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Autore: Marianne    27/09/2006    0 recensioni
.."" Io…ti amo.."" solo parole pronunciate al vento, fra ricordi racchiusi nella memoria. E quelle lacrime versate, per una fanciulla come te..
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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“ Come una lacrima, scivolo sulla tua gota, lasciando quel segno caldo e indelebile, sulla tua pelle. “

Quel tuo sussurro, così semplice. Significativo ed importante. Sapevi che avrei pianto un giorno. Non per me, ne per nessun altro, ma solo perché tu te ne saresti andata. Dicevi che avrei versato lacrime calde, pregne del mio amore per te. Io mi mesi a ridere, quando tu me lo dicesti. Risi, prendendoti in giro. Ma eri così bella, così meravigliosa, che non mi ero neppure accorto, ti quanto tu fossi essenziale, per me. Ricordo ancora, il primo giorno che ti vidi. Eravamo entrambi al primo anno. Il nostro primo giorno di scuola, ad Hogwarts. Eravamo bambini. Eravamo piccoli, ma già così grandi. Tu lo vedevi nei miei occhi, e io nei tuoi. Quei due occhioni verdi, quasi fossero smeraldi. E i tuoi capelli. Quei boccoli rossi, che ondeggiavano al tuo passo leggero. Così leggero, che era difficile anche udirti, alle spalle. Fosti mistata nel Tassorosso e io, nel Serpeverde ovviamente. Non ho mai capito come un tuo sorriso riuscisse a sciogliere la barriera, che avevo attorno al mio cuore. Ma ci riusciva e questo, mi infastidiva. I giorni, passavano. I mesi e gli anni, se ne andavano. Io invece, restavo della mia stessa idea, che ebbi la prima volta che ti vidi. Tu non potevi farmi sentire così. Cominciavo ad odiarti sempre di più, per questo. Ogni volta che ti passavo accanto o tu lo facevi con me, mi provocavi un brivido, lungo la schiena. Mi facevi provare una strana sensazione, che partiva dall’ anima, esplodendo in qualcosa di più grande. Non dovevo permetterti, di potermi raggiungere. Nessuno mai, lo avrebbe fatto. E nonostante io avessi studiato, per fare un giorno il Docente di Pozioni, non volevo neppure immaginare, che tu potessi incantarmi così, semplicemente, senza incantesimi. Eri una strega, ma non potevi rubarmi il cuore. E’ illegale, senza dubbio, proibito. Così un giorno, al quinto anno che frequentavamo, io ti aspettai. Avvolto nel mio mantello nero, con il cappuccio tirato sui lunghi capelli, che sfioravano le spalle, mi appostai contro un muro. Li nell’ombra, aspettai il tuo passaggio. Sapevo che ogni pomeriggio, ti dirigevi nella Biblioteca della scuola. E così, senza vergogna o imbarazzo, avrei finalmente messo fine, ai tuoi stupidi trucchetti. Avrei spezzato il filo, che ti conduceva così insistentemente a me. Ti vidi sbucare dall’angolo del corridoio, che percorrevi dolcemente, con quell’aria deliziata dipinta sul viso. Niente trucco a rovinare, quella pelle delicata e bianca. I tuoi boccoli cascanti, sulle spalle nude. Quel corpetto nero, chiuso dietro la schiena, a stringerti quel petto minuto e dalle forme sottili. E poi, quella gonna lunga a coprire quelle gambe, che avrei incosciamente, voluto toccare. Ma non ci pensai due volte, quando mi passasti davanti. Ti afferrai un braccio, ciondolante e ti feci cadere a terra, quel libro che stringevi con l’altra mano. Sussultasti per un momento, prima di averti portato la mia mano, sulla bocca. Tu la chiusi e non dissi niente. Guardavi nella penombra, sotto quel cappuccio, che avevo indosso. Mi perforavi l’anima con i tuoi occhi, sapevo che guardavi nella mia direzione. Ti strinsi a me, involontariamente e tu non dissi nulla. Non mugolasti, ne ti mossi. Eri così brava, che ti avrei dato un premio. Ma non c’era niente di tutto ciò, se non le mie braccia che stringevano il tuo corpicino e la mia mano sulla tua bocca, che scivola a stringerti un polso. Ti tenevo davanti a me, stretta a me. Non potevi scappare. Premetti le mie labbra sul tuo orecchio e ti sussurrai codeste parole. “ Liberami dal tuo incantesimo ”. E ne eri pressoché sorpresa. Assai stupita di quelle parole, tanto insensate, quanto incoerenti. Mi guardavi curiosa, come se avessi voluto capire, qualcosa che nascondevo in me. “ Severus, di cosa parli ? “me lo mormorasti piano. Avevi riconosciuto la mia voce. Sapevi come mi chiamavo, per quelle poche volte, che avevamo parlato assieme. O per di più, io litigavo con te, per la tua apparente e noiosa, calma. Per la tua gentilezza. Per la tua graziosità. Ci conoscevamo appena e invece, sembravamo sapere tutto l uno dell’altro. Non ti lasciai e strinsi ancor più il tuo polso. Non capivi, o forse ero io che non mi spiegai quel giorno. “ Liberami dal tuo incantesimo, Strega “ sussurrai ancora, freddo, distaccato, minaccioso. Sussultasti confusa. Scuotevi il capino, con quei boccoletti che si muovevano a destra e sinistra. Negavi ciò che ti dicevo. Anche quando te lo dissi bello e chiaro, come mi facevi sentire ogni volta. Cosa mi facevi provare. Come mi rendevi strano, quando ti guardavo ridere, con i tuoi amici. E tu sorrisi, alzandoti sulle punte dei piedi. Eri così piccola e avevamo persino la stessa età. Confronto a te, ero un gigante e tu una formichina, che avrei potuto calpestare quando più mi avrebbe fatto comodo. “ E’ amore, Severus. Questo è ciò che senti “ disse, arrossendo, senza che io potessi vederla. Sarebbe stato a dir poco splendido, averla vista arrossire, solo perché mi stava proferendo quelle parole. Ma non accadde, perché la scostai da me violentemente, facendola inciampare sul libro a terra, e , successivamente cadere sul duro pavimento. “ Non è amore ! Non lo proverò mai io, è chiaro Marianne ? Mai per te. Tu non sei niente. Non vali niente. La tua bellezza, il tuo essere carina. Sei solo una bambola, finta ! “ e te lo urlai contro, con estrema durezza. Ti ferii. Lo vedi sul tuo viso, che ora piangeva. Mossi un passo indietro, pensieroso. Avevo sbagliato, ti avevo fatto male. Ma ero troppo orgoglioso, per averti potuto allungar la mano, così che tu ti fosti alzata. No, ti guardai e risi. “ Stupida. Illusa. “ continuavo ad infierire sul tuo cuore e vedevo le tue lacrime, su quella pelle bianca, che scivolavano lunghe le gote. Ti alzasti, prendendo il libro da terra. Non so come facesti, ma alzasti lo sguardo su me, pronta a reggere il mio stesso sguardo. Ebbi una tale esitazione, che dopo poco lo scostai dal tuo. “ Severus, un giorno capirai. Un giorno crescerai anche tu. Un giorno, piangerai per me. Perché quel giorno, non ci sarò più. “me lo dissi piano, provocando in me una strana reazione, che mi fece rimanere fermo a guardare il tuo passo, scomparire oltre un corridoio. Da quel giorno, non ti vidi più Marianne. Ti persi completamente di vista. Mi lasciavo prendere in giro da chiunque, da Potter, Lupin e Minus. Non mi importava fare il forte davanti a loro, non mi importava più di tanto. Ciò che non capii, era la tua scomparsa. Era impossibile, che tu te ne fosti andata via così, senza dirmi perché, senza…Bèh. Come avresti potuto sol rivolgermi parola ? Dopo quelle ultime che mi avevi detto e dopo che io, ti avevo fatto piangere ? Risi angosciato per quei pensieri. E all’ultimo anno, quando fui stato promosso in M. A. G . O. me ne andai da Hogwarts. Andai al Maniero, li dove la mia infanzia era rimasta incisa, sia su quei vecchi muri, che nel mio freddo cuore. Quello stesso cuore, che pulsava per te, Marianne, e che mi accorsi battere, solo quando la tua assenza divenne pesante per me. Continuai ad essere confuso, per la tua sparizione. Nessuno aveva detto niente. Nessuno sapeva niente. Che io avessi sognato per tanto tempo, una ragazza come te ? No, sarebbe stato impossibile, assurdo, un incubo. Cercai di dormire, ma non ci riuscii e mi ci volle poco, per alzarmi. Feci alcuni bagagli e me ne andai di nuovo. Neanche due giorni dalla fine della Scuola, che ci ritornai. Ed era da Silente, che andai. Fu lui a guardarmi stupito, sotto quegli occhiali a mezza luna. Era lui, che mi diceva il motivo del perché Marianne, se ne fosse andata. “ Era malata Severus. Una malattia incurabile, nascosta nel suo piccolo corpo. Che giorno dopo giorno la uccideva, risucchiandone la vita. “ furono quelle parole a creare un vuoto dentro di me. Un vuoto più profondo e senza via di uscita. “ Lei, rideva, sorrideva. Lei, era bellissima..” mormoravo confuso. E Silente mi guardava, li seduto sulla sua poltrona, come niente fosse successo. Come se quella ragazza non fosse mai esistita. “L’apparenza inganna Severus.” rispose così alle mie parole, alzandosi e dirigendosi verso di me. “ Tu l’amavi “ infieriva e soppesava i suoi occhi su me, come a cercare qualcosa. Ma lui non era lei. Anche se riusciva a leggere i miei pensieri, non poteva toccarmi l’anima, come faceva Marianne, con un solo sguardo. Scossi la testa. “ Non è vero “ lo dissi chiaro e tondo. Mentii a lui, ma non a me stesso. Ma ero così angosciato, che non mi importava di udire più ogni sua singola parola. Ed è quando lui prese a parlare di Voldemort, sul perché io fossi andato dalla sua parte, che me ne andai. Via veloce, corsi impazzito, verso l’ingresso principale. Uscii dalla scuola e mi diressi al Lago. Li l’acqua, era calma e pulita. Con i suoi misteri, nelle più buie, profondità. Non c’era nessuno, non durante le vacanze estive, o almeno l’inizio di quest’ultime. Mi lasciai ricadere a terra e portandomi le mani a coprire il volto, risi. “ Come una lacrima, scivolo sulla tua gota, lasciando quel segno caldo e indelebile, sulla tua pelle.” le risento nella mia testa quelle parole. E piansi per quel dire dolce e sincero. Per quelle carezze, che non accettavo e che mi facevi. Per tutte quelle volte che ti trattavo male. E per quella volta, che ti feci piangere e non ti vidi più. “ Io..ti amo..” solo parole pronunciate al vento, fra ricordi racchiusi nella memoria. E quelle lacrime versate, per una fanciulla come te. Una gemma preziosa, che avevo davanti agli occhi e che ho lasciato andare via. O forse, che me l’hanno strappata via, senza che io avessi capito, la sua tale importanza, nella mia vita. Ed è qua, che ancora oggi, nel ricordarti in questo Diario, io mi crogiolo nel mio dolore, chiedendomi se tu sia viva o morta.

Marianne, ho sbagliato. Avevi ragione te. Ed ora che hai vinto, ti prego, non abbandonarmi.
  
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