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Autore: kaory_chan    27/09/2006    8 recensioni
One shot. Una ragazza dell'università di Mamoru vuole invitarlo alla festa di fine anno. Prima deve trovarlo, ma cosa sta succedendo? Sta litigando con una strana ragazza?! Uso! ATTENZIONE: questa ff è tradotta da lithtys col permesso dell'autrice.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny , Altro Personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Note della traduttrice: questa ff è tradotta da lithtys col permesso dell'autrice.

HIM

by ka0ri_chan

Avevo passato in rassegna tutta la città per lui e dopo ore di ricerca, alla fine mi arresi. Com'era penoso, sprecare la vigilia di Capodanno a cercarlo solo per chiedergli di venire al party di fine anno. Dubito persino che ci verrebbe. Mi maledissi per aver deciso di prepararmi così presto ed aver continuato a cercarlo. Assetata ed infreddolita, esaminai l'isolato per individuare un luogo dove comprarmi da bere. Una vivace sala giochi attirò la mia attenzione, per essere precisi la "Crown Arcade". Questo posto mi suonava familiare, stranamente familiare, e fino all'entrata non riuscii a realizzare che la sala giochi apparteneva al padre di Furuhata-senpai. Era un famoso luogo di ritrovo per gli studenti delle scuole superiori, perciò era improbabile trovarci uno studente universitario; io stessa preferivo i caffè dei campus. Comunque, Furuhata-senpai lavorava qui nel tempo libero, ossia in ogni minuto del giorno in cui non fosse a scuola. Ogni volta in cui parlavo con lui era o a riguardo della sala giochi o di Reika, la sua bella e gentile fidanzata.

Vidi Furuhata-senpai che strofinava il bancone per quella che sembrava essere l'ennesima volta, il suo braccio che si muoveva inconsciamente in senso antiorario. A meno che non stesse cercando di aprire un buco nella superficie, non capivo davvero perché si preoccupasse; anche da qui potevo vedere la bianca superficie brillare. Realizzando quanto strana dovevo sembrare in piedi davanti alle porte aperte, entrai e trovai uno sgabello vuoto sul quale sedermi; i miei piedi mi stavano uccidendo! Sembrava che Furuhata non avesse notato il mio ingresso, se lo avesse fatto, avrebbe di sicuro lasciato il bancone per prendere il mio ordine. Era così oppure questo luogo aveva un servizio scadente. Nonostante non me la fossi ancora presa con lui, aveva questa strana espressione sul viso, un misto di esasperazione e sconfitta. Che strano. Non è quasi mai corrucciato, ma sempre sorridente e radioso. Era il mestiere del suo migliore amico quello di essere pensieroso. Il mio cuore mancò un battito.

Questo accadde quando capii il perché Furuhata-senpai fosse così - combattei per trovare la giusta parola - esasperato. Di fronte a lui c'era un uomo dai capelli color ebano, voltato dall'altra parte rispetto a me, che discuteva implacabilmente con una giovane ragazza. Non poteva di sicuro avere più di quindici anni. L'uomo doveva averle detto qualcosa di sgarbato perché lei era prorotta in uno strillo acuto, battendo il piede. Le sue braccia stavano flagellando selvaggiamente l'aria e cosa abbastanza strana, la stessa cosa stavano facendo i suoi codini incredibilmente lunghi. La gelosia mi sfiorò per una frazione di secondo mentre ammiravo le sue ciocche dorate, così dritte e lucenti. Dopo ridacchiai. La ragazza era carina, dovevo ammetterlo. Ma questo non dava a quell'uomo il diritto di essere così crudele con lei, sembrava sull'orlo delle lacrime, se i miei occhi non mi stavano ingannando.

Sadico, supposi quando vidi l'uomo sobbalzare, sobbalzare per le risate, molto probabilmente. Come si permetteva di prendere in giro una povera ragazza? Si, era carina, ma le sue urla erano piuttosto assordanti. Questo mi ricordò del discorso che avevo avuto con Furuhata prima delle vacanze. Stavo cercando con tatto di ricavare da lui delle informazioni su Mamoru; quello che ottenni fu abbastanza deludente. Furuhata-senpai mi disse che Mamoru era sadico. Mamoru era conosciuto per essere freddo, ma non sadico, così cercai di farlo approfondire, ma lui rise chiudendo la conversazione e se ne andò via velocemente, dicendo qualcosa in merito alla sua sala giochi.

Mamoru, sospirai malinconicamente. Tutti quelli più giovani di lui lo chiamavano Chiba-senpai e tutti quelli più grandi gli si rivolgevano con Chiba-san. Qualcuno degli sgradevoli ragazzi che gareggiava con lui sia in campo accademico che sportivo, aveva il coraggio di chiamarlo Chiba! Io stessa mi rivolgevo a lui come Chiba-senpai per rispetto, ma questo non mi fermava dal pensare a lui come Mamoru, il mio protettore. Mi sentii svenire e caddi stordita nella sedia, con gli occhi che si chiudevano sognanti mentre immaginavo come sarebbe stato averlo come ragazzo. Mi tirai su improvvisamente e mi schiaffeggiai leggermente sulla guancia, chi volevo prendere in giro? Non sarebbe mai accaduto! Mamoru-sama - sospirai, le mani strette insieme sul mio petto - è l'essere vivente più perfetto che abbia mai camminato sulla terra.

E' famoso; tutti all'università di Tokyo hanno sentito parlare di lui, e o lo odiavano o lo amavano, ma in definitiva tutti lo rispettavano, lo ammiravano. Bastava solo un incontro con lui per metterti soggezione o per farti tremare di paura. Nonostante fossi così ossessionata da lui, lo avevo incontrato solo una volta. Sebbene lo avessi visto abbastanza in giro e lo avessi sentito parlare con i professori. Vedete, Mamoru è un genio, un genio! Seguiva quanti più corsi i professori gli permettevano di seguire e frequentava ogni classe tutti i giorni e non era mai in ritardo. L'unico segno che aveva mai avuto sui suoi compiti era il punteggio pieno, in tutto! Eccelleva anche in molti sport, ma a causa dei suoi studi, aveva dovuto abbandonarli. Lo avevo visto in una gara di atletica e accidenti se può correre! Guardarlo nuotare è una cosa che ti fa morire e devo ammettere, la mia favorita. E se questo non è abbastanza, ha l'aspetto di un Dio!

E' così tanto perfetto che fa venir da piangere ad alcuni miei compagni. "Avrebbe aiutato che lui fosse presuntuoso od odioso", Hideki, un amico, mi aveva detto una volta. "Lo avrebbe fatto sembrare più umano". In aggiunta al fascino di Mamoru, c'era da dire che è un perfetto gentiluomo, così pieno di buone maniere e carisma. Non aveva mai alzato una volta la voce o si era arrabbiato per aver ragione o non aveva rispettato i più grandi. Tutto ciò che aveva bisogno di fare era usare il suo sguardo di ghiaccio ed era re. Ma Mamoru è un asociale e preferisce tenere le distanze con le persone. Normalmente questo ti avrebbe fatto guadagnare il grado di solitario per il campus, ma con Mamoru, si aggiungeva solo al suo misterioso fascino. Nessuno sapeva qualcosa della sua famiglia o dove vivesse o girasse, se mai usciva. Tutto ciò che sappiamo è che ha un amico, Furuhata-senpai.

Per il fatto che Furuhata fosse la sola persona che può andare vicino ad essere chiamato amico, Hideki decise di mettere una crepa nella perfetta immagine di Mamoru. Quest'odio germogliò dopo che Mamoru lo batté senza sforzo nella gara dei 400m stile libero, non essendo più in grado di riprendersi dalla vergogna ( prima della competizione aveva giurato che lo avrebbe battuto di un miglio). Hideki non imparava mai. Proprio lo scorso mese stava cercando di diffondere una voce sul fatto che Mamoru fosse gay e stesse con Furuhata-senpai (mi vergogno di ammettere che conoscevo Hideki). Non avevo nessun problema con i gay, ma sembrava che Mamoru li avesse. Beh, non posso realmente dirlo, sembrava lo stesso di sempre quando lo vidi dietro Hideki. Quando questo notò che tutti erano silenziosi e non concordavano, si accorse che Mamoru era giusto dietro di lui. Hideki corse dall'altra parte del campo più veloce che poteva. Sospirai gravemente.

Realizzai solo ora quanto avessi sete. Mi alzai e andai al bancone. Non c'era motivo di aspettare che si accorgesse di me, era inutile con quei due che bisticciavano di fronte a lui. Davvero, quanto sono infantili le persone al giorno d'oggi? Scrollando le spalle, aspettai pazientemente, schiarendomi anche la gola un paio di volte. Nessuna risposta. ero infuriata. Avevo passato ben oltre quattro ore cercando infruttuosamente al freddo l'idolo dell'università e avevo voglia di qualcosa di caldo, ma venivo ignorata. "FURUHATA-SENPAI!", urlai. Il biondo si ritrasse e si girò verso di me.

"Ah, gomen nasai, Akimoto-san! Non ti avevo vista". Si grattò la testa imbarazzato.

Mi illuminai immediatamente. Furuhata-senpai aveva questo effetto sulle persone. Forse è questo il motivo per cui era riuscito a diventare amico di Mamoru. "E'tutto a posto, Furuhata-senpai. Potrei avere una cioccolata calda?". Sfortunatamente non avevo chiesto caffè, non potevo. Non importa quante volte avevo provato a farmelo piacere, mi prende per il verso sbagliato, mi rende di malumore, capite.

"Arriva subito". Ed era uscito a prepararmela. Finalmente.

"ARGH! Sei un tale stupido! Baka! BAKA BAKA BAKA!". Mi suscitarono curiosità, così mi volsi a fissare la coppia che litigava. Maleducato, lo so.

"E tu sei una tale pasticciona! Odango! ODANGO ODANGO ODANGO!", la imitò rendendo la sua voce stridula e infuriata.

Sbattei le palpebre per la sorpresa. No. Neanche per sogno. No. Forse era solo la mia immaginazione, ma sembrava la voce di Mamoru. Aggrottai le sopracciglia, confusa. Perché dovrebbe essere qui? Comportandosi così...fuori carattere? Scossi la testa, scacciando via il pensiero. Avevo sentito poche volte Mamoru parlare da vicino, così poteva essere per questo; la mia immaginazione stava avendo la meglio su di me. Soddisfatta, mi sedetti sullo sgabello di fianco all'uomo e aspettai la mia consumazione, lo sguardo ancora incollato alla coppia.

"BAKAIARO!". La biondina sbatté il piccolo pugno sul bancone e fumò per la collera.

"Motoki-onii-chan!", chiamò. "Un frappè alla fragola, per piacere!", chiese. Furuhata-senpai stava ridendo mentre mi dava la cioccolata.

"Oh, Odango, almeno chiedi con cortesia!". Dalla mia visione periferica lo vidi girarsi verso la sua tazza che andava raffreddandosi. "Perché bevi quello ora? Sta nevicando, fuori". Troppo assorbita dalla mia bevanda, non provai a catturare una lieve traccia dei suoi lineamenti, anche se la familiarità della sua voce continuava a tormentarmi nel retro della mente.

"Mamoru-baka!". Trasalii sulla cioccolata, con gli occhi spalancati. "Lasciami da sola!". La ragazza cadde di peso sullo sgabello, probabilmente troppo arrabbiata per notare che si stava sedendo di fianco a lui. La bionda cinguettò un grazie quando le venne messo davanti il suo frappè. Ora avevo deciso di prestare attenzione alla persona seduta di fianco a me. Lucenti capelli neri cadevano nei suoi occhi color cobalto che erano incorniciati così fittamente da lunghe ciglia nere. Aveva una decisa linea della mascella e l'angolo delle sue dolcissime labbra era curvato splendidamente in un sogghigno che non mi sarei mai aspettata di vedere in tutta la mia vita. Non potevo respirare.

Non avevo notato che Furuhata-senpai si era inclinato sul bancone verso di me. Se ero fortunata, non avrebbe notato la bava che scendeva sul mio mento. "Allora, Akimoto-san, sono sorpreso di vederti qui oggi. La festa è stata cancellata?".

Non risposi, non potevo rispondere. Tutto ciò che potevo fare era stare lì impalata a fissare l'uomo seduto lì che beveva il suo drink. Doveva essere caffè perché Chiba Mamoru non beveva mai nient'altro.

"Akimoto-san?", i suoi occhi verdi brillavano, ma non ci feci attenzione come avevo sempre fatto. No, ero troppo impegnata a cercare di calmarmi.

Il mio respiro uscì in rantoli strozzati. Stavo iperventilando. Sia benedetto il cielo! Stavo seduta di fianco al Dio e non lo sapevo! Impanicandomi, mi affrettai a cambiare sedia. Questa era una regola per tutte le ragazze che veneravano Chiba Mamoru; guardare, ma non toccare.

"Akimoto-san?", era Mamoru questa volta. Il mio cuore accelerò drammaticamente i battiti. "Che fai qui?". Avrei conservato per sempre quelle parole uscite dalla sua bocca come un tesoro. Ed il modo in cui aveva detto il mio nome! Combattei per non sciogliermi sulla sedia. La sua voce era semplicemente da orgasmo. Un bagliore sospetto entrò nei suoi occhi. "Akimoto". Schioccò le dite davanti al mio viso; questo mi diede un attacco di cuore. Cercai di riprendermi dallo stupore. Che cosa doveva pensare di me che lo fissavo con aria sciocca, incapace di parlare? Dovevo riprendermi.

Determinata, aprii la bocca. "K-K-Kon-n-nichiwa Ma- uh… Ch-Chiba-senpai!" Baka! Che cosa c'era di sbagliato in me?

Udii Furuhata-san rise, un luccichio sagace brillava nei suoi occhi ed io arrossii, diventando improvvisamente accaldata. "Così la festa è stata cancellata?".

Cancellata?! Che cosa intendeva con cancellata?! Scossi freneticamente la testa, "Iie!", feci un profondo respiro sperando di calmarmi. Deglutii. "No, vieni ancora?".

Furuhata tornò a ridere e ne sentii l'immediato effetto. Smisi istantaneamente di iperventilare. "Non la perderò!".

"Festa?", parlò di nuovo! Con l'eccitazione appena contenuta, mi volsi verso di lui.

"Hai! Wakamatsu-senpai farà una festa stanotte, per Capodanno! Sei stato invitato, ma nessuno è riuscito a trovarti". Ed era un fatto molto noto che non gli piacevano le feste, ma con Motoki lì, forse avrebbe cambiato idea.

Risate inaspettate attirarono la mia attenzione sulla piccola bionda che si contorceva sul pavimento. Aveva gli occhi pieni di lacrime, ma era ovviamente per l'ilarità. Realmente non vedevo che cosa ci fosse di così divertente.

"Odango? Che c'è che non va?", sembrava che anche Mamoru fosse sconcertato, ma dal timbro della sua voce, suonava...divertito? Ugh, sto di nuovo psicanalizzando le cose! Dannata la mia immaginazione.

La ragazza, Odango sembrava essere il suo nome (che strano), combatteva per parlare, ma ogni volta finiva con lo scoppiare in isterici attacchi di risa. Tutto ciò che riuscì a fare fu indicare Mamoru e ridere. Iniziavo a sentirmi insultata ( Per Mamoru, naturalmente).

"Usagi-chan, ti senti bene?". Così il suo nome era Usagi. Questo spiegava tutto. Ma perché Mamoru la chiamava Odango? Cavolo, è così diverso oggi che mi rende confusa! Forse sto sognando. Dopo ore di ricerca, ero diventata troppo stanca per pensare propriamente e questa era solo un'allucinazione! Si! Era esattamente questo! Strillai per il dolore, la cioccolata che mi bruciava la lingua. Allora non era un sogno...Perché Mamoru si comportava così stranamente? Furuhata-senpai aveva messo una pillola nel caffè?

"Odango!". Continuava a non esserci nessun cambiamento dato che si stava ancora rotolando nei suoi capelli. Mamoru si alzò e si chinò giù. La afferrò per la vita e la tirò su, facendola gentilmente sedere sullo sgabello libero, troppo gentilmente per i miei gusti. Suppongo che sia un po' troppo gentiluomo, non importa cosa faccia. Ora era seduta sulla vecchia sedia di Mamoru mentre lui si trovava su quella che prima apparteneva a lei. No, pensai disperatamente, ora è più lontano da me rispetto a prima. Una piccola parte di me era sgomentata. Aveva realmente toccato qualcuno. Credo che neanche Furuhata-senpai lo abbia mai sfiorato. Mamoru rifugge da ogni tipo di contatto fisico ( riesce ad eludere i placcaggi negli sport in cui si richiede il contatto) e ora era qui che toccava di sua volontà questa ragazza! La gelosia colpì con rabbia il profondo del mio cuore.

Non avrei permesso che questo mi influenzasse. No, avrei fatto uso di questa opportunità per studiare la ragazza che sembrava aver catturato l'attenzione di Mamoru. Hey! Forse era sua sorella! O forse la piccola sorella di cui Furuhata-senpai parlava sempre! Si! Questo aveva senso! Lo aveva persino chiamato Motoki-onii-chan! Battei le mani allegramente. La sorella di Furuhata-senpai era tremendamente carina, bella per la sua età, ed i suoi capelli erano acconciati nello stile più strano che avessi mai visto. Non c'era da stupirsi se Mamoru la chiamava Odango.

"Ora che diavolo c'è che non va in te, Odango?".

Usagi sollevò il viso dal tavolo e si asciugò alcune lacrime, il divertimento scritto in tutti i suoi brillanti occhioni. Risate sarebbero scappate occasionalmente dalla sua piccola bocca, ma si stava sforzando per respirare, le braccia che tenevano stretto lo stomaco dolente. "G-Gomen!", boccheggiò, seguito da un risolino. Quando si fu completamente calmata ed ebbe bevuto un sorso piuttosto lungo di frappè, spiegò.

"Il pensiero di Mamoru-baka che va ad una festa è così divertente!", e scoppiò di nuovo a ridere.

A questo punto la stavo fissando. Come osava rivolgersi a lui in modo così informale ed irrispettoso! Mamoru-baka? Vi assicuro, che certamente non lo era! Anche se a Mamoru non sembrava importasse essere chiamato così, appariva solo esasperato.

"Quanto può essere divertente? Che cosa c'è in quel tuo cervello da Odango?".

Usagi non controbattè. Ma Motoki si. "Maa, Mamoru, è piuttosto divertente. Tu eviti le feste come la peste!". Ora entrambi i biondi stavano ridendo istericamente. Incredibile!

Gli occhi di Mamoru si stavano socchiudendo. Per un buon motivo, pensai.

Mamoru sembrava imbronciato. "Non lo faccio".

Tutte queste sue emozioni a me estranee, stavano facendo saltare il mio cuore. Era così adorabile quando abbassava la guardia.

"Allora vieni alla festa". In quel momento avrei potuto baciare Furuhata-senpai! Lo avrei fatto se non avesse avuto la ragazza.

"N-Nani?". Potevo praticamente vedere girare gli ingranaggi nella sua testa. Mamoru è cocciuto ed orgoglioso in un modo alquanto tranquillo. Non rinuncia mai ad una sfida. E se respinge questa, allora avrebbe rifiutato tutte le sue regole, avrebbe ammesso la sconfitta.

"Mi hai sentito".

Mamoru strinse i denti. "Bene!", sbraitò e colpì con malumore la sua bevanda di fronte ad Usagi che deglutì nervosamente.

"Uso!", Usagi si alzò, "Vai alla festa! Non ci credo! Mamoru-baka va ad una festa!".

"Si, Odango, un po'più forte e non dovrò neanche darti un megafono", strascicò Mamoru.

A questo punto, ero felice! Volevo esplodere in una danza ma dopo Mamoru avrebbe pensato ancora peggio di me. Mi volsi verso la bionda. "Ne, Usagi, vero? Puoi venire anche te se vuoi! Inizia presto". Quello che indossava sembrava abbastanza appropriato. Stivali bianchi alti al ginocchio, una gonna pieghettata sempre bianca e un maglione che lasciava scoperte le spalle. Sotto aveva un prendisole rosa confetto. Nonostante fosse un po'infantile, le stava proprio bene!

Sia Furuhata-senpai che Mamoru apparivano shockati. "Akimoto!", la ammonirono all'unisono.

Usagi sembrava estasiata. "Honto ni? Sugoi!", stava battendo allegramente le mani e rideva per la felicità. "Vado ad una festa universitaria!".

La gioia della ragazza mi rese ancora più felice, e potevo vedere davvero perché fosse imparentata con Furuhata-senpai, erano così simili! Ma la reazione del mio compagno mi sorprese. "Nani?".

"Non la starai invitando ad una festa universitaria?", lo stato d'animo di Mamoru sembrava essersi rabbuiato e mi fissava. Mi rimpicciolii nervosamente sulla sedia e annuii.

Furuhata-senpai era dello stesso parere. " Con alcool e studenti ubriachi che girano intorno? Studenti maschi".

"Maschi sfacciati", Furuhata-senpai concordò annuendo.

"Uh...", un'enorme goccia di sudore mi scese per la testa e annuii di nuovo. Davvero, Wakamatsu-senpai e i ragazzi non erano così male una volta che li conoscevi. Anche se pensavo che con ragazze giovani come Usagi, sarebbero andati un po'sopra le righe e avrebbero flirtato come pazzi. Non è che l'avrebbero violentata. Mamoru conosceva Wakamatsu-senpai sin dalla scuola superiore. Mamoru era il capitano della squadra di calcio, mentre Wakamatsu era il vice, quindi non aveva nulla da temere...credo.

"No", dissero in coro; era una cosa spaventosa. Ero pronta a correre via, ma il loro sguardo mi impietrì. Non avevo mai visto questo loro lato possessivo. Mai. Credo che fossero davvero protettivi nei confronti di Usagi. Doveva essere come una sorella minore per Mamoru. Sia dannato il complesso della sorella.

"Che cosa intendete con no? Ci vado e voi non potete fermarmi!", Usagi distolse la loro attenzione da me e sospirai di sollievo. Non vorrò mai più trovarmi dalla parte di chi riceveva quell'occhiata.

"Usagi-chan, non puoi andare a queste feste", Furuhata-senpai cercò di calmarla. Credo che molti maschi là fuori, non potessero gestire una sorella minore arrabbiata. "Sei troppo giovane".

"Sono stata invitata", voltò i suoi occhi azzurri incolleriti verso il fratello.

"Non ci vai, Odango", disse oscuramente Mamoru, chiudendo il discorso.

Usagi lo fissò. Ero impressionata ed allo stesso tempo sorpresa. Com'era possibile che questa piccola ragazza fosse capace di ergersi contro Mamoru così impavidamente quando anche i ragazzi più duri dell'università potevano a malapena sopportare il suo sguardo di ghiaccio? E come faceva a far parlare Mamoru? Alcuni miei amici avevano una scommessa in corso; se fossero stati capaci di far dire a Mamoru più di una frase, avrebbero avuto 9000yen da ogni partecipante, ma ahimè, quella impresa era giudicata impossibile ( a meno che tu non fossi un insegnante, o la sua squadra sportiva o Furuhata-senpai) dannazione...se solo avessi accettato di partecipare alla scommessa.

Con una macchia d'oro, Usagi si stava piegando sul bancone e stava facendo a Furuhata-senpai la più grande, straziante, faccia da cucciolo che avessi mai visto. Anche il mio cuore si straziò. I suoi occhi addolorati scintillavano per le lacrime e le labbra tremavano incontrollabilmente, permettendo a piccoli e pietosi singhiozzi di sfuggire.

Furuhata-senpai esitò, la sua risolutezza andava seriamente incrinandosi.

"Motoki, no!".

Usagi ebbe successo.

"E'solo per questa volta, Mamoru. Dopotutto è la vigilia di Capodanno, in più, saremo lì per assicurarci che non accada nulla, giusto?".

Annuii con entusiasmo mentre Usagi gli faceva la linguaccia. Mamoru grugnì e si girò verso il suo caffè per meditare. Potevo forse pensare che Mamoru fosse un Dio, ma Usagi era ora la mia eroina!

Con una risata, Furuhata-senpai si girò verso di me. "A che ora è la festa?". Se non avesse tenuto conto del tempo, voleva dire che era veramente distratto.

"Uh", guardai fuori e vidi che era già buio. Questi giorni d'inverno stavano diventando più brevi. Guardai l'orologio. "Non è possibile! Dannazione, è tardi!". Non importava davvero se ero in ritardo, ci sarebbero state sicuramente tante persone che sarebbero arrivate tardi, ma dato che era la festa dell'amico del mio ragazzo...sospirai. Oh, beh...non potevo farci nulla ora.

"Stai qui; chiedo a mia sorella di coprirmi. Perché voi ragazzi non andate fuori ad aspettarmi? Tirerò anche fuori la macchina".

Ero confusa. "Hai un'altra sorella?".

"Eh?", confusione impressa sul suo volto. "Ho solo una sorella".

Aggrottai le sopracciglia. "Ma...Usagi...".

"Oh, quello?", rise Furuhata-senpai. "Usagi-chan è come un'altra sorellina per me! Unazuki è la mia vera sorella. Sfortunatamente", aggiunse scherzosamente.

"Ti ho sentito!", dietro la bionda c'era una ragazza dai capelli rossicci con gli stessi occhi verde mare di Furuhata-senpai.

Furuhata-senpai rise. "Che ci fai quaggiù? Stavo proprio per chiamarti".

"Ho chiuso, l'orario di lavoro sta per finire. Inoltre", fece l'occhiolino. "Mi hai fatta starnutire. Il mio caro vecchio Onii-chan ha di nuovo bisogno del mio aiuto?"

Sopra la sala giochi c'era un negozio di frutta. Sua sorella ovviamente lavorava lì mentre lui qui. Ora questo mi confuse ancora di più. Se Unazuki è la reale sorella di Furuhata-senpai, perché Mamoru si comportava così stranamente con Usagi?

Furuhata-senpai rise e si slegò il grembiule. Lo appese poi attorno al collo di Unazuki e glielo legò dietro. "Grazie tante, Imouto-chan!". L'uomo agitò la mano allegramente in segno di saluto e corse sul retro a recuperare le chiavi e prendere la sua macchina.

Unazuki sospirò. "Motoki ha davvero bisogno di essere più organizzato".

Usagi rise e afferrò il suo zucchetto di lana dal bancone. Sia il colore che il disegno completavano il resto del suo abbigliamento e così faceva lo stile. Aveva un orlo spesso, come una piccola visiera, mancava metà della parte superiore. Volevo quello zucchetto. Era così carino! Usagi procedette a premerlo sulla testa, tirando i suoi codini da sotto, senza troppa cura. "Ja ne, Unazuki-chan!", la salutò agitando entusiasticamente le mani. Molto strano; Unazuki non era più distante di qualche piede da noi!

Mamoru salutò con un cenno della mano e si girò, andandosene con un piccolo, "Ja".

Uscimmo dalla sala giochi ed in pochissimo tempo vedemmo la macchina nera di Furuhata-senpai fermarsi davanti a noi. Non era bella come quella di Mamoru, ma era comunque carina. Furuhata-senpai mi fece cenno di salire. Non notai il problema finchè arrivai alla portiera ( la capotta della macchina era su ); la sua auto era una sportiva a due posti. Come cavolo potevamo starci tutti?

"Muoviti Akimoto-san; siamo già in ritardo, non è vero?".

"Ma ci sono solo due sedili".

"Mamoru ha la sua moto. Usagi-chan può andare con lui". Vidi la bionda gettare uno sguardo biricchino all'uomo alto.

"Ma-", mi fermai prima che mi potessi pentire. Sospirai. Perché non potevo andare con Mamoru? Demoralizzata, aprii la portiera e scivolai dentro.

"Non essere così giù, Akimoto-san", il biondo mi rassicurò, ma tutto ciò che potei fare fu guardare dolorosamente Mamoru che si incamminava verso la sua moto.

"Vieni, Odango!", sbraitò, "Non ho tutto il giorno!". Si mise il casco e montò in sella. Si allungò all'indietro per liberare il casco di scorta prima di offrirlo alla ragazza.

Usagi sembrava esitare e stava per protestare con Furuhata-senpai, ma lui aveva altri pensieri. Gridò, "Non uccidetevi!". Con un sorriso, li salutò con la mano dal finestrino aperto e fece retromarcia nel parcheggio. Ci stavamo dirigendo verso la casa di Wakamatsu-senpai. Pochi minuti dopo un forte ruggito catturò la mia attenzione. Guardai nello specchietto laterale e vidi una lucente moto nera che ci raggiungeva. Accelerò velocemente ed in pochi secondi correva davanti a noi. Lunghi codini biondi svolazzavano dietro di lei, come se si facessero beffe di me.

Furuhata-senpai notò il mio malumore e saggiamente scelse di non commentare.

Finchè arrivammo alla festa, era già completamente buio con spesse e pesanti nuvole che incombevano sopra di noi ed un leggero rovescio di neve, stava cadendo. Lo avrei apprezzato se non fosse stato per il fatto che Usagi aveva viaggiato con Mamoru.

Furuhata-senpai si fermò di fronte alla casa e parcheggiò la macchina. La festa era già in pieno movimento con musica che pulsava e brillanti luci dorate. Mi entusiasmai di nuovo, chiedendomi quale sarebbe stata la reazione delle persone nel vedere Mamoru.

Quando giungemmo all'entrata, vidi Mamoru che ci aspettava con Usagi che si contorceva incontrollabilmente. Mamoru aveva la mano di lei nella sua presa, la lunga manica del suo maglione tirata su per esporre il suo polso. Nell'altra mano di Mamoru c'era una penna ad inchiostro nero. Girò il suo polso e le scrisse in chiare lettere:

Property of Chiba Mamoru.

Mi sentii soffocare e Furuhata-senpai sogghignò.

"Huh? Nani?", Usagi inclinò la testa da un lato e sollevò la mano vicino al volto per studiarla per un momento. Le sopracciglia le si aggottarono graziosamente. Cercò di leggerlo, ma sembrava che anche la prima lettera la lasciasse perplessa. "Qualcosa...Ch-Chi...Mou! Che cosa dice?! Mamoru-baka!".

Mamoru sogghignò. "Pensavo che prima mi avessi detto che potevi leggere l'inglese, Odango".

"Ho detto che Ami-chan mi sta insegnando a leggerlo, baka!". Mamoru sollevò un sopracciglio. L'espressione della ragazza mutò in un broncio. "Dimmi cosa dice!".

Furuhata-senpai le mise un braccio attorno alle spalle, "Fidati di me, Usagi; è per il tuo bene".

Gli lanciò un'occhiata dubbiosa.

"Ti ho mai mentito?".

Soddisfatta che non ci fosse niente di brutto sulla sua mano, lasciò che Furuhata-senpai la conducesse nella casa. Prima che se ne andasse, la sentii dire, "E'carino. Ogni qual volta cerco di scrivere in inglese viene così male!".

Stavo fissando malinconicamente il pavimento. "Perché lei, Chiba-senpai? E'solo una bambina!", guardai in su e vidi che era a disagio.

"Abbiamo mai avuto la possibilità di scegliere?".

Potevo anche finirla con le finzioni. Doveva sapere che ero un avido membro del suo fan club.

In quel momento, la sua famosa maschera priva di espressione era tornata sul suo volto. "Iie. Gomen nasai".

Perché si stava scusando? Diedi voce ai miei pensieri. "Per cosa?".

"Per averti fatto perdere tempo".

"E'stata colpa mia", emisi un profondo respiro. "Beh, tutte sapevamo che non ti saresti mai innamorato di una di noi". Mi stavo riferendo al Chiba Mamoru fan club. "Ma di una bambina? Fidanzarsi con una persona giovane! Non è certamente da te, Chiba-senpai!".

"Non è una bambina", disse tranquillamente. Era calmo, ma nessuno di noi si mosse.

"Akimoto-san?"

"Hai Chiba-senpai?".

"Sta per arrivare il nuovo anno". No, davvero? Non sapeva che questo era il motivo per cui c'era la festa?

"Huh?".

Ripetè la frase, qualcosa che faceva raramente. Conoscendolo, doveva esserci un significato dietro. Dio, quanto criptico poteva essere?! Non sviluppò la sentenza ma mi porse il braccio.

"Nani?". Mi voleva scortare alla festa? Perché? Inoltre, avrebbe violato la tredicesima regola del fan club. Non volevo dire che improvvisamente mi colpì come un fulmine, ma realmente, questo era esattamente ciò che accadde, come un fulmine! Capii cosa voleva dire. Con esitazione misi la mano nell'incavo del suo gomito.

"Andiamo allora?".

Ridacchiai. Ancora il solito gentiluomo di sempre.

Ci muovemmo verso la festa prima di separarci.

Vidi alcuni compagni di classe guardare con aria sciocca la confusa bionda. Un piccolo sogghigno si spiegò sulle mie labbra. Per una volta, il pensiero di Chiba Mamoru non faceva battere follemente il mio cuore, guardarlo non mi faceva più arrossire e la sua voce non mi faceva sciogliere. Cercando di riprendere fiato, mi feci aria al viso bruciante e mi appoggiai contro il muro per sostenermi. Okay, avevo mentito. Progettavo di lavorare su questo punto debole, ed in poco tempo sarei stata capace di superare il mio amore per il caro Mamoru-sama!

Di nuovo cercai di ridimensionarmi. Allora che cosa potevo farci se la sua nuova personalità mi aveva fatto ancora più pazzamente innamorare di lui? Mi ci vorrà un bel po'di lavoro e tempo, ma so che lo supererò! Dopotutto ero riuscita a toccarlo, il che non aveva nulla a che fare col mio desiderio egoista di toccarlo, no, per nulla.

Ma davvero, avevo capito che cosa stava cercando di dirmi. Con un nuovo anno, avremmo potuto cambiare per il meglio. Mamoru sembra che stia cambiando, lentamente. Ho la sensazione che il prossimo anno, l'università avrà un Mamoru diverso. E ora posso finalmente superare la mia ossessione! Ora amerò l'onnipotente Dio conosciuto come Mamoru-sama! Sorrisi radiosamente. Non è che lo adorerò come un Dio, no, Chiba Mamoru sarà per sempre l'essere più perfetto sulla terra. Ma ora, lavorerò il più duramente possibile per cercare e rimuoverlo dall'essere il centro del mio mondo. Ed intendo, il più duramente. Male che non potessi dire la stessa cosa per il fan club.

In un angolo scuro, vidi Mamoru che guardava Usagi con occhi dolci. Il suo piano sembrava stesse funzionando. Tutti i ragazzi erano stati lontani da lei, comunque le donne le si stavano affollando attorno, cercando di estorcerle qualche informazione. Sorridendo fra me e me, andai a salvare il piccolo coniglietto dagli avvoltoi.

In poche ore sarebbe stato un nuovo anno.

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Note di lithtys: trovo che questa ff sia carinissima! Qualcosa di innovativo...Spero che sia piaciuta anche a voi. ^______^

Fatemi sapere cosa ne pensate.

Ps: L'autrice sta lavorando al seguito "Her".

  
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