(¯`•.¸ IL PUNTO. E LA SFERA ¸.•´¯)
Salve a tutti.
Questa è la mia
nuova fan-fiction. Più o meno.
Più che altro,
è una sorta di idea che mi gira per la testa da un po’, indecisa
se trasformarla in racconto o lasciarla così, sottoforma di sfogo
drammatico della protagonista.
Che centrate voi con
tutto ciò?! ^^
Beh se vi siete
soffermati fin qui, e vi è piaciuta la trama, o comunque il genere,
volevo chiedervi se sareste così gentili da lasciarmi pure dei consigli
sul da farsi.
Un mezza ideuccia ce
l’ho, mah vediamo voi che ne
pensate! ^^
Intanto vi saluto e vi
ringrazio,
LuNaDrEaMy
Violento,
padrone, animale.
E’ il
tuo corpo, che sbatte forte, contro il mio.
Sono di nuovo
qui.
Nel tuo letto,
fra le tue lenzuola. E ci penso.
Sì ci
penso, proprio ora mentre mi sposti le gambe, con i tuoi modi rozzi, per dare il via ad uno dei tuoi giochetti erotici.
Non dovevo
trovarmi qui. L’avevo promesso a me stessa.
Ma
chissà perché, ultimamente riesco ad essere più vigliacca
che leale.
E
chissà perchè ho scelto te, per deridermi.
E quale triste
morte, fra questo finto caldo e questo falso noi, ho deciso d’arrecarmi; sono
consapevole della mia fine, ma vi sto cedendo, come sempre.
Ti guardo.
I miei occhi
sono sull’orlo delle lacrime e tu, neanche te ne accorgi.
Tu, ti svuoti
solamente.
E svuoti me,
dell’anima.
Pensi solo a
muoverti, muoverci. Sbandarci, deviarmi.
“Ti piace?”
Non ti guardo
negli occhi. Non lo faccio mai.
E le tue
parole sfuggono via, senza che io possa udirle e capirle.
“Ti ho chiesto se
ti piace!”
Mi giri il volto di prepotenza.
Premi forte
sulle mie guance. Adesso, i nostri volti sono ben allineati.
Non voglio
risponderti. Ma tu premi più forte.
“Sì.
Sì mi piace”
Sì mi
piace. Ti odio, ma mi piace farlo, con te.
Sei stato il
mio sogno. Da sempre.
Fin da
ragazzina, quando ti vedevo camminare lungo il viale della scuola.
La faccia da
sbarbatello, il corpo minuto, ma il temperamento da duro già sviluppato.
Non ti ho
visto mai abbassare lo sguardo.
Mai piangere.
E già
lo desideravo. Ti desideravo. Stare con te. Sempre.
Ma tu, non mi
degnavi di uno sguardo.
Mai un
sorriso, mai una gentilezza.
Il tempo
è passato, siamo cresciuti e adesso che ti ho, non sei mio comunque.
Beffarda
è la vita.
Io ero il tuo
sgorbio, la stupida.
Ora che sono
cresciuta, ora che le mie forme tradiscono il corpo di un’adolescente,
sono la tua tresca, la tua pupa come mi chiami tu, ma è questo la sola
cosa che ti piace.
Non sono amore,
non sono bambina, piccola mia. No.
Non lo
sarò mai.
Ed io, che ti
tengo stretto al petto, non ti
sentirò mai mio.
Perchè
piango?!
In fondo, ci
corro io, in questa alcova ardente.
E scotta,
brucia.
Come me, che a
forza di seguire un’illusione, brucerò all’inferno.
Dirò a
Caronte, che mi mandi tu.
E se mi
chiederà perché, risponderò che t’amo.
Io ti amo?!
Oscillo sul
tuo corpo, come una candela al vento.
Tu mi premi i
pollici, forte, sui fianchi bianchi.
Mi senti tua,
di tua proprietà.
Sai che non
voglio essere di nessun altro.
No. No. Non ti amo.
Ma non ti
guardo negli occhi. Se lo facessi, dovrei ammettere che t’amo.
Perché
amarti?!
Per i tuoi
occhi grandi e profondi?
Per la tua
bellezza rude?!
Per quel verde
d’iride, color smeraldo, dove ogni santo giorno, sogno di correre?!
Io ti amo. Ti ho sempre amato.
Ma continuo a
muovermi, dondolando più forte, come piace a te.
E a te piace.
Gemi.
Mi urli contro
il tuo desiderio, avido, egoista.
Ti interessa il piacere; godurioso,
lussurioso.
E’ il
solo modo per apprezzarti, per sentirti ancora vivo, soddisfatto e compiaciuto
della tua misera vita.
Anche tu
finirai all’inferno per questo.
E se
avrò sventura, tu ci finirai molto prima di me.
Voglio un
posto dove tu non esisti.
Ma non sarebbe
terra, cielo, mare.
Tu mi dai l’aria.
Ed io ti amo per questo.
L’ho
sempre fatto.
Quando ti
incontrai all’università, e tu eri abbracciato a lei. Lì,
io ti ho amato.
Quando quella
volta nel bagno pubblico, durante l’ora di buco, infilasti la tua lingua
languida nella mi bocca, lì io t’amai.
Mi hai sempre preso e ripreso, a tuo
piacimento, calpestando i sentimenti come il tappeto rosso della
celebrità a Hollywood.
Nella tua
vita, conti solo tu.
Non ti
interessa se lei adesso è a casa, che ti aspetta
per essere portata al cinema.
E non ti importa
di decidere, scegliere una volta tanto, se salvare le apparenze e quella storia
là, o tenerti la tua tresca e plasmarla alla luce del sole.
Risponderesti “perché scegliere, se
posso avere entrambe?”
Egoista.
Opportunista.
Sai che non mi priverei mai di te.
E lei, lei
è fragile come un bocciolo di una rosa, appena spuntato. La uccideresti.
Io, io sono
già morta. Lei non lo sa. Io sapevo, quando uscii da quel bagno, sapevo
di che sarei entrata in un tunnel torbido e meschino.
Meschino, come
sei tu. Come le tue parole, come le carezze che gli porgi, sul viso latteo.
Quando la
baci, pensi mai che adesso mi stringi a te?
Non pensi mai,
che le sue labbra, infondo, poggiano sulle mie?
Sei troppo
vigliacco, per farti scrupoli.
E
l’unica mediocre qui sono io. Comune, banale, come tutti gli esseri che
credono fermamente che l’amore possa cambiare le persone.
Ti
ho osservato a lungo, durante
questi mesi interminabili; ho provato a carpire un po’ di quella luce
buona, che ognuno di noi ha dentro di se.
E’ un
lampo. Non dai tempo per mostrarti. Oppure non ce l’hai.
Ed ho
seriamente creduto, che tu non ce l’avessi.
La luce che
brilla dai tuoi occhi, allora cos’è?!
Un bagliore
fatuo, destinato a spegnersi presto.
Come la tua
giovane essenza, se ti
costringerai ancora a vivere una
vita faziosa.
Fasulla.
Come il tuo
abbraccio in questo momento.
Hai terminato
il tuo rituale e mi stringi forte e te.
Questo
è l’unico momento in cui mi sei grato di qualcosa.
Momento
fatale, corrispondente guarda caso, all’attimo più fisico fra
tutti.
Mi fai pena.
Sei talmente
vuoto che riesco a vedere cosa ti scorre dentro.
Il niente.
Allora ti
abbandono. Mi scosto da te, divincolandomi da quelle braccia bugiarde.
E’ in
momenti come questi, che vorrei sputarti in faccia.
E lasciarti
solo, proprio come farai tu con me, fra poco, quando ti rivestirai.
Scapperei
lontano sì, ma solo per non farmi rincorrere dalla gioia, che la tua
morsa ha provocato in me.
Sei un vile,
frivolo, ma ti amo.
“Sei stata brava”
“E’ con te
stesso che ti stai congratulando,
io sono solo un mezzo”
Anzi no,
guardando le stelle ieri notte, ho pensato che più comunemente siamo
come loro; tu sei la mia stella _non sono degna d’esserlo_ ed io sono il tuo satellite.
Resteremo
sempre così.
Ferro e calamita.
Il punto e la
sfera.
Finché
tu vivrai, io non smetterò di girarti intorno.