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Autore: Daicchan    23/02/2012    5 recensioni
Shot drammatica sulla fine di un personaggio non inventato da me, ma di cui sappiamo ben poco.
Benjy Fenwick. Membro dell'Ordine della Fenice.
Solo un ragazzo, a cui la guerra ha sottratto ogni cosa.
Terza classificata nel -Phoenix's order Contest-.
Peter consolava goffamente Emmeline, che piangeva in disparte col volto nascosto dalle mani, mentre James si stringeva nel suo cappotto scuro. Sebbene lui e Lily fossero praticamente entrati in clandestinità, non avevano sentito ragioni affinché almeno uno di loro fosse presente alla cerimonia.
Sirius si avvicinò a lui, il vento che gli soffiava tra i capelli scuri: c’era un tempo da cani, in effetti.
-Che tristezza.- sbottò l’amico, a bassa voce. -Non c’è nessuno.-
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Ante mortem



Apri gli occhi, dopo l’ennesima scarica di dolore.

Sai di essere legato per i polsi a qualcosa, percepisci le corde ruvide premere contro la pelle. Allo stesso modo, ricordi di trovarti lì perché loro vogliono scoprire qualcosa, qualcosa riguardo l’Ordine e che solo tu puoi dirgli, ma cacchio…fa tutto così male, che a stento rammenti di che cosa si tratti.

Sei circondato dalla penombra. Sei in un luogo umido, fetido –o forse, è solo l’odore del tuo sangue, chissà- in lontananza si sente il riecheggiare di una gocciolina che cade dal soffitto, verso terra.

Tic, tic.

Tutto ciò che riesci a distinguere nell’oscurità è il lieve bagliore grigiastro della maschera del Mangiamorte dinnanzi a te, e la punta della sua bacchetta, dritta contro il tuo viso.

Stringi i denti, sostieni il suo sguardo, ed erigi le tue difese.

Sei pronto.

<< Legilimens! >>

Ed, inesorabilmente, scorrono i ricordi.

 

 

 

Un bancone di legno, una bottiglia di firewhiskey quasi svuotata, ed una roca risata.

Guardi il tuo migliore amico: Caradoc ha gli occhi arrossati, la barba sfatta. I capelli color grano gli ricadono davanti al volto ormai smunto.

<< Si è sposata, amico. >> sghignazza, la mano sul collo della bottiglia << Marlene si è sposata. >>

 

 

Serri le palpebre, ritorni per un attimo al presente, e forse urli.

Non vuoi che entrino nella tua vita, non hanno il diritto di violare i tuoi ricordi, di profanare la memoria dei tuoi amici.

Ma sei stanco, dolorante, e l’Occlumanzia non è mai stata il tuo forte.

 

 

E’ il Febbraio del 1980, e tu sei fresco del tuo ultimo anno ad Hogwarts.

I membri dell’Ordine ti osservano tutti in modi diversi, e tu ricambi lo sguardo con timore, aspettativa e sorpresa. Caradoc ti fa l’occhiolino, nel suo consueto gesto di sostegno, lui che è un anno più grande e che ora sta accanto ai suoi compagni dell’Ordine.

Molti di loro sono giovani, poco più grandi di te, li riconosci dagli anni di scuola.

Non puoi non ricordarti subito dei Malandrini, gli scavezzacollo più gettonati di Hogwarts, della bella Marlene McKinnon dai ricci corvini, per cui tutti –tu incluso- hanno avuto una cotta, o di quella ragazza magrolina e dal naso pronunciato, che deve chiamarsi Emily –o forse Emmeline- e che era una Corvonero.

Silente, intanto, ha preso la parola: << Vi presento Benjy Fenwick, il nostro nuovo membro. >>

La prima cosa che noti è il sorriso ben disposto di una ragazza dai lunghi capelli rossi, e ciò ti conforta, ti rassicura.

Poi, accanto a lei, Sirius Black sbuffa, ti guarda in cagnesco.

<< Sbaglio, o a scuola eri un Serpeverde? >>

 

 

 

Già, sei un Serpeverde, Benjy, come molti degli alleati del Signore Oscuro.

Come, probabilmente, il Mangiamorte che sta frugando nella tua testa, p quello che ti ha torturato poco fa.

L'appartenenza alla casata di Salazar ha sempre creato attorno a te un clima di diffidenza, circospezione.

Ma tu sei buono, Benjy.

O perlomeno, non sei come loro, gli stessi che pian piano stanno portando tutta alla rovina, facendo sprfondare la Gran Bretagna in un abisso di morte e guerra.

 

 

<< Sono diverso, Dorcas. >> dici, e la tua voce risulta così triste, quasi  tremante. Guardi gli occhi scuri della donna minuta davanti a te, implorando una qualsiasi divinità affinché ti creda.

Affinché tutti, ti credano.

<< Non me ne frega un cazzo della mia famiglia, della purezza del sangue e stronzate varie. >> seduto sul divano, percepisci lo sguardo di Dorcas incombere dall’alto come una mannaia. Sai bene che dubita di te, che non si fida. << Non sono io la spia, lo giuro. >>

E forse Dorcas ti crede, o forse no, fatto sta che non risponde, rimane in silenzio.

Chiudi gli occhi e senti la porta d’ingresso sbattere con forza.

Sospiri, sollevando lo sguardo ed osservando l’atrio col cuore a pezzi. Dorcas è uscita nello stesso istante in cui è entrato Lupin, che ora si guarda attorno con aria spaesata.

Ma è sempre stato sveglio, il vecchio Remus, e in poch iattim isembra comprendere la situazione.

Dopo un attimo d'incertezza, si siede accanto a te, ti mette una mano sulla spalla, con un sorriso triste. << Non preoccuparti per Dorcas. E’ così con tutti, dopo la  morte di Mary. >>

 

 

 

E vieni risucchiato via dai tuoi ricordi, ti trovi ad annaspare, sconvolto, nuovamente in quest’antro buio.

Oh, Mary.

Così ingenua, così piena di vita.

Il suo viso allegro ti balena nella mente, rivedi i suoi ridenti occhi castani, risenti la sua risata.

E’ stata lei, la prima ad andarsene.

Eri con Malocchio, quando hai dato la notizia ai MacDonald, e l’urlo straziante della madre della ragazza ti perseguiterà per sempre.

<< Dato che la fai così difficile… >> dice intanto il Mangiamorte che ti sta davanti, quel bastardo che sta rievocando alcuni dei momenti più delicati di questi ultimi anni. << Te lo chiedo un’ultima volta: dove si nascondono i Potter? >>

Quasi prima di rendertene conto, per risposta gli sputi in faccia, gli sputi il tuo odio, il tuo disprezzo.

E, questa volta, non c’è bisogno di un Legilimens affinché riaffiorarino i ricordi.

 

 

 

Rammenti che la situazione era uno già uno schifo anche  prima che lui arrivasse.

Sirius, Frank, Egdar e Caradoc erano finiti chissà dove, Alice giaceva sulla schiena speranzosamente solo svenuta, Remus era a terra, cosciente ma con una gamba distorta in una poco rassicurante angolazione, il braccio destro di Lily le pendeva  inerte lungo il fianco, e il costato ti doleva da impazzire, proprio lì dove ti aveva colpito l’ultimo incantesimo, spingendoti a terra.

E poi, eccolo.

Avvolto da un mantello nero, la pelle bianca, il naso piatto come quello di un serpente: Colui che Non Deve Essere Nominato si trovava proprio dinnanzi a voi.

Ricordi lo sguardo sconvolto, e poi serio, di James, il sangue che gli colava sul viso da una brutta ferita sulla fronte.

Ricordi di come Tu-Sai-Chi, sospeso in aria come un’oscura visione, gli abbia teso la mano, gli abbia fatto i suoi complimenti. Di come gli abbia detto, in tono quasi amichevole: << Sarebbe un peccato sprecare il tuo talento e il tuo buon sangue, Potter. >> la sua voce non la dimenticherai mai << Unisciti a noi. >>

E ricordi il sussulto di Lily, e l’espressione scioccata di Remus, quando James sputò contro il più grande mago oscuro di tutti i tempi.

 

 

E poi urli, urli con tutto te stesso, perché, con la mente annebbiata dai ricordi, non ti sei reso conto dello sguardo d’intesa tra i due Mangiamorte, di come il secondo ti sia avvicinato, del fascio di luce che è uscito dalla sua bacchetta sguainata, puntata contro la tua testa.

Contro il tuo orecchio.

Ed ora gridi, piangi, non t’importa della tua dignità, non t’importa di nulla perché fa una male cane, e avverti solo il sangue bagnarti la faccia, e il dolore, e non senti più niente, soltanto un fischio acuto e continuo, e le tue urla.

Grida anche il primo Mangiamorte e, nonostante tutto, riesci a sentirlo.

<< Parla! >>

Annaspi, tra il dolore e le lacrime: << Fottiti, bastardo! >>

<< Legilimens! >>

 

 


<< Ragazzi, davvero, non posso! Ho del lavoro da fare! >>

<< Oh, dai, piantala! >> sbuffa James, spingendoti verso la porta di casa Potter. << E’ solo per qualche minuto, devi per forza vedere come ho arredato la camera del piccolo Attilius! >>

<< Oddio, James! >> sbotta Lily, mollandogli un pugno sulla spalla. E’ sempre stata una tosta, ma con la gravidanza sta diventando persino più violenta di Alice << Sai che non chiameremo mai nostro figlio in questo modo, vero? >>

<< Sono gli ormoni a farti parlare, lo so! E’ perché sei incinta! >>

<< L’essere incinta è l’unica cosa che mi trattiene dal picchiarti, James. >>

Ridi, perché è buffo veder comportarsi in questo modo due persone che sai amarsi dal profondo dell’anima. E noti il sorriso radioso di Lily, bellissima nonostante la gravidanza ormai evidente e il vecchio e largo camicione di flanella che indossa sopra un consumato  paio di jeans. James è davvero un uomo fortunato.

 << Avanti, Benjy, sei l’unico dell’Ordine che non è ancora entrato in casa nostra! >>

Sorridi, scuoti la testa con un sospiro.

Per un po’, magari, il lavoro può aspettare.

 

 

 

<< Il Signore Oscuro non può più aspettare, Mulciber! >>

<< Non fare il mio nome, idiota! >>

Sei di nuovo al cospetto dei tuoi aguzzini. La testa ti ciondola in avanti, le palpebre sono pesanti, tuttavia il cognome Mulciber ti suona familiare: devi averlo sentito ad Hogwarts.

Quasi quasi, ti viene da ridere: a che ti serve questa informazione, che utilità potrà mai avere l'identificare il Mangiamorte, se sai che non uscirai vivo da lì?

<<  Tanto questo non ha alcuna intenzione di parlare! >> protesta, frattanto, il Mangiamorte senza nome, e il solo sentirlo ti rende soddisfatto, in fondo.

Ora sai che, per quanto scavino, non sapranno mai niente da te.

Sei forte, sei deciso, e non hai più niente da perdere, o da implorare.

Non ti vedranno supplicarli di ucciderti in fretta.

Mai.

<< Be’, dato che non sei in vena di chiacchierare con noi… >> continua il Mangiamorte, con tono falsamente amabile. Privo ormai di un orecchio, senti a stento la sua voce. << … Non penso che la lingua ti serva ancora a qualcosa. >>

<< Crucio! >>

Sgrani gli occhi, apri la bocca per urlare, ma tutto dura un attimo, perché il Mangiamorte ti afferra per la mascella, si assicura che tu non chiuda le labbra o rientri la lingua, e Mulciber si avvicina, vedi il bagliore di un coltello, e poi arriva il dolore, tale che la tua coscienza si ritrae, rintanandosi nei ricordi.

 


Ancora una volta, ti ritrovi seduto su quel divano rosso, nel salotto della casa dei Paciok, attuale base generale dell’Ordine.

Il fuoco scoppietta nel camino in pietra, Gideon cammina avanti e indietro per la stanza, Fabian -che ha passato tutta la notte in giro per conto di Silente- vuole solo riposare e, seduto a gambe accavallate sul poltrona adiacente al divano, fuma con nonchalance una sigaretta babbana. Il fratello, più serio e composto, in un'altra occasione gliene avrebbe dette di tutti i colori, perchè Alice ha appena scoperto di essere incinta, e l'ultima cosa che le serve è impregnarsi i polomoni di fumo e nicotina, ma la verità è che sono tutti troppo socnvolti, mostruosamente scossi dall'accaduto.

Alcune voci provengono dalla cucina: gli altri stanno discutendo la prossima mossa, ma a te, in questo momento, non potrebbe importare di meno.

Sei piegato in avanti, la testa fra le mani, e ti senti perso, vuoto, arrabbiato.

Marlene è morta, la sua famiglia con lei, e Caradoc non si trova.

E’ scomparso da tre giorni, ormai, e tu temi che sia andato a cercare coloro che l’hanno uccisa, quelli che gli hanno portato via l’unica donna che abbia mai amato, la sua Marlene, che sua in realtà non è mai stata.

Temi  che sia finito col battersi da solo con chissà quanti Mangiamorte, che sia… sia…

Merlino, non riesci nemmeno a pensarci, ma non puoi credere altro.

Fabian porta la sigaretta alle labbra, espira, l'odore di fumo ti sollecita l'olfatto.

<< Si farà vivo, vedrai. >> dice il più scavezzacollo dei Prewett. << Probabilmente si è messo nei guai con qualche bevuta di troppo, quel ragazzaccio. >>

Ti volti verso di lui, gli sorridi con riconoscenza, ma dentro di te piangi.

Perché, nella tua anima ormai provata, c’è poco spazio per la speranza.

 

 

 

Senti il sapore del sangue, e sputi, nel tentativo di farlo andare via, ed è inutile, perché ce ne è così tanto farti venire la nausea.

Le lacrime ti rigano viso, e se non fossi legato ti raggomitoleresti con le ginocchia contro il petto, come quando eri piccolo ed avevi gli incubi, e tua mamma veniva a consolarti.

Ma non è tua madre, che vorresti in questo momento.

Lei è sempre stata dalla loro parte, lo era da tempo, quando uccise tuo padre davanti ai tuoi occhi, e tentò di fare lo stesso con te.

No, Benjy, non è a quella maledetta bastarda che ora, disperato, pensi con tutto te stesso.

Hai bisogno di lui, che per te ci è sempre stato, e nella mente invochi il suo nome a gran voce.

Caradoc, Caradoc.

Ma sai che è inutile.

Lui se ne è già andato, e ti odi in questo momento, perché non puoi fare altro che pensare al tuo amico, facendoti male da solo.

 



Mentre lo segui da dietro, osservi la sua schiena, le sue spalle larghe che al confronto ti hanno sempre fatto apparire un misero Asticello, e che -ogni volta che vedi lui o Frank- ti hanno indotto a credere che l'essere dotati della stazza di un armadio sia un requesito necessario per essere accolti tra i Tassorosso.

<< Dove stiamo andando? >>

La tua voce è spenta, cupa.

Sapevi che prima o poi sarebbe arrivato il momento.

Ne eri consapevole, e sì, ti ritenevi pronto: invece, a quanto pare, non sei abbastanza forte.

Ti senti uno schifo perché, anche se non avevi altra scelta, l’hai fatto, Benjy.

Hai ucciso un uomo.

Un Mangiamorte, certo… Ma pur sempre un uomo.

<< A tirarci su il morale. >> risponde intanto Caradoc, col suo tipico sorriso un po’ sghembo. Non gli hai detto niente, non ne hai parlato con nessuno, eppure lui sembra aver capito che c’è qualcosa che non va.

Perché lui è stato sempre l’unico a capirti, il solo a volerlo fare.

Eppure, sulle tue labbra si tinge una smorfia di disgusto. Da quando tutto questo schifo è iniziato, Caradoc è cambiato, e sai bene in cosa consiste, ora, la sua idea di “tirarci su il morale”.

E sei convinto che ubriacarti come una spugna non ti sarà d’aiuto.

<< Sul serio, Caradoc, non mi va. >>

Lui ti guarda con aria stupita, incredula: << Scherzi? >> domanda, ironico << Amico, a chi non va un giro da Mielandia? >>

 

 

 

 

Ritorni alla realtà, affannato, dolorante e grondante di sudore, ma è dentro, nell'anima, che stai veramente male.

Caradoc amava i dolci.

 



<< Ti si carieranno i denti, di questo passo. >>

Seduti in riva al lago, nel cortile della scuola, lo squadri con un cipiglio severo.

Sai che tu e Caradoc formate un duo alquanto bizzarro: lui, atletico sedicenne giocatore di Quidditch, e tu, un Serpeverde timido ed introverso al quinto anno. Ma non ti sei mai trovato bene con i tuoi compagni di Casa, troppo perfidi, discriminatori, e Caradoc è l’unico che è riuscito a vedere oltre i colori verde ed argento della tua divisa.

Ti ha preso sotto la sua ala protettiva.

Ed adesso, davanti a te, mentre apre l’ennesima confezione di Cioccorane, sbotta, con l’aria un po’ brusca che denota il suo carattere: << Cosa sei, il mio medico? >>

<< Dico sul serio. >>

Lui sbuffa, e s’infila in bocca un’altra caramella << Se a Lupin non vengono le carie, non vedo perché dovrebbe succedere a me. >>

Tu ci rifletti un attimo, ripensando al famoso amico degli ancor più celebri James Potter e Sirius Black, e nella tua mente ritorna il ricordo dell’esile Grifondoro che si svuota un intero pacchetto di cioccolatini direttamente in bocca, mentre cammina verso l’aula d’Incantesimi insieme a Minus.

Alzi le spalle: << Boh, non so. Io ti avverto, in qualità d’amico. >>

Non capisci il perché della fragorosa risata di Caradoc prima che lui ti faccia il verso, divertito.

<< “Ti avverto, in qualità d’amico” >> ripete << Per tutte le pluffe del mondo, adoro come parli. >>

Tu arrossisci un po’, lusingato, ma stai al gioco: << Ed io adoro sentirtelo dire, così avrò la scusa per aiutarti ad arricchire il tuo vocabolario altrimenti degno di quello di un troll ritardato.>>

<< Scordatelo. >> replica lui, sdraiandosi sul prato, con le braccia incrociate dietro la testa. << Sono fiero della mia condizione da analfabeta. >>

<< “Analfabeta”. Vedi? Hai già imparato una nuova parola. >>

<< Davvero esilarante, Fenwick, davvero. >>

<< “Esilarante”, e siamo a due. >>

E non smetti di ridere nemmeno quando lui ti butta addosso l’intera scatola di Gelatine Tutti Gusti+1.

 

 

Ti manca, il tuo amico.

Ti mancano le sue rispostacce scorbutiche, il suo fare impertinente, il suo affetto dimostrato in piccole e timide dosi, ma sempre presente e ai tuoi occhi palese.

E forse, abbandonare un mondo ormai privo della  sua luce non è così grave.

Oh, ti dispiace, certo.

Ma va bene così.

Un Mangiamorte –non importa quale dei due- pronuncia un incantesimo a te sconosciuto, per un attimo il dolore lancinante ti avvolge, ed è come se potessi avvertire il tuo corpo andare in mille pezzi.

Un istante di infinita sofferenza, e poi il buio.

L’incoscienza, in un momento sospeso nel nulla.

 

 

 

<< Caradoc? >>

<< Sì? >>

 

Benjy Fenwick…

 

<< Tu mi consideri tuo amico, vero? >>


<< …Sì, stupido. Il migliore. >>

 

 

… Adesso, finalmente, sei in pace.

 

 

 


  ...et post mortem

 

La bara era abbastanza piccola, in semplice mogano, e completamente inutile: i resti di Benjy sarebbero entrati anche in una borsetta.

Inoltre, il valore simbolico del feretro era di fatto insignificante, dato che al funerale si erano recati non più di una decina di persone; membri dell’Ordine, per la maggior parte.

Peter consolava goffamente Emmeline, che piangeva in disparte col volto nascosto dalle mani, mentre James si stringeva nel suo cappotto scuro. Sebbene lui e Lily fossero praticamente entrati in clandestinità, non avevano sentito ragioni affinché almeno uno di loro fosse presente alla cerimonia.

Sirius si avvicinò a lui, il vento che gli soffiava tra i capelli scuri: c’era un tempo da cani, in effetti.

<< Che tristezza. >> sbottò l’amico, a bassa voce. << Non c’è nessuno. >>

James gettò una rapida occhiata alle spalle. Era arrivato da poco, ed era stato troppo impegnato a piangere come un bambino per fare il conto dei presenti. In effetti, anche tra gli appartenenti all’Ordine delle Fenice c’era qualche assente. Mancavano Abeforth, Dorcas, Fabian e…

<< Dov’è Moony? >>

Sirius apparve adombrarsi ancora di più: << In missione. >> rispose, cupo, << O almeno, così dice. >>

Il giovane Potter sospirò, con tutti questi infondati sospetti sul povero Remus, Padfoot gli stava dando alla testa.

<< Sirius… >>

<< Va bene, va bene. >> s’affrettò a dire l’altro, intento a liquidare velocemente la questione. << Fa’ finta che non abbia detto nulla, ok? >>

James non rispose e, mentre guardava la bara, pensò che in quei tempi dubitare dei propri amici fosse l’ultima cosa di cui avevano bisogno. Non aveva senso guardarsi le spalle da coloro che ti volevano bene, c’erano talmente tanti Mangiamorte, in agguato, che non era necessario immaginarsi altri nemici.

<< Ehi. >> una voce femminile alle sue spalle richiamò la sua attenzione: Dorcas era appena arrivata, i capelli neri e disordinati che incorniciavano un volto sempre più magro e pallido.

<< Ehi. >> replicò James, mentre Sirius, accanto a lui, salutava la donna con un cenno del capo.

<< Pensavamo non saresti venuta. >> commentò Padfoot, un po’ cupo. La donna alzò le spalle, mestamente. << Ho trovato un buco, tra una missione e l’altra. E’ bello rivederti, Potter. >>

James avrebbe tanto voluto sorridere, perché anche a lui faceva piacere rincontrarla dopo tanto tempo, ma davvero, non ne aveva la forza.

La bara venne calata nella fossa.

Sirius osservò la scena in silenzio, poi disse: << Avrei voluto essere un po’ più gentile, con lui. >> la sua voce si era ridotta ad un sussurro.

Dorcas annuì, non riuscendo nemmeno lei a distogliere lo sguardo dal feretro. << A chi lo dici. >>  concordò, memore di tutti i sospetti che aveva nutrito ultimamente nei confronti del povero Benjy. Sospirò. << “L’ultimo nemico che sarà sconfitto è la Morte.” >>

<< Come? >> domandò James, incredulo. Anche Sirius si voltò verso la donna con curiosità.

<< E’ una frase che piaceva molto, a Benjy. Me la recitò al… Al funerale di Mary. >> la sua voce, al nome di quella che era sempre stata la sua amica più grande, si spezzò in una nota di tristezza.

James rimase in silenzio, chinando lo sguardo.

Pensò ai sorrisi timidi di Benjy, alla sua voce un po’ nasale e serissima, mai troppo alta, per non disturbare nessuno.

Pensò al suo inspiegabile –ora gli veniva da ridere, rammentandolo- odio per il Quidditch, che allora l’aveva sconvolto; pensò a lui che s’interessava di letteratura babbana nonostante le sue origini di Purosangue, a lui che era l’unico ad impazzire per le orribili torte cucinate da Lily.

Pensò all’intensità del suo rapporto con Caradoc, che gli aveva sempre ricordato quello tra lui e Sirius.

E pensò al suo sguardo perso dopo la morte dell’amico, e al fatto che forse ora l’aveva raggiunto.

Doveva essere così.

D’altronde, in quella dannatissima guerra, cosa rimaneva a tutti loro, se non la speranza di poter ricongiungersi ai caduti, un giorno?

 “L’ultimo nemico che sarà sconfitto è la Morte.”

<< E’ una bella frase, in effetti. >> disse, più a se stesso che ad altri.

E poi, con un po’ di malinconia in petto, sorrise.

Perché sapeva che Benjy Fenwick, insieme a tutti i cari che avevano perso in quei tempi di odio, avrebbe vegliato su di loro.

  
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