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Autore: cecchino_2028    23/02/2012    4 recensioni
Sherlock e John stanno battibeccando per un futile motivo, il tutto per via del solito problema di Sherlock e il cellulare...
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                         A te, di nuovo, non so il perchè stavolta, probabilmente perchè sei tu!

John è seduto sul divano con una scatola del take-away del cinese all’angolo nella mano sinistra e delle bacchette nella mano destra, Sherlock è seduto accanto a lui, ma non sta mangiando involtini primavera come il dottore, ha la testa poggiata contro il muro, gli occhi chiusi, probabilmente perso nei meandri dei suoi pensieri.
“Sei fantastico!” disse Sherlock aprendo gli occhi.
“Lo so! Cosa ho fatto?” chiese John.
“Mi hai dato una grande idea!” rispose baciando l’amico sulla fronte. Ovviamente John arrossì fino alla punta delle orecchie, non era abituato ad avere certe dimostrazioni di affetto da parte del coinquilino, poi continuava a ripetere di non essere gay. “Mi passi il cellulare?” riprese Sherlock.
“Ma è più vicino a te che a me!” rispose stizzito John.
“Non è una questione di vicino o lontano John, ma il fatto che la mia mente deve lavorare!”
“Smettila con questa storia Sherlock!”
“Cos’è ti da fastidio?” chiese Holmes.
“Il fatto che dieci centimetri non ti cambiano la vita!” rispose Watson.
“Oh hai ragione, cosa saranno mai dieci centimetri John?” domandò Sherlock.
“Qualcosa che puoi fare da solo!”
“Oh ma dipende dai punti di vista!” disse Sherlock.
“Cioè?”
“Dieci centimetri, mi avvicinano al cellulare sono troppi, ma dieci centimetri così …” sussurrò Sherlock avvicinandosi a John. Gli sfilò dalle mani le bacchette e il contenitore e li poggiò a terra, lentamente lo fece sdraiare sul divano, John sotto e Sherlock sopra, Watson era perplesso e il suo colore si avvicinava al cremisi, Sherlock sorrideva, mentre lentamente si adagiava sul corpo di John. Scese a baciargli il collo, annusò la carotide, poi vi lasciò un bacio, ne lasciò uno sull’orecchio, John afferrò i riccioli neri dell’amico e li tirò, avvicinò il volto di Sherlock al suo, ma Holmes non lo baciò.
“Vedi la distanza non è un fattore importante! La colorazione che sta prendendo il tuo volto è allarmante!” disse Sherlock.
“Oh sta zitto!” disse John. Quest’ultimo con una spinta di spalle si avvicinò alle labbra di Sherlock, catturandole in un bacio goffo, di un eterosessuale convinto che si ritrovava incastrato sotto il corpo del coinquilino, con una sconveniente quanto pulsante erezione. Fu Sherlock che migliorò la situazione, stupendo John, afferrò con un morso il labbro inferiore di John e poi lo baciò, con passione, trasportando anche l’amico in un punto di non ritorno. John aveva sempre creduto che Sherlock fosse solo un cervello, invece era un insieme di muscoli, ossa e legamenti, di emozioni, cosa inconcepibile per Sherlock, i sentimenti che ora li stavano trasportando in quel bacio sul divano. Sherlock iniziò a percorrere il profilo del corpo di John con l’indice diafano affusolato, Watson fu percorso da un brivido quando Holmes si fermò a giocherellare con la sua cintura, John afferrò la nuca di Sherlock e intrufolò la sua lingua nella bocca di Sherlock, quest’ultimo rispose con passione al contatto, facendo combaciare i loro bacini. Sherlock portò la mano sul fondoschiena di John, i ruvidi jeans iniziarono a sfregarsi con la seta dei pantaloni di Holmes, il detective infilò una mano nella tasca posteriore dei pantaloni del dottore ed afferrò il cellulare, poi interruppe bruscamente il contatto con John, per tornare a sedersi sul divano come se non fosse accaduto nulla. Inviò un messaggio con il cellulare di Watson, un sorriso malizioso gli curvava le morbide labbra che John aveva appena baciato, il dottore da parte sua era infuriato, lui era un etero convinto, non poteva essersi fatto trascinare dal suo coinquilino in quella che era stata la sua prima esperienza gay, il tutto per confutare la sua teoria, per fargli capire che la distanza non era un fattore da prendere in considerazione per una mente come la sua.
“Ti odio!” disse tutto d’un fiato John.
“Ti ricordo che il cavallo dei tuoi pantaloni dice il contrario!” rispose Sherlock sorridendo e porgendogli il cellulare. John lo afferrò di malagrazia, fece per alzarsi, ma Sherlock lo bloccò e lo spinse di nuovo sul divano, Watson si ritrovò di nuovo bloccato sotto il fantastico corpo del coinquilino. “Come al solito avevo ragione, cos’è la distanza, se non una cosa insignificante?” chiese posandogli un bacio sulle labbra. John rise, come non aveva mai fatto, poi la sua risata fu bloccata dalle labbra di Sherlock, che inesorabili si posarono di nuovo su di lui.
 

Quando si svegliò aveva ancora il sapore degli involtini primavera in bocca e le scatole del take-away a terra, accanto alle bacchette, ma un altro sapore gli invadeva le labbra, quello di Sherlock, quel profumo unico, che solo quell’uomo poteva avere. Si voltò e per poco non cadde a terra, un paia di braccia lo afferrarono prima che cadesse e lui si strinse nelle braccia del coinquilino, si voltò e gli baciò la punta del naso, Sherlock sorrise.
“Vedi, ti sbagliavi, se il divano fosse stato largo dieci centimetri di più non avrei rischiato di cadere!” disse John ed entrambi risero, felici di quella nuova intimità appena scoperta.




Angolo autrice:
Mi sto lentamente scavando una buca bella profonda nella quale nascondermi. Questa storia non ha un senso logico, volevo scrivere qualcosa ed è uscito fuori questo. Probabilmente dovrei farla finita e smettere di pubblicare queste storie senza senso! Lasciate un commentino? Grazie! (:
   
 
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