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Autore: emome    23/02/2012    2 recensioni
Hem ... non so che cosa sia , più che altro uno sfogo ispirato a tutti coloro che odiano il propio padre.
Se per caso qualcuno si offenderà la toglierò subito.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il vento mi sfreccia fra i capelli, mi sbatte in faccia e sento l’adrenalina pizzicarmi nelle vene come non mai. Spingo la moto a 180 km/h e mi sento libero, vivo. Dio , era da così tanto tempo che volevo provare una moto , a 180  km/h. Vedo il paesaggio sfrecciarmi ai lati come una macchia indistinta, potrei morire da un momento all’altro a questa velocità su una moto ma se è il prezzo da pagare per tutta questa adrenalina va bene.

Sto scappando di casa, un evasione da quel manicomio. L’ho sempre odiata casa mia, non è mai stato il nido sicuro che avrebbe dovuto essere. Ed è tutta colpa sua.

Una nuova ventata di adrenalina ancora più forte di prima ; lo odio.

Mio padre ha sempre avuto qualche problema, fin da giovane da quanto mi hanno raccontato gli altri; il nerd deriso da tutti a scuola, con voti mediocri, padre che lo prendeva a cinghiate e con il fratello più grande che gli faceva i peggiori dispetti.

Poi siccome nessuno se lo cagava ha messo un annuncio su un giornale per trovare moglie e mia madre ci ha abboccato.

Si sono sposati perché entrambi volevano andarsene da casa dei genitori, chi per un motivo chi per un altro, e dopo sei anni sono nato io. Mia madre era l’unica sana di mente trà i due ma con il passare del tempo si sa, si assorbono un po’ le cose con cui si è a contatto.

Mio padre non mi voleva , non mi ha mai voluto. Accelero, 190 km/h ,altra adrenalina. Oh , si ancora !.

Quando nacqui lui non era lì in sala parto e neppure fuori ma  a casa a fare non sì sa cosa. Venne solo il pomeriggio e quando mi guardò né una smorfia di sorriso , un esclamazione. Niente.

Alzo la testa al cielo , adesso sento ancora di più la velocità e , Dio, come mi sento libero. Bene.

Non ha mai nascosto di non volermi, ha detto che per i miei primi due anni di vita era sconvolto della mia nascita ma poi se ne è fatto una regione. In un certo senso.

I miei genitori erano dei tipi molto nervosi, o meglio, mio padre lo era e poi lo è diventata anche mia madre altrimenti sarebbe stata ancora più dolce. Semplicemente è una madre che si arrabbia subito ma mi vuole bene, si vede, ha mandato perfino i miei nonni materni a pregare al divino amore quando ha avuto le minacce d’aborto.

Mio padre invece mi ha sempre odiato; si è sempre scaricato la cosa con il comprarmi ogni giocattolo desiderassi , ogni cartone appena uscito , ogni tipo di farmaco più costoso anche per un banalissimo raffreddore.

Ma ero sempre solo. Ero solo quando giocavo con la pista delle macchinine. Ero solo quando mettevo le cassette dei cartoni animati, ero solo la notte a letto quando avevo paura del buio.

Deglutisco mandando giù il groppo che mi si è formato in gola insieme alle lacrime che mi stavano per sfuggire. Stupido. Mi prenderei a schiaffi se non stessi reggendo il manubrio della mia moto.

Sono abbastanza forte da non piangere, io non piango, tanto meno per un essere come lui.

Era disoccupato , solo mia madre lavorava mentre lui ci aveva dato una cospicua somma di denaro da mettere come conto in banca comune.

Mio nonno paterno era molto ricco, uno di quelli che và alle mostre di quadri e orna il salone con statuette di bronzo. Non abbiamo mai avuto problemi di soldi, eravamo la classica famiglia borghese, quelli che vanno a fare compere non guardano  il prezzo quando lo prendono in mano e neanche glie ne frega niente.

Il cielo si sta scurendo, è il crepuscolo e io adoro il crepuscolo.

l’alba,che tutti gli altri preferiscono  sfigura.

Non erano severi, non quei genitori che ti proibiscono quello e quell’altro perché hai preso 4 in matematica, ne quelli che ti ammazzano di botte. Fino hai dieci anni mio padre mi picchiava quando si innervosiva dove capitava con quei suoi occhi da pazzo e il viso rosso, ha qualche problema comportamentale e anche mentale credo ma ,si  sa, i pazzi non si accorgono di esserlo.

Credo che abbia anche provato ad uccidermi una volta; in uno scatto d’ira mi aveva messo le mani al collo e buttato a terra solo perché avevo letto male una frase nel libro dei compiti. Una volta mi ha minacciato “smettila o ti faccio del male , va bene?” con i suoi soliti occhi da pazzo. Faccio tornare la testa avanti sfidando il vento che mi sbatte in faccia rabbioso; sto bene, va tutto bene. Accelero , 200 km/h, e ancora più adrenalina. Oh si, ancora !.

Nell’adolescenza ero praticamente solo in casa oppure con loro due che si urlavano contro mentre io passavo inosservato dalla cucina per prepararmi un panino o in bagno per farmi la doccia o vomitare l’anima nel cesso. Si separarono quando avevo tredici anni ma non me ne importava nulla. Sul serio, non mi importava che loro si separassero fatti loro della loro vita privata ma avrei tanto voluto dei genitori diversi. Come quelli della pubblicità del mulino bianco.

Volevo che mio padre mi volesse bene e che mia madre non fosse così distrutta da mio padre da non accorgersi neppure  Che non ero in casa o che ero più pallido del solito, con le occhiaie e  la faccia scavata.

Non me ne importava nulla che si separassero, fatti loro se non vogliono più scopare o altro, io volevo solo che mi volessero bene , e  nel modo giusto. Non li capisco i figli dei separati che entrano tanto in crisi perché i genitori si separano; che cazzo ti frega se non stanno più insieme, ti voglio bene ? se si qual è il problema ?

La mia moto sfreccia ancora lungo la strada deserta ma in lontananza vedo la fine, di cosa ? della strada o della mia vita ?.

Termina in uno strapiombo e non dovrei fare niente se non non fermare la moto e continuare ad andare dritto, per morire.

Magari dopo c’è un'altra vita da scegliere, migliore di questa. Per degli istanti sarei libero nel cielo, volerei. Ho sempre sognato di volare.

Mio padre ora starà partendo per qualche città del nord dove di solito và a trovare le zoccole che conosce in chat, ci scopa, le compra gioielli e telefoni e poi torna  a casa. Lo odio. Lo strapiombo si avvicina sempre di più, il vento continua a infrangermi in faccia l’adrenalina nel mio corpo non è mai scorsa così velocemente. Sto bene.

Lo odio come non credevo che si potesse odiare qualcuno e la cosa è reciproca; a volte succede che i genitori odino i figli. Capita, può succedere. A me è successo ma non importa.

Prima mi ha detto che sono uno psicopatico, stupido, da rinchiudere.

Anche da bambino mi diceva che dovevo essere rinchiuso in un manicomio, e che ero stupido.

Sei stupido ! Sei matto da legare, sei da rinchiudere!. Fa male. Ti odio con tutto me stesso. Vedo la fine della strada a pochi metri da me e freno più velocemente possibile, rimango in piedi con la moto sotto a un centimetro dalla fine della strada. Nello strapiombo c’è una vallata rocciosa almeno dopo trenta metri almeno da dove mi trovo io.

Ora il vento mi accarezza dolcemente la testa scostandomi i capelli dalla fronte; Dio che botta di adrenalina !

Io odio mio padre non me stesso , anzi, mi amo troppo per morire e credo che se si possa provare qualcosa da morti penso che proverei il peggiore dei rimorsi. Perché mai dovrei morire per un essere immondo come lui ?. Questo è quello che farebbe lui al mio posto da emerito cacasotto quale è, ma io non sono come lui e non vale di certo la pena morire per lui. Sorrido guardando lo strapiombo, ho vent’anni, voglio godermi la vita di cui mio padre è stato solo una spiacevole parentesi.

 

   
 
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