Serie TV > The Secret Circle
Ricorda la storia  |      
Autore: Fiery    24/02/2012    2 recensioni
[TVD/TSC Cross-over; Faye Chamberlain/Rebekah Mikaelson]
Come si fosse trovata nel salotto di casa Chamberlain, a sistemare i cuscini sul divano, decidere quale film guardare tra una collezione invidiabile di dvd e ad indossare i vestiti di Faye, era ancora un mistero.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Faye Chamberlain
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Secret Diaries'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fandom: The vampire diaries/The Secret Circle

Timeline TVD: la prima parte è collocata prima del ballo che organizza Esther. Mi sono concessa un po’ di libertà e ho fatto passare un paio di settimane tra il risveglio degli Antichi e la decisione di dare una festa. Il pezzo successivo è collocato invece dopo la 3x15.

Timeline TSC: il tutto è collocato secondo la normale timeline del telefilm.

Personaggi: Faye Chamberlain, Rebekah Mikaelson.

Avvertimenti: crossover, sub-text Chamberlake (Cassie/Faye) e sub-text (non tanto nascosto, in effetti) Mabekah (Matt/Rebekah). Apparizioni molto random di Kol, Elijah, Adam e Cassie.

Note: per chi non avesse ancora visto la 3x15 di “TVD”, Elijah quando parla della quercia bianca – spoilerspoilerspoiler – si riferisce al fatto che Rebekah ha scoperto che la quercia bianca in grado di uccidere gli Antichi sta per rinascere dopo cento anni. Ah, il titolo è un verso di “Brick by boring brick” dei Paramore (perché ce le vedo ad ascoltarli a massimo volume? #problemitanti). Ah, sono senza beta. Quindi ho riletto mille volte prima di pubblicare, ma se ci sono ancora errori – e non me ne stupirei *sospira* - chiedo perdono, la farò comunque riguardare in seguito per essere più tranquilla.

Disclaimer: I personaggi di “The vampire diaries” e “The Secret Circle” non mi appartengono (ma ehi, mica mi dispiacerebbe!).

 

 

Dedicata a Lizzie_Siddal per i suoi meravigliosi scleri dopo aver letto questa one-shot in anteprima e per avermi mandata a quel paese quando le dicevo che niente di tutto questo aveva senso.

 

 

 

You can see it with your eyes, even in the dark

 

 

Rebekah detestava davvero tante cose di suo fratello Kol: la sua faccia tosta, il suo prenderla costantemente in giro, la sua vanità e anche il modo in cui tentava di trascinarla dietro in situazioni che non voleva neanche immaginare, figuriamoci considerare e affrontare.

Era solo colpa sua se si erano ritrovati in quella cittadina sperduta – Chance Harbor, che razza di nome, aveva pensato subito –, persino più sperduta di Mystic Falls. Con tutte le città che c’erano nel mondo il suo caro fratellino, a cui presto avrebbe spezzato tutte le ossa, aveva scelto proprio quella. Quando l’aveva costretta a seguirlo per “divertirsi un po’ senza il controllo costante di Elijah” non aveva immaginato esattamente di trovarsi in quel buco di paese.

La terza sera che si trovava a Chance Harbor era seduta al tavolino di un locale che a quanto pare frequentavano tutti – cosa ci trovavano di speciale doveva capirlo, considerato che il proprietario le sembrava anche mezzo ubriaco – a fissare Kol provarci spudoratamente con un paio di ragazze del posto dall’altra parte del locale. Aveva già deciso che il giorno dopo sarebbe tornata a Mystic Falls, e se Kol non l’avesse seguita avrebbe fatto i bagagli e tanti cari saluti: avrebbe sopportato molto più volentieri i drammi di Klaus e i rimproveri di Elijah se questo significava porre fine alla noia.

Sbuffando si alzò in piedi, mentre un ragazzo le si avvicinava con un sorriso per riprendersi il bicchiere ormai vuoto, «Ti porto il conto?»

«No.» rispose Rebekah prendendo la borsa e la giacca, «Paga quell’idiota di mio fratello.» glielo indicò con un cenno della testa. Il cameriere seguì il suo sguardo, aggrottando le sopracciglia quando il ragazzo in questione si voltò a guardarli con aria annoiata, «Vero?»

Rebekah vide il fratello alzare una mano in segno di saluto, così si infilò la giacca e procedette verso l’uscita. Nell’uscire si scontrò con una ragazza che era appena tornata dal bagno, la quale non riuscì a contenersi dal dire “ehi, guarda dove vai!” quando Rebekah non si girò per degnarla di nessuna scusa o attenzione. La vampira richiuse la porta facendo tremare pericolosamente il campanello che vi era attaccato, tornando sui suoi passi per mettersi di fronte alla ragazza.

«Ripeti.»

L’altra sollevò un sopracciglio, i capelli neri raccolti perfettamente in una coda alta e gli occhi decisi truccati pesantemente, «Ti ho detto di guardare dove vai… o hai bisogno di un apparecchio acustico oltre che d’un paio di occhiali?»

«Ti avverto, non sono dell’umore adatto.» le disse Rebekah.

Il ragazzo di poco prima si posizionò tra le due, posando una mano sul braccio della mora, «Faye, lascia perdere.» la incoraggiò, ma lei se lo scrollò di dosso in un attimo guardandolo male. Evidentemente i due si conoscevano e a giudicare dall’età che dimostravano dovevano anche essere amici o compagni di liceo.

«Non mi faccio mettere i piedi in testa da una finta bionda» sbottò Faye, alterata.

Rebekah al quel punto scosse la testa, dando loro le spalle per andarsene il più velocemente possibile: non aveva voglia di attaccare briga con una ragazzina e stava attirando l’attenzione dei clienti.

«Dove credi di and-»

Il richiamo di Faye si bloccò a metà quando afferrò un braccio di Rebekah per trattenerla. La vampira si girò di scatto verso di lei, in tempo per vederla sgranare gli occhi sorpresa e anche un po’ incuriosita. Strattonò il braccio, sgranando gli occhi a sua volta nel riconoscere quell’espressione e quel brivido che aveva percorso il suo corpo.

«Dagli retta, Faye.» le disse facendo un passo indietro verso l’uscita, «Lascia perdere.»

Rebekah avrebbe giurato di vederla sorridere poco prima di sbattersi la porta alle spalle.

 

***

 

Come si fosse trovata nel salotto di casa Chamberlain, a sistemare i cuscini sul divano, decidere quale film guardare tra una collezione invidiabile di dvd e ad indossare i vestiti di Faye, era ancora un mistero.

Era passato un mese dal loro incontro e Rebekah doveva ammettere che quella ragazza era l’unico motivo che l’aveva spinta a rimanere a Chance Harbor per un paio di settimane, invece di svignarsela subito come da programma.

Faye l’aveva seguita fuori dal locale, con un sorriso che andava da una parte all’altra della faccia e gli occhi luminosi per quella nuova scoperta. Per Rebekah era soltanto un’altra scocciatura, e anche un problema considerato che Faye era una strega e starle lontano era la scelta più giusta. Ma se c’era una cosa che aveva imparato in quelle settimane era che Faye Chamberlain non accettava un “no” come risposta e se ne fregava molto tranquillamente del proverbiale odio tra vampiri e streghe.

Chissenefrega! Meglio, no?”, aveva detto quando gliel’aveva fatto notare. E Rebekah non aveva potuto far a meno di scoppiare a ridere per la sua esuberanza.

L’aveva convinta a restare, nonostante all’inizio la scocciava averla tra i piedi: a convincerla del tutto, però, ci aveva pensato Kol quando le aveva raggiunte e ci aveva provato con Faye. Per qualche motivo non se la sentiva proprio di far incappare il fratello in una relazione con una strega, anche se più passavano i giorni più Rebekah avrebbe giurato che la magia non c’entrava niente: per lei era stato istintivo proteggerla e allontanarla dal fratello, solo in un secondo momento si era resa conto che il motivo per cui l’aveva fatto era perché aveva avuto l’impressione che Faye fosse diversa dalle sue coetanee.

E non si sbagliava. Erano bastati pochi giorni per capire che Faye si lasciava andare alle esperienze di vita senza troppi problemi e probabilmente per divertirsi sarebbe stata anche al gioco di Kol, lasciandolo però di stucco all’ultimo momento.

Faye era energia, e un po’ le assomigliava. Non nei gusti, come quegli abiti moderni che Rebekah tanto detestava e di cui invece Faye aveva l’armadio pieno fino a scoppiare. C’era qualcosa dell’altra nei modi di fare, nei capricci e nella voglia di non avere alcun tipo di regola a limitarla.

«Horror o commedia?»

«Horror, basta che non ci siano vampiri.»

Rebekah sollevò un sopracciglio, «Potrei ritenermi offesa.»

Faye scrollò le spalle, appoggiando una ciotola di pop-corn sul tavolino, «Sei tornata da sola o c’è anche Kol?» le domandò, riferendosi al suo ritorno a Chance Harbor.

La vampira era tornata lì dopo due settimane d’assenza. Poco prima di partire le aveva detto che doveva tornare a Mystic Falls per dei problemi di famiglia e si erano continuate a sentire per telefono – era stato quasi strano salutarsi e rimanere separate, come se stessero togliendo dalle loro vite un’abitudine che si capisce di aver perso solo nel momento in cui la si perde davvero – ma Faye non si aspettava di trovarsela davanti casa quella sera di punto in bianco.

Il sorriso di Rebekah le era bastato come spiegazione del suo ritorno improvviso, tanto da farle annullare la serata con Melissa e organizzare invece una sottospecie di pigiama-party.

Quando gliel’aveva proposto, Rebekah era rimasta a fissarla confusa e sinceramente spiazzata. Faye si era messa a ridere, sorpresa di doverle spiegare un’abitudine così normale per delle comuni adolescenti, ma in fin dei conti si era resa conto fin da subito che Rebekah non aveva alcun tipo di esperienza con le abitudini di quel secolo. Solo in seguito aveva saputo che l’ultimo ricordo del suo mondo risaliva agli anni ’20 e Faye non aveva indagato oltre.

“Ti insegnerò io.” le aveva detto con un sorrisetto pieno di complicità. E Rebekah non si era opposta, troppo desiderosa in fondo di conoscere quella parte di vita che non aveva mai avuto.

Ora le stava di fronte, con indosso una maglietta larga e un paio di pantaloncini corti che Faye le aveva prestato per la notte; “hai un chilometro di gambe, sfruttale no?” le aveva fatto notare quando Rebekah aveva storto il naso. Chiunque le avesse viste dall’esterno le avrebbe considerate una l’opposto dell’altra, questo era chiaro. Ma solo all’esterno, appunto.

«Sì, ma c’è anche Elijah.» rispose Rebekah, abbandonandosi stancamente sul divano con le ginocchia strette al petto, «Non dovevamo neanche tornare. Ripartiamo domani.»

Faye si sedette accanto a lei, aggrottando le sopracciglia mentre faceva mente locale dei nomi dei fratelli della ragazza. Quest’ultima le aveva raccontato a grandi linee la storia della sua famiglia, durante una serata passata a bere birra sedute sul molo: Rebekah non reggeva l’alcool a quanto pare e si era lasciata andare alle confessioni. Non che le fosse dispiaciuto, sapeva così poco di lei che quelle confessioni erano state davvero una rivelazione.

«Non capisco perché dobbiate rimanere lì, insomma… molla i fratellini e trasferisciti qui da me. Il divano è comodo, ma potremmo anche condividere il mio letto.» si strinse nelle spalle tranquillamente.

Rebekah le rivolse un sorriso divertito, «Potrei quasi accettare.» disse mentre Faye le appoggiava una mano sulla spalla.

«La mia proposta è sempre valida, lo sai. E poi mi piace vedere l’espressione di terrore che si dipinge in faccia a Diana, quanto ti vede.» alzò le sopracciglia, ammiccando. Rebekah ridacchiò, con lo stesso sguardo complice: nessun componente del circolo di Faye era d’accordo nel vederle insieme, ma era anche vero che le due si divertivano un mondo a complottare per spaventarli.

«A proposito, in questo famoso “pigiama-party” sono compresi i pettegolezzi?» domandò Rebekah, dimenticandosi improvvisamente dei problemi con la sua famiglia e concentrandosi solo su Faye, che la fissava indecisa.

«Certo, quelli non mancano mai.»

Si ritrovò a spalancare la bocca sorpresa quando sul volto di Rebekah comparve un sorriso quasi timido: le sembrava un’adolescente in piena crisi di fronte alla prima cotta importante. E forse lo era davvero.

«Sputa il rospo!» la incoraggiò dandole un pizzicotto sul ginocchio.

Era così strano vederla sciogliersi in quel modo, considerò Faye mentre la vampira le parlava di questo fantomatico Matt che però la odiava e di come fosse finita invece a letto con Damon. Era strano per il semplice motivo che Rebekah non si scioglieva mai. Per tirarle fuori informazioni sul suo passato aveva dovuto farla ubriaca o arrabbiare, nel peggiore dei casi visto e considerato che poteva ancora sentire le dita della biondina stringerle il collo talmente forte da chiedersi perché non poteva avere la sua forza. Era parecchio sicura di sé e non dava dimostrazioni di essere fragile o altro.

Un po’ come lei.

«Beh, almeno non era il tuo ex-ragazzo quello con cui hai passato la notte.» Faye ci pensò un momento, ritornando con la mente a quando era rimasta da sola con Jake, «Due volte, in effetti.»

Rebekah le lanciò un paio di pop-corn ridendo, «Quella sei tu che non ammetti la pura e semplice verità.» fece notare con un ghigno beffardo. Faye sbatté le palpebre, confusa.

«Che?!» domandò infatti, anche se lo sguardo eloquente della biondina era tutto un programma.

«Inutile che fai la finta santerellina.» agitò l’indice davanti al naso di Faye, «Quando ammetterai che nella tua testa c’è qualcun altro, altrettanto biondo ma con decisamente meno attributi, sarà sempre troppo tardi.» spiegò diretta e concisa.

«Ancora con questa storia? Io non sono attratta da…» il nome le morì in gola quando Rebekah le lanciò uno sguardo da “sul serio, Faye?”. Si fece strada in lei la consapevolezza che in effetti non aveva tutti i torti.

Dannata, la insultò mentalmente, per il solo motivo che aveva ragione su tutta la linea.

«La odio. E odio te.» borbottò Faye, incrociando le braccia sotto al seno.

«Anche Matt è biondo.» ragionò Rebekah, ignorandola totalmente.

Ridacchiò nervosamente, «Perfetto, abbiamo un debole per i capelli biondi! Non so chi delle due stia messa peggio.»

«Tu!» ribatté tranquillamente l’altra, «Il mio obiettivo è single, deve solo superare l’odio nei miei confronti ed è fatta.»

Faye le diede un altro pizzicotto, questa volta sulla coscia facendo ridere di gusto Rebekah, e senza quasi rendersene conto si ritrovano a prendersi a cuscinate come due tredicenni che rimanevano sveglie fino a tardi a raccontarsi i primi baci. Per Faye non era così strano, ma vedere Rebekah illuminarsi di un vero sorriso nel condividere e scoprire quel tipo di legame, le fece rendere conto che c’era qualcosa di completamente diverso.

Rebekah non la giudicava, ecco qual’era la diversità.

Non perché era un vampiro – lei, che ai vampiri non ci aveva neanche mai creduto – ma perché nonostante la sua inesperienza in fatto di amicizia, era riuscita ad accettare ciò che era come gli altri membri del circolo non riuscivano o non volevano. Per tutti Faye era la stronza di turno, senza peli sulla lingua, il cui unico obiettivo era divertirsi e usare il sarcasmo con tutti. Per Rebekah, era la persona che più si avvicinava ad un amica. La prima dopo tanti secoli.

Il campanello suonò in quel momento, bloccando la loro lotta con i cuscini, «Devono essere le pizze.» disse Faye, saltando giù dal divano. Non aveva fatto neanche un passo, però, che Rebekah era già alla porta.

«Sparite.» disse non appena la aprì senza neanche chiedere chi fosse o controllare dalla finestra.

Faye la raggiunse e appoggiò una mano sullo stipite della porta, fissando Kol e un secondo uomo, che le sorrise a mo’ di scusa; doveva essere Elijah. Rivolse uno sguardo significativo a Rebekah, della serie “tu hai fratelli così carini e non me li presenti?”, a cui l’altra rispose con un’occhiataccia.

«Mi dispiace interrompere la vostra serata, ma noi dobbiamo andare via.» disse Elijah facendo cenno alla sorella di uscire.

Rebekah inarcò un sopracciglio, «Quando vorrò stare ai tuoi ordini te lo farò sapere. E comunque non mi sposto da qui fino a domattina.» replicò testardamente.

«Non fare la bambina, Rebekah.» disse Kol, sbuffando.

Rebekah lo fulminò con lo sguardo, «Faye, non invitarli in casa per nessun motivo al mondo.»

«Non ne avevo alcuna intenzione.» ridacchiò Faye, tamburellando con le dita sul muro.

Kol le lanciò una lunga occhiata, squadrandola dal basso in alto per studiarle le gambe snelle e lunghe e la maglia che si era spostata di traverso mentre si prendeva a cuscinate con la ragazza poco prima.

«Sai che sei più bella di quello che ricordavo?» le domandò con quel solito ghigno da perfetto stronzo, come l’aveva sempre descritto Rebekah. Descrizione che calzava a pennello, concordò Faye.

«Sai che invece tu sei più patetico di quanto ricordassi?» replicò tranquillamente Faye.

«Si tratta della quercia bianca.» fece notare Elijah, interrompendo il piccolo battibecco tra i due e catturando l’attenzione di Rebekah, «Sei stata tu a scoprirlo e ora ci riguarda tutti.»

Rebekah iniziò a tentennare, ma non appena aprì bocca per replicare all’affermazione del fratello Faye si era già messa davanti a lei con un sorriso strafottente sulle labbra rosse.

«Per stasera l’unico suo problema sarà finire una pizza enorme con sopra un po’ di tutto e cercare di non arrivare completamente ubriaca a domattina.» disse ai due uomini, «Quindi, se non vi dispiace, è una serata tra donne… e a meno che lì sotto non ci sia qualcos’altro, non siete invitati. Buonanotte, ripassate per l’ora di colazione.»

Quando si girò verso Rebekah, dopo aver chiuso rumorosamente la porta di casa sotto lo sguardo attonito dei due vampiri, trovò un’espressione sul suo viso che non si aspettava.

Non era né sorpresa né preoccupata per lei per il modo in cui si era rivolta a vampiri vecchi di mille anni. No, stava cercando di trattenere le risate, ecco cosa stava facendo.

«Io ti difendo e tu ridi?» la accusò, mettendo su il broncio.

Rebekah si inumidì le labbra, agitando una mano davanti al viso, «Mi stavo chiedendo come ho fatto a sopravvivere due settimane senza di te.»

«Ehi, le smancerie a dopo!» le disse Faye, avvolgendole le spalle con un braccio, «Che ne dici se chiamo qualcuno del circolo e facciamo un incantesimo per far venire l’acne ai tuoi fratellini?» domandò con un sorriso entusiasta.

«Perché no? Però chiamiamo Cassie!»

Rebekah corse via dalla furia omicida che prese possesso di Faye a nel sentire quelle parole, scoppiando a ridere per la sua reazione spropositata.

«TORNA QUI, STRONZA!» le urlò Faye, rincorrendola per tutta casa quando Rebekah usò la furbizia per scappare da lei, sfruttando quindi la velocità per farla andare fuori di testa, «Giuro che chiamo il fantomatico Matt se continui a scappare!»

«Cosa? Non ci pensare neanche!» Faye si girò di scatto quando se la trovò alle spalle in meno di un secondo, guardandola sconvolta, «Non ti azzardare o ti stacco una mano!»

«Non nominare Cassie, allora.» sibilò con un’occhiataccia.

Rebekah sbuffò, come se Faye si fosse trasformata improvvisamente in sua madre e le avesse appena vietato di giocare, «Va bene, la smetto.» l’accontentò, ma prima che l’altra potesse dire qualcosa alzò il telefono con una finta espressione colpevole in viso, «Peccato che l’ho già chiamata.»

Quando Cassie arrivò di corsa a casa Chamberlain, dopo aver ricevuto un messaggio di Faye in cui le diceva che aveva bisogno d’aiuto, spalancò la porta con la magia nel sentire delle urla. Ma non appena entrò in salotto ciò che trovò fu Rebekah e Faye che litigavano in mezzo alla stanza. Rebekah stava tirando i capelli neri di Faye, mentre quest’ultima si immobilizzò dal tirarle un calcio quando notò la nuova arrivata.

«Tutto bene?» domandò Cassie, studiandole confusa.

Rebekah sorrise apertamente, «A meraviglia! È il miglior pigiama-party a cui abbia mai partecipato!» e con quelle parole si guadagnò un’occhiataccia di Faye e un calcio ben assestato sotto al ginocchio.

 

***

 

«Faye?»

Rebekah sbuffò, girandosi a pancia in su quando la ragazza non si mosse né rispose, continuando a darle le spalle mentre dormiva.

«Non voglio andarmene.» le disse in un sussurro, per non disturbare la madre di Faye che era tornata a casa mezz’ora prima e in quel momento dormiva nella stanza di fronte. Piegò le gambe sotto le lenzuola, portandosi le mani in grembo, non sapendo neanche lei perché le stesse parlando nonostante la ragazza fosse profondamente addormentata, «So di essere una rottura di scatole, ma qui mi trovo abbastanza bene. Era tanto tempo che non mi sentivo a mio agio in un posto.»

Rimase in silenzio un attimo, ascoltando il respiro regolare di Faye e rivolgendo uno sguardo alla sua schiena. Sorrise debolmente.

«O con qualcuno che non fosse Klaus.»

Con un sospiro stanco le diede le spalle a sua volta, sistemando la testa sul cuscino e passandovi un braccio sotto pensando a quanto fosse ridicolo parlare a qualcuno che stava dormendo.

Beh, almeno Faye non aveva sentito quella confessione altrimenti le sarebbe scoppiata a ridere in faccia e l’avrebbe presa in giro a vita.

Aveva appena chiuso gli occhi quando sentì il materasso cigolare, facendole capire che Faye si era mossa nel sonno per sistemarsi meglio. Ma li riaprì sorpresa non appena avvertì Faye appoggiarsi a lei e passarle un braccio attorno alla vita in un gesto naturale. Rebekah aggrottò le sopracciglia, cercando di muoversi per liberarsi da quell’abbraccio.

Starà sognando, pensò subito.

«Non andartene allora.»

Si immobilizzò, sbattendo le ciglia scioccata: era sveglia e questo voleva dire che aveva sentito tutto quello che aveva detto.

«Giuro che se racconti in giro che…»

«Buonanotte, ‘Bekah

Faye strofinò il naso contro la schiena della ragazza, rimettendosi a dormire tranquillamente e interrompendola dal minacciarla. Rebekah dopo essersi morsa un labbro pensierosa si concesse un sorriso, chiudendo gli occhi e appoggiando una mano su quella di Faye, che gliela strinse subito sorridendo nell’oscurità a sua volta.

 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Secret Circle / Vai alla pagina dell'autore: Fiery