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Autore: Marsie Sinclair    22/02/2012    2 recensioni
Una serie di storielle più o meno serie che vedono protagonista la bizzarra e malassortita famigliola che è il Regno Unito
Alla Mari e alla Mero che sono tra le poche a non odiare Scozia
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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magic family

Celtic Family

 Book 1 ê Page 1{ Semplice, semplice: cosa può andare storto?

Non c’è luogo più tranquillo di un quartiere residenziale in pieno agosto e tranquillità per Arthur era sinonimo di tempo libero da dedicare agli esperimenti di magia per questo, oltre all’antica splendida dimora che era sua da secoli aveva acquistato una villetta di periferia. Quella volta stava lavorando a qualcosa di semplice, un incantesimo per  cambiare aspetto che sicuramente gli sarebbe tornato utile in qualche modo. Ormai ci mancava davvero poco a completare il tutto, un ultima strofetta per concludere in bellezza e l’incantesimo sarebbe stato perfetto e pronto all’uso; intinse delicatamente la penna d’oca nell’inchiostro –

Uno scampanellio acuto e molto, molto fastidioso lo fece quasi sobbalzare tanto era preso dai suoi pensieri, quel movimento improvviso gli fece cadere una goccia di inchiostro sul foglio; imprecò vedendo come velocemente il liquido nero si spandeva rovinando il suo lavoro ma decise comunque di andare a vedere chi diavolo osasse disturbarlo durante le sue sacrosante ferie. Se era ancora quella scocciatrice della porta accanto che si lamentava per il fumo viola che usciva dal camino questa volta glie le avrebbe cantate, parola di mago!

Arthur era un gran pignolo, o un perfezionista come preferiva definirsi, e per dedicarsi alle arti occulte indossava gli abiti adatti – come ogni gentleman che si rispetti aveva un guardaroba molto ben fornito- ovvero la sua divisa ufficiale con fibbie e bottoni perfettamente lucidati fino a splendere e un ampio, scenografico mantello di seta nera – forse un po’ troppo ampio- con un lungo strascico; sicuramente l’effetto complessivo era discretamente impressionante ma una cosa così ingombrante finiva inevitabilmente in mezzo ai piedi ad ogni passo e più di una volta aveva rischiato di inciampare; il campanello suonò di nuovo, in modo se possibile ancor più insopportabile, e a passo di marcia andò ad aprire attraversando l’ampio salone sotterraneo – che aveva fatto scavare appositamente- in linea retta senza far caso al cerchio magico.

Non è una cosa saggia attraversare un cerchio magico senza le dovute precauzioni soprattutto se non si aveva concluso un incantesimo: bastava un niente e questo si attivava automaticamente in modo assolutamente imprevedibile e il niente in questione giunse sotto forma di un grosso libro dimenticato nel posto sbagliato.

Troppo impegnato ad imprecare contro i vicini e i seccatori in genere per guardare dove stesse andando – pessima abitudine che lo portava a fare certe figuracce innominabili-, finì per inciampare nel suddetto tomo e il mantello, abbastanza ampio da avvolgere elegantemente la sua esile figura, fece il resto. Prima ancora che potesse porvi rimedio finì lungo disteso sul duro pavimento di pietra proprio al centro del complicato diagramma che, esattamente in quel preciso istante, si illuminò di un’intensa luce dorata.            

“Oh cielo!” non fece in tempo a dire altro che il bagliore dorato invase il buio seminterrato.

 

~♥~

 

Se c’era una cosa che Shane odiava era attendere, la pazienza non era mai stata una sua virtù e, più passavano gli anni, più il suo carattere irruento e precipitoso si accentuava.

Secoli di esperienza gli avevano insegnato – nella maniera più dura e dolorosa- che lasciarsi trascinare dagli eventi e attendere troppo prima di agire non era mai una buona idea; ogni volta che l’aveva fatto aveva perso qualcosa di prezioso. E sinceramente non voleva più perdere nulla.

Al momento stava bussando e suonando il campanello di una villetta di periferia apparentemente disabitata da circa venti minuti e si era già beccato un paio di occhiatacce da parte di una vecchietta che l’aveva scambiato per un ladro o chissà che altro. Gli capitava spesso di attirare sguardi quanto meno di disapprovazione per il suo aspetto ma la cosa non lo toccava più di tanto. Anzi, trovava abbastanza divertente il modo in cui le persone storcevano il naso nel vedere i suoi abiti di pelle nera e soprattutto i suoi capelli lunghi fino alle spalle e di un inusuale rosso acceso, colore del sangue vivo. Se quei poveri idioti avessero saputo chi avevano davanti, probabilmente non sarebbero stati tanto sgradevoli … più di una volta era stato tentato di rivelare la propria identità solo per vedere la loro reazione. Sarebbe stato interessante ma l’idea di mandare all’aria secoli e secoli di segretezza per vedere un paio di casalinghe implorare perdono non gli andava molto a genio.

E, a proposito di cose spiacevoli, il caro fratellino ci stava mettendo troppo ad aprire, va bene prendersi i propri tempi ma c’era un limite a tutto!

“Artie!” chiamò quasi gridando “Aprimi subito o ti butto giù la porta a calci e non sarebbe la prima volta!”

All’improvviso avvertì una specie di brivido, come se l’aria avesse avuto un fremito; Shane sapeva fin troppo bene che quella bizzarra sensazione era segno che qualcuno, nelle immediate vicinanze stava utilizzando la magia. Gli bastò fare due conti per capire che quell’incompetente di suo fratello stava combinando qualcosa il che significava guai in arrivo: non era mai uscito niente di buono dagli incantesimi di Arthur, mai: solitamente tendevano a sfuggirgli di mano con effetti imprevedibili e potenzialmente catastrofici. Si ricordava fin troppo bene di quando, cercando di far crescere magicamente una pianta, si erano ritrovati con un ficus di dieci metri che cresceva fin troppo rigogliosamente nel salotto di casa Kirkland … non era stato per nulla piacevole!

“Artie!” questa volta gridò davvero sferrando un potente calcio alla porta che cigolò sui cardini “Ti avevo avvisato! Adesso entro, che tu lo voglia o no!” un altro poderoso calcio e la povera porta si schiantò miseramente sul pavimento in una pioggia di polvere e un rumore assordante.

Strano che Arthur non fosse dall’altra parte con la sua solita espressione arcigna, si disse Shane entrando nel buio corridoio d’ingresso una volta maniacalmente ordinato

“Sembra arredato da una vecchia zitella” commentò tra sé guardandosi attorno “ci sono centrini ovunque!” non gli erano mai piaciuti i gusti di suo fratello, troppo normali a parere suo …

Si diede una veloce occhiata attorno e poi, ignorando le altre stanze, si diresse spedito verso la porticina nascosta in fondo al corridoio, chiunque l’avrebbe scambiata per l’ingresso di un ripostiglio ma Shane sapeva benissimo che c’erano molto più che cappotti e ombrelli dietro quell’insignificante asse di legno meticolosamente dipinto: il sotterraneo segreto in cui quel matto di suo fratello andava a giocare all’apprendista stregone.

Provò a spingere piano il piccolo pomolo d’ottone un po’ rovinato: era gelido e coperto da un leggero strato di brina, segno inequivocabile che qualcuno oltre la porta aveva appena compiuto un potente incantesimo, ma per fortuna non chiuso e, stando ben attento a toccare il meno possibile il metallo impregnato di forza arcana, Shane l’aprì abbastanza per potervisi infilare anche se con una certa difficoltà.

Non fece però in tempo a mettere piede sul minuscolo pianerottolo che fu investito da un’accecante luce dorata.

 

  
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