–Celtic Family—
Book 1 ê Page 1{ Semplice,
semplice: cosa può andare storto?
Non c’è luogo
più tranquillo di un quartiere residenziale in pieno agosto e tranquillità per
Arthur era sinonimo di tempo libero da dedicare agli esperimenti di magia per
questo, oltre all’antica splendida dimora che era sua da secoli aveva
acquistato una villetta di periferia. Quella volta stava lavorando a qualcosa
di semplice, un incantesimo per cambiare
aspetto che sicuramente gli sarebbe tornato utile in qualche modo. Ormai ci
mancava davvero poco a completare il tutto, un ultima strofetta per concludere
in bellezza e l’incantesimo sarebbe stato perfetto e pronto all’uso; intinse
delicatamente la penna d’oca nell’inchiostro –
Uno
scampanellio acuto e molto, molto fastidioso lo fece quasi sobbalzare tanto era
preso dai suoi pensieri, quel movimento improvviso gli fece cadere una goccia
di inchiostro sul foglio; imprecò vedendo come velocemente il liquido nero si
spandeva rovinando il suo lavoro ma decise comunque di andare a vedere chi
diavolo osasse disturbarlo durante le sue sacrosante ferie. Se era ancora
quella scocciatrice della porta accanto che si lamentava per il fumo viola che
usciva dal camino questa volta glie le avrebbe cantate, parola di mago!
Arthur era un
gran pignolo, o un perfezionista come preferiva definirsi, e per dedicarsi alle
arti occulte indossava gli abiti adatti – come ogni gentleman che si rispetti
aveva un guardaroba molto ben fornito- ovvero la sua divisa ufficiale con
fibbie e bottoni perfettamente lucidati fino a splendere e un ampio,
scenografico mantello di seta nera – forse un po’ troppo ampio- con un lungo
strascico; sicuramente l’effetto complessivo era discretamente impressionante
ma una cosa così ingombrante finiva inevitabilmente in mezzo ai piedi ad ogni
passo e più di una volta aveva rischiato di inciampare; il campanello suonò di
nuovo, in modo se possibile ancor più insopportabile, e a passo di marcia andò
ad aprire attraversando l’ampio salone sotterraneo – che aveva fatto scavare
appositamente- in linea retta senza far caso al cerchio magico.
Non è una cosa
saggia attraversare un cerchio magico senza le dovute precauzioni soprattutto
se non si aveva concluso un incantesimo: bastava un niente e questo si attivava
automaticamente in modo assolutamente imprevedibile e il niente in questione
giunse sotto forma di un grosso libro dimenticato nel posto sbagliato.
Troppo
impegnato ad imprecare contro i vicini e i seccatori in genere per guardare
dove stesse andando – pessima abitudine che lo portava a fare certe figuracce
innominabili-, finì per inciampare nel suddetto tomo e il mantello, abbastanza
ampio da avvolgere elegantemente la sua esile figura, fece il resto. Prima
ancora che potesse porvi rimedio finì lungo disteso sul duro pavimento di
pietra proprio al centro del complicato diagramma che, esattamente in quel
preciso istante, si illuminò di un’intensa luce dorata.
“Oh cielo!”
non fece in tempo a dire altro che il bagliore dorato invase il buio
seminterrato.
~♥~
Se c’era una
cosa che Shane odiava era attendere, la pazienza non era mai stata una sua
virtù e, più passavano gli anni, più il suo carattere irruento e precipitoso si
accentuava.
Secoli di
esperienza gli avevano insegnato – nella maniera più dura e dolorosa- che
lasciarsi trascinare dagli eventi e attendere troppo prima di agire non era mai
una buona idea; ogni volta che l’aveva fatto aveva perso qualcosa di prezioso.
E sinceramente non voleva più perdere nulla.
Al momento
stava bussando e suonando il campanello di una villetta di periferia
apparentemente disabitata da circa venti minuti e si era già beccato un paio di
occhiatacce da parte di una vecchietta che l’aveva scambiato per un ladro o
chissà che altro. Gli capitava spesso di attirare sguardi quanto meno di
disapprovazione per il suo aspetto ma la cosa non lo toccava più di tanto. Anzi,
trovava abbastanza divertente il modo in cui le persone storcevano il naso nel
vedere i suoi abiti di pelle nera e soprattutto i suoi capelli lunghi fino alle
spalle e di un inusuale rosso acceso, colore del sangue vivo. Se quei poveri
idioti avessero saputo chi avevano davanti, probabilmente non sarebbero stati
tanto sgradevoli … più di una volta era stato tentato di rivelare la propria
identità solo per vedere la loro reazione. Sarebbe stato interessante ma l’idea
di mandare all’aria secoli e secoli di segretezza per vedere un paio di
casalinghe implorare perdono non gli andava molto a genio.
E, a proposito
di cose spiacevoli, il caro fratellino ci stava mettendo troppo ad aprire, va
bene prendersi i propri tempi ma c’era un limite a tutto!
“Artie!”
chiamò quasi gridando “Aprimi subito o ti butto giù la porta a calci e non
sarebbe la prima volta!”
All’improvviso
avvertì una specie di brivido, come se l’aria avesse avuto un fremito; Shane
sapeva fin troppo bene che quella bizzarra sensazione era segno che qualcuno,
nelle immediate vicinanze stava utilizzando la magia. Gli bastò fare due conti
per capire che quell’incompetente di suo fratello stava combinando qualcosa il
che significava guai in arrivo: non era mai uscito niente di buono dagli
incantesimi di Arthur, mai: solitamente tendevano a sfuggirgli di mano con
effetti imprevedibili e potenzialmente catastrofici. Si ricordava fin troppo
bene di quando, cercando di far crescere magicamente una pianta, si erano
ritrovati con un ficus di dieci metri che cresceva fin troppo rigogliosamente
nel salotto di casa Kirkland … non era stato per nulla piacevole!
“Artie!”
questa volta gridò davvero sferrando un potente calcio alla porta che cigolò
sui cardini “Ti avevo avvisato! Adesso entro, che tu lo voglia o no!” un altro
poderoso calcio e la povera porta si schiantò miseramente sul pavimento in una
pioggia di polvere e un rumore assordante.
Strano che
Arthur non fosse dall’altra parte con la sua solita espressione arcigna, si
disse Shane entrando nel buio corridoio d’ingresso una volta maniacalmente
ordinato
“Sembra
arredato da una vecchia zitella” commentò tra sé guardandosi attorno “ci sono
centrini ovunque!” non gli erano mai piaciuti i gusti di suo fratello, troppo
normali a parere suo …
Si diede una
veloce occhiata attorno e poi, ignorando le altre stanze, si diresse spedito
verso la porticina nascosta in fondo al corridoio, chiunque l’avrebbe scambiata
per l’ingresso di un ripostiglio ma Shane sapeva benissimo che c’erano molto
più che cappotti e ombrelli dietro quell’insignificante asse di legno
meticolosamente dipinto: il sotterraneo segreto in cui quel matto di suo
fratello andava a giocare all’apprendista stregone.
Provò a
spingere piano il piccolo pomolo d’ottone un po’ rovinato: era gelido e coperto
da un leggero strato di brina, segno inequivocabile che qualcuno oltre la porta
aveva appena compiuto un potente incantesimo, ma per fortuna non chiuso e,
stando ben attento a toccare il meno possibile il metallo impregnato di forza
arcana, Shane l’aprì abbastanza per potervisi infilare anche se con una certa
difficoltà.
Non fece però
in tempo a mettere piede sul minuscolo pianerottolo che fu investito da un’accecante
luce dorata.