Capitolo 2:
Insegnante?
Pov Naruto
Tornai a casa
piuttosto tardi, tanto che non mi aspettavo di trovare Sakura sveglia. Di fatto
tutto era spento e facendo il minimo rumore, rincasai.
Posai le chiavi nel
solito piattino sopra il comò all’entrata e mi tolsi la mia solita tuta,
rimanendo in T-shirt e boxer.
Andai
successivamente in bagno a darmi una rinfrescata e mi guardai allo specchio. Da
quanto la superficie specchiante mi mostrava, avrei proprio avuto bisogno di
una bella dormita, ma ero sicuro che difficilmente sarei riuscito a prendere
sonno.
Mi feci un giro per
casa per assicurarmi che fosse tutto apposto, come per esempio che il gas fosse
chiuso a dovere. Sapevo che Sakura era bene attenta, ma da quella volta in cui
la rottura di un tubo, aveva reso l’aria satura di gas e tutti quanti
rischiammo di saltare in aria, mi ero un po’ fissato. Fu solo grazie
all’olfatto sviluppato di Kurama, se non accendemmo
la luce appena rientrati.
Quando ripensavo al
fatto, mi veniva in mente di desiderare quei sensi sviluppati che il mio amico
aveva. Avrebbero fatto comodo in varie occasioni, soprattutto durante la sua
assenza.
Controllato che
tutto era apposto, entrai nella camera di Daiki. Esso
dormiva beatamente, con il suo visino illuminato dai deboli raggi della luna e
dalla lucina azzurra, perennemente accesa per scacciare, come sostenevano lui e
Akai, i mostri da sotto il letto. Gli accarezzai
dolcemente i capelli, per poi passare la mano sul morbido manto di Akai che gli dormiva acciambellato vicino alla testa.
In quel momento mi
accorsi che Kurama si era manifestato al mio fianco,
per osservare i due dormire. A vederlo con quell’aria intenerita, dimenticavo
che in realtà esso era un demone. Sembrava solo un padre follemente innamorato
della sua creatura.
Uscii dalla stanza
socchiudendo la porta della camera e mi recai in salotto. Mi gettai di peso sul
divano, troppo corto perché potessi sdraiarmi comodamente. Kurama
mi seguì, ma rimase a una certa distanza, nel buio del corridoio, ad
osservarmi. Furono i suoi occhi, che riflettevano la poca luce nella stanza, a
indicarmi la sua posizione.
Restava fermo e mi
osservava.
Lo ignorai
inizialmente, ma dal suo atteggiamento capii che voleva parlarmi di qualcosa.
“Se hai qualcosa da
dire, fallo e basta. Non è da te rimuginarci sopra!” dissi a bassa voce,
portandomi un braccio sopra gli occhi.
Andò subito al
punto “Shikamaru e Sasuke
hanno ragione”
Sussultai e lo
guardai.
“Dovresti tornare a
insegnare!”
Alzai gli occhi al
cielo e non dissi niente. Infastidito la volpe mi si avvicinò, dicendomi “è
inutile che fai finta di non avermi sentito!”
“Lo sai che non
posso!” dissi in un sussurro.
“Non puoi o non
vuoi?” disse muovendo le tre code che al momento possedeva “Sinceramente
sull’ultimo punto avrei i miei seri dubbi!”
Mi infastidii
alquanto la sua insinuazione. Infondo cosa poteva saperne di cosa volessi o
meno.
“Ti ricordo che
vivo dentro di te per la maggior parte delle volte e sento tutte le tue
emozioni. So tutto quello che ti passa per la testa.” Mi ricordò.
Lo guardai con non
curanza, per poi accorgermi che il suo sguardo era serissimo.
“Naruto, ti conosco meglio di quanto tu conosca te stesso.
Lo so che non vuoi tornare a insegnare per cercare Kumiko,
ma è anche vero che molte volte sei bloccato qui al villaggio, senza nulla da
fare, perché non hai il consenso di mettere piede fuori Konoha.
Che senso ha starsene qui a girarsi i pollici, quando potresti istruire la
nuova generazione a diventare dei buon ninja? Non ci vedo niente di male!”
“Non me la sento. Io…” iniziai col difendermi, ma Kurama
non mi fece terminare, facendomi notare qualcosa a cui non volevo minimamente
pensare.
“Se non trovassimo mai
le nostre cucciole? Non ti è mai passato per la testa una cosa del genere?”
ringhiò nervosamente.
Mi rabbuiai. Avevo
sempre fermato sul nascere quel pensiero. Troppo doloroso da affrontare.
“Non hai mai
pensato che tua figlia, ignara del fatto che Kabuto
non sia il suo vero padre o parente o qualsiasi altra scusa quell’essere si sia
inventato, non voglia tornare qui?”
Mi vennero i
brividi al solo pensiero che Kumiko potesse, anche
solo lontanamente, affezionarsi al suo stesso rapitore.
“Forse un giorno potremo
anche trovarle, ma potrebbe capitare anche fra anni, quando ormai non avranno
più bisogno di noi…lo so è doloroso ammetterlo, ma la
vita deve andare avanti. Abbiamo entrambi un altro cucciolo di cui occuparci e
senza dimenticarti di Kumiko, puoi benissimo dedicarti alle cose che ami fare. Sento che
desideri tornare a insegnare e farlo ti aiuterebbe anche a essere meno
stressato. Inoltre, chi può dirlo, magari proprio durante una missione svolta
con i tuoi allievi, potrai incontrarla. In più se temi che le tue ricerche
possano diminuire, allora mi darò maggiormente da fare. Starò fuori giorno e
notte se questo può farti stare più sereno. Inoltre non dimenticare che tutti i
tuoi amici stanno dando il meglio per aiutarti nelle ricerche e puoi scommetterci
che tutto questo prima o poi porterà a qualcosa, ma tu non rinunciare
ulteriormente a quello che ti piace!” disse infine Kurama
con le orecchie abbassate e lo sguardo verso il pavimento.
Con una sola
occhiata capii i suoi pensieri.
“Non ti ho mai accusato
di niente Kurama. Non è colpa tua. Le cose dovevano
andare così, questo è tutto!” dissi.
La volpe alzò lo
sguardo non convinto “Se io non fossi stato soggiogato da Madara,
non sarei stato rinchiuso in te e non ti avrei rovinato la vita!”
“Non me l’hai
rovinata tu, ma coloro che volevano te!” dissi seccato.
“Non fa
differenza!” disse sbuffando.
“La differenza c’è
ed è abissale. Sono stati esseri malvagi a far sì che tutto ciò avvenisse e tu
non sei quello che si può definire malvagio!” dissi convinto.
“Attento a come
parli!” mi disse infastidito.
“Senti, sarà pure
disonorevole per te in quanto demone, ma io non vedo traccia di malvagità in
te. Guarda come ti comporti con Akai e Daiki, quello che hai fatto per me diverse volte
aiutandomi, e ora stai cercando di rendere la mia vita migliore. Per me questo
non è essere cattivi!” gli feci notare.
“Tu non sai cosa ho
fatto!” disse Kurama abbassando lo sguardo.
“Si lo so cosa hai
fatto!” dissi convinto “inoltre è una cosa del passato e tu sei cambiato da
allora. Non sei più quel demone carico di odio!”
“Non mi riferisco
alla distruzione del villaggio!” disse con aria dispiaciuta.
Mi stupii di quel
suo comportamento. Aveva fatto qualcosa che lei riteneva grave e imperdonabile,
ma alla mia domanda di cosa avesse combinato, tacque.
“Non importa. Io ho
fiducia in te Kurama!”
“Allora seguirai il
mio consiglio di tornare a insegnare?” mi disse e lì i dubbi tornarono a farsi
sentire. Il silenzio piombò in casa, ma una voce femminile si fece udire nella
stanza.
“Kurama ti ha dato un buon consiglio, Naruto!”
Pov
Sakura
Mi svegliai che
erano le due passate e allungando la mano, alla ricerca del calore del corpo di
Naruto, mi accorsi che la postazione era vuota.
Esso non era ancora
rientrato e pensai bene di insultarlo il mattino dopo, fin quando il mio udito
non captò un rumore di passi.
Aspettai diversi
minuti in attesa che Naruto mi raggiungesse sotto le
coperte, ma quando non lo vidi entrare, mi alzai per andare a controllare che
tutto fosse a posto.
Non sospettai
minimamente che potesse trattarsi di un ladro. Naruto
aveva una camminata tutta sua, impossibile da confondere, oltre il fatto che il
rumore delle unghie di Kurama sul pavimento,
aiutavano il riconoscimento dei passi.
Mi alzai e
lentamente scesi al piano di sotto, verso il salotto, da dove sentivo provenire
le voci di quei due.
Mi misi in ascolto.
Capitava spesso che
Naruto avesse difficoltà ad addormentarsi, capitava
anche a me nei giorni più neri, solo che quei momenti di insonnia erano resi
più rari dal lavoro in ospedale, la
casa, fare la mamma e le missioni ninja, oltre al fatto che Naruto
in quei momenti mi stava accanto riuscendo a darmi coraggio. Non so cosa avrei
fatto senza di lui.
Tutti mi definivano
una donna forte, ma anche le donne forti possono crollare e io non ero così
forte come molti pensavano.
Ascoltai ogni
singola parola, finchè non giunse il momento per me
di intervenire.
“Kurama ti ha dato
un buon consiglio, Naruto!” dissi facendomi vedere,
per poi continuare “Non ti sto assolutamente chiedendo di smettere di cercare,
come nemmeno lui, ma se è una cosa che ami, non vedo perché rinunciare a
insegnare! Anche io mi impegnerò maggiormente nelle ricerche!”
“Sakura, ti occupi
già di troppe cose. È compito mio ritrovare Kumiko,
sono io che l’ho lasciata portare via!” mi disse, stringendo fortemente i
pugni.
“Neanche io ho
fatto molto per impedirlo se è per questo e sento di non fare abbastanza per
ritrovarla!” ammisi.
Esso si alzò da
divano e mi fu davanti e afferrandomi per le spalle mi disse “Per favore
Sakura, avevi appena partorito, eri stremata, come potevi anche solo pensare di
riuscire a fermare Kabuto? Inoltre tu fai molto per
lei. Continui ad amarla con tutto il tuo cuore ogni giorno. È sempre presente
nelle tue preghiere e mantieni il suo ricordo vivo nel cuore di Daiki, nonostante non abbia la minima idea di chi sia.
Quindi non venirmi a dire che non fai niente per lei!”
Abbozzai un
sorriso alla dolcezza di Naruto “Forse, ma farò di più se tornare a fare il maestro
può esserti di aiuto!”
Lo sentii sospirare
e con la coda dell’occhio vidi qualcosa muoversi.
“Dove stai
andando?” chiese Naruto a Kurama
che si trovava a pochi metri dalla porta di casa.
“Che domande,
cominciò col darmi da fare e cercare le nostre cucciole!” disse per poi sparire.