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Autore: batgirl91    23/02/2012    2 recensioni
Ritrovarsi da sola a leggere e a ricordare.
Può la nostalgia aiutare a cambiare il futuro?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ciao a tutti. Mia prima Fanfiction in questo sito :). Non è nient’altro che il frutto di una serata in cui non avevo niente da fare e mi ha fatto compagnia in una nottata insonne.
Spero davvero che vi piaccia.
Non posso far altro che chiedervi di farmi sapere cosa ne pensate con la massima sincerità e augurarvi buona lettura ;).
 
 
 
 
 
Mio caro diario,
dalla porta della mia stanza riesco a sentire distintamente l’abbaiare felice di Tobia che gioca in giardino e la voce amorevole di Augusta che mi chiama perché la colazione è pronta.
Ma oggi non mi trasmettono allegria.
Questa è l’ultima vacanza che io ed Elena trascorreremo insieme qui a Rocca Alta.
Lei sta per sposarsi, me l’ha confidato stanotte: vuole scappare con lui subito dopo la laurea; è sicura che, nella confusione generale degli auguri, nessuno li vedrà andar via.
Dice che, in questo modo, riuscirà ad evitare la festa non proprio sobria che la mamma vorrebbe organizzare e, a me, non ha voluto svelare nemmeno dove sono diretti.
E pensare che, un tempo, ci dicevamo tutto.
Come cambiano le cose, eh? Sembra ieri che lei voleva farmi studiare perché la mamma glielo aveva raccomandato e io sgattaiolavo fuori a giocare con gli altri.
Mi sgridava sempre, però, poi, alla fine non ce la faceva mai a dire a mamma che le avevo disobbedito.
Ora è tutto diverso.
Ora c’è questo tizio che è arrivato fresco fresco e me la sta portando via.
Di lui non sappiamo molto: Elena non l’ha voluto presentare ai nostri genitori, forse perché teme in una scenata.
Io so solo che si chiama Lele.
Lele: che nome assurdo, nemmeno un cane potrebbe chiamarsi in modo così stupido.
L’ho visto una volta soltanto, un giorno che avevo fatto sega a scuola per andare a vedere un figo pazzesco giocare a calcetto.
Ero andata a prendere Elena all’Università e li ho visti insieme a ridere e a scherzare.
Ha proprio l’aria del bacchettone, questo Lele e non credo che meriti una come mia sorella.
Non ha fatto altro che parlare dei tempi del boy scout, di quanto ama la Medicina e ha elencato dalla a alla zeta tutti i libri che ha letto.
Dio, che noia.
Ho cercato di convincere Elena a non sposarlo, gliel’ho detto che, con lui, sarebbe sprecata, ma lei mi ha fatto uno dei suoi soliti sorrisi dolci e mi ha risposto che le sembro la mamma.
Mi ha detto che parlo così solo perché non lo conosco: è sicura che mi piacerà tantissimo e che diventeremo ottimi amici, mi ha garantito che abbiamo molte cose in comune e ha aggiunto che, un uomo così, non si può far altro che sposarlo.
Secondo lei, me ne accorgerò presto anch’io.
Sarà, ma, a me, questo Lele sembra tutto tranne che lo stereotipo dell’uomo da sposare.
Non ha niente a che vedere con i ragazzi che circolano per la mia scuola (quelli sì che sono carini), è goffo, impacciato, imbranato e non dà per niente senso di sicurezza.
Elena mi ha raccontato che, alla prima lezione di anatomia, lui è svenuto davanti al cadavere e lei ha dovuto soccorrerlo.
Mah.
Ora la voce si è fatta più intensa, ma non è più quella di Augusta: è quella di Elena; mi sa che mi conviene andare altrimenti non farà altro che prendermi in giro tutto il giorno con la storia che ho la testa fra le nuvole come l’amore suo.
Cos’altro posso aggiungere, diarietto mio? Spero solo che, questo Lele, riesca sempre a renderla felice com’è adesso.
Io mi sforzerò di farmelo piacere.
 
Le chiazze bagnate si allargano sempre di più sulle lettere sbiadite di quel foglio ingiallito che tanto le fa pensare a quanto in fretta sia passato il tempo.
Si sorprende che sia stato proprio quel foglio l’unico a sopravvivere all’intero diario che aveva scritto quando era solo una ragazzina.
Forse è solo il destino che vuole porre l’accento, beffardamente, sui cambiamenti occorsi alla sua vita.
Sua sorella Elena non c’è più; ora c’è solo l’amarezza nel constatare che, su lei e Lele, aveva avuto ragione, ma non del tutto.
La loro storia era finita in un pomeriggio uggioso a Parigi, sotto la Tour Eiffel.
Una breve occhiata dal finestrino e si accorge di sorvolare l’aeroporto di Fiumicino, proprio quell’aeroporto dove, i due cognati, dopo tante peripezie e amori sbagliati, avevano, finalmente, trovato il coraggio di dichiararsi quell’amore immenso che li aveva sorpresi e attanagliati e, allora, la mente vola libera ai ricordi di un passato felice.
Elena aveva ragione: c’era voluto un po’, ma, alla fine, i due avevano iniziato a piacersi ed erano diventati grandi amici.
Insieme avevano cercato di sopperire alla mancanza incolmabile di lei, provando a far funzionare quella famiglia che, i due giovani medici, avevano costruito con amore.
Ricorda la sua gelosia verso Irene e quella volta che Lele l’aveva protetta da Sergio.
Ricorda la vacanza in campagna che avevano trascorso come una vera famiglia.
Ricorda le disavventure del matrimoni e l’incubo di aver perso un bambino e non poterne più avere.
Ricorda la gioia per la nascita dei gemelli.
Ma soprattutto ricorda quello che si erano promessi l’ultima notte passata da fidanzati e da cognati e da amici: tutte le volte che lei avrebbe litigato con suo marito, avrebbe sempre trovato il suo vecchio e caro amico Lele a offrirle una spalla su cui piangere.
Ma come avevano fatto a dimenticare quello da cui erano partiti? Quanto erano stati stupidi?
Ora sente le lacrime caderle lungo il viso con maggiore insistenza, prova ad asciugarle il dorso della mano, ma è tutto inutile; apre la borsetta per prendere un fazzoletto e si ritrova fra le mani una vecchia foto che, proprio Augusta, aveva scattato a lei e Lele quando lui l’aveva rincorsa a Rocca Alta.
Dietro, solo la scritta: uniti così per sempre e sempre e sempre.
Sorride.
Estrae la penna dalla borsa e la muove sul foglio a formare quella frase che tanto amava da ragazzina.
Mio caro diario……..
  
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