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Autore: tizianosmile    22/02/2012    9 recensioni
Finalmente l' amore, l' amore vero. Con la A maiuscola. Quell' amore per cui vale la pena soffrire e poi cambiare idea. Con un solo sguardo ho subito saputo che lui mi avrebbe regalato quell' amore da favola che sognano tutte le ragazze. Grazie, non avrei potuto trovare principe azzurro migliore di te.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Niall Horan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Stavo correndo come una matta per accontentare ogni cliente e mai come il quel giorno mi ritrovai a contraddire il mio datore di lavoro e ammettere che il ristorante si era riempito di gente affamata. Bè, affamata. Sì fa per dire. O meglio specificare. Affamata, ma non di cibo. Da quando Nando aveva assunto il biondino con gli occhi azzurri il locale si era riempito, ma ovviamente solo io avevo notato la cosa così in un pomeriggio delle nostre soliti liti glielo dissi che ormai venivano tutti lì per il nuovo cameriere e non per ordinare qualcosa, eppure non mi credeva e si ostinava a dire che il locale non riempiva abbastanza o che era tutto merito dei suoi fantastici piatti.  Mi ero stancata di litigare con Lui e così rinunciavo sempre quando si arrivava a quel punto della discussione. Un giorno mi chiesi come mai non mi licenziasse mai dopo i miei scazzi dovuti alla sua testardaggine con conseguenti liti, ma quando vidi come trattava gli altri dipendenti capii. Lui non mi licenziava perché amava litigare con me. Ero l’ unica che avesse il coraggio di contraddirlo davanti a tutti o in privato, forse era anche per questo che lui mi amava come se fossi stata figlia sua. Quando me lo aveva detto c’ero rimasta un po’ . . . sorpresa. Ma alla fine avevo anche io imparato ad amarlo come un padre. D’ altronde una senza genitori, costretta a badare continuamente a se stessa cercava sempre qualcuno che l’ amasse davvero. E magari avere una qualche specie di figura paterna era più di quanto potessi chiedere e trovare.
Mi fermai davanti al bancone per riprendere fiato, quando una testa bionda occupò il mio campo visivo. «Stanca ?»
Lo fulminai con lo sguardo. «Perché tu no ?», gli chiesi vedendo che si appoggiava al bancone accanto a me. Lo squadrai da capo a piedi per la centesima volta quel giorno. Avevo capito fin da subito come mai riscuotesse tanto successo tra le ragazze. Insomma, era biondo, di un biondo naturale, con gli occhi azzurri, tipo il colore dell’ oceano in estate, il viso da bambino, dolce e tenero, e un sorriso capace di sciogliere anche i ghiacci nei poli della terra. Era più alto di me, ma per quello non ci voleva molto. Non ero mai stata molto alta e ormai temevo che non sarei più cresciuta. Ma oltre al fatto di essere biondo e con gli occhi azzurri e con un viso tremendamente bello, mi accorsi che era anche gentile con le ragazze che lo chiamavano ogni cinque minuti. Alcune si facevano fare una foto con lui, perfino. Ma diventava peggio di un bordello quando i suoi quattro amici lo venivano a trovare sul lavoro. Il locale si riempiva di ragazze che facevano di tutto per provarci con loro, anche se due di loro erano fidanzati. Lo sapevo perché Niall, così si chiamava il biondino, me lo aveva detto. Me li aveva anche presentati dopo che avevamo chiuso il locale e loro erano rimasti per accompagnare Niall. Quello con la pelle dorata, gli occhi color del cioccolato e il ciuffo si chiamava Zayn, mentre il ricciolino con il sorriso da favola era Harry. Liam era il ragazzo un po’ più serio e che aveva paura dei cucchiai. Quando Niall me l’ aveva detto avevo ridacchiato, ma poi quando avevo capito che parlava sul serio avevo annuito e deciso di evitare di mettere i cucchiai nelle sue portate. Louis era il tipo dagli occhi azzurri penetranti e a cui piaceva fare scherzi. Quando mi aveva presentato Louis, lui aveva detto di essere il ragazzo di Harry, e Harry aveva annuito e confermato che lui e Louis si amavano . . . poi erano scoppiati tutti a ridere e io avevo capito che mi stava prendendo in giro. Poi Louis e Liam erano i due ragazzi fidanzati. Scossi la testa e tornai a guardare Niall. Tra tutti, quello che mi attraeva di più era Niall ma ero sempre riuscita a nascondergli quello che mi faceva provare. L’ ultima cosa di cui avevo bisogno era di un ragazzo. La mia vita era già incasinata di normale, tra la scuola e il lavoro non avrei neanche avuto tempo per lui !
«Per la verità ho un po’ di fame», disse lui guardando la cucina.
Ah sì, avevo scordato di dire che il suo amore principale era il cibo. Ridacchiai e lo presi per una mano, posando i nostri due block notes sul bancone. «Vieni, stacchiamo qualche minuto», sorrisi portandomelo in cucina.
Quando entrammo, dovemmo fare tutto da soli. Cioè, dovetti fare tutto io perché Niall era troppo affamato per riuscire anche solo a prendere in mano un coltello. Non volevo che nella fretta si tagliasse e così lo aiutai. Gli feci un panino e lui lo divorò in pochi secondi. «Eri davvero affamato, cavolo», dissi appoggiandomi al tavolo della cucina.
Lui sorrise, con quel sorriso che mi faceva morire ogni volta che lo faceva. «Sì bè, correre mi mette fame», disse prendendo un pezzo di carta e pulendosi le mani. Quando ebbe finito girò la testa da una parte all’ altra in cerca . . .
«Cosa cerchi ?», chiesi vedendolo anche abbassarsi.
Si rimise dritto e mi guardò. «Il cestino. Dovrei buttare il fazzoletto», disse continuando a cercare anche dietro di sé.
Mi girai dietro di me, per vedere se ricordavo bene. Oh sì. «E’ qui dietro !», dissi indicando col pollice dietro il tavolo cui ero appoggiata.
Lui si avvicinò e il suo corpo si adattò al mio mentre si allungava per buttare il fazzoletto nel cestino. Eravamo così attaccati che riuscii a sentire il suo cuore. Il mio cuore batteva così forte che sembrasse battesse a ritmo di rock and roll. Chissà se lo sentiva ? Io riuscivo a pensare solo a lui, alla sua vicinanza, al suo profumo . . . Dopo aver buttato il fazzoletto, mi guardò fisso negli occhi, continuando a restarmi addosso. Dovevo dirgli di togliersi. Ma come potevo dirgli di fare qualcosa che non volevo che facesse per nessuna ragione al mondo ? Lui continuava a fissarmi e io fissavo lui. Non riuscivo a credere che si stesse creando un legame in quel momento, eppure lo sentivo. Era così vicino. Chissà se anche lui lo sentiva ?
«Selena . . . » Il mio nome. Aveva sussurrato il mio nome. Chissà perché quando lo diceva lui aveva un suono diverso.
«Niall . . . », non riuscii fare a meno di sussurrargli il suo nome.
Si stava avvicinando. Le sue labbra a poca distanza dalle mie. Se volevo fermarlo, dovevo agire subito. Un secondo di ritardo e sarebbe stato troppo tardi. Potevo farcela. Misi le mie mani sul suo petto, ma invece di allontanarlo strinsi la sua camicia nel pugno delle mie mani. Lo guardai negli occhi. Brillavano. Ancora poco e ci saremmo baciati. Stavo per assaporare quelle labbra. Ti prego cuoricino mio, resisti.
C’era ormai poca distanza. Un secondo e tutto sarebbe cambiato. Un secondo e sarebbe successo quello che mai avrei pensato potesse succedere: avrei ricevuto il mio primo vero bacio. A quel pensiero, mi venne un po’ di paura. Lui sicuramente aveva già baciato. E se io baciavo male ? Se non gli piaceva ? Stavo per dar voce ai miei pensieri quando un rumore di piatti rotti ci fece voltare. Il gatto del locale era salito su un ripiano e ne aveva fatti cadere un po’. Scansai Niall e corsi a raccogliere i cocci dei piatti. Non passò molto che vidi due mani aiutarmi a raccogliere i cocci dei piatti.
«Forse dovremmo parlare . . . », disse Niall porgendomi il cestino per buttare i cocci.
«Parlare di che ?», chiesi. Fortunatamente la voce non aveva avuto problemi.
«Di quello che è successo . . . »
«Il gatto ha rotto dei piatti. Non vedo di cosa dovremmo parlare.»
Mi guardò con sguardo implorante. «Selena ti prego. Quello che stava per succedere non ha contato nulla per te ?»
Lo guardai di rimando con sguardo duro. Non dovevo mollare solamente perché faceva gli occhi teneri. « E cosa stava per succedere ?»
Stava per rispondermi, ma una voce giunse alle nostre spalle. «Sel ! Cosa è successo qui ?», chiese Nando.
Io e Niall ci girammo e lo guardammo. Nando era un uomo dalla grossa corporatura e dallo sguardo duro, sembrava un picchiatore duro e incapace di amare, invece era felicemente sposato, dolce e con due figli, in più aveva anche me. Poteva sembrare cattivo, ma come si dice, mai giudicare dalle apparenze. Infatti era un uomo vero, che odiava le ingiustizie e se poteva evitare problemi a lui, al locale o a me, li evitava. Si accucciò tra me e Niall e ci aiutò a raccogliere i pezzi di piatti ancora per terra. Anche accucciato, rimaneva sempre enorme.
«Palla ha fatto cadere i piatti . . . », risposi. Palla era il nome del gatto. Lo avevo chiamato palla perché oltre a essere grasso come un maiale e tondo come una palla, era anche incredibilmente rompiscatole.
«Cosa ? e come ha fatto a entrare ? Il gatto deve stare fuori !», disse Nando alzandosi e aprendo la porta che dava sul retro e facendo uscire il gatto ciccione.
Sospirai e raccolsi l’ ultimo pezzo che era rimasto, ma anche Niall ebbe la mia stessa idea e così ci sfiorammo la mano. Sentii il suo sguardo addosso mentre raccoglievo quel coccio e, non so come, forse per l’ imbarazzo che suscitava in me quello sguardo, riuscii a tagliarmi il palmo della mano destra. «Ahi !», esclamai.
Niall corse subito a vedere la mia ferita. Sanguinava ma per fortuna non era nulla di grave. Dopo averla studiata per un po’, prese pomata e bende dal bagno e mi medicò la ferita.  Lo guardai trafficare con le bende per un po’, poi riportò a posto in bagno la roba che aveva preso. Tornò con Nando poco dopo e appena vide la mia mano fasciata, si preoccupò subito. «Piccola che hai fatto ? Ti ho sempre detto di stare attenta ! Ti fa male ?»
Sospirai. «Sto bene, Nando. Non preoccuparti. È solo una ferita superficiale», spiegai.
Lui tirò un sospiro di sollievo e aiutò ad alzarmi da terra. «Forse è meglio che per adesso tu stia ferma.»
Scossi la testa. «No, ti servo come cameriera. Posso stare alla cassa se ti fa stare meglio, ma non mandarmi via», supplicai.
Lui si arrese subito. Sapeva quanto contasse per me il lavoro. Sapeva che mi aiutava a non pensare. Perché è più facile pensare quando non si ha nulla da fare e io l’ unica cosa a cui riuscivo a pensare era mia madre. Quella donna che mi aveva dato alla luce e poi mi aveva abbandonata davanti una chiesa. E di mio padre non avevo mai saputo nulla. Non avevo nulla su di loro, e non me ne ero mai importato nulla, ma faceva male pensare che chi ti ha dato alla luce poi non ti abbia voluto. Scossi la testa per scacciare via quei pensieri e tornai a guardare Nando, che nel frattempo aveva preso la sua decisione. «E va bene ! Ma niente sforzi.»
Sorrisi e annuii. Per il resto della giornata fui costretta alla cassa, non che mi piacesse chissà quanto starci ma almeno non mi aveva fatta tornare a casa sua. Era stato carino a darmi ospitalità a casa sua però non la consideravo davvero casa mia. Per me era solo un luogo in cui vivere. Un luogo in cui vivere parecchio chiassoso per via dei due bambini. Ma li adoravo i figli di Nando, Beatrice e David, che erano più piccoli di me. Bea aveva nove anni mentre David ne aveva dodici. Erano sempre carini con me e anche Sandra, la moglie di Nando, si era sempre dimostrata comprensiva con me. Eppure non riuscivo proprio a considerarmi parte di una famiglia. Sarà perché non ne avevo avuta veramente una e così non riuscivo a capire. Quando Nando ed io tornammo a casa ci aspettò una gran bella cena, anche perché quella sera si erano aggiunti i genitori di Sandra. Anche i nonni si erano dimostrati piacevolmente sorpresi quando avevano saputo che Nando e Sandra mi avevano “ adottata”, e a Natale avevano fatto in modo di fare qualche regalo anche a me, anche se non avevo mai fatto la lettera per Babbo Natale perché sapevo bene che non esisteva, ma non avevo mai frantumato i sogni di Bea e David così ero sempre stata zitta. Quella cena si rivelò molto piacevole. E quando i nonni andarono via, Bea pianse così la presi in braccio e la coccolai finché non si addormentò. Ormai i due fratelli facevano affidamento su di me e mi sentivo felice di quella cosa. C’era qualcuno che si affidava a me, mi piaceva sapere di essere un punto di riferimento per quei due bambini.
Il giorno dopo, quando andai a scuola, mi ritrovai con le mie amiche di sempre nel giardino davanti alla scuola: Layla, una ragazza ricca e viziata, che adorava fare shopping. Si poteva dire tutto di lei, ma non che non fosse una buona amica. Era mora, con i capelli lunghi fino al sedere e gli occhi verdi. Avrebbe fatto innamorare qualsiasi ragazzo della scuola se avesse voluto, ma aveva una cotta per il giardiniere a casa sua, un tipo palestrato e di qualche anno più grande di lei, ma lei amava il genere maschile in generale. Mandy, invece, era più timida e riservata di Layla. Si faceva mille complessi per nulla e non s’ innamorava di tutti i ragazzi che esistevano. Nei suoi brevi diciassette anni, aveva amato solo Christian col quale era ancora fidanzata, ma a distanza, perché lui era andato a studiare all’ estero. Erano amici da sempre e solo da un anno si erano fidanzati. Era il ragazzo giusto per lei. Fedele e sincero. La chiamava quando poteva e se non poteva chiamarla le mandava almeno un sms con tutto ciò che faceva. Erano davvero carini insieme. Inoltre, Mandy si considerava una ragazza come tante, senza nulla di speciale. Invece era parecchio bella. Bionda con gli occhi azzurri, ma portava gli occhiali anche se non sminuiva certo la sua bellezza anzi, gli occhiali l’ arricchivano. I capelli le arrivavano alle spalle ma lei li teneva sempre raccolti in una coda di cavallo e vestiva sempre come un maschiaccio. Non faceva nulla per esaltare il suo corpo che aveva delle forme invidiabili. Io, invece, ero la più bassa di tutte, con i capelli castani scuri con il riflesso rosso e gli occhi dello stesso colore del cioccolato. Certo di ragazzi ne avevo avuti anche io, ma non era mai durata. Quando ero accanto a un ragazzo era come se il sesto senso mi dicesse che non era giusto per me, mi sentivo nel posto sbagliato. In quel momento ripensai a Niall e al giorno prima, nella cucina quando momenti ci baciavamo. Con lui non mi ero sentita nel posto sbagliato. Ero così immersa nei miei pensieri, nei miei ricordi che non mi ero accorta che Mandy e Layla mi avessero parlato.
«Allora si può sapere che ti succede ?», mi chiese Layla.
Sospirai. «Amiche . . . penso di essermi innamorata.»
«Cosa ? !», esclamarono Mandy e Layla in coro.
Mi ritrovai a ridacchiare. Per loro era una novità. Io non mi ero mai innamorata di nessuno, neanche di un attore famoso o di un cantante. Annuii.
«E allora ? Raccontaci tutto !», sussurrò Layla.
Eccola qua. La mia amica curiosa. «Si chiama Niall e lavora nel mio stesso locale, da Nando’s.»
«E’ per caso biondo, carino e con un sorriso da far vivere i morti ?», chiese Mandy.
Spalancai gli occhi. «Come fai a saperlo ?», chiesi scioccata.
Indicò alle mie spalle. «E’ appoggiato al cancello della scuola.»
Mi girai e vidi che era appoggiato di lato, in modo da non vedere nella mia direzione. Bene. «Non mi ha vista. Io me la svigno !», e dicendo cercai di allontanarmi ma le mie due amiche mi presero un braccio ciascuna. «Tu non scappi, bella mia !», disse Mandy.
Cercai di divincolarmi dalla loro presa, ma non ci fu nulla da fare. Alla fine dopo mezz’ ora di ramanzina, mi convinsero ad andare da lui: «Almeno per sentire cosa vuole, se poi non vuoi più ne vederlo ne sentirlo glielo dici chiaro e tondo, ok ? ok », propose Layla, rispondendosi anche da sola, come faceva sempre.
Mi ritrovai ad annuire e, molto coraggiosamente, mi avviai verso Niall che era girato ancora dalla parte opposta alla mia. Volevo scappare, fuggire lontano da lui, dai sentimenti che mi provocava la sua vicinanza, ma non ci riuscivo. Eravamo come due calamite che inesorabilmente si attraggono l’ una verso l’ altra. Sarei potuta scappare, ma una parte di me non voleva perché desiderava parlare con Niall, dirgli tutto ciò che provavo da quando era entrato nella mia vita. Ero dietro di lui e potevo ancora ritirarmi, potevo scappare. Andarmene. Allungai un braccio e con la mano gli tocca una spalla. Lui si girò lentamente e quando ci ritrovammo faccia a faccia capii che non sarei più potuta scappare.
«Come hai fatto a sapere . . .», iniziai, ma lui m’ interruppe.
«Buongiorno anche a te», disse sorridendo.
Rimasi in silenzio, per fargli capire che non mi andava di giocare. Incrociai le braccia al petto e continuai a guardarlo.
Lui si avvicinò a me di un passo e il suo respiro fresco sulla pelle mi faceva girare la testa. «E’ stato Nando a dirmi che scuola era.»
«Perché glielo hai chiesto ?», continuai.
«Pensavo di venirti a salutare. Insomma, mi andava di vederti ecco la verità», rispose guardando a terra e alzando una spalla.
Alzai un sopracciglio. «E perché ti andava di vedermi ?»
Rimase in silenzio. Perché non mi diceva quello che aveva da dirmi e la faceva finita ? Voleva prolungare quel momento ? Bè a me non andava. Sbuffai. «O parli o me ne vado», minacciai.
Lui alzò la testa all’ improvviso fissando i suoi azzurri nei miei. Mi prese una mano. «No, non andartene.»
Mi avvicinai di un passo. «E allora dimmi ciò che devi dirmi !», lo supplicai.
«Io non devo dirti niente», sussurrò.
«E allora non abbiamo motivo per rimanere qui», risposi allontanandomi.
Lui bloccò la mia mano, e prese anche l’ altra, impedendomi di scappare come una codarda.
«Devo fare una cosa», continuò riavvicinandosi a me.
Rimasi ferma e zitta. Cosa avrei potuto dire ? Lo fissai come una preda che osserva il cacciatore.
Lui si avvicinava sempre di più, finché non fummo di nuovo vicini. Così vicini da toccarci. Il suo petto aderiva al mio senza problemi. Mi lasciò le mani e mise le mani sui miei fianchi, sussurrandomi: «Perché con te è diverso ?»
Stavo per rispondere quando notai che stava piegando la testa mentre si avvicinava. Non riuscivo a respirare. Si stava davvero avvicinando ? Eravamo davvero così vicini ? Ci stavamo davvero toccando ? Ti prego, Morfeo, se questo è un sogno non permettere che mi sveglino. Morfeo, ti scongiuro. Se stavo dormendo e poi sognando non volevo svegliarmi più. Volevo rimanere in quel sogno con Niall. Era così bello e caldo, e mentre mi stringeva sentivo che mi avrebbe protetta da ogni cosa. Era una bella sensazione.
Allora è questo quello che succede quando lasci che il tuo cuore vinca ? T’ innamori ? Io mi ero innamorata ? Sì, più guardavo il mio bel biondino dagli occhi azzurri come il mare più mi convincevo. Avevo allontanato l’ amore per anni, avevo sempre pensato di non meritare quel sentimento. E poi era arrivato Niall, con il suo sorriso gentile e i suoi caldi occhi che sapevano illuminare tutto il mondo, e io mi ero innamorata. Sospirai.
Lui si stava ancora avvicinando e quando le sue labbra toccarono dolcemente le mie, seppi che non stavo vivendo un sogno. Quel ragazzo stava baciando me ! Niall mi stava baciando. Eccolo quindi, il primo bacio di cui parlano spesso anche i baci perugina. Quel bacio era come . . . un bacio da film. E Niall era il mio principe azzurro.
Oh sì. Ero davvero innamorata. Risposi al bacio senza pensare più a nulla, perché se mi soffermavo a pensarci avrei rovinato il nostro momento. Gli gettai le braccia al collo e mi strinsi il più possibile a lui, aderendo come pezzi di un puzzle. Gli misi una mano sulla guancia e continuammo a baciarci. Mi ero perfino dimenticata delle altre persone. In quel momento c’eravamo solo io e lui, nel nostro piccolo mondo privato. Quando ci staccammo respiravamo entrambi a fatica ma riuscii comunque a sussurrargli: «Credo di essermi innamorata di te, Niall.»
Lui mi fissò con quei suoi occhi azzurri e sorrise stringendomi a sé. «Credo . . . di essere innamorato di te dal primo giorno in cui ti ho vista . . . tre mesi fa.»
Spalancai gli occhi. «Come tre mesi fa ? Tu tre mesi fa non lavoravi al locale !», strillando, continuando a stringerlo.
«Per quale altro motivo, da tre mesi a questa parte avrei frequentato il locale di Nando più di quanto avessi mai fatto e poi ho chiesto assunzione, allora ?»
Lo guardai senza capire. «Cosa vuoi dire ?», sussurrai.
Mi strinse a sé e riabbassò la testa fino a toccare la mia fronte con la sua. «Mi sono fatto assumere per starti più vicino, Sel», ammise abbassandosi ancora fino a toccare le mie labbra.
Mi uscì un risolino e ricambiai il bacio. In quel momento mi sentivo la persona più felice della terra. Rimanemmo a baciarci così per molto, molto tempo. Neanche io so quanto tempo fosse. In fondo che cos’è il tempo se non un ammasso di numeri ?
 
 
 
 
 
MySpace : ok. Bè che dire ? Il nome della protagonista mi è venuto in mente pensando a Selena Gomez ahahah stavo vedendo un suo video e così ho pensato a lei.*-* Però vabboh ahahah dai. Non ho riletto per cui se ci sono degli errori , scusatemi ahah . Comunque vabbè. Ditemi se vi piace ! Recensite ok ? *O* sono curiosa. Ok. Forse come one-shot è un po’ lunga, voi che dite ? Però mi sono accorta che mi piacciono. Ne sto a scrive anche un'altra. Spero che recensirete ! Occhei ora vo a scrivere l’ altra one-shot che l’ ho iniziata e boh m’ intriga parecchio ahahah.
Comunque, forse, vi chiederete come mai questa one-shot l’ ho chiamata that ’ s what you get when you let your heart win e la traduzione l’ ho messa nella storia ve ne siete accorti ? ** ahahahahah Allora è questo quello che succede quando lasci che il tuo cuore vinca , è presa dalla canzone dei Paramore , that ’ s what you get . Ascoltatela che è stupenda ! *_______________* vabbè detto questo, finisco questo myspace ahahahahah. Vi ricordo che a breve caricherò il capitolo della storia di Liam e Monica e di Jojo e Bri . . .  forse anche un nuovo os ahahah ** spero che continuerete a seguire in tanti le mie ff ! <33
Recensite , mi raccomando ! :3
paynsonrules 
  
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