.

 

Io ti amo?!

 

Oscillo sul tuo corpo, come una candela al vento.

Tu mi premi i pollici, forte, sui fianchi bianchi.

Mi senti tua, di tua proprietà.

Sai che non voglio essere di nessun altro.

 

No. No. Non ti amo.

 

Ma non ti guardo negli occhi. Se lo facessi, dovrei ammettere che t’amo.

Perché amarti?!

Per i tuoi occhi grandi e profondi?

Per la tua bellezza rude?!

Per quel verde d’iride, color smeraldo, dove ogni santo giorno, sogno di correre?!

 

Io ti  amo. Ti  ho sempre amato.

 

Ma continuo a muovermi, dondolando più forte, come piace a te.

E a te piace. Gemi.

Mi urli contro il tuo desiderio, avido, egoista.

Ti  interessa il piacere; godurioso, lussurioso.

E’ il solo modo per apprezzarti, per sentirti ancora vivo, soddisfatto e compiaciuto della tua misera vita.

Anche tu finirai all’inferno per questo.

E se avrò sventura, tu ci finirai molto prima di me.

Voglio un posto dove tu non esisti.

Ma non sarebbe terra, cielo, mare.

Tu mi  dai l’aria.

 

Ed io ti amo per questo.

 

L’ho sempre fatto.

Quando ti incontrai all’università, e tu eri abbracciato a lei. Lì, io ti ho amato.

Quando quella volta nel bagno pubblico, durante l’ora di buco, infilasti la tua lingua languida nella mi bocca, lì io t’amai.

Mi  hai sempre preso e ripreso, a tuo piacimento, calpestando i sentimenti come il tappeto rosso della celebrità a Hollywood.

Nella tua vita, conti solo tu.

Non ti interessa se lei  adesso è a casa, che ti aspetta per essere portata al cinema.

E non ti importa di decidere, scegliere una volta tanto, se salvare le apparenze e quella storia là, o tenerti la tua tresca e plasmarla alla luce del sole.

 

Risponderesti  “perché scegliere, se posso avere entrambe?”

 

Egoista. Opportunista.

Sai che non mi  priverei mai di te.

E lei, lei è fragile come un bocciolo di una rosa, appena spuntato. La uccideresti.

Io, io sono già morta. Lei non lo sa. Io sapevo, quando uscii da quel bagno, sapevo di che sarei entrata in un tunnel torbido e meschino.

Meschino, come sei tu. Come le tue parole, come le carezze che gli porgi, sul viso latteo.

Quando la baci, pensi mai che adesso mi  stringi a te?

Non pensi mai, che le sue  labbra, infondo, poggiano sulle mie?

Sei troppo vigliacco, per farti scrupoli.

E l’unica mediocre qui sono io. Comune, banale, come tutti gli esseri che credono fermamente che l’amore possa cambiare le persone.

 

Ti  ho osservato a lungo, durante questi mesi interminabili; ho provato a carpire un po’ di quella luce buona, che ognuno di noi ha dentro di se.

E’ un lampo. Non dai tempo per mostrarti. Oppure non ce l’hai.

Ed ho seriamente creduto, che tu non ce l’avessi.

La luce che brilla dai tuoi occhi, allora cos’è?!

Un bagliore fatuo, destinato a spegnersi presto.

Come la tua giovane essenza, se ti  costringerai ancora a vivere una vita faziosa.

 

Fasulla.

 

Come il tuo abbraccio in questo momento.

Hai terminato il tuo rituale e mi stringi forte e te.

Questo è l’unico momento in cui mi  sei grato di qualcosa.

Momento fatale, corrispondente guarda caso, all’attimo più fisico fra tutti.

 

Mi fai pena.

 

Sei talmente vuoto che riesco a vedere cosa ti scorre dentro.

Il niente.

Allora ti  abbandono. Mi scosto da te, divincolandomi da quelle braccia bugiarde.

E’ in momenti come questi, che vorrei sputarti in faccia.

E lasciarti solo, proprio come farai tu con me, fra poco, quando ti rivestirai.

 

Scapperei lontano sì, ma solo per non farmi rincorrere dalla gioia, che la tua morsa ha provocato in me.

Sei un vile, frivolo, ma ti  amo.

 

Sei stata brava”

“E’ con te stesso che ti  stai congratulando, io sono solo un mezzo”

 

Anzi no, guardando le stelle ieri notte, ho pensato che più comunemente siamo come loro; tu  sei la mia stella  _non sono degna d’esserlo_  ed io sono il tuo satellite.

Resteremo sempre così.

Ferro e calamita.

 

Il punto e la sfera.

 

Finché tu vivrai, io non smetterò di girarti  intorno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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