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Autore: Something Rotten    24/02/2012    4 recensioni
« Vuoi sapere perché odio l'asilo? » gli aveva chiesto il bambino dai capelli neri.
Lui aveva annuito.
« Primo perché devo svegliarmi presto e a me piace dormire, secondo perché la maestra è noiosa, parla sempre e solo di disegni! E se a me non piacesse disegnare? E terzo, lo odio perché non è Hogwarts! »
Lo aveva guardato con aria sorpresa.
Si era messo a ridere, indispettendo l'altro che se ne era tornato al suo posto, incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio.
Aveva afferrato con le sue mani paffute un pennarello rosso. Si era accovacciato di fronte al bambino, scostandogli dalla fronte un ciuffo di capelli neri e disegnandogli sul lato sinistro una piccola cicatrice a forma di saetta.
« Ora puoi far finta. » aveva esclamato sorridendogli appena.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tell me baby, what's you story?


1)I hate my School 'cause it's not Hogwarts.


Sbuffava.
Sbuffata continuamente, non faceva altro da quando era entrato in quella stanza, accompagnato dai suoi genitori.
Sapeva che era il suo primo giorno, l'aveva capito quando si era avvinghiato alla gonna della madre, trattenendo le lacrime e implorandola di riportarlo a casa, inoltre la maestra l'aveva presentato al resto della classe, ma non era una ragione abbastanza valida per sbuffare continuamente.
Gli si era avvicinato con la scusa di usare un colore che a lui mancava ed il ragazzino, senza dire nulla, glielo aveva passato.
« Perché sbuffi? » gli aveva chiesto, sedendosi a terra, vicino a lui.
Il bambino, finalmente, lo aveva guardato.
« Odio l'asilo. » aveva risposto, tornando poi a colorare e ad abbassare lo sguardo.
« Ma è divertente, puoi colorare e giocare tutto il giorno... »
« Lo potevo fare anche a casa. » aveva detto lui continuando a sbuffare.
« Ma qui ci sono tanti bambini... »
« Odio l'asilo. »
Si era alzato dal pavimento, tornando al suo banchetto ed ignorando, definitivamente il bambino "sbuffante".

[.....]

« Vuoi sapere perché odio l'asilo? » gli aveva chiesto il bambino dai capelli neri.
Lui aveva annuito.
« Primo perché devo svegliarmi presto e a me piace dormire, secondo perché la maestra è noiosa, parla sempre e solo di disegni! E se a me non piacesse disegnare? E terzo, lo odio perché non è Hogwarts! »
Lo aveva guardato con aria sorpresa.
Si era messo a ridere, indispettendo l'altro che se ne era tornato al suo posto, incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio.
Aveva afferrato con le sue mani paffute un pennarello rosso. Si era accovacciato di fronte al bambino, scostandogli dalla fronte un ciuffo di capelli neri e disegnandogli sul lato sinistro una piccola cicatrice a forma di saetta.
« Ora puoi far finta.  » aveva esclamato sorridendogli appena.
Il bambino gli aveva gettato le braccia intorno al collo, abbracciandolo.
« Ora siamo amici? » gli aveva chiesto mordicchiandosi il labbro inferiore.
« Si, io sono Gerard. » si era presentato « e ho sei anni. »
« Io sono Frank e ne ho cinque.  Anzi, io sono Harry e tu sei Ron! »

[....]

« Caro diario,
finalmente ho un amico.
Si chiama Frank ed è un tipo strano.
Pensa che è convinto di essere Harry Potter!»

2)Are you going to kiss me or do i have to lie to my diary?

Le elementari lo avevano sempre spaventato. I ragazzini più grandi raccontavano storie terrificanti su quel luogo di tortura dove, per cinque ore, tenevano i bambini legati alle sedie, costretti a non muoversi, a non parlare e soprattutto a scrivere. Lui odiava leggere e scrivere, aveva sempre preferito disegnare, giocare e, soprattutto, strimpellare la vecchia chitarra del padre.
Odiava anche portare quello stupido grembiule blu, le gonne le portavano le femminucce, non i maschietti come lui.
« Le gonne sono per le femminucce mamma! Perché non posso portare i pantaloni?! » aveva chiesto fissandola truce.
« Non è una gonna, Frank! Si chiama grembiule e devi indossarlo. »
« Grembiule o gonna è lo stesso. Non sono una femmina! »
Il padre si era messo a ridere. L'aveva preso in braccio, trascinandolo come un sacco sulle spalle nella piccola aula della prima elementare, l'aveva messo a sedere al suo banco sotto gli occhi sorpresi della maestra. Gli aveva scompigliato i capelli e baciato la testa, prima di scusarsi e di uscire dall'aula, chiudendo la porta.
Gerard, chiusa la porta, non aveva potuto più vedere il ragazzino, così era rientrato nella sua aula, aspettando trepidante l'ora della ricreazione.

[....]

La campanella era suonata da pochi secondi e lui era già fuori nel corridoio. Fissava la porta della prima mangiando la sua pizza bianca.
Erano usciti tutti tranne che Frank, così era entrato lui nella piccola aula.
« Puoi uscire a fare ricreazione. » l'aveva avvisato, pensava che il piccoletto non conoscesse ancora le abitudini da "elementari".
« Lo so. » gli aveva risposto lui con aria scocciata.
« E allora perché non sei uscito? Ti aspettavo lì fuori! »
« Perché non volevo vederti. »
« E perché? »
« Perché Ron non avrebbe mai abbondato Harry. » gli aveva risposto quello fissandolo truce « Invece tu mi hai abbandonato. »
« Mamma ha detto che non potevo frequentare ancora l'asilo, perché sono grande. »
Frank aveva scrollato la testa, continuando a fissarlo truce.
« Come posso farmi perdonare? »
Frank aveva scrollato nuovamente la testa. Gerard gli aveva dato un bacio sulla guancia, prima di correre fuori dall'aula.
Frank aveva sorriso prima di tirare fuori la sua merenda. In fin dei conti le elementari non gli dispiacevano più di tanto.

{....}

« Caro diario.
Oggi ho dato un bacio a Frank.
Su una guancia, eh!
Ma è pur sempre un bacio, no?  »


3)Do you believe in love at first sight or should I walk by again?

Lavorava nella biblioteca del liceo da ormai due anni, nonostante l'unico libro letto fosse il primo Harry Potter uscito anni ed anni prima, arrivato ormai alla sue decima o undicesima ristampa. Ci lavorava soltanto perché non era poi così tanto duro il lavoro lì dentro, nessuno entrava mai e, soprattutto, quando qualcuno lo faceva non chiedeva mai informazioni, così aveva tanto tempo per disegnare ed ascoltare musica senza essere disturbato da Mikey il suo fastidiosissimo fratello minore.
L'unico elemento di disturbo in tutta quell'atmosfera idilliaca era un ragazzo dai capelli verdi ed il piercing al labbro che passava di fronte alla biblioteca sulle cinque o sei volte al giorno. Quel ragazzino faceva di tutto per attirare la sua attenzione, ma lui non voleva dargliela vinta. Lo ignorava volutamente, evitando di rispondere anche alle sue richieste d'informazione.
L'unico problema si poneva quando il ragazzino non lo faceva. Era capitato tre o quattro volte in tutto, ma lui le aveva passate fissando l'esterno con l'inconscia speranza di vederlo passare lì davanti, chiaro segno che, in fin dei conti, si era abituato alla sua presenza costante.
« Come mai ieri non sei venuto? » gli aveva chiesto degnandolo per la prima volta di una risposta.
« Perché mi sono stufato. » aveva risposto quello giocando con il piercing.
« E perché oggi sei qui? »
« Perché mi sono stufato di essermi stufato.  »
Gerard aveva ridacchiato, chiudendo di scatto il blocco da disegno.
« Di esserti stufato di cosa? »
« Di attirare la tua attenzione. Prima pensavo : "Hey, magari non crede all'amore a prima vista, magari dovrei passargli di fronte ancora una volta. Poi ho capito che sei Etero... quindi. »
« Primo non credo nell'amore in generale, secondo non sono etero e terzo neanche ti conosco. »
« Ti piaceva disegnare fin dall'asilo.  »
« Non ci vuole molto a capirlo... »
Il ragazzino dai capelli verdi, si era scostato la frangetta dal volto, scoprendo una cicatrice perfettamente disegnata sulla fronte. Sembrava un tatuaggio.
Gerard aveva sbarrato gli occhi, riconoscendo finalmente quel ragazzino.
« Frank? » aveva chiesto.
« E ci voleva tanto a capirlo?! » gli aveva chiesto lui, sporgendosi quel tanto che bastava per far combaciare le loro labbra.

{....}

« Caro diario, Frank ed io ci siamo baciati.
Di nuovo.
Sono passati solo undici anni dal primo "bacio"  »

4)You're PsycHOTic.

Seduto al tavolo della cucina disegnava.
La mano si muoveva a scatti, mentre con l'altra tamburellava sul tavolino.
Canticchiava e aveva l'espressione concentrata, nonostante gli occhi strabuzzati rendessero la sua figura un tantino macabra.
Era in quei momenti che ne aveva paura, sembrava invasato, impossessato per quanto frenetica era la sua mano e concentrato il suo volto.
« Mi fai paura. » aveva balbettato entrando nella cucina per farsi un goccio di caffè.
« Ma mi trovi estremamente sexy, diciamo "hot"? »
Frank si era lasciato andare in una sonora risata.
« L'unica volta che userò la parola "hot" per indicarti, sarà preceduta da "Psyc" e seguita da "ic" »
« Mi stai dando dello psicotico?! » aveva ribattuto l'altro, impugnando la matita come un'arma, come un coltello.
« Può darsi. »
Gerard aveva nascosto il disegno alle sue spalle, ghighando.
« Allora niente sorpresa per te! »
Frank si era imbronciato, fissando Gerard e cercando di assumere l'espressione più tenera che conosceva, ma era un'impresa difficile se non riusciva a smettere di ridere.
« Dai! Voglio la sorpresa, dai, dai... dai!  » aveva cominciato a piagnucolare.
Frank, in fin dei conti, non era cambiato poi molto dall'asilo, nonostante fossero passati venti e passa anni.
« No! Devi dirmi che mi ami, che sono bellissimo, che sono un uomo da sposare... »
Frank aveva annuito, ripentendo a pappagallo le parole del ragazzo.
« Con più enfasi o niente sorpresa! »
« Oh! Gerard, mio fantastico, mio bellissimo ed arrapantissimo ragazzo, sei un uomo da sposare! »
Gerard aveva ridacchiato prima di mostrargli il disegno.
Frank aveva sentito le mani lasciare lentamente la tazza piena di caffè che, per un pelo, non era caduta a terra frantumandosi in mille pezzi.
« Si... » aveva risposto con la voce tremolante.
Gerard aveva fatto cadere a terra il disegno, abbracciando il ragazzo di fronte a lui.
Lo aveva baciato con passione, chiamandolo più volte "Mio marito".

[....]
« Caro diario,
Oggi ho chiesto a Frank di sposarmi.
Ha accettato.... »

5) If not now, when?

Le mani rugose erano strette l'una nell'altra. Intrecciate, nessuno sarebbe riuscito a dividerle, neanche il più forte degli uomini.
Lui si era aggrappato all'altro, nonostante la situazione lasciasse presagire il contrario. Tutti pensavano che fosse stato Gerard  ad attaccarsi a Frank, usandolo come l'unico appiglio alla vita che, lentamente, stava lasciando il suo corpo. In realtà era il contrario, Frank si era avvinghiato al corpo morente dell'altro, cercando in lui quella forza della quale era sprovvisto. Se l'altro se ne fosse andato lui non sarebbe mai riuscito ad andare avanti.
Non sarebbe andato avanti senza la colazione insieme, senza la passeggiata per le vie affollate di New York, senza la sua voce, senza la sua compagnia, senza il suo odore o la sua voce. Era da pazzi chiedergli di fare una cosa simile.
« Se non lo fai ora, quando? » gli aveva chiesto il più grande con un sospiro « Tu devi vivere per tutti e due. »
Frank aveva scrollato la testa con vigore, aumentando la forza della stretta.
« Dovrai farlo, volente o nolente. »
« Ma io ti amo. »
Gerard aveva annuito.
« Lo so, ma non puoi lasciarti morire. Non ora. »
Frank aveva cambiato discorso, parlando del tempo, della vacanza che avrebbero fatto insieme a Settembre, dei New York Knicks che, sicuramente, avrebbero vinto anche quest'anno, dell'infermiera simpatica e di quella più acida.
Aveva anche ricordato i vecchi tempi, prima di addormentarsi al suo fianco, tenendo ancora la sua mano intrecciata in quella tremante dell'altro.
Gerard, cercando di fare il meno rumore possibile, aveva spento la macchina che segnava il ritmo del suo cuore. Sapeva quanto rumore avrebbe fatto quell'affare se il suo cuore avesse smesso di battere. Si era messo seduto a fatica, lasciando un bacio sulla testa ormai bianca di Frank. Gli aveva sussurrato un "ti amo", prima di tornare sdraiato sul letto ed aspettare che la vita scivolasse via dal suo corpo una volte per tutta.
Frank l'avrebbe scoperto solo il mattino successivo, voleva lasciargli l'ultima notte tranquilla perché, in cuor suo, sapeva che non ci sarebbero state notte tranquilli senza la sua presenza.

[....]

« Caro diario, sono Frank.
Oggi Gerard è andato via. »

   
 
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