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Autore: Lushia    22/02/2012    5 recensioni
Sawada Tsunayoshi è il grande, amato e stimato (e anche odiato) decimo boss dei Vongola. Lui e i suoi guardiani, grandiosi e irragiungibili agli occhi di persone che li ammirano e li amano, sono impegnati con affari interni e problemi di varia natura tipici di un potente clan mafioso.
E tralasciando le vicende in Italia la nostra attenzione va in Giappone dove si sta formando un'altra famiglia, la famiglia Vongola di undicesima generazione, capitanata dalla psicopatica figlia di Vongola Decimo, che si appresta a voler lottare a tutti i costi per realizzare i loro sogni.
Ma come andrà a finire la loro storia? Potrà essere ricca di emozionanti avventure o non riusciranno nel loro intento?
Seguiamoli assieme nel loro viaggio!
Genere: Avventura, Commedia, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Target 0 - Eh?! Non ci credo, sono diventato padre!

cover

Controllò nuovamente l'orologio da polso, erano passati altri tre minuti e si trovava ancora in viaggio sulla sua auto.
Sospirò, la sua ansia era percepibile.
Sapeva che avrebbe fatto tardi, la discussione lo aveva trattenuto a lungo e lui non era certo il tipo d'uomo che poteva mandar via i suoi ospiti in modo tanto maleducato e frettoloso.
L'albino seduto accanto a lui gli lanciò un fugace sguardo, stava facendo di tutto per aiutarlo proprio perchè si trattava di una situazione delicata. Aveva anche pensato di cancellare un appuntamento, ma Decimo gliel'aveva impedito.

Era proprio per quel motivo che l'auto stava sfrecciando furiosamente verso la clinica privata di Namimori. Erano passanti già parecchi minuti dalla loro partenza e finalmente erano arrivati nei pressi dell'edificio, attendendo che il veicolo si fermasse.

La tensione era tangibile e l'autista sembrava preoccupato per il suo lavoro, sudava freddo. Tentò di fare del suo meglio per portare a destinazione i due uomini senza che ci fossero intoppi di alcun genere.
L'uomo castano si grattò il capo, era da tanto che non era così nervoso, nemmeno gli impegni e i colloqui con persone di dubbio gusto lo rendevano così a disagio.
Quando il veicolo si fermò davanti all'entrata della clinica, il bruno si gettò letteralmente fuori dall'automobile, senza neanche aspettare che il suo braccio destro gli aprisse la portiera come al solito.
L'uomo si lanciò su per le scale, dirigendosi verso il corridoio del reparto maternità, cercando di orientarsi controllando i vari tabelloni e cartelli.
Quando infine raggiunse l'area giusta trovò alcuni uomini in attesa, i quali sembravano ansiosi e nervosi almeno quanto lui.

- Oh, Gokudera! Tsuna! - un uomo alto dai capelli scuri si avvicinò ai due appena giunti, ridacchiando con tranquillità.

Era praticamente il più calmo del gruppo.

- Yamamoto! - lo salutò l'albino, guardandolo con perplessità - Che hai da ridacchiare?! Cos'è successo qui, è già uscita? -

L'uomo dai capelli castani si guardò attorno con ansia, cercando una risposta alla silenziosa domanda che si era posto, lanciando uno sguardo ad un ragazzo dai capelli scuri e alquanto spettinati, il quale sbadigliò poco più in là: era seduto sulla panca in maniera scomposta, indossava una camicia pezzata e un pantalone beige.

- Niente ancora, i medici sono da un po' lì dentro ma non ci sono notizie. - spiegò il ragazzo, portando le braccia dietro la testa.

Tsuna scosse il capo, rimuginando, decidendo che la cosa migliore fosse sedersi e aspettare con calma.
Non passarono nemmeno tre secondi da quando il suo fondo schiena aveva toccato la panca che si rialzò, confuso.

- Ehi, Tsuna! Dai, calmati, è tutto a posto! - Yamamoto ridacchiò.

Accanto a lui si avvicinò un altro uomo albino, che portava un cerotto sopra al naso. Aveva uno sguardo buffo e fissò Tsuna con grande empatia.

- C-cerchiamo di non preoccuparci! Andrà tutto bene all'ESTREMO!! LO GIURO!!! - gli urlò con ardore.

Iniziò a urlare a caso, avvampando di gioie e nervosismo, perciò Yamamoto dovette aiutarlo a calmarsi.
Tuttavia il suo strano entusiasmo riuscì a fargli scappare un sorriso, e Tsuna finalmente si sedette e restò calmo per i successivi cinque minuti, finchè il pianto di un infante non ruppe il silenzio.
Saltò in piedi nuovamente, col cuore in gola.

Ecco, ci siamo!

Il nervosismo era tangibile, si sentiva a disagio e lo poteva notare anche dagli altri uomini presenti accanto a lui: Lambo si toccava nervosamente alcuni ciuffi della sua chioma scompigliata, Sasagawa Ryohei andava avanti e indietro come un forsennato, ripetendosi tra sé e sé strani discorsi che Tsuna non riusciva a cogliere, Gokudera Hayato aveva gli occhi che gli brillavano e fissava con concentrazione la porta della sala parto, mentre l'unico apparentemente calmo era Yamamoto Takeshi, che era seduto con un sorriso stampato sul volto e osservava i suoi compagni in attesa di novità.
Le quali, però, non tardarono ad arrivare, poiché la porta della sala parto si spalancò sotto i loro occhi e due infermiere ne uscirono rapidamente, trasportando quel che sembrava essere un'incubatrice, la quale racchiudeva al suo interno un neonato chiassoso.


Il gruppo si avvicinò, o meglio, si catapultò sull'incubatrice per osservare da vicino l'infante isterico che continuava a lamentarsi con tutta la sua voce: poterono notare che aveva tanti capelli, era già stata tutta pulita e continuava ad agitarsi incessantemente.

Nel momento di estremo stupore e ammirazione, mentre le due infermiere tentavano di allontanare gli uomini per portare via la bambina, Tsuna tornò in sé e cercò di non fissare troppo la creaturina, anche se era abbastanza difficile. Ancora non riusciva a credere che quel piccolo essere umano fosse sangue del suo sangue, assomigliava troppo ad una bambolina.
Alzò gli occhi e tornò con i piedi per terra, rivolgendosi alle infermiere.

- E la madre? Come sta? -

Le donne sorrisero dopo essere finalmente riuscite a staccare il gruppo famelico dalla piccola creatura, la quale si era già stancata di piangere e stava per addormentarsi.

- Fra poco la porteranno fuori, è tutto a posto. - affermò una delle due donne.
- Adesso dobbiamometterle il braccialetto, ma non ci è stato ancora comunicato il nome. L'avete già deciso? Altrimenti dovremmo segnare quello della madre. - chiese l'altra, osservando Tsuna con attenzione.

In quel momento si accorse di essersene completamente dimenticato, si sentì abbastanza in imbarazzo e chinò il capo per scusarsi.

- Perdontemi, mi era passato di mente! L'abbiamo già deciso, è Nozomi, Sawada Nozomi. - rispose.

Le donne annuirono per poi fuggire con il pargolo sotto gli occhi vogliosi del gruppetto.
L'uomo dai capelli castani staccò l'attenzione dalla figlioletta e tornò a porre i suoi pensieri sulla porta della sala parto, attendendo con ansia che vi uscisse la sua sposa.

   
 
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