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Autore: Daistiny    23/02/2012    0 recensioni
Piango per chè il mio amore non può essere corrisporto
Tu! mio cavaliere Tu a sostituire il tuo caro
ed io…
A governare un regno da sola .
Devo rimanere in silenzio, per tenere fede alla promessa che ci siamo fatti
Del nostro amore non ne ho mai fatto parola con nessuno
Questa mia benedizione e una condanna,
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Basch, Fran, Gabranth
Note: Lime, Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre il vento e la sabbia..'
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*Ciò che resto quel giorno* 

Era saltato fuori che qualcuno aveva intenzionalmente condotto Ondine al sonno eterno, ora la ragazza si sentiva pervadere dalla rabbia pretendendo chi aveva osato interferire con la sua vita. Il sommo Kiltias cercò di calmare la ragazza dicendole, chi o meglio cosa aveva deciso di farla a dormire così tanto e a che scopo.

-Dovete sapere o Figlia degli dei che qualcuno o meglio qualcosa ha deciso per voi...-

-Di chi si tratta?- tuonò furiosa la ragazza.

-E per il volere della creatura che portate con voi, se vi siete addormentata- disse Graviil idicando Ondine.

-Gli esper!- disse la ragazza, mentre l'helgas annuì

- Chi dei due è stato?- aggiunse domandando la ragazza.

-Ultima! È stato per il suo volere che voi, vi siete addormentata.- rispose l'helgas annuendo.

Il volto della principessa stava assumendo un espressione cupa quando il Gran Kiltias l'invitò a calmarsi, cercandole di spiegare cosa l'ensper avesse fatto.

-Non temete, non vi ha tradito. Ultima ha agito per il vostro bene.-

Ondine non la prese bene, rimase solo silenziosa, mentre ad un certo punto espresse il volere di raggiungerà al più presto Dalmasca e Archades. Il Gran Kiltias Graviil le rispose che i sovrani di Dalmasca erano stati avvisati del suo risveglio e che presto sarebbero venuta a prenderla.

-Vorrei ritornare a Dalmasca se possibile o al meno raggiundera Archades.-

-State tranquilla appena il capitano Azelas mi ha informato del vostro arrivo, così ho dato subito ordine al generale Fon Duisenberg di mandare un messarggiero a Dalmasca. Ora riposatevi, per voi ho fatto preparare delle stanze.-
Disse  Graviil alla principessa, che  ringraziò ancora una volta il Gran Kiltias per la sua immensa ospitalità.

-Uno dei mie servitori vi accompagnerà presso i vostri alloggi vostra Altezza- aggiunse concludendo l'incontro.

Ondine era abbastanza stanca, sentiva le forze venirle meno, non aveva voglia di sorridere pensava solo che le era accaduta la peggiore delle disgrazie. In cuor suo sperava che del vecchio secolo  fosse ancora rimasto qualcuno, ma era una speranza vana, il peggio doveva ancora venire.
La principessa camminò seguendo i servitori kiltiani che le avrebbero mostrato quelle che per una notte sarebbe stata la sua stanza, Ondine aveva la testa vuota si sentiva solo leggera, una volta rimasta da sola decise si lascio affogare nel suo dolore.
Prima di andare, il capitano Azelas l'aveva salutata prima che egli di raggiunse lo strano individuo che Ondine aveva visto nell'entrata.
Rimasta sola nell'immensa stanza la principessa si butto sul letto, ricadde su di esso come un ingombrante sacco di patate mentre con una mano si toccava la colla di Basch chiedendosi quando gli l'aveva messa, mentre pensava a lui il sonno prese sopravvento su di lei.
Restava ben poco di quello che lei conosceva e di chi aveva incontrato, solo le viera forse si ricordavano ancora di lei mentre il resto era ora mai che cenere. Il suo sono fu pesante, in quella che le sembrò la notte più lunga ed oscura della sua vita, non sogno nulla, il sonno lasciava il posto solo a lacrime amare per cui non aveva che versi e singhiozzi al posto delle parole.
E mentre lei silenziosamente si lasciava andare ad un pianto senza freni, silenzioso come appena un respiro, lì nell'oscurità da dietro ad una porta qualcuno vegliava sul suo sonno.
Fermo ed irremovibile mentre stava d'avanti a quella porta, poteva sentire ogni singolo singhiozzo provenire dalla dietro la porta, anche volendo fare qualcosa la figura non si mosse, non avrebbe osato... mai avvicinarsi a lei in quelle condizioni,  lei che  era ciò più desiderava.
Gli si struggeva il cuore e l'anima, eppure a separarli vi erano solo una porta e pochi passi di distanza, ma egli non osava farsi vedere per paura di non essere creduto, per paura che lei potesse lo rifiutarlo, infondo difficilmente l'avrebbe riconosciuto.  
   
 
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