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Autore: zora_    24/02/2012    1 recensioni
-Oh, Scorpius!- la donna rise con le lacrime agli occhi. -Lo sai, erano esattamente quindici anni che non toccavi questo ciondolo. Ah, se penso a com'eri piccolo l'ultima volta che l'hai sfiorato!- rise ancora, commossa.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Astoria Greengrass, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i personaggi della saga sono di proprietà di JK Rowling e di chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright.

 

Fifteen.

 

 

 

Scorpius teneva la testa inclinata di lato, osservando scettico la madre scostare scatolette di dubbia provenienza dall'interno della Cabina dei Valori.

L'aveva trascinato senza motivi apparenti nei sotterranei, interrompendolo nella lettura sufficientemente interessante del libro che suo padre gli aveva regalato quella mattina per i suoi quindici anni, assieme ad altri svariati aggeggi che non era sicuro gli potessero mai interessare. A partire dalla scopa nuova, ultimo modello -Scorpius odiava lo sport, e se c'era una cosa che detestava di più, quella era praticarlo- per arrivare ad una piuma speciale, con chissà quali incanti al suo interno, Scorpius non riusciva ad apprezzare i doni del genitore.

Stava quindi aspettando l'arrivo della sera, e con lei il vero inizio dei suoi quindici anni, ossia la festa che gli elfi si stavano adoperando a preparare, atta ad ospitare a Villa Malfoy quanti più ospiti possibili. 

La madre era però entrata in camera sua senza nemmeno bussare -cosa molto insolita- interrompendo i suoi programmi di rilassamento con un sorriso euforico -cosa ancora più insolita. S'intenda, Astoria Malfoy era una donna gradevole e sorridente, ma sempre molto composta. Questo spiegava il comportamento sospettoso che il giovane riusciva a stento a reprimere.

In ogni caso, torniamo a noi. Scorpius continuava a chiedersi perplesso cosa la madre stesse cercando così impazientemente.

Improvvisamente la donna si voltò verso di lui facendo roteare i lunghi capelli scuri e dolcemente mossi, gli occhi brillanti di gioia. Tra le dita affusolate stringeva una scatoletta molto piccola di velluto blu, che il ragazzo guardò incuriosito, per poi posare uno sguardo interrogativo sulla madre.

-Madre, che cos'é?-

Una scatola, idiota. 

Lei allargò il suo sorriso sui denti candidi. Aprì il piccolo contenitore, rivelando una catenella con un ciondolo non particolarmente prezioso, a prima vista.

Era un pendente circolare, un disco perfettamente smaltato di blu cobalto e contornato da una sottile fascia argentata, arricchito solo da poche e sobrie volute.

 

-Ti piace, Scorpius?- Chiese semplice ed enigmatica la donna.

Scorpius stava per rispondere che sì, gli piaceva, senza nemmeno pensarci. Qualcosa però gli impedì di farlo.

Si fermò un secondo, per rispondere a quella semplice domanda.

Quel ciondolo non era un ciondolo qualsiasi, lo sentiva a pelle. Guardandolo, nella quiete più assoluta, percepì quel blu intenso come un colore di casa.

Il che, in realtà, era abbastanza strano, visto che il castello non aveva nulla di blu -nemmeno un piccolo inserto- ora che ci pensava.

Si sorprese a pensare che effettivamente quello che aveva davanti era il suo colore preferito -e lo era da sempre, per quel che poteva ricordare- un colore che il padre non amava particolarmente, e che cercava di sostituire con il suo favorite, il verde scuro.

E l'argento brillante che incorniciava il blu, cosa gli ricordava? Non fece in tempo a chiederselo che un flash lo colse: le stelle che ricoprivano la vallata nelle calde notti estive in cui restava sveglio, troppo stanco anche per dormire. Solo loro portavano lo stesso colore. Solo loro lo rilassavano tanto, mentre si divertiva a rimembrare i nomi delle costellazioni e le loro storie.

Quel ciondolo era quindi una piccola sintesi di Scorpius stesso.

Destandosi dallo stato di riflessione profonda in cui era caduto, senza più ripensamenti Scorpius rispose alla madre.

-Sì. Sì, mi piace. Ma perché me lo chiedi?-

La donna lo guardò intensamente negli occhi, e senza abbassare lo sguardo rispose.

-Toccalo.- disse, misteriosa quanto prima.

Scorpius, quasi pentito di aver abbassato la guardia senza accorgersene, tornò immediatamente vigile.

-Cosa?!-

La donna sorrise ancora. -Toccalo, Scorpius, avanti! Non è mica maledetto!- concluse divertita.

Il ragazzo pensò che effettivamente non sapeva se dubitare o meno dell'ultima affermazione, ma del resto non aveva motivo per dubitare della madre...Cosa avrebbe mai potuto ottenere da una situazione simile, infondo?

Allungò quindi le dita, titubante, sul pendente.

Appena l'ebbe sfiorato, sua madre sembrò felice come non mai, tanto che il ragazzo quasi si preoccupò, non capendo definitivamente più nulla della situazione.

-Oh, Scorpius!- la donna rise con le lacrime agli occhi. -Lo sai, erano esattamente quindici anni che non toccavi questo ciondolo. Ah, se penso a com'eri piccolo l'ultima volta che l'hai sfiorato!- rise ancora, commossa.

Il giovane finalmente si tranquillizzò. Quantomeno, la madre non sembrava completamente impazzita. Anzi, forse aveva addirittura una qualche spiegazione valida, che decise di attendere con un sopracciglio alzato.

La madre si ricompose, mantenendo però un dolce sorriso sulle labbra.

-Scusa. Ah, a volte mi ricordi tanto tuo padre! Scusa, scusa, so che non ti piace che io lo dica... Comunque, ti starai chiedendo il perché di questa scenata. Ah, se solo tu sapessi da quanto aspettavo questo momento!- sorrise ancora una volta, abbassando lo sguardo sul gioiello che aveva creato un tale scompiglio nel cuore di suo figlio. -Questa è la catenina che indossavo la notte della tua nascita. Faceva un caldo incredibile, non ricordo un'estate più calda di quella, ma non volli togliermi quella catenina per niente al mondo, nonostante m'infastidisse non poco, soprattutto nello stato in cui mi trovavo. Volevo averla addosso nel momento esatto in cui mi avrebbero posato il tuo corpicino caldo fra le braccia, e così è stato. L'hai presa in mano prima ancora di toccare i miei capelli.- Astoria aveva sempre trovato buffa e carina al tempo stesso la passione che il figlio aveva per i suoi capelli, passione restata immutata negli anni. Ridacchiò allegra, al ricordo del viso corrucciato del neonato mentre stringeva quel ciondolo grazioso fra le dita minuscole. A volte il giovane aveva ancora quell'espressione in viso, e lei ogni volta che lo vedeva non riusciva a trattenersi dal sorridere sotto i baffi.

-Quindi, questo è stato il tuo primo gioco, il primo oggetto che tu abbia mai posseduto, e nonostante questo non abbia una grande importanza, mi piaceva l'idea che oggi, dopo tanto tempo, tornasse tuo. Da quel giorno nessuno -a parte tu stesso, oggi- l'ha più toccato. Ed eccolo, ora è di nuovo tuo, Scorpius.-

Il ragazzo sorrise, e voltò le spalle alla madre abbassandosi appena per favorirla mentre gli allacciava la collanina al collo.

-Grazie, madre. E' un regalo splendido.-


-Bel ciondolo, Scorp. Dove l'hai trovato?- chiese allegro Albus Potter, un bicchiere di Whiskey Incendiario in mano.

-Un regalo di mia madre.- rispose il festeggiato in mezzo alla folla.

Scorpius non aveva idea di per quanto tempo l'avrebbe tenuto, ma aveva il sospetto che non l'avrebbe tolto tanto presto.


 

 

 

 


Spazio alla pseudo-autrice.

 

 

Un piccolo scricciolo insensato. Beh, che volete, oggi compio -finalmente- sedici anni.

Questo esserino è per ricordare il regalo splendido che mi ha fatto mia madre l'anno scorso. Una cosa assolutamente, decisamente personale e sdolcinata.

E, santo cielo, mi sto lasciando andare alle one shot! Ma vabbè, che ci possiamo fare? 

Ecco, tutta vostra.

 

DW.

 

   
 
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