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Autore: herestous    24/02/2012    1 recensioni
“Siete pregati di allacciare le cinture di sicurezza. Stiamo atterrando.” Aprii gli occhi e fui colpita dalla luce dei raggi solari che mi annunciavano che ci eravamo allontanati del tutto dalle nuvole grigie che caratterizzavano New York. Mi affacciai e, sospirando, vidi in lontananza quella che riconobbi la mia città: Montreal. Allacciai velocemente la cintura di sicurezza mentre, chiudendo gli occhi, ripensavo a tutto quel tempo che avevo passato lontana da quel posto in cui ero cresciuta. Montreal, con quegli alberi, quei parchi, quei laghi, quei palazzi, quei quartieri, quelle scuole…
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Finn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve gente! (: Sono Martina, ma chiamatemi pure Marty ahah allora, vi avviso che è la mia prima storia postata in questo sito, e tentennavo un pò perchè non voglio sembrare banale e scontata! E' una storia principalmente Finchel, anche se troverete comunque gli altri personaggi di Glee, anche se alcune storie sono diverse. Per il resto.. Beh, spero che sia di vostro gradimento! Un bacione, Marty (: P.S. Vi chiedo scusa anche per il capitolo che non è molto lungo, ma ho preferito spezzare la storia in più capitoli piuttosto che appesantire il tutto con lunghe descrizioni. Buona lettura! (:


Siete pregati di allacciare le cinture di sicurezza. Stiamo atterrando.” Aprii gli occhi e fui colpita dalla luce dei raggi solari che mi annunciavano che ci eravamo allontanati del tutto dalle nuvole grigie che caratterizzavano New York. Mi affacciai e, sospirando, vidi in lontananza quella che riconobbi la mia città: Montreal. Allacciai velocemente la cintura di sicurezza mentre, chiudendo gli occhi, ripensavo a tutto quel tempo che avevo passato lontana da quel posto in cui ero cresciuta. Montreal, con quegli alberi, quei parchi, quei laghi, quei palazzi, quei quartieri, quelle scuole… Avevano caratterizzato la mia adolescenza, la mia esistenza, la mia voglia di riuscire in ogni cosa. In un istante la mia vita era completamente cambiata: ero popolare, avevo degli amici, i miei sogni stavano diventando realtà. Ed ero innamorata. Scossi lievemente la testa e mi girai verso la piccola bambina che era addormentata sul sedile di fianco al mio. Sorrisi, e notai che quei capelli biondi come l’oro mi ricordavano quelli della mia vecchia amica Quinn, che non sentivo da anni perché ero stata una sciocca ed ero sparita. Mi alzai non appena l’altoparlante annunciava che eravamo arrivati a destinazione, perché sapevo che il recupero della mia valigia sarebbe stato particolarmente lungo. Negli ultimi anni avevo viaggiato fin troppo, e quello che all’inizio mi era sembrato un sogno si era rivelato un vero e proprio incubo. Infilai il cappotto nero e mi affrettai a recuperare i miei bagagli, che, per la prima volta, arrivarono immediatamente. Attraversai a passo svelto l’enorme aeroporto di Montreal e non appena uscii fui inondata da una folata di vento fresco. Respirai l’aria a pieni polmoni e socchiudendo gli occhi, sorrisi. Ero a casa dopo tanto tempo.

 

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<< Eric, sono almeno quattro volte che ti dico che il bancone va pulito. Pulito. Conosci questo termine? >> Avrei riconosciuto quella voce a chilometri di distanza. Lasciai chiudere dietro di me la porta della tavola calda che portava come insegna “K&B’s” e mi strinsi nel caldo cappotto che avevo addosso. Mi avvicinai al bancone di legno che avevo scelto io anni prima e ordinai la colazione.
<< Potrei gentilmente avere un cappuccino con cacao e un cornetto semplice? >> Avevo un’improvvisa voglia di ridere, perché potevo immaginare la faccia del mio migliore amico girato di spalle, probabilmente scocciato dalla discussione appena avuta con il suo dipendente.
<< Oh mio Dio, Rachel Berry in carne ed ossa, qui, a Montreal! >> Non esitò un istante e corse al di qua del bancone per stringermi in un abbraccio senza respiro. Il suo odore, i suoi modi di fare, i suoi vestiti sempre in perfetta cordinazione… Quello era il mio migliore amico. Kurt Hummel.
<< Kurt, sono un normale essere vivente, non una vip di Hollywood appena giunta in Canada! >> Scoppiai a ridere quando notai la smorfia che si era dipinta sul volto di Kurt.
<< Oh, taci! Blaaaaaaaaain! >> Urlò il nome del suo ragazzo, nonché mio amico, in maniera così stridula che per un attimo avrei potuto soffocarlo con le mie stesse mani. Probabilmente aveva captato i miei pensieri attraverso la mia espressione, perché rise mentre si apprestava ad annunciare a Blaine il mio arrivo. << Non indovinerai mai chi è appena arrivata a Montreal! >>
<< Hai giusto urlato che Rachel Berry era qui in carne ed ossa. >> Blaine Anderson mi sorrise e dopo avermi raggiunto tese le braccia in avanti facendomi cenno di rifugiarmici dentro. Trattenni a stento le lacrime, perché non mi ero mai resa conto, in quei tre anni lontana da tutto e tutti, di quanto mi fossero mancate le piccole cose, gli amici, le smorfie. << Ciao Rachel, ci sei mancata da morire. >>
<< Anche voi, più di quanto immaginate… >> Sospirai, e mi sedetti perché le gambe mi stavano cedendo.
<< Dimmi che sei tornata per restare. Ti prego, ti prego, ti prego. >> Intervenne Kurt, che nel frattempo si era seduto sul bancone con fare da attore e mi fissava con quegli occhi pieni di speranza. Continuai a sorridere, spostando lo sguardo altrove, al di fuori, verso quel cielo limpido che mi era maledettamente mancato.
<< Altrimenti? >>
<< Rach, ti prego. >> Mi fissò, seguito da Blaine che nel frattempo si era seduto sullo sgabello accanto al mio.
<< Non lo so, Kurt. So solo che ora sono qui, e che tutto questo mi è mancato tantissimo. >> Mi sorrise, e anche se sapevo che non era per niente soddisfatto, si lasciò andare e scendendo dal bancone mi sfiorò i capelli per poi abbracciarmi di nuovo. << Grazie >>, sussurrai, perché sapevo che, almeno per un po’, non avrebbe fatto altre domande.
<< Quindi sei tornata a casa, da tua madre? >> Rabbrividii al solo pensiero. Quella donna era stata l’unica persona che non mi era mancata, e uno dei pochi motivi per cui avevo deciso di andarmene.
<< Diciamo che io e mia madre non… Preferiamo non vederci. >> Strizzai l’occhio mentre i due di fronte a me mi fissavano increduli, con aria interrogativa. << Comunque sto in albergo, per questo non credo di poter restare. >>
<< Oh, a questo possiamo rimediare! >> Mi voltai prima a destra e poi a sinistra, osservata dagli sguardi poco raccomandabili dei due fidanzati. Prima che potessi accorgermene, mi presero sottobraccio e, dopo che Kurt ebbe urlato “Luke, gestisci tu il bar per oggi”, mi ritrovai al centro di Montreal, diretta chissà dove. Come ai vecchi tempi.

  
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