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Autore: gm19961    23/02/2012    17 recensioni
"Era sola, in quel momento: distesa supina in quel letto matrimoniale che per troppe volte l'aveva ospitata senza il compagno al suo fianco, senza nessuno che durante la sua vita le avesse preso la mano, o l'avesse abbracciata per farla sentire al sicuro. Niente di tutto ciò. Si morse le labbra e guardò la finestra; senza forze, notò che un'anta era spalancata. In quel momento capì il perché Gohan e Goten le avessero dato il saluto definitivo. Sentì qualcosa di caldo sul viso, e ne riconobbe subito il tocco. Era il suo."
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chichi, Goku | Coppie: Chichi/Goku
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tutti i personaggi appartengono ad Akira Toriyama; la storia non è scritta a scopi di lucro.



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Era sempre stato l'uomo più felice sulla Terra.

Lui, l'unico uomo che davvero era morto per sacrificarsi al suo beneamato pianeta; l'unico che aveva compreso a fondo il concetto di bontà e aiuto reciproco; l'unico che avesse davvero compreso il significato dell'affetto.

Eppure, per una persona, quell'eroe che sarebbe passato alla storia, lui, quel saiyan dai capelli color notte senza stelle, era solamente uno sciocco. La principale causa che aveva straziato il cuore e la sua mente caparbia. Se n'era andato così, senza dare una spiegazione logica. Aveva abbandonato tutti per seguire il suo destino, e quanto lo odiava per questo. Perché l'unico essere sulla Terra che aveva imposto d'amare, era fuggito via per sempre?

Quell'angelo caduto dal cielo, malgrado tutto il male che le aveva fatto, le mancava terribilmente.

Sentì un leggero formicolio nella parte sinistra del petto, una sensazione così strana e così tesa. Sentiva le sue mani essere strette ripetutamente; percepiva delle lacrime cascare sulle sue candide lenzuola che l'avvolgevano completamente, fino al mento. Aprì affaticata gli occhi e guardò davanti a sé il volto del suo Gohan. Quanto era cresciuto; era diventato l'uomo perfetto, quel bambino che dopo ripetuti sforzi, fatiche, e sopratutto, pazienza, aveva plasmato con tutto quell'amore che solo una mamma iperprotettiva come lei aveva saputo dare. Scrutò minuziosamente il viso di suo figlio, mentre quel formicolio al petto rimaneva fisso: sebbene avesse quarant'anni, il suo Gohan li portava proprio bene; sembrava perfino più giovane per la sua età. Le sarebbe mancato quel bambino che, dopotutto, aveva cresciuto a spezzoni di vita. Poi girò lentamente il capo, affaticata da quel lento movimento e incrociò lo sguardo del figlio più piccolo, la sua incredibile copia. S'immerse negli occhi di Goten, e una lacrima marchiò il viso pallido della donna. Una ruga persisteva sulla guancia, quella ruga che saltava fuori ogni qual volta quel testone di suo marito osasse portarle via i suoi figli, o quando semplicemente lui non era presente a degli avvenimenti importanti. Quanto si arrabbiava, quanto lo odiava quando faceva così.

Eppure, in quel momento, lasciò da parte il rancore verso il marito, e sibilò a bassa voce due o tre parole; quel poco che bastava per riuscire a farsi sentire alle orecchie sviluppate dei suoi figli. Li guardava. Gohan era inzuppato di lacrime, bagnato fradicio; e Goten, oh Goten, sembrava quasi voler urlare a quella vista.

« Non abbiate paura... voi siete coraggiosi.» disse atona, respirando profondamente, e guardando i due figli scuotere la testa in contemporanea. « Mamma, no, ti prego. Non puoi lasciarci, ti prego resta qui!»

Goten urlò disperato, buttandosi sul letto e continuando a stringere la mano bianca della madre, che piano piano stava perdendo il suo colore rosato. Gohan accarezzò la testa del fratello minore, e si passò il braccio sotto gli occhiali da vista, cercando di mostrarsi forte agli occhi della madre.

« Tesoro, stai... tranquillo. Succede a tutti, prima o poi.» una fossetta comparì sul viso invecchiato della donna, e poi, il formicolio si fece sempre più persistente, provocandole un dolore lancinante al cuore. Ma non era ancora arrivato il momento. Chiuse gli occhi, digrignando i denti, e sopportando il dolore. Perché di atroci sofferenze, ne aveva già passate tante, e quel dolore non era nulla a confronto. La finestra della casetta si spalancò, e poi, un turbine d'aria calda, avvolgente, quasi carica d'energia positiva subentrò nell'atmosfera. I due saiyan sentirono quell'aura potentissima, e solo dopo capirono che era il momento di andarsene e recare un ultimo saluto all'adorata mamma. Gohan, per primo, prese coraggio, e dopo aver stampato un ultimo bacio sulla nuca della madre, prese per il polso Goten, incitandolo ad uscire. Quest'ultimo, sebbene avesse si e no trentatré anni, era ancora troppo attaccato alla sua figura di riferimento, l'unica che c'era sempre stata per lui, quando ancora non conosceva il suo papà. Accarezzò i capelli alla donna e le baciò anch'egli la nuca, mordendosi le labbra. « P...prometti che non ci smetterai mai di guardare, mamma?»

« Lo prometto.» con le lacrime agli occhi, ma troppo orgogliosa di mostrarsi debole, fece quest'ultima promessa al figlio minore. I due uscirono dalla stanza, e Goten dopo un attimo di ripensamento, decise di tornare indietro, ma venne fermato dalla presa del fratellone. Gli posò le mani sulle spalle e lo abbracciò, stringendolo forte e mettendogli una mano sulla nuca, gli sfregò i capelli.

« Lei sarà sempre con noi, Goten.» 
 

Era sola, in quel momento: distesa supina in quel letto matrimoniale che per troppe volte l'aveva ospitata senza il compagno al suo fianco, senza nessuno che durante la sua vita le avesse preso la mano, o l'avesse abbracciata per farla sentire al sicuro. Niente di tutto ciò. Si morse le labbra e guardò la finestra; senza forze, notò che un'anta era spalancata. In quel momento capì il perché Gohan e Goten le avessero dato il saluto definitivo. Sentì qualcosa di caldo sul viso, e ne riconobbe subito il tocco. Era il suo. Improvvisamente un immagine, sbiadita, ma ancora visibile all'occhio umano si chinò sul pavimento e prese entrambe le sue candide mani, che con il tempo, si erano riempite di piccole imperfezioni. Ma lei adorava essere perfetta, e quindi, seppur la vecchiaia aumentava costantemente, lei si era sempre tenuta al meglio agli occhi altrui: si era sempre tenuta con quel fascino semplice , che, dopotutto, lui amava di lei. E ora, invece, era lì chissà quali condizioni, con i capelli neri un po' più sbiaditi, con qualche capello grigio che purtroppo non poteva più mascherare con della semplice tinta corvina. Gli occhi, però, erano rimasta gli stessi: grandi, vispi, brillanti, che mai nessuno sarebbe riuscito a togliere dal quel visino docile, che sotto sotto, nascondeva una forza disumana. La sua immagine improvvisamente, splendente e nitida, afferrò la mano della donna e gliela accarezzò con un tocco così leggero, quanto passionale. Quella singola carezza valeva più di mille parole.

« Alla fine ... sei venuto.» disse lei, sorridendo con le lacrime agli occhi e guardandogli il viso ancora giovane, esattamente come quello che aveva tanto amato sin dal primo giorno. Il profumo della giovinezza non l'avrebbe mai abbandonato.

« Finché morte non ci separi.» rispose lui, baciandole le mani e guardandola negli occhi. Aveva subito tanto in passato, e l'idea della morte non l'aveva mai scalfito. Ma, trattandosi degli ultimi istanti di vita di qualcun altro, di sua moglie, sentì invece una strana tristezza invadere sempre di più il suo corpo, il suo volto e le sue pupille nere. La stava guardando morire, e se ne restava ad osservare quanto era bella, anche messa in una semplice camicia da notte bianca, e con i capelli spettinati.

« Sei bellissima.» sibilò lui, con gli occhi prossimi al pianto. Lei sorrise, e scosse delicatamente la testa. « Come puoi trovarmi bella in una simile situazione?» replicò lei, sempre con quel tono acceso e di sfida.

« Lo sei sempre stata, Chichina...» disse Goku, con quella voce ingenua e sofferente. Non ricordava di averlo mai visto in quello stato; la tristezza non gli donava affatto, visto che il suo viso, era adatto a stampare solo sorrisi e niente di più.

Chichi sorrise di cuore e poi, un'altra lacrima volò giù dal volto, macchiandole le lenzuola che aveva lavato e stirato due giorni prima. Il formicolio piano piano se ne stava andando dal suo petto, e sapeva per certo che quella sarebbe stata davvero l'ultima volta che lo avrebbe rivisto. L'aveva fatta stare male, lui; ma o in un modo o in un altro, era sempre riuscito a farsi perdonare, mostrandole quell'amore che solo un innamorato poteva fare.

« Non ti metterai a piangere, vero, Goku?» rispose di sfida lei, non abbandonando quel suo sorriso vittorioso che amava vederle stampato sulle labbra. Quelle labbra che aveva baciato troppo poco nella vita.

« ... Chichi, perdonami.» disse lui, mordendosi le labbra e iniziando a far scendere le prime lacrime amare. Chichi sospirò e con tutta la grinta che aveva ancora in corpo, prima ancora che quel formicolio se ne andasse, s'alzò con il busto e prese tra le mani il volto di Goku, anch'esso umidiccio e bagnato. « Non piangere, amore mio.» disse lei, avvicinandosi alla sue labbra. « Lo sai che così come inizia, può finire... e non voglio vederti piangere, hai... capito?» Chichi alzò un po' di più la voce e scacciò via il broncio dalla bocca perfetta del saiyan. Gli accarezzo il mento e il saiyan si avvicinò un po' di più: si scambiarono un bacio, bello, dolce, l'ultimo. Mentre stringeva la sua mano, Goku sentì quel contatto perdere sempre più il suo calore. Chichi sgranò gli occhi e sentì improvvisamente quel formicolio andarsene: il respiro le mancava, si sentiva affogare. Vide la figura di Goku sfuocata e poi, l'oscurità. Era questione di pochi secondi. Goku la prese tra le braccia, iniziando ad ansimare sempre più affannosamente. Cominciò a palpeggiarle il viso, come per incitarla a riprendersi, a stare tranquilla: lui era lì con lei. Spalancò la bocca, l'ossigeno gli sembrava troppo poco, e gli occhi iniziarono a far sbiadire i colori intorno a lui. Era pronto a perdere il controllo.

« Amore mio.. n-non lasciarmi, ti prego.. scusami, scusami...» Chichi però non rispose a quelle suppliche, il suo corpo l'aveva già abbandonata per sempre. Goku iniziò a urlare, e parlare istericamente, continuando a stringere a sé il corpo senza vita della moglie.

« Mi dispiace averti fatta stare...» gli mancava il fiato in gola, e poi, mandando giù la saliva continuò le sue urla isteriche « ... stare male, davvero, ti rivoglio indietro Chichi. Ti prego, torna indietro.» Le parole del saiyan erano solo cariche di tristezza, e malinconia. Era questa la sensazione che lei aveva provato durante il suo lungo periodo di matrimonio? Era questa la continua tortura che l'affliggeva ogni volta che lui la abbandonava?

« Quanto ti ho.. ti ho fatto soffrire, Chichi. Mi dispiace, mi dispiace tanto...» le sue parole venivano continuamente interrotte dai singhiozzi e dai pianti. Goku stava sgorgando lacrime, e non sembrava intenzionato a fermarsi: cos'altro poteva fare se non buttare fuori la tristezza? Era morta tra le sue braccia, e ce l'aveva ancora tra le mani quel suo corpicino che piano piano stava diventando gelido, e che si ostinava a scuotere e accarezzare. 

Goten e Gohan, sentendo delle urla, aprirono la porta e videro il loro papà accoccolato al corpo di Chichi; Goten e Gohan capirono che se n'era andata per sempre. Gohan si sentì mancare, ma si fece forza per il fratello minore, che prontamente, aveva stretto forte la mano, per condividere il dolore a cui il cuore si stava sottomettendo. Quel giorno, per la prima volta, quello che stava male alla scomparsa dell'anima gemella fu Goku, incapace di farsene una ragione. Ormai aveva la consapevolezza che la sua Chichi, non sarebbe più tornata da lui; non l'avrebbe più aspettato a casa; non l'avrebbe più sgridato; non l'avrebbe più toccato; non l'avrebbe più baciato.

E poi, improvvisamente, in quel tripudio di lacrime e sofferenza, sentì una voce nelle sue orecchie. Quella voce dolce e melodiosa che aveva sentito estinguersi un attimo prima.

« Goku, tu sarai sempre la cosa più bella che mi sia mai capitata. Questa volta ti faccio io una promessa...»

Goku guardò il viso spento della moglie, molle, e capì che la voce non proveniva più dal suo corpo, ma dalla sua anima che era già salita in cielo, alle porte del paradiso. Capì che sua moglie l'aveva già perdonato, e che il suo compito lì era finito.

« Ti prometto che io e te avremo il nostro lieto fine.»

Un urlo squarciò il silenzio nella stanza. Goku contenne la sua forza distruttiva solo per il semplice fatto che aveva ancora il corpo della moglie tra le mani, il cui delicato viso venne costantemente picchiettato dalle lacrime del saiyan. Quelle lacrime sapevano per la prima volta d'amore vero.

"La donna più forte dell'universo se ne era andata, portando con sé, i residui del frammentato cuore del suo saiyan."

 

 

~

Uhm, non so esattamente cosa dire con questa shot. Non trovo le parole per esprimere i miei sentimenti. L'ho scritta ieri, in un piccolo momento di crisi. Non so esattamente le emozioni che potrebbe suscitare questa shot... se volete, potete scrivermele.

Non è la prima volta che scrivo sulla morte di qualcuno, quindi volevo proprio cimentarmi con il mio personaggio preferito, Chichi. Sempre forte e potente perfino in fin di vita, sul letto di morte. Ovviamente, è stato inventato tutto di sana pianta, ma diciamo che si svolge dopo l'ipotetico “addio” di Goku.

Non so, non sono un'amante del GT quindi, se c'è qualcosa non va, almeno sapete il perché. In realtà non volevo scrivere una storia perfetta in cui tutto combaciasse con la linea temporale; solo esprimere un qualcosa di forte nello svolgimento di un tragico momento :-) Ringrazio chiunque abbia letto questa storia; davvero, grazie di cuore! <3

Saluti!

gm19961

   
 
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