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Autore: ignorance    24/02/2012    4 recensioni
“Non voglio turbare la tua pensosa e tempestosa solitudine”
Woflstar. A Human_.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Commenti dell'autrice: um. La cosa non mi convince, sappiatelo. Era nata come Angst e si è miseramente conclusa fluffosamente. Si è evoluta, insomma, da una cosa decente - più o meno, insomma - a... Questo. Però è Wolfstar, e mi mancavano, e anche se è veramente, veramente banale la posto comunque. Dopo i dubbi amletici di convenzione, ho deciso che sì, magari una possibilità potevo dargliela.
Il numero di coordinate è assurdo. Quando mi girano i, ehm, controcoglioni (quelli standard girano sempre e comunque) tendo a sfogarmi così, ficcando coordinate ovunque. Ehm.
Date un'occhiata anche alla mia Pagina Facebook, potreste scoprire... Io ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare. Sì, coff.
I commenti sono estremamente graditi. Ma tanto tanto, eh. Perché ho qui giusto una quantità abnorme di torta alle carote, e un sacco di croissant, da darvi. Adoro la torta di carote. Cough.
Disclaimers: i personaggi non mi appartengono. Il mio avvocato ci sta lavorando. *ride*
Words Counter: 1.798


A Human_, semplicemente.
La canzone che mi ha ispirato la trovate linkata sotto. (Sorry 'bout that, lòl).

"With love beyond forever, Flip off the sky, With bleeding fingers till I die."
Children of Bodom - Are You Dead Yet?





***



La sensazione rabbiosa ti si spande nel corpo, ti riverbera sin nelle viscere e ti fa tremare tutti i muscoli. Le mani ti prudono, e non certo per un mero cavillo come la reale sensazione fisica.

Prendi due sospiri feroci, come se anche l'aria ti avesse fatto un torto orribile, e quella risponde stordendoti i polmoni entrando gelida nei bronchi. Tossiresti, ma sei troppo arrabbiato. Non te ne frega un tubo se è il tuo fisico che ne ha bisogno, il tuo fisico può allegramente andare a farsi fottere, stupido traditore.

Tiri fuori dal nulla una sigaretta, l'unica che tu abbia mai posseduto davvero, e che hai tenuto per momenti come questi. Il consenziente donatore è nientepopodimeno che James, che ha cominciato per scherzo al terzo anno e adesso non riesce più a smettere. Il vizio lo secca, ma è più forte di lui. Non credi che verrà anche a te per una misera sigaretta, ma anche se fosse non sarebbe poi così tragico.

E vadano a farsi fottere anche i polmoni; il fatto che non avendo un accendino tu debba usare un incantesimo ti rende ancora più arrabbiato. Ringhi contro la bacchetta e la sigaretta si accende, mentre le labbra che la stringono si serrano tremandovi contro. La morderesti, se non sapessi che non è una cosa proprio brillante. Inspiri una grossa boccata, e ti lacrimano gli occhi. Al diavolo, non tossirai mai più in vita tua. E sì, polmoni, incatramatevi ben bene, impastatevi di questa merda che giunge miracolosamente ad avvelenarvi.

Dio, stai comunicando con i tuoi stessi polmoni, è ridicolo. Lanci un'occhiata al Lago Nero, sputi il fumo nell'aria, che si disperde in pigre volute, e maledici mentalmente il tramonto, la Torre di Astronomia e il Whiskey Incendiario che James ti ha offerto e che tu hai, stupidamente, rifiutato. Mai rifiutare alcun tipo di bevanda alcolica. Mai.

Lo scricchiolio delle scale non ti dice niente. Le orecchie ti ronzano, quindi lo ignori. Neanche quando il tuo istinto ti suggerisce, neanche tanto piano, che c'è una presenza, ti giri. Non te ne frega, fondamentalmente, un cavolo. Tiri un'altra boccata profonda dalla sigaretta, che brucia lentamente, emettendo un tiepido sfrigolio che pare tanto una presa per il culo.

Sbuffi ancora il fumo, ed è come buttare davanti a sé tutto il risentimento, che però l'aria ti rigetta nei polmoni con noncuranza, ed è un continuo espirare e inspirare, un ciclo che non vuoi interrompere, perché tutto sommato è terribilmente affascinante sentire la rabbia che macini prendere vita propria e armeggiare con i tuoi organi.

Che pensieri stupidi. Per giunta vagamente melodrammatici, ma non è che adesso uno si debba anche preoccupare per i suoi pensieri. A meno che un abile Legilimens non sia nei paraggi, e speri vivamente di no.

È un colpetto leggero alla spalla, che ti fa voltare: lo fai di scatto, con lo sguardo truce, pronto ad attaccare come una fiera che sia stata disturbata nel bel mezzo del pasto, ma la tua espressione immediatamente si spiana e involontariamente le labbra ti si arricciano leggermente nel principio d'un sorriso.

“Moony”, dici, ed è una constatazione, una cosa che è lì, e lì si ferma, ad aleggiare nell'aria, ed è un po' sollievo e un po' terrore, ma chissenefrega.

Il suo sorriso è sincero, così come il gesto che fa, quello di porgerti gentilmente una bottiglia di Whiskey. “Sigarette e alcohol”, mormora, divertito. “E non osare lamentarti”. È un genio. Un genio, l'hai sempre detto; non ad alta voce, no, ma sei sicuro che lui l'abbia capito. Anche perché lo pensi da un po', non è come un'idea improvvisa, è il solo punto fermo su cui si basa la tua già scarsa comprensione della psicologia umana – ed è terribilmente importante che lui lo sappia, ecco.

Gli lanci uno sguardo tra il serio e il faceto. “E chi si lamenta”, borbotti, forse un po' bruscamente, ma accetti la bottiglia e la stringi tra le dita della mano libera, vedi che è già stappata e sai che Moony teme che potresti spaccare tutto – ma che nonostante questo è venuto da solo, liberandosi di James e Peter in un (da te sconosciuto) colpo da maestro.

“Non mi mangiare, Sirius”, porta avanti le mani, Remus, come volevasi dimostrare. “Non voglio turbare la tua pensosa e tempestosa solitudine”, chiarisce, veloce, distogliendo lo sguardo, suo malgrado un po' divertito, “ma voglio che tu sappia che tutto questo è un problema principalmente mio e che non ho intenzione di fartela pesare più del necessario. E che, se possibile, vorrei che tu ti scordassi di tutto, be', questo, e non facessi nulla se non stare a guardare quello che faccio io.” Prende fiato; questo discorso non è improvvisato, lo sai benissimo.

Remus ti ha lasciato il tappo di latta sulla bottiglia; la sigaretta è finita, perciò la getti dalla finestra e cominci a giocherellare nervosamente con quel cosettino rotondo e dal bordo frastagliato, perché sai dove vuole arrivare e la cosa non ti piace. Come potrebbe piacerti? Stringi le lunghe falangi dell'altra mano sulla bottiglia e le nocche sbiancano, risaltando pallide sulla pelle già terribilmente nivea.

“Sì, insomma, non è una cosa... Be', non è una buona cosa che tu te la prenda così tanto per uno stupido pettegolezzo, le voci di corridoio sono talmente effimere che in un giorno sarà già tutto sfumato, scoppierà come una bolla di sapone. E se anche non fosse, nel peggiore dei casi, sai, sono un licantropo, non credo mi cambierà molto aggiungere un altro aggettivo alla frase terrorizzata di rito.” Ride piano, attentamente, come se fosse una cosa studiata anche quella.

Non lo sopporti, si sta umiliando davanti a te e non è divertente, neanche un po'. Prendi un lungo sorso di Whiskey e lo vedi rivolgerti uno sguardo preoccupato, il genere di cosa che avresti dovuto fare tu. E invece no, Sirius Black s'incazza e tutti sono ai suoi piedi. “Oh”, dici soltanto, una volta deglutito, ed è stupido, ma non sai che altro dire.

Cioè, sì, in effetti una o due paroline preparate ce le hai. “Remus, sei un idiota” e questa è una; hai sempre desiderato dargli dell'idiota, anche perché sapete entrambi che non è vero e ciò lo rende ancora migliore. “Se pensi che io starò a guardare mentre i pettegolezzi ti piegano, e sai che sarà così, lo sei proprio”, e due. “Non me ne frega un emerito cazzo di Thestral se non vuoi che io me la prenda, perché, come vedi, me la sono già presa; e, contrariamente a quanto pensi, questa cosa riguarda anche me”, sbotti, e intercetti il suo sguardo confuso e, sì, un tantino offeso.

“Perché, prima di tutto, sei mio amico” È uno sguardo deluso, quello che vedi? “Poi, perché se sei omosessuale sarei dovuto essere il primo a saperlo”, tenti, con un sorrisetto. Lui sbatte le ciglia e ridacchia, incerto se ridere davvero o meno. “Dunque, in quel caso, vorrebbe dire che lo sono anche io”.

Sgrana gli occhi. “Che razza di sillogismo sarebbe?”, domanda, ed è così deliziosamente ingenuo che la tua rabbia scema un poco. Ti apri in un sorriso decisamente accettabile, per essere uno con l'impulso di aprire il culo a chiunque ti guardi per più di due secondi – eccetto Remus, chiaramente.

Sirius Black e la sua lieta favella tendono a litigare brutalmente, se si tratta di un licantropo terribilmente secchione e zuccheroso. È una cosa comprovata, c'è poco da fare.

Ti scoli un altro bel sorso di Whiskey e sta bene, chissenefotte del sistema, dell'idiozia di Moony, della tua, d'idiozia – decisamente superiore alla sua –, di tutto quello che avete dovuto passare prima di arrivare al punto clou, della punizione con la McGonagall – grazie al cielo Remus se n'è dimenticato –, del fatto che ormai il tramonto è passato da un pezzo e comincia a farsi buio, del freddo e di un sacco di cose che al momento non ti vengono in mente.

“Moony, sei gay?”, domandi, direttamente, perché i pettegolezzi fanno schifo, sono merda lanciata addosso a chi non se lo merita, ed è merda che fa male, lo sai benissimo, e di solito non ci prendono proprio, ma chissà che stavolta sia l'eccezione che conferma la regola.

Lui deglutisce, piega il collo di lato e guarda altrove. “Un po'”, ammette. Che cazzo vuol dire, un po'? Inarchi un sopracciglio, e lui ti stava guardando con la coda dell'occhio, perché si affretta a spiegare: “Be', in parte. Cioè, hum, provo attrazione per... Entrambi i sessi”.

Lo guardi, e con le dita ti gratti la nuca. È diventato rosso come un pomodoro maturo. Ti apri in un largo sorriso, ed è il primo decente da stamattina, è un record. “Lo sapevo”, borbotti, giulivo, e lui sembra un po' offeso. E anche un po' confuso, visto che in due secondi sei tornato alla normalità: sei di nuovo Sirius Black, e che sei ancora incazzato e che la farai pagare a qualche individuo, giusto qualcuno, non lo deve sapere.

Con un po' di fortuna, non lo saprà mai.

“Lo sapevo”, ripeti. Lui è decisamente offeso, stavolta. “Sirius, non è divertente”, stride, vagamente acido, “Non posso cre-”

Chissà cos'è la cosa a cui non può credere. Non lo saprai mai, perché adesso le sue labbra sono schiacciate contro le tue, la bottiglia di Whiskey incendiario è miseramente finita a terra, ed è uno schifo, perché ce n'era ancora qualche sorso. Però Moony è caldo e morbido, e non sembra aver intenzione di scappare. Tsè, come se fosse possibile non essere soggetti allo sguardo fascinoso di Sirius Black – che Remus non l'abbia visto rimarrà un segreto, be'.

Dopo qualche istante Remus si scioglie, le sue labbra si schiudono e la sua lingua s'insinua gentilmente nella tua bocca, mentre la tua è avida e feroce, razzia il campo e brucia i morti, sparge le ceneri nel vento e rimane ad osservare il panorama.

Moony si stacca, ansimante, imbarazzato e confuso. Delizioso. “P-Perché?”, domanda incoerentemente, e tu ridacchi.

“Sono innamorato di te”, chiarisci, divertito, ed è bellissimo perché lui impallidisce, e in un attimo riprende colore, si fa paonazzo e balbetta: “C-Com- Cos-” e la sua voce si affievolisce gradualmente, fino a spegnersi in un sussurro indistinguibile. E tre.

“Sei stupido”, ti guarda, dandosi un contegno e tossicchiando. “Sei un idiota patentato. Come faremo a- Cioè, sì, anche io, è ovvio, ma come faremo con... James, Pet, tutti gli altri, e i pettegolezzi, e- Tutto?”, conclude, sconfitto.

Guardi i cocci della bottiglia di Whiskey, poveretta, per una manciata di secondi, come se ci stessi pensando davvero, poi fissi lui. Il suo sguardo è... Non lo sai nemmeno tu. Non che t'interessi, al momento; hai già aspettato troppo: te lo tiri contro con poca delicatezza, prendendolo per il bavero, gli soffi, direttamente sulle labbra: “In culo tutto”, e lo baci.



***



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(© elyxyz)

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