Fandom: The vampire diaries/The
Secret Circle
Timeline TVD: la prima parte è collocata prima del
ballo che organizza Esther. Mi sono concessa un po’ di libertà e
ho fatto passare un paio di settimane tra il risveglio degli Antichi e la
decisione di dare una festa. Il pezzo successivo è collocato invece dopo
la 3x15.
Timeline TSC: il tutto è collocato secondo la normale timeline del telefilm.
Personaggi: Faye Chamberlain, Rebekah Mikaelson.
Avvertimenti: crossover, sub-text Chamberlake
(Cassie/Faye) e sub-text (non tanto nascosto, in effetti) Mabekah
(Matt/Rebekah). Apparizioni molto random di Kol, Elijah, Adam e Cassie.
Note: per chi non avesse ancora visto la 3x15 di “TVD”,
Elijah quando parla della quercia bianca – spoilerspoilerspoiler
– si riferisce al fatto che Rebekah ha scoperto che la quercia bianca in
grado di uccidere gli Antichi sta per rinascere dopo cento anni. Ah, il titolo
è un verso di “Brick by
boring brick” dei
Paramore (perché ce le vedo ad ascoltarli a massimo volume? #problemitanti). Ah, sono senza beta. Quindi ho riletto
mille volte prima di pubblicare, ma se ci sono ancora errori – e non me
ne stupirei *sospira* - chiedo perdono, la farò comunque riguardare in
seguito per essere più tranquilla.
Disclaimer:
I personaggi di “The vampire diaries” e “The Secret Circle” non mi appartengono (ma ehi, mica mi
dispiacerebbe!).
Dedicata a Lizzie_Siddal
per i suoi meravigliosi scleri dopo aver letto questa
one-shot in anteprima e per avermi mandata a quel paese quando le dicevo che niente
di tutto questo aveva senso.
♥
You can see it with your eyes, even in the dark
Rebekah detestava
davvero tante cose di suo fratello Kol: la sua faccia tosta, il suo prenderla
costantemente in giro, la sua vanità e anche il modo in cui tentava di trascinarla
dietro in situazioni che non voleva neanche immaginare, figuriamoci considerare
e affrontare.
Era solo colpa sua se si
erano ritrovati in quella cittadina sperduta – Chance Harbor, che razza di nome, aveva pensato subito –,
persino più sperduta di Mystic Falls. Con tutte le città che
c’erano nel mondo il suo caro fratellino, a cui presto avrebbe spezzato tutte
le ossa, aveva scelto proprio quella. Quando l’aveva costretta a seguirlo
per “divertirsi un po’ senza il controllo costante di Elijah”
non aveva immaginato esattamente di trovarsi in quel buco di paese.
La terza sera che si
trovava a Chance Harbor era seduta al tavolino di un locale che a quanto pare
frequentavano tutti – cosa ci trovavano di speciale doveva capirlo,
considerato che il proprietario le sembrava anche mezzo ubriaco – a
fissare Kol provarci spudoratamente con un paio di ragazze del posto
dall’altra parte del locale. Aveva già deciso che il giorno dopo
sarebbe tornata a Mystic Falls, e se Kol non l’avesse seguita avrebbe
fatto i bagagli e tanti cari saluti: avrebbe sopportato molto più
volentieri i drammi di Klaus e i rimproveri di Elijah se questo significava
porre fine alla noia.
Sbuffando si alzò
in piedi, mentre un ragazzo le si avvicinava con un sorriso per riprendersi il
bicchiere ormai vuoto, «Ti porto il conto?»
«No.»
rispose Rebekah prendendo la borsa e la giacca, «Paga quell’idiota
di mio fratello.» glielo indicò con un cenno della testa. Il
cameriere seguì il suo sguardo, aggrottando le sopracciglia quando il
ragazzo in questione si voltò a guardarli con aria annoiata, «Vero?»
Rebekah vide il fratello
alzare una mano in segno di saluto, così si infilò la giacca e
procedette verso l’uscita. Nell’uscire si scontrò con una
ragazza che era appena tornata dal bagno, la quale non riuscì a contenersi
dal dire “ehi, guarda dove vai!” quando Rebekah non si girò
per degnarla di nessuna scusa o attenzione. La vampira richiuse la porta
facendo tremare pericolosamente il campanello che vi era attaccato, tornando
sui suoi passi per mettersi di fronte alla ragazza.
«Ripeti.»
L’altra
sollevò un sopracciglio, i capelli neri raccolti perfettamente in una
coda alta e gli occhi decisi truccati pesantemente, «Ti ho detto di
guardare dove vai… o hai bisogno di un apparecchio acustico oltre che
d’un paio di occhiali?»
«Ti avverto, non
sono dell’umore adatto.» le disse Rebekah.
Il ragazzo di poco prima
si posizionò tra le due, posando una mano sul braccio della mora, «Faye, lascia perdere.» la
incoraggiò, ma lei se lo scrollò di dosso in un attimo
guardandolo male. Evidentemente i due si conoscevano e a giudicare
dall’età che dimostravano dovevano anche essere amici o compagni
di liceo.
«Non mi faccio
mettere i piedi in testa da una finta bionda» sbottò Faye,
alterata.
Rebekah al quel punto scosse
la testa, dando loro le spalle per andarsene il più velocemente
possibile: non aveva voglia di attaccare briga con una ragazzina e stava
attirando l’attenzione dei clienti.
«Dove credi di
and-»
Il richiamo di Faye si
bloccò a metà quando afferrò un braccio di Rebekah per
trattenerla. La vampira si girò di scatto verso di lei, in tempo per
vederla sgranare gli occhi sorpresa e anche un po’ incuriosita.
Strattonò il braccio, sgranando gli occhi a sua volta nel riconoscere
quell’espressione e quel brivido che aveva percorso il suo corpo.
«Dagli retta, Faye.»
le disse facendo un passo indietro verso l’uscita, «Lascia perdere.»
Rebekah avrebbe giurato
di vederla sorridere poco prima di sbattersi la porta alle spalle.
***
Come si fosse trovata nel
salotto di casa Chamberlain, a sistemare i cuscini sul divano, decidere quale
film guardare tra una collezione invidiabile di dvd e ad indossare i vestiti di
Faye, era ancora un mistero.
Era passato un mese dal loro
incontro e Rebekah doveva ammettere che quella ragazza era l’unico motivo
che l’aveva spinta a rimanere a Chance Harbor per un paio di settimane,
invece di svignarsela subito come da programma.
Faye l’aveva
seguita fuori dal locale, con un sorriso che andava da una parte
all’altra della faccia e gli occhi luminosi per quella nuova scoperta.
Per Rebekah era soltanto un’altra scocciatura, e anche un problema
considerato che Faye era una strega e
starle lontano era la scelta più giusta. Ma se c’era una cosa che
aveva imparato in quelle settimane era che Faye Chamberlain non accettava un
“no” come risposta e se ne fregava molto tranquillamente del
proverbiale odio tra vampiri e streghe.
“Chissenefrega! Meglio,
no?”,
aveva detto quando gliel’aveva fatto notare. E Rebekah non aveva potuto
far a meno di scoppiare a ridere per la sua esuberanza.
L’aveva convinta a
restare, nonostante all’inizio la scocciava averla tra i piedi: a
convincerla del tutto, però, ci aveva pensato Kol quando le aveva
raggiunte e ci aveva provato con Faye. Per qualche motivo non se la sentiva
proprio di far incappare il fratello in una relazione con una strega, anche se
più passavano i giorni più Rebekah avrebbe giurato che la magia
non c’entrava niente: per lei era stato istintivo proteggerla e
allontanarla dal fratello, solo in un secondo momento si era resa conto che il
motivo per cui l’aveva fatto era perché aveva avuto
l’impressione che Faye fosse diversa dalle sue coetanee.
E non si sbagliava.
Erano bastati pochi giorni per capire che Faye si lasciava andare alle
esperienze di vita senza troppi problemi e probabilmente per divertirsi sarebbe
stata anche al gioco di Kol, lasciandolo però di stucco all’ultimo
momento.
Faye era energia, e un
po’ le assomigliava. Non nei gusti, come quegli abiti moderni che Rebekah
tanto detestava e di cui invece Faye aveva l’armadio pieno fino a
scoppiare. C’era qualcosa dell’altra nei modi di fare, nei capricci
e nella voglia di non avere alcun tipo di regola a limitarla.
«Horror o
commedia?»
«Horror, basta che
non ci siano vampiri.»
Rebekah sollevò
un sopracciglio, «Potrei ritenermi offesa.»
Faye scrollò le
spalle, appoggiando una ciotola di pop-corn sul tavolino, «Sei tornata da
sola o c’è anche Kol?» le domandò, riferendosi al suo
ritorno a Chance Harbor.
La vampira era tornata
lì dopo due settimane d’assenza. Poco prima di partire le aveva
detto che doveva tornare a Mystic Falls per dei problemi di famiglia e si erano
continuate a sentire per telefono – era stato quasi strano salutarsi e
rimanere separate, come se stessero togliendo dalle loro vite
un’abitudine che si capisce di aver perso solo nel momento in cui la si
perde davvero – ma Faye non si aspettava di trovarsela davanti casa
quella sera di punto in bianco.
Il sorriso di Rebekah le
era bastato come spiegazione del suo ritorno improvviso, tanto da farle
annullare la serata con Melissa e organizzare invece una sottospecie di
pigiama-party.
Quando gliel’aveva
proposto, Rebekah era rimasta a fissarla confusa e sinceramente spiazzata. Faye
si era messa a ridere, sorpresa di doverle spiegare un’abitudine
così normale per delle comuni adolescenti, ma in fin dei conti si era
resa conto fin da subito che Rebekah non aveva alcun tipo di esperienza con le
abitudini di quel secolo. Solo in seguito aveva saputo che l’ultimo
ricordo del suo mondo risaliva agli anni ’20 e Faye non aveva indagato
oltre.
“Ti
insegnerò io.” le aveva detto con un sorrisetto pieno di
complicità. E Rebekah non si era opposta, troppo desiderosa in fondo di
conoscere quella parte di vita che non aveva mai avuto.
Ora le stava di fronte,
con indosso una maglietta larga e un paio di pantaloncini corti che Faye le
aveva prestato per la notte; “hai
un chilometro di gambe, sfruttale no?” le aveva fatto notare quando
Rebekah aveva storto il naso. Chiunque le avesse viste dall’esterno le
avrebbe considerate una l’opposto dell’altra, questo era chiaro. Ma
solo all’esterno, appunto.
«Sì, ma
c’è anche Elijah.» rispose Rebekah, abbandonandosi
stancamente sul divano con le ginocchia strette al petto, «Non dovevamo
neanche tornare. Ripartiamo domani.»
Faye si sedette accanto
a lei, aggrottando le sopracciglia mentre faceva mente locale dei nomi dei
fratelli della ragazza. Quest’ultima le aveva raccontato a grandi linee
la storia della sua famiglia, durante una serata passata a bere birra sedute
sul molo: Rebekah non reggeva l’alcool a quanto pare e si era lasciata
andare alle confessioni. Non che le fosse dispiaciuto, sapeva così poco
di lei che quelle confessioni erano state davvero una rivelazione.
«Non capisco
perché dobbiate rimanere lì, insomma… molla i fratellini e
trasferisciti qui da me. Il divano è comodo, ma potremmo anche
condividere il mio letto.» si strinse nelle spalle tranquillamente.
Rebekah le rivolse un
sorriso divertito, «Potrei quasi accettare.» disse mentre Faye le
appoggiava una mano sulla spalla.
«La mia proposta
è sempre valida, lo sai. E poi mi piace vedere l’espressione di
terrore che si dipinge in faccia a Diana, quanto ti vede.» alzò le
sopracciglia, ammiccando. Rebekah ridacchiò, con lo stesso sguardo
complice: nessun componente del circolo di Faye era d’accordo nel vederle
insieme, ma era anche vero che le due si divertivano un mondo a complottare per
spaventarli.
«A proposito, in
questo famoso “pigiama-party” sono compresi i pettegolezzi?»
domandò Rebekah, dimenticandosi improvvisamente dei problemi con la sua
famiglia e concentrandosi solo su Faye, che la fissava indecisa.
«Certo, quelli non
mancano mai.»
Si ritrovò a
spalancare la bocca sorpresa quando sul volto di Rebekah comparve un sorriso
quasi timido: le sembrava un’adolescente in piena crisi di fronte alla
prima cotta importante. E forse lo era davvero.
«Sputa il rospo!»
la incoraggiò dandole un pizzicotto sul ginocchio.
Era così strano
vederla sciogliersi in quel modo, considerò Faye mentre la vampira le
parlava di questo fantomatico Matt che però la odiava e di come fosse
finita invece a letto con Damon. Era strano per il semplice motivo che Rebekah
non si scioglieva mai. Per tirarle
fuori informazioni sul suo passato aveva dovuto farla ubriaca o arrabbiare, nel
peggiore dei casi visto e considerato che poteva ancora sentire le dita della
biondina stringerle il collo talmente forte da chiedersi perché non
poteva avere la sua forza. Era parecchio sicura di sé e non dava
dimostrazioni di essere fragile o altro.
Un po’ come lei.
«Beh, almeno non
era il tuo ex-ragazzo quello con cui hai passato la notte.» Faye ci
pensò un momento, ritornando con la mente a quando era rimasta da sola
con Jake, «Due volte, in effetti.»
Rebekah le lanciò
un paio di pop-corn ridendo, «Quella sei tu che non ammetti la pura e
semplice verità.» fece notare con un ghigno beffardo. Faye
sbatté le palpebre, confusa.
«Che?!»
domandò infatti, anche se lo sguardo eloquente della biondina era tutto
un programma.
«Inutile che fai
la finta santerellina.» agitò l’indice davanti al naso di
Faye, «Quando ammetterai che nella tua testa c’è qualcun
altro, altrettanto biondo ma con decisamente meno attributi, sarà sempre
troppo tardi.» spiegò diretta e concisa.
«Ancora con questa
storia? Io non sono attratta da…» il nome le morì in gola
quando Rebekah le lanciò uno sguardo da “sul serio, Faye?”. Si
fece strada in lei la consapevolezza che in effetti non aveva tutti i torti.
Dannata, la insultò mentalmente, per il solo motivo che aveva
ragione su tutta la linea.
«La odio. E odio te.»
borbottò Faye, incrociando le braccia sotto al seno.
«Anche Matt
è biondo.» ragionò Rebekah, ignorandola totalmente.
Ridacchiò
nervosamente, «Perfetto, abbiamo un debole per i capelli biondi! Non so
chi delle due stia messa peggio.»
«Tu!»
ribatté tranquillamente l’altra, «Il mio obiettivo è
single, deve solo superare l’odio nei miei confronti ed è fatta.»
Faye le diede un altro
pizzicotto, questa volta sulla coscia facendo ridere di gusto Rebekah, e senza
quasi rendersene conto si ritrovano a prendersi a cuscinate come due tredicenni
che rimanevano sveglie fino a tardi a raccontarsi i primi baci. Per Faye non
era così strano, ma vedere Rebekah illuminarsi di un vero sorriso nel
condividere e scoprire quel tipo di legame, le fece rendere conto che
c’era qualcosa di completamente diverso.
Rebekah non la
giudicava, ecco qual’era la diversità.
Non perché era un
vampiro – lei, che ai vampiri non ci aveva neanche mai creduto – ma
perché nonostante la sua inesperienza in fatto di amicizia, era riuscita
ad accettare ciò che era come gli altri membri del circolo non
riuscivano o non volevano. Per tutti Faye era la stronza di turno, senza peli
sulla lingua, il cui unico obiettivo era divertirsi e usare il sarcasmo con
tutti. Per Rebekah, era la persona che più si avvicinava ad un amica. La
prima dopo tanti secoli.
Il campanello
suonò in quel momento, bloccando la loro lotta con i cuscini, «Devono
essere le pizze.» disse Faye, saltando giù dal divano. Non aveva
fatto neanche un passo, però, che Rebekah era già alla porta.
«Sparite.»
disse non appena la aprì senza neanche chiedere chi fosse o controllare
dalla finestra.
Faye la raggiunse e
appoggiò una mano sullo stipite della porta, fissando Kol e un secondo
uomo, che le sorrise a mo’ di scusa; doveva essere Elijah. Rivolse uno
sguardo significativo a Rebekah, della serie “tu hai fratelli così
carini e non me li presenti?”, a cui l’altra rispose con
un’occhiataccia.
«Mi dispiace
interrompere la vostra serata, ma noi dobbiamo andare via.» disse Elijah
facendo cenno alla sorella di uscire.
Rebekah inarcò un
sopracciglio, «Quando vorrò stare ai tuoi ordini te lo farò
sapere. E comunque non mi sposto da qui fino a domattina.» replicò
testardamente.
«Non fare la
bambina, Rebekah.» disse Kol, sbuffando.
Rebekah lo
fulminò con lo sguardo, «Faye, non invitarli in casa per nessun
motivo al mondo.»
«Non ne avevo
alcuna intenzione.» ridacchiò Faye, tamburellando con le dita sul
muro.
Kol le lanciò una
lunga occhiata, squadrandola dal basso in alto per studiarle le gambe snelle e
lunghe e la maglia che si era spostata di traverso mentre si prendeva a
cuscinate con la ragazza poco prima.
«Sai che sei
più bella di quello che ricordavo?» le domandò con quel
solito ghigno da perfetto stronzo, come l’aveva sempre descritto Rebekah.
Descrizione che calzava a pennello, concordò Faye.
«Sai che invece tu
sei più patetico di quanto ricordassi?» replicò
tranquillamente Faye.
«Si tratta della quercia bianca.» fece notare
Elijah, interrompendo il piccolo battibecco tra i due e catturando
l’attenzione di Rebekah, «Sei stata tu a scoprirlo e ora ci
riguarda tutti.»
Rebekah iniziò a
tentennare, ma non appena aprì bocca per replicare all’affermazione
del fratello Faye si era già messa davanti a lei con un sorriso
strafottente sulle labbra rosse.
«Per stasera
l’unico suo problema sarà finire una pizza enorme con sopra un
po’ di tutto e cercare di non arrivare completamente ubriaca a domattina.»
disse ai due uomini, «Quindi, se non vi dispiace, è una serata tra
donne… e a meno che lì sotto non ci sia qualcos’altro, non
siete invitati. Buonanotte, ripassate per l’ora di colazione.»
Quando si girò
verso Rebekah, dopo aver chiuso rumorosamente la porta di casa sotto lo sguardo
attonito dei due vampiri, trovò un’espressione sul suo viso che
non si aspettava.
Non era né
sorpresa né preoccupata per lei per il modo in cui si era rivolta a
vampiri vecchi di mille anni. No, stava cercando di trattenere le risate, ecco
cosa stava facendo.
«Io ti difendo e tu
ridi?» la accusò, mettendo su il broncio.
Rebekah si
inumidì le labbra, agitando una mano davanti al viso, «Mi stavo
chiedendo come ho fatto a sopravvivere due settimane senza di te.»
«Ehi, le smancerie
a dopo!» le disse Faye, avvolgendole le spalle con un braccio, «Che
ne dici se chiamo qualcuno del circolo e facciamo un incantesimo per far venire
l’acne ai tuoi fratellini?» domandò con un sorriso
entusiasta.
«Perché no?
Però chiamiamo Cassie!»
Rebekah corse via dalla
furia omicida che prese possesso di Faye a nel sentire quelle parole,
scoppiando a ridere per la sua reazione spropositata.
«TORNA QUI,
STRONZA!» le urlò Faye, rincorrendola per tutta casa quando
Rebekah usò la furbizia per scappare da lei, sfruttando quindi la
velocità per farla andare fuori di testa, «Giuro che chiamo il
fantomatico Matt se continui a scappare!»
«Cosa? Non ci
pensare neanche!» Faye si girò di scatto quando se la trovò
alle spalle in meno di un secondo, guardandola sconvolta, «Non ti
azzardare o ti stacco una mano!»
«Non nominare
Cassie, allora.» sibilò con un’occhiataccia.
Rebekah sbuffò,
come se Faye si fosse trasformata improvvisamente in sua madre e le avesse
appena vietato di giocare, «Va bene, la smetto.»
l’accontentò, ma prima che l’altra potesse dire qualcosa
alzò il telefono con una finta espressione colpevole in viso, «Peccato
che l’ho già chiamata.»
Quando Cassie
arrivò di corsa a casa Chamberlain, dopo aver ricevuto un messaggio di
Faye in cui le diceva che aveva bisogno d’aiuto, spalancò la porta
con la magia nel sentire delle urla. Ma non appena entrò in salotto ciò
che trovò fu Rebekah e Faye che litigavano in mezzo alla stanza. Rebekah
stava tirando i capelli neri di Faye, mentre quest’ultima si immobilizzò
dal tirarle un calcio quando notò la nuova arrivata.
«Tutto bene?»
domandò Cassie, studiandole confusa.
Rebekah sorrise
apertamente, «A meraviglia! È il miglior pigiama-party a cui abbia
mai partecipato!» e con quelle parole si guadagnò un’occhiataccia
di Faye e un calcio ben assestato sotto al ginocchio.
***
«Faye?»
Rebekah sbuffò,
girandosi a pancia in su quando la ragazza non si mosse né rispose,
continuando a darle le spalle mentre dormiva.
«Non voglio
andarmene.» le disse in un sussurro, per non disturbare la madre di Faye
che era tornata a casa mezz’ora prima e in quel momento dormiva nella
stanza di fronte. Piegò le gambe sotto le lenzuola, portandosi le mani
in grembo, non sapendo neanche lei perché le stesse parlando nonostante
la ragazza fosse profondamente addormentata, «So di essere una rottura di
scatole, ma qui mi trovo abbastanza bene. Era tanto tempo che non mi sentivo a
mio agio in un posto.»
Rimase in silenzio un
attimo, ascoltando il respiro regolare di Faye e rivolgendo uno sguardo alla
sua schiena. Sorrise debolmente.
«O con qualcuno
che non fosse Klaus.»
Con un sospiro stanco le
diede le spalle a sua volta, sistemando la testa sul cuscino e passandovi un
braccio sotto pensando a quanto fosse ridicolo parlare a qualcuno che stava
dormendo.
Beh, almeno Faye non
aveva sentito quella confessione altrimenti le sarebbe scoppiata a ridere in
faccia e l’avrebbe presa in giro a vita.
Aveva appena chiuso gli
occhi quando sentì il materasso cigolare, facendole capire che Faye si
era mossa nel sonno per sistemarsi meglio. Ma li riaprì sorpresa non
appena avvertì Faye appoggiarsi a lei e passarle un braccio attorno alla
vita in un gesto naturale. Rebekah aggrottò le sopracciglia, cercando di
muoversi per liberarsi da quell’abbraccio.
Starà sognando, pensò subito.
«Non andartene
allora.»
Si immobilizzò,
sbattendo le ciglia scioccata: era sveglia e questo voleva dire che aveva
sentito tutto quello che aveva detto.
«Giuro che se
racconti in giro che…»
«Buonanotte,
‘Bekah.»
Faye strofinò il
naso contro la schiena della ragazza, rimettendosi a dormire tranquillamente e
interrompendola dal minacciarla. Rebekah dopo essersi morsa un labbro
pensierosa si concesse un sorriso, chiudendo gli occhi e appoggiando una mano
su quella di Faye, che gliela strinse subito sorridendo
nell’oscurità a sua volta.