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Autore: Myzar195    24/02/2012    3 recensioni
“non credo”
dissi accompagnandolo con una risata isterica. Mi posai una mano sulla fronte e mi voltai verso di lui abbracciandolo.
rimase interdetto nel vedere la mia reazione così imprevedibile.
ricambiò l’abbraccio posando il suo mento sulla mia spalla e riuscendo a vedere oltre di me.
Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque..Sei.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bra, Goten | Coppie: Bra/Goten
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sei mesi. Solo sei mesi. Ero appoggiata al lavandino. Mattina presto, fissavo incredula il bastoncino bianco al suo interno. E perché mai possedevo tale oggetto? Semplice, perché la mia neo suocera aveva pensato bene di riempirne l’armadietto dei medicinali.
per adempiere al suo malefico scopo. Certo.
sentii mio marito cominciare a stiracchiarsi e voltarsi tra le lenzuola. Il respiro accelerava e posava le mani sotto alla testa. lo faceva sempre. Talvolta assumeva anche un’espressione angelica prima di aprire gli occhi e darmi il buongiorno, voltandosi verso di me e posandomi un leggero bacio sul collo.
era questione di minuti e si sarebbe accorto della mia assenza.
avrebbe tastato con la mano accanto a lui come se potessi confondermi tra le lenzuola e infine avrebbe alzato la testa controllando la porta del bagno.
“hei piccola che ci fai gia alzata?”
chiese anticipando i miei pensieri, ma la mia attenzione era ancora incentrata su quell’oggetto…
“Bra?”
chise non sentendo arrivare una risposta.
cosa potevo fare? il mio corpo non riusciva a reagire…avevo appena compiuto vent’anni…mi stavo godendo la mia vita da sposata ogni secondo di ogni giorno.
facevo sesso. E tanto aggiungerei. Ero appagata dal mio Goten e mi sentivo amata. Questo non poteva che rovinare tutto in un sol momento.
sentii le sue mani calde appoggiarsi ai miei fianchi e le sue labbra posarsi delicatamente dietro al mio orecchio.
“hei…perché non rispondevi?”
chiese lui facendo scorrere le sue mani sulla mia pancia, sotto alla canottiera grigia che usavo per dormire.
quel contatto mi fece scattare. fui come percorsa da una scossa calda.
“non…non mi sento bene..”
dissi cercando di frenare la mia prima reazione di assecondare i sui gesti. Era così difficile resistere a un invito così allettante…
“e cosa ti senti?”
chiese diventando subito serio, fissò il riflesso del mio viso nello specchio e si soffermò sul mio colorito.
“ho la nausea”
spiegai semplicemente, nausea mattutina. Fantastico.
“nausea?”
ripetè lui enfatizzando la parola. Poi si grattò la testa cercando di capire il motivo di questo malessere. Aveva un’aria stranamente innocente, quando in realtà era terribilmente colpevole.
“piccola, magari non hai digerito bene”
disse, raggiungendo la più ovvia delle conclusioni, ma io sapevo che non era per quello…perché il piccolo bastoncino bianco parlava chiaro. Quel segnetto rosa era una risposta sufficiente a spiegare tutti i miei sintomi.
“non credo”
dissi accompagnandolo con una risata isterica. Mi posai una mano sulla fronte e mi voltai verso di lui abbracciandolo.
rimase interdetto nel vedere la mia reazione così imprevedibile.
ricambiò l’abbraccio posando il suo mento sulla mia spalla e riuscendo a vedere oltre di me.
Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque..Sei.
il suo respiro si arrestò a metà, s’irrigidì e si protese in avanti afferrando il test… Sette. Otto…
“Bra…?!?”
chiese ad un certo punto assumendo un tono di voce tra lo stridulo e lo strozzato
la mia risata venne attutita dalla pelle del suo collo. Sentii infine delle lacrime scendermi lungo le guance e bagnare anche lui.
si scostò immediatamente da me e mi guardò negli occhi. Era più serio che mai. Sbalordito. Negli occhi il terrore.
sorridevo, ma dentro di me c’erano millemila emozioni contrastanti.
“sei felice?”
gli chiesi interrompendo il silenzio, lui mi riabbracciò senza dire niente, ora fissava quel bastoncino bianco come se potesse parlare, se potesse rispondere alle sue domande silenziose.
non giungeva nessuna risposta da lui, incominciavo a preoccuparmi.
“si”
disse infine, il mio cuore ricevette una scossa.
“davvero?”
chiesi asciugandomi le lacrime con il dorso della mano, lo sentii sorridere…non sapevo come ci riuscivo, ma percepivo le sue emozioni come se fossero le mie. Penso che sia una dote che hanno tutte le anime gemelle.
“come potrei non esserlo? Avremo un bambino”
tentennò, e avvicinando il suo viso al mio mi diede un bacio, appassionato, di quelli che crescevano di secondo in secondo e che di solito finivano con i vestiti sparsi sul pavimento.
quella volta non fu diversa, le mie mani si intrecciarono ai suoi capelli e lui mi sollevò da terra appoggiandomi al bancone del lavandino. Le mie gambe si avvinghiarono alla sua vita.
gli sfilai la t-shirt bianca che usava per dormire e rimase a torso nudo, sentivo i suoi muscoli a contatto con me, il bacio si interrupe un attimo, il tempo di sfilarmi la canottiera e le nostre labbra si ricongiunsero subito, mi spostò sul letto e sentii il suo peso schiacciare delicatamente il mio corpo seminudo, ma non era un fastidio. anzi.
sentivamo entrambi crescere delle emozioni strane, eravamo felici.
Sentivamo di amarci più di prima, ciò che provavamo l’una per l’altro era triplicato; le dimensioni dei nostri cuori erano raddoppiate come se l’affetto e l’amore per quell’essere che stava crescendo e che ci spaventava a morte colmasse quello spazio vuoto.
in quel momento magico niente e nessuno poteva impedirci di amare.
   
 
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