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Autore: KoreW    22/02/2012    1 recensioni
Storia scritta per il contest La festa degli innamorati indetto da saramichy sul Forum di EFP e classificatasi terza e vincitrice del premio giuria.
è una One-shot senza pretese, ma a cui sono parecchia affezionata e che mi soddisfa alquanto, devo dire.
C'è un Cupido/Hagrid e ci sono anche i piccoli problemi di cuore di una Rose Weasley oramai di diciassette anni, c'è il ricordo dell'amore più vero a duraturo di tutta la saga e c'è anche una situazione particolare... è una arthur/Molly, ma che potrebbe benissimo essere una Rose/Scorpius... no, Rose/Scorpius no, è qualcosa di più particolare, credo.
Piangeva, la piccola Rose. Non era la prima volta che quelle goccioline salate solcavano il suo viso, ma quella era diverso. Quella volta segnavano la rottura totale di quel filo rosso che lega per i mignoli due persone.
piccolo scorcio della fan fic, anche se non dice molto.
spero di avervi incuriosito e istigato a leggere e lasciarmi un parere.
Baci ♥
Alyssia98
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley, Rubeus Hagrid, Scorpius Malfoy | Coppie: Arthur/Molly, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Nick: Alyssia98 
Titolo: L’ombra della sera che ti guarda con amore 
Pacchetto fiori: Molly/Arthur
Pacchetto colori: Citazione, Cupido, Luogo, Promt (anche se un po’ marginalmente) 
Genere: Romantico, Fluff, Triste, sentimentale
Rating: Verde
Avvertimenti:One-shot
Introduzione
 
Piangeva, la piccola Rose. Non era la prima volta che quelle goccioline salate solcavano il suo viso, ma quella era diverso. Quella volta segnavano la rottura totale di quel filo rosso che lega per i mignoli due persone.
NdA: Allora, diciamo che la cosa non è incentrata totalmente sulla coppia Arthur/Molly, anche perché mi pare che non dovesse per forza esserlo. Allora, le parti in corsivo durante il flashback sono le conversazioni tra Hagrid e Rose esterne alla vicenda, insomma un “ritorno” al presente giusto per smorzare un po’ la tensione. Il flashback è in prima persona mentre la fic in se in terza, in modo da creare l’affetto raccontato del flashback. Alcune espressioni di Hagrid possono sembrare sgrammaticate, ma è perché anche la Row dice che lo sono per cui non dovresti considerarle come errori. Per il resto… giudica tu, ti chiedo solo scusa per il tempo che ti ho fatta attendere.
Baci,
Alyssia98
 
                                                                                   L’ombra della sera che ti guarda con amore

Piangeva, la piccola Rose. Non era la prima volta che quelle goccioline salate solcavano il suo viso, ma quella era diverso. Quella volta segnavano la rottura totale di quel filo rosso che lega per i mignoli due persone.

Quella volta decise di chiudere per sempre con Lui.

La piccola correva senza sosta verso un luogo, il più improbabile degli altri, per chiedere un consiglio che sperava potesse risolvere tutti i suoi problemi.
Aveva scelto la strada tortuosa, aveva scelto da sola di soffrire; perché quando ti innamori di un cuore di ghiaccio finisci sempre delusa e con le lacrime agli occhi.

L’erba del parco di Hogwarts era alta e piena di rugiada della sera, che Rose calpestava ripetutamente mentre correva a perdi fiato. Voleva correre per scappare via da quel mondo fatto di sofferenza che aveva scelto, voleva correre per poter lasciare tutto indietro, per fondersi con il vento e diventare una massa gassosa e indistinta che non aveva né peso né emozioni. Desiderava di strapparsi il cuore dal petto e gettarlo via, magari per sentire meno dolore, per non provare più quei sentimenti che si erano insidiati prepotenti dentro di lei, per buttare via quell’amore che era entrato senza chiederle il permesso e che le aveva rovinato l’esistenza.

Erano due mondi lontani, loro, non avrebbero mai potuto avere un futuro.

Si dirigeva svelta verso una piccola capanna fatta di pietra grigia, con uno strano tetto a cupola e del fumo che fuoriusciva dal comignolo. Nel piccolo orto di zucche che era situato sul retro della casa, era presente una figura grande e massiccia che, capì subito la ragazza, doveva essere Hagrid.

L’aria era fredda e lei non aveva nemmeno il mantello per scaldarsi, troppo delusa e amareggiata per badare a delle sottili piccolezze come quella. I capelli rossi scompigliati sferzavano l’aria violenti e la evidenziavano fra tutta quella massa di verde e colori pastello derivanti dal crepuscolo.

Ora, una ragazza delusa solitamente va a confidarsi con la propria migliore amica o, come nel caso di Rose, cugina, ma se pensate questo non conoscete Rose Weasley. Lei, quando sta male, va sempre e solo da una persona: Rubeus Hagrid.

La complicità tra loro è  strana, ma l’amicizia che li lega è paragonabile solo alla’affetto che prova Harry nei confronti del nostro guardiacaccia. Le confidenze che Rose scambia con lui sono pari solo al numero di studenti presenti sulle mensole di Lumacorno e, credetemi, sono molto più di quelli che possiate immaginare.

Ma perché proprio Hagrid? Perché, anche se non sembra, capisce molto meglio di chiunque e ha un cuore così grande che potrebbe ascoltarti per ore e ore senza mai stancarsi. A chi non starebbe simpatico il nostro Rubeus? Da quando Rose venne salvata da Hagrid da un attacco improvviso di Thor, capì che quello sarebbe stato il suo punto di riferimento, il suo mito, il suo mentore.

E così, giorno dopo giorno, problema dopo problema, le visite di Rose alla sua capanna erano frequenti quanto quelle del famoso Trio all’epoca.

Ma adesso il discorso si sta ampliando troppo e il punto centrale è un altro: la sofferenza di Rose.

Non appena il viso del nostro mezzo gigante si posò sulla figura snella e minuta di una Rose in lacrime capì che c’era qualcosa che tormentava l’animo della piccola Weasley.

La ragazza arrivò davanti a lui, piangeva e tremava dal freddo e il cuore di Hagrid si fece piccolo piccolo nell’osservare quel minuscolo essere indifeso e provò un immensa tenerezza nel vederla in quel modo che quasi si commosse.

- Aiutami… - sussurrò Rose, supplicando il mezzo gigante di accoglierla in casa propria.

- Entra, piccola Rose- disse lui e la fece accomodare nell’unica poltrona presente in quella capanna odorante di affettati e formaggi. L’aspetto non era dei migliori, appariva molto trasandata e un po’ “selvaggia”, ma per Rose quel posto significava tutto. Quella piccola capanna conteneva i suoi ricordi e la sua infanzia passata con un amico speciale come Hagrid, che l’accoglieva senza dire nulla e l’aiutava sempre, in qualche modo.

Hagrid accese il fuoco nel camino, usufruendo del suo ombrello rosa e offrì a Rose una coperta in stile patch-work con cui lei si coprì in fretta e su cui asciugò il suo viso dalle lacrime.

- Piccola Rose, che cosa è successo?- chiese lui premuroso, molte volte era come avere una figura paterna che ti consolava. Si era comodamente seduto su una sedia vicino al tavolo e osservava quel piccolo ramoscello che avrebbe potuto spezzarsi da un momento all’altro dal continuo agitarsi dai singhiozzi.

- Questa… questa volta ho chiuso, Rubeus- ecco un altro tratto distintivo della piccola Rose, non chiamava mai Hagrid per cognome, ma solo per nome: nessuno capì mai il perché. Quel piccolo esserino dalla testa rossa quasi scomparve sotto l’enorme coperta e Hagrid non capì subito il soggetto della frase, ma poi ci arrivò.


- Ancora Malfoy?! Ah, io l’ho detto una volta a tua madre: non c’è Malfoy che valga un fico secco e tu non dovevi cadere nella sua trappola- disse furioso, stufo di come quel “coso” (perché ragazzo non poteva definirsi) trattasse quel fiore delicato che era la piccola Rose, che sfioriva facilmente se non si sapevano tenere bene i petali.

- Piccola Rose, non è la prima volta che litigate: come mai oggi stai così male?- chiese burbero lui, accarezzandole come meglio poteva una spalla e pensando a quanto potesse essere meschino Malfoy da uno a dieci. Infinito, probabilmente.

- Abbiamo rotto, per sempre. Lui è così freddo, così… così lui, cavolo, non riesco a capirlo e per di più quell’aria indifferente non fa altro che farmi stare male. Ero stanca, Rubeus, stanca di questo trattamento così schifoso da parte sua. Non credevo, però, di starci così male- parlava tra i singhiozzi e si vedeva una grande dose di agitazione nell’espressione del mezzo gigante, quella volta sarebbe stato più complicato.

Hagrid si carezzò la barba e si perse un minuto tra i suoi pensieri, che faticavano diventare nitidi nella sua testa, non aveva mai avuto grandi capacità di concentrazione, eppure…

- Piccola Rose, sei sicura che non ti importasse davvero di quel ragazzo tutto muscoli e capelli di platino?- chiese lui, grattandosi la nuca pensoso. La ragazza rise al soprannome che Rubeus aveva affibbiato a Scorpius e non rispose, non avrebbe saputo cosa dire di fronte a quella domanda così diretta da trafiggerla e spezzarla.

- Rose, non puoi ignorare per sempre questo genere di cose, prima o poi dovrai rispondere a queste domande-

- Meglio poi che prima-

- Piccola Rose, adesso calmati e smetti di piangere, c’è una cosa che volevo raccontarti, ma… credo di averla dimenticata- un'altra risata uscì dalla bocca della rossa e si ritrovò a pensare quanto bene gli facesse parlare con Rubeus, che la capiva sempre, anche in maniera un po’ particolare.

- Che ne dici se ci prendiamo un buon tè? Sinceramente ho bisogno di qualcosa di caldo per rimettermi in forze- disse lei, anche se in realtà era conscia delle capacità culinarie di Hagrid e, se non fosse stata costretta dalla situazione, non avrebbe mai proposto di consumare un pasto preparato da lui, anche solo un tè.

- Subito, piccola Rose! Lo preparo all’istante- infondo, bastava questo per far sentire amato Hagrid: la presenza di qualcuno che lo rendesse felice e lui era sempre stato bravo a farsi amici gli studenti. Si alzò tutto contento, sbattendo malamente contro il tetto, per poi scusarsi, rosso in viso, con la sua ospite. Fece due passi e si ritrovò di fronte il bollitore dove preparò, o meglio cercò di preparare, un misero tè verde al limone.

Intanto Rose osservava curiosa la capanna, scoprendo di conoscere a memoria ogni singola posizione di ogni singolo gingillo presente. Era dal primo anno che Rubeus accoglieva costantemente tutti i pargoli del clan Weasley – Potter ed era sempre contento di stare in loro compagnia, dato che viveva principalmente da solo in quella capanna.

Dopo qualche minuto i singhiozzi cessarono e con essi le lacrime, provocando un’immediata calma nell’animo della maggiore dei figli di Ron e Hermione Weasley. Pensava ancora a quanto successo poco prima e non dava tregua al suo cervello a furia di rimuginarci sopra. Ricordava nitida solo l’indifferenza del rampollo di casa Malfoy e i pochi monosillabi uscite dalla sua bocca: comportamento da stronzo menefreghista.

Nessuno dei due seppe mai come iniziò quella complicità, ma in qualche maniera cominciò e da allora la strada fu tutta a zig-zag e piena di giri. Un valzer veloce che ti faceva girare la testa per poi lasciarti con l’amara consapevolezza di non aver fatto abbastanza passi o giravolte, di non aver accarezzato bene la pista. Però… però c’era qualcosa in quel ragazzo dal cuore di ghiaccio che la faceva sentire… sulla stessa lunghezza d’onda del mondo, che la faceva sentire… completa. Non le aveva mai detto di essere unica o speciale, mai un qualcosa che la potesse contraddistinguere dalla massa di ragazze che lui aveva avuto, ma sentiva di essere diversa, in un certo senso, sentiva di non essere una delle tante, per Scorpius.

Scorpius… quel nome le rimbombava nella testa, eppure aveva chiuso per sempre con lui, no?

- Ecco qui, un nutriente e fumante tè caldo, accompagnato da qualche biscottino fatto in casa- Hagrid porse a Rose il vassoio pieno di “deliziose” pietanze, ma lei non sembrava avere intensione di assaggiare nulla –avanti, piccola Rose, dovrai pur mangiare qualcosa. Sembri deperita, di quanto sei magra- constatò, poggiando il vassoio sul tavolino accanto alla poltrona e buttando a caso i guanti di forno che indossava.

Piano piano, una manina sbucò fuori dalla coperta e afferrò con delicatezza la tazza di te, facendo sorridere Hagrid.

- Sai, mi sono ricordato ciò che volevo dirti prima- disse, alzandosi di scatto e facendo cadere la sedia su cui era precedentemente seduto, la rialzò imbarazzato, arrossendo quasi impercettibilmente data la folta e lunga barba grigiastra.

- Cosa?- chiese la piccola in un sussurro, sperando di potersi arpionare in uno di quei discorsi esilaranti del suo guardiacaccia preferito.

- Mi è venuta in mente la storia di come tuo nonno riuscì a riconquistare tua nonna. Ricordo che Arthur venne persino da me a chiedere consiglio, di quanto era disperato; ti va di ascoltarmi, piccola Rose?- chiese lui, che non aspettava che un consenso per immergersi in quelli che, ormai, erano ricordi lontani. La rossa annuì, anche se non capiva bene il nesso tra la sua storia e quella dei suoi nonni: loro erano la reincarnazione dell’amore eterno e puro, semplice e onesto, bello e semplice. Si sedette comoda e ascoltò pazientemente Rubeus che iniziava a raccontare di un tempo tanto lontano quanto vivido nella sua mente.

Inizio flashback

Era il periodo invernale più freddo di tutto l’anno, la neve cadeva a fiocchi grandi quanto boccini e il freddo era più pungente di mille spilli che s’infrangevano sul viso. Era l’ultimo anno dei tuoi nonni e io avevo iniziato da poco il mio lavoro di guardiacaccia di Hogwarts. Sai, a quell’epoca il Signore Oscuro seminava già terrore e tutti vivevano con la paura che la guerra si infrangesse nelle loro vite e le portasse via con lei insieme a morte e disperazione.

Nessuno aveva né la voglia né il tempo di sorridere e di sperare in un futuro e ci si limitava ad andare avanti e combattere a fianco di uno dei due schieramenti. Ricordo ancora com’era la Hogwarts di quei tempi: esternamente e internamente identica ad adesso, ma l’aria che tirava non era certo tranquilla e rilassata, tutt’al più la tensione era palpabile in ogni alito di vento.

Io, come ho già detto, lavoravo da poco e Thor era ancora un cucciolo a quell’epoca, mi limitavo ad imparare i trucchi del mestiere dall’anziano Ogg che era il guardiacaccia ufficiale. Da lui imparai a classificare piante e animali in svariati gruppi e crebbe in me la passione per le creature magiche grandi e incomprese. Un po’ avevo nostalgia di quella scuola, ero stato molto male dopo la mia espulsione, ma ringraziavo immensamente Silente per avermi dato un’altra possibilità.

Che grand’uomo Silente!

Beh, ma non credo che questo ti interessi, piccola Rose, per cui procedo.

Allora… sì, i tuoi nonni…

Arthur e Molly erano all’ultimo anno e già si frequentavano da un po’. Li vedevo spesso insieme, mano nella mano, a passeggiare per il parco oppure per la strada che portava ad Hogsmade e ogni volta tuo nonno non perdeva l’occasione per sorprenderla con una delle sue stranezze babbane. Ma quello era pur sempre l’ultimo anno e si iniziava a parlare di futuro e non più di presente.

Diciamo che le complicazioni arrivarono prima del previsto e di certo non erano sciocchezze, piccola Rose.

- Arthur… senti, ma una volta fuori di qui che cosa faremo? Insomma, c’è la guerra lì fuori e le nostre famiglie, anche se ambedue Purosangue, non hanno quello che si potrebbe definire rapporto pacifico e confidenziale: hai qualche soluzione?- chiese Molly preoccupata, non nascondendo il timore di una possibile separazione dal suo Arthur una volta completati gli studi. Era stretta al suo cappotto viola e alla sciarpa dai colori rosso-oro, aspettando impaziente la risposta di quell’allampanato di tuo nonno.

- Non lo so, Molly, davvero non ne ho idea, ma una soluzione la troveremo perché ti assicuro che queste sottigliezze non potranno mai impedirmi di volerti bene- cercava di essere rassicurante, tuo nonno, cercava di crederci davvero a quelle parole, anche se si reputava poco credibile lui stesso. Era un ragazzo alto e allampanato, con una miriade di lentiggini sul viso e gli occhi azzurri, coperti da una montatura quadrangolare e sottile di occhiali da vista. Non so cosa vedeva tua nonna in lui, a dirla tutta, ma si amavano e questo era limpido e chiaro come il sole.

- Non possiamo procrastinare in eterno, siamo già a febbraio e gli esami si fanno sempre più vicini e non so per quanto ancora possa durare tutto questo senza che i miei cerchino di persuadermi a lasciarti perdere. È meglio che ti dai una mossa a pensarci perché io stessa, per quanto tenga a te, non posso aspettare in eterno una tua decisione- era decisa mentre pronunciava quelle parole, quasi volesse trasmettere i suoi propositi al ragazzo, ma Arthur non era ancora diventato capace di compiere scelte così complesse e difficili, per cui si limitò ad abbassare la testa e a sorriderle bonariamente, conscio del fatto che doveva riflettere bene sulle sue mosse future.

Molly, come ben sai, era sempre stata apprensiva e molto combattiva, decisa e determinata, di un’infinita bontà e con un cuore grande, ma per quanto amasse quel ragazzo, voleva sapere cosa ne sarebbe stato.

Non poteva che essere diversa dal solito stereotipo di ragazza che tutti immaginiamo: era bassina e leggermente in carne, con una folta chioma rossiccia e gli occhi castani piccoli e dolci, una spruzzatina di lentiggini sul naso e un sorriso sul viso sempre a disposizione di tutti.
- Molly, io… - tentò Arthur, ma lo sguardo di tua nonna lo intimorì molto.

- Io, cosa?!- chiese lei, con un tono che era sempre più infuriato, più che altro non era rabbia, ma stanchezza. Perché era stufa di sentire continue scuse e posticipazioni, voleva i fatti e Arthur non glieli dava.

- Niente- disse sconfitto, non provando nemmeno a fermarla quando se ne andò via in lacrime. Sai, tua nonna era una tipa tosta, ma anche i migliori piangono.

Sai, dopo quella breve discussione tuo nonno iniziò a riflettere e a corrucciarsi il cervello per riuscire a capire cosa effettivamente voleva da quella vita. Lui voleva Molly, ma ancora non aveva assimilato il tutto.
 
- Rubeus?- provò Rose, totalmente assopita dalla storia.
- Sì, piccola Rose?-
- Potresti passare ai fatti?! Insomma… sono impaziente!- chiese lei, l’ombra del pianto ancora presente negli occhi, ma nessuna lacrima a solcarle il viso.
- Okay, allora… dove eravamo?- chiese lui, smemorato più che mai quando si trattava di piccole cose.
- Alle seghe mentali di mio nonno- rispose pronta la rossa, sistemandosi meglio sulla poltrona e affondando la testa nella coperta.
- Ah si… adesso ricordo. Allora… -
 
Passarono ben tredici giorni da quel primo di febbraio e ancora Molly non rivolgeva la parola ad Arthur, anche se moriva dalla voglia di correre da lui e stritolarlo di abbracci e soffocarlo di baci. Non fare quella faccia piccola Rose! Anche loro sono stati adolescenti una volta.

Quindi… sì, ecco…

Lei non aveva intenzione di cedere con quell’atteggiamento da preziosa e lui non riusciva ad attirare la sua attenzione, talmente assopito dai congegni babbani che gli prosciugavano via tutto il tempo a  sua disposizione. In realtà, anche se si potesse pensare che non gli importasse, il suo cuore appariva in netto contrasto con la ragione e ogni volta si rifugiava in quella che era la sua passione per cercare di trovare una soluzione al suo problema con la sua dolce Molly.

In sintesi, anche se poteva sembrare che si fossero lasciati, erano solo in pausa di riflessione, più per lui che per lei, però.

Pensava giorno e notte a come riconquistarla e qualche volta ci aveva anche provato, collezionando una serie di insuccessi uno dopo l’altro. Devi sapere che quando una Prewett è arrabbiata non c’è verso di farla sbollire tanto in fretta, anche se erano già passati tredici giorni da quel fatidico momento di rottura.
Insomma, dopo questo tempo, speso a cercare una soluzione per lui e a crogiolarsi nella nostalgia per lei; alla fine tuo nonno venne da me. Immaginati quanto fosse disperato, per chiedere un consiglio ad un semplice e inesperto mezzo gigante come il sottoscritto.

Le aveva provate tutte, ascoltando i consigli dei suoi amici era arrivato persino a scriverle una canzone d’amore da cantarle quella sera come serenata, ma, fortunatamente per tutti, lo dissuasi da quel proposito.

- E che non so come fare, Hagrid, più la guardo e più mi manca e più mi ignora più la desidero al mio fianco. Sono letteralmente disperato e tutto per colpa di questa stupida guerra che mi sta condizionando persino la vita sentimentale!- diceva, mentre prendeva a calci il ceppo dove stavo spaccando la legna.
- Secondo me… - tentai, ma il monologo di tuo nonno mi impedì di concludere la frase.

- Insomma, io voglio stare con lei, le voglio un mondo di bene, credo persino di amarla, ma… perché questa situazione? Perché proprio a me? Voglio solo averla con me, non mi sembra di chiedere tanto- disse, più a se stesso che a me.

- Dicevo, secondo me… - ma di nuovo venni interrotto.

- Ho pure consultato un’ enciclosfedia per trovare risposte, ma niente! Hai capito?! Niente!- continuò strillando, ripensandoci come sirena non era niente male.

- Hai finito, Arthur?! Posso parlare oppure ne hai ancora per molto con i tuoi sproloqui?- dissi scettico io, oramai conscio che tuo nonno era giunto in una fase di disperazione ancor più grave di quella che già non fosse.

- Scusa, Hagrid, è solo che… - ma questa volta fui io a fermarlo.

- Cosa è che ti turba, in realtà? Cosa ti blocca dal dirle tutto questo?!- chiesi, come se quelle parole uscite dalla mia bocca non fossi stato io a pronunciarle.

- Io non potrò mai darle nulla, non potrò mai renderla felice e farla vivere come una signora, non potrò mai farla vivere nel lusso e nello sfarzo, non potrò mai darle una vita dignitosa. Posso solo darle il mio cuore e quello non basta per andare avanti- mi disse, con tutto l’amore per quella donna negli occhi misto a consapevolezza.

Fu lì che capii che non era l’amore il problema, ma ciò che avrebbe comportato scegliendolo. Fu lì che capii che tuo nonno non era mai stato indeciso e che non aveva mai dubitato dei suoi sentimenti; solo che non voleva dare a tua nonna una vita fatta di sacrifici e complicazioni, voleva solo vederla felice.

- Domani, per quello che mi è stato detto, è una festa particolare: perché non le dimostri quanto vali? Io sarò forse il meno indicato per queste cose, ma comunque quando una cosa è giusta la dico: l’amore è la cosa più bella del mondo e almeno tu devi viverlo- quelle ultime parole le dissi con amarezza, perché chi meglio di me poteva capire com’era vivere senza che nessuno ti ami? Ecco, per questo aiutai quel ragazzo allampanato, per fare in modo che condividesse tutto quell’amore che teneva nel cuore per quella che poi diventò la donna della sua vita.
 
- Wow!- la ragazzina aveva gli occhi sognanti, non immaginava una storia così per i suoi nonni. In certi momenti credeva fossero nati, cresciuti e vissuti insieme e amandosi, ma adesso capiva che tutti i grandi amori hanno un inizio e molte volte non è quello che ci si aspettava.
- Aspetta, piccola Rose, non vuoi sapere come è finita tra quei due il girono di San Valentino?- chiese il guardia caccia, desideroso di raccontare anche il seguito, la parte che davvero voleva che Rose sapesse.
- Ovvio! Racconta, racconta!- disse eccitata, sorridendo come una bambina.
- Allora… il giorno dopo… -
 
Era una mattina serena e, stranamente, soleggiata. Il paesaggio era coperto da un candido manto bianco e, sia il camino della capanna che le caldaie di Hogwarts, buttavano fuori fumo dai comignoli. Un sole splendente troneggiava nel cielo attirando su di se tutta l’attenzione e il riflesso si infrangeva prepotente nelle acque ghiacciate del Lago Nero. L’aria che si respirava sapeva di pino e muschio, ottimo toccasana per la gola e ottima medicina contro il raffreddore. Da tutta la mattina avevo visto il via vai dei gufi con enormi pacchi rossi o buste colorate tra le zampe che volavano affaticati nel cielo. Quello era il giorno di San Valentino e mi ritrovavo a guardare ammirato quanto amore potesse contenere il castello anche in momenti difficili come quello.
Dopo che tuo nonno si era congedato la sera prima non avevo la minima idea se fosse effettivamente tornato al dormitorio, perché poi lo intravidi sul tardi nei pressi della Foresta Proibita a posizionare nemmeno io so bene cosa e poi sparire.

Sapevo solo che aveva capito e si era deciso, ma quale fosse la sua scelta ancora non l’avevo capito.

Dato che non credo ti interessi la descrizione di tutta la giornata, passiamo al fulcro di tutto: la sera.

Accadde tutto molto in fretta, ma lo ricordo ancora bene cosa combinò quello sciagurato di tuo nonno.

Aveva mandato a Molly un biglietto anonimo, anche se anonimo non era dato che la ragazza conosceva bene la sua grafia sghemba e contorta, dicendole di recarsi nei pressi della Foresta Proibita per un appuntamento.

Dalla capanna mia e di Ogg si poteva vedere benissimo ogni cosa e io guardavo dal davanzale cosa, effettivamente, avesse escogitato quel pazzo di Arthur Weasley. La ragazza camminava svelta e con aria un po’ strana, sembrava… stanca, esausta di quella estenuante situazione. Arrivata nel luogo prestabilito, non vi era anima, viva o morta che fosse, a farle compagnia. Dopo qualche minuto iniziò a spazientirsi e girò i tacchi e fu proprio lì che tuo nonno sbucò dal nulla, tutto attorcigliato dagli arbusti, gridando il nome di tua nonna.

- Molly! Aspetta, non te ne andare!- gridava affannato, contorcendosi in maniera tale da riuscire a liberarsi quasi del tutto da quei nodi. Lei si girò e, vedendolo in quello stato, gli corse in conto per soccorrerlo. La notte ad Hogwarts è buia e molte volta capita di perdersi nei boschi, che è proprio quello che accadde a tuo nonno quella sera, l’unica in tutta la sua vita che doveva andare bene.

- Ma che cosa combini? Come ti sei ridotto cosi?- chiese lei preoccupata, intenta ad aiutarlo. Una volta slegato, tuo nonno si sedette per terra e accarezzò il viso di Molly con dolcezza.

- Molly, mi dispiace, mi dispiace per tutto. Non avevo intenzione di farti dubitare dei miei sentimenti, di quello che provo, ma non voglio costringerti a una vita che non meriti. Non potrò darti molto, forse anche niente, non meriti una vita come quella che potei darti. Sarà difficile e non voglio costringerti ad una vita che sicuramente non vorrai- disse lui, con tanta di quella dolcezza da far sciogliere il cuore.

- Qualunque cosa accadrà, io rimarrò al tuo fianco per sempre.Non mi importa di vivere come una signora né di essere considerata tale. Non mi importa dei sacrifici o delle difficoltà. Ti amo Arthur e scegliendo te non ho chiesto un principe azzurro, ma un uomo che mi dia una sicurezza tale da sentirmi sempre protetta e tu mi dai questa sicurezza. Non voglio un amore da manuale né pieno di ricchezze e lusso, voglio solo che sia incontenibile ed eterno- nel pronunciare quelle parole lei stessa si commosse e abbracciò quello che poi sarebbe diventato l’uomo della sua vita. Restarono abbracciati per quelli che sembrarono attimi eterni nei quali non parlarono né fecero qualcosa in particolare. I loro cuori comunicavano da soli senza bisogno di parole. Però, perché c’è sempre un però, tuo nonno certe volte aveva delle trovate un po’ particolari e anche quella volta diede prova della sua passione sfrenata per Babbanologia.

Una specie di paperella tutta gommosa camminava come confusa per tutto il parco, trascinando con se un piccolo cuoricino attaccato al collo. Arthur, imbarazzato, la rincorse fino ad afferrarla sotto le risatine di Molly.

Una volta catturata la sua preda tornò dalla sua bella per mostrarle il trofeo e la faccia che fece fu impagabile. Era un misto tra lo stranito e l’incuriosito, non capiva bene che cosa fosse quell’essere.

- È una paperella di gomma, per quanto ne so, è un oggetto babbano, anche se ancora non ne ho capito l’utilità mi sembrava carino dartela- la ragazza la prese un po’ confusa e ispezionò attentamente cosa potesse, effettivamente, fare. Alla fine sorrise bonaria e consapevole che con le manie di tuo nonno c’era molto poco da andare on contro e così pensò bene di “assecondarle”.

Quella sera non si promisero solo amore eterno, ma anche una vita bella e duratura all’insegna dell’amore. Ancora oggi, se guardo in quel punto vicino ai pini alti e rigogliosi, mi sembra sempre di scorgere una ragazzo e una ragazza giocherellare con una paperella di gomma.

Fine flashback
 
Finito il racconto la sera era già calata da molto e una tinta blu ricoperta di puntini lucenti aveva preso il posto di quelle belle tonalità pastello del crepuscolo, la luna troneggiava a tre quarti nel cielo e si rispecchiava nelle acque fredde e gelide del Lago Nero. In quella capanna vigeva il silenzio, rotto di tanto in tanto dai respiri profondi delle due persone lì presenti. Il guardiacaccia era sovrappensiero e la piccola Rose rifletteva sulla comparazione tra la sua storia e quella dei suoi nonni.

Ma prima che potesse chiedere spiegazioni, Hagrid parlò:

- Adesso ti sembra strano, piccola Rose, ma c’è un collegamento, credo. Insomma, anche se tutti e due Purosangue, i tuoi nonni vivevano in ambienti completamente diversi. Lui non aveva molto, e ha avuto ancora di meno quando decise di scappare con tua nonna, lei invece viveva… bene. Sì, abbastanza bene, ma comunque questo non li ha fermati e anche se avevano scelto la strada più complicata alla fine sono arrivati a questo punto senza mai smettere di volersi bene- proferì il guardiacaccia, ancora in testa l’atmosfera tranquilla del periodo appena ricordato.

- È una storia bellissima, la loro. Cosa vuoi che c’entri con la mia, Rubeus? Insomma, loro si amavano e anche se totalmente diversi sono andati avanti, cosa… - ma Hagrid interruppe il suo monologo.

- Tua nonna però, come hai sentito, ha dubitato di questo per un po’. Se non lo avesse fatto, non avrebbe fatto tante pressioni a tuo nonno per quella famosa scelta. Tu adesso stai dubitando, piccola Rose. Io non lo so se quel Purosangue dei miei stivali provi qualcosa per te e, da come ti fa soffrire, ne dubito molto; ma sei tu quella che prova qualcosa per lui e quindi hai il diritto di sapere- disse, l’aria da saggio nel tono, quasi come se fosse Silente in persona.

- Vorrei che fosse vero, Rubeus- disse affranta, lasciando cadere per terra la coperta e alzandosi lentamente dalla poltrona. Traballò per qualche istante e, afferrata prontamente da Hagrid, si rimise in piedi in posizione eretta.

- Cosa, piccola Rose?- chiese confuso lui, non riusciva a capire le parole delle ragazzina.

- Che mi amasse, Rubeus. Che davvero provi qualcosa per me, che sarebbe disposto a lottare per avermi, che mi pensasse sempre e in maniera innamorata… proprio come il nonno faceva con la nonna… ma lui non è così, Rubeus, lui non è romantico, lui è semplicemente lui e forse mi sono innamorata proprio di quello. Anche se, credimi, preferivo non conoscerlo, l’amore, che viverlo così- disse triste, asciugando una piccola e solitaria lacrima che scendeva dal suo occhio.

- No, piccola Rose, non lo dire mai: l’amore è l’energia che fa battere i cuori e senza di esso non si può vivere. Almeno una volta nella vita una persona è stata innamorata, ma come va a finire non si sa- sorrise bonario, accompagnandola con tre passi fino alla porta.

- Vorrei solo non aver vissuto questo, di amore, Rubeus. Vorrei solo non essere così cotta da non pensare che a lui. Vorrei andare avanti, ma non ce la faccio- disse amareggiata, anche se nel profondo rincuorata dalle parole del mezzo gigante.

Lui le accarezzò leggermente i capelli, la mano grossa che poteva contenere tutta la nuca, e aprì la porta, portando dentro un leggero venticello e un profumo di rose dolce e delicato.

Abbassarono nello stesso istante lo sguardo e, come molto stupore da parte della ragazza, sull’uscio era depositato un mazzo di rose rosse. Sopra i fiori era depositata una lettera per Rose, come recitava la scritta sovrastante,  lei la prese e con delicatezza aprì la busta e ne estrasse il contenuto per leggere le poche righe scritte con un grafia minuta e storta:

Illuditi…
Disperati…
Arrenditi…
Ma amami ancora.

Poche e semplici parole che diedero pace al cuore tormentato di Rose. Sapeva che era stato Lui a scriverle e quella consapevolezza la fece sorridere e piangere allo stesso tempo, ma erano due lacrime di gioia, quelle che sgorgavano dai suoi occhi ed era un sorriso da innamorata, quello che si era formato sul suo viso.

Un ombra, dalle profondità ombrose della foresta seguiva con lo sguardo quella figura snella e minuta che rientrava al castello carica di un centinaio di rose.
Ad  Hagrid sembrò di vederla: un figura alta dai capelli biondi, ma poi, quasi come un soffio provocato dal vento, sparì, facendo credere al mezzo gigante di avere le allucinazioni. Nessuno però seppe mai del sorriso dolce e sincero che era comparso sulle labbra di quell’ombra e che quella suddetta figura avrebbe accompagnato per sempre la piccola Rose, amandola in segreto come solo un ombra innamorata sa fare.

Qualunque cosa sarebbe successa, sarebbe rimasto con lei per sempre.



 Angolo autrice
=D oggi sono no felice, felicissima! *_* avete presente quelle giornate grigie dove poi spunta un sole enorme quanto l’intero universo?! Okay, qui da me piove senza sosta e hanno chiuso le scuole per due giorni (primo motivo per essere allegra), ma comunque sono solo dettagli.
È una misera fic senza pretese che mi convince pienamente, diciamo che è leggermente drammatica, ma è dolciofluffosa! *_* credo…
Beh, lascio giudicare voi, del resto, chi sono io per poter giudicare le mie fic?! Tecnicamente sarei l’autrice, ma… voi lettori siete più importanti, per cui… fatemi sapere prima che degeneri XDXD
Ecco il giudizio della giudiciA:

3° CLASSIFICATA "L'OMBRA DELLA SERA CHE TI GUARDA CON AMORE" di Alyssia98:

Grammatica e Ortografia: 9.59/10

Eccoti gli errori che hai commesso:

le poche monosillabi (credo che si dica i pochi monosillabi)
GENERE: -0.05

Sembri deperita, di quanto sei magra
VIRGOLA: -0.05

Arthur... senti, ma una volta (non vota come hai scritto tu)
DISTRAZIONE: -0.02

Purosangue va scritto con la maiuscola come tutti i termini inventati dalla Rowling
MAIUSCOLA: -0.05

Era un' ragazzo (ci è scappata un'elisione)
DISTRAZIONE: -0.02

faccia piccola Rose! anche loro sono stati (Tesoro dopo il punto esclamativo ci va la maiuscola)
MAIUSCOLA: -0.05

che non gli importasse, il suo cure (cuore)
DISTRAZIONE: -0.02

Scusa, Hagrid, e solo che (forse volevi mettere è solo che)
DISTRAZIONE: -0.02

la ragazzina aveva gli occhi sognati (sognanti)
DISTRAZIONE: -0.02

Foresta Proibita la prima volta l'hai scritto senza maiuscola
MAIUSCOLA: -0.05

Non avevo intenzione di farti dubitare dei mie sentimenti (miei)
DISTRAZIONE: -0.02

E' una paperella di gomma, per quanto ne so, è un aggetto babbano (oggetto)
DISTRAZIONE: -0.02

ma anche una vita belle e duratura all'insegna dell'amore (bella)
DISTRAZIONE: -0.02

Lessico e Stile: 10/10

Mi è piaciuta la tua storia ed ho trovato il tuo stile davvero azzeccato e mi hai preso molto. Brava!

IC Personaggi: 10/10

Credo che tutti i personaggi siano davvero molto IC; da Rose che ce la vedo molto, Scorpius che vedo molto simile a suo padre, Hagrid davvero notevole, Arthur e Molly decisamente molto IC. Brava!

Originalità: 10/10

Bravissima, non ho mai letto una storia così. Dico sul serio, una storia con un flashback davvero molto toccante.

Elementi obbligatori del secondo pacchetto: 5/5
Elementi facoltativi del secondo pacchetto: 5/5

Hai utilizzato tutti gli elementi del pacchetto ed ho trovato davvero che fossero tutti utilizzati splendidamente. Persino le rose che Scorpius decide di lasciare a Rose sulla porta della capanna di Hagrid. Brava!

Gradimento personale: 5/5

Devo ammetterlo, la storia nonostante tratti anche del pairing Scorpius/Rose che a me piace poco, la tua era dannatamente bella. Brava, mi hai emozionato!

Totale: 54.59/50

Baci
Alyssia98
  
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