Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: CBradbury    22/02/2012    2 recensioni
Era tutto così nuovo per te… come lo è per tutti no? Ma sapevo che tu eri speciale.
Ti osservavo mentre tentavi di compiere i tuoi primissimi passi e finivi sempre per cadere a terra. Tua madre ti accoglieva tra le tue braccia e ti cullava, perché faceva male. Era brutto sentirsi incapace vero?
Ma tu non lo eri, non di certo eri incapace, eri semplicemente speciale.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





Sei bello, lo sei sempre stato.
Lo eri quando per la prima volta ti vidi catapultato in quel mondo chiamato Terra.
Era tutto così nuovo per te… come lo è per tutti no? Ma sapevo che tu eri speciale.
Ti osservavo mentre tentavi di compiere i tuoi primissimi passi e finivi sempre per cadere a terra. Tua madre ti accoglieva tra le tue braccia e ti cullava, perché faceva male. Era brutto sentirsi incapace vero?
Ma tu non lo eri, non di certo eri incapace, eri semplicemente speciale.
Ricordo ancora quando tu madre morì, un giorno dannatamente triste per me. Tutto quello che riuscivo a vedere erano le tue lacrime salate posarsi sulle tue dolci labbra.
Avevi solo otto anni, nessuno ti aveva preparato a questo, ma era la sua ora. Doveva andarsene.
E stringevi quel piccolo pupazzo che ti ostinavi a chiamare ‘Elizabeth’, come la tua mamma, e piangevi. La notte era come un foglio bianco: ci mettevi tutto quello che era tuo, tutto quello che sentivi in quel momento.
Mi ricordo quei giorni che passavi seduto in un angolo, stringendo la tua bambola, sperando di poter giocare con qualcuno… ma quel qualcuno non arrivava. A scuola eri solo un “finocchio”, è così che ti chiamavano, giusto?
Non sapevi cosa volesse dire, non ancora.
Avevi tredici anni quando ti innamorasti di quel bel ragazzo dagli occhi ambrati, le labbra carnose e i capelli color corteccia.
Ti piaceva non è vero?
Ti piaceva così tanto.
Tornavi a casa piangendo, perché tutto d’un tratto il mondo sembrava essere diventato scuro: un buco nero che tentava di inghiottirti. Ma tu non volevi, non volevi essere inghiottito. Tu non potevi essere cambiato dal mondo, eri tu che dovevi cambiarlo.
“Sei un frocio, stammi lontano” aveva sibilato l’oggetto dei tuoi desideri nel tuo orecchio. Diretto, freddo, sputandoti in faccia la verità.
Eri sudato mentre piangevi sul pavimento lurido della tua stanza, il mondo ti era appena caduto addosso, ma continuavi a ripeterti che andare avanti fosse le cosa migliore…
Poi arrivò il liceo.
Pensavi davvero di poter sfuggire a tutto, ma purtroppo non fu così.
I giorni sembravano non finire mai; tra offese e botte fingevi sempre che tutto andasse bene e che prima o poi sarebbe finito.
Tu sopportavi.
E io soffrivo ancora e ancora. Per te.
Arrivarono i giorni migliori per noi due, quando finalmente facesti amicizia. Finalmente riuscisti a sorridere grazie a quella bella ragazza con la pelle scura e gli occhi profondi.
“Avresti dovuto dirmelo prima” ti disse con un sorriso sulle labbra. Ti voleva bene.
E il tempo passava, anche se le parole continuavano a lacerarti il cuore, tu avevi degli amici su cui contare, persone che ti avrebbero amato senza giudicarti.
Non tornavi più a casa piangendo.
Cantavi quando eri sotto la doccia… o sognavi ad occhi aperti?
Parlavi anche da solo. Ma non ti ritenevo strano, eri speciale.
Quel pomeriggio di Maggio incontrasti un bel ragazzo, me lo ricordo così dannatamente bene. Era l’uomo della tua vità, lo capii quando quella sera tornasti a casa e sul tuo volto c’era il sorriso più bello che potesse esistere.
C’era un amore così puro nei tuoi occhi, sulle tue labbra, nei tuoi gesti, nel tuo cuore.
La stessa purezza che io vidi quando per la prima volta facesti l’amore. E mentre il piacere ti travolgeva come un enorme onda, io realizzai che stavi realmente crescendo.
Passarono gli anni e tu eri sempre più forte, con lui, con quel voi.
Il tuo viso puntato sui grossi alberi nel centro della Grande Mela, i tuoi dolci tratti illuminati appena dal sole che stava sparendo dietro quella moltitudine di grattacieli, è una delle cose più belle che io abbia mai visto.
Lo sguardo di tuo marito puntato su di te, anche quello era speciale, ma non tanto quanto te.
Cinquant’anni.
Sbuffasti quando quella mattina dovetti alzarti e infilare i tuoi pallidi piedi nelle ciabatte.
“Non è più così bello crescere” pensasti guardandoti allo specchio, e ricordandoti per un attimo il vecchio te stesso. La pelle perfetta veniva rimpiazzata da rughe sempre più evidenti giorno dopo giorno, i capelli dal color castagna si tingevano di bianco, ma alla fine quello che contava era il tuo sorriso, che non invecchiava mai.
Gli anni passavano troppo veloci dopo quel cinquantesimo anno di età. Avevi paura che quel tempo non ti sarebbe bastato per vivere tutto quello che avevi desiderato, ma invece non fu così.
Ad ottant’anni eri ormai completo.
Tutto quello che avevi desiderato lo avevi vissuto, tutti i dolori li avevi affrontati a testa alta senza farti mai abbattere.
Eppure, quel mattino di Novembre, quando trovasti tuo marito come sempre accanto a te, ma privo di vita, non potesti far altro che sentirti la persona più sola del mondo, perché era lui che ti rendeva completo. Era lui che aveva reso la tua vita un lampo di luce in quel buco nero che tante, troppe volte, aveva tentato di risucchiarti.
A novant’anni spaccati arrivò il momento.
Quella mattina di Luglio non ti saresti mai aspettato che ci saremmo incontrati. Che io ti avrei accolto finalmente tra le mie braccia e saremmo finalmente fuggiti insieme.
Non dovevi temermi, io e te ci conoscevamo già, da molto, moltissimo tempo.
“Non temermi, Kurt” ti sussurrai all’orecchio e tu mi guardasti in cerca di uno sguardo, una bocca, un naso, ma non trovasti nulla di tutto questo.
Tu non trovasti la vita, ma la morte.
Dischiusi per un ultima volta le tue dolci labbra in un timido sorriso e ti lasciasti andare, tra le mie braccia, finalmente al sicuro… insieme.


*

 

Angolinoinoino!

Shot senza nessunaissima pretesa. 
L'ho scritta in un momento di tristezza assoluta e l'idea me l'ha data mio padre mentre chiacchieravamo assieme. Non voglio deprimervi, davvero, è colpa sua ahah.

La dedico a quell'uomo, che nonostante tutti i problemi che ho, mi aiuta sempre, sopportando i miei pianti di panico e paura. Pianti dovuti alla mia sessualità e tutto l'odio che la gente mi  ha riversato addosso.
Spero vi sia piaciuta 'On my way',perchè io l'ho amata. So come ci si sente, ma so che ci sarà sempre il nostro sole dentro tutta questa oscurità.
It gets better, ricordate.
Dopo di che, alla prossima! :)

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: CBradbury