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Autore: Flaviuz    24/02/2012    5 recensioni
Chiunque abbia mai letto un libro scolastico o universitario si è chiesto almeno una volta perché l'autore godesse a rendere ogni concetto più complicato, ogni frase più articolata e difficile da leggere e memorizzare. Questa storia parla dell'oscuro mistero che si cela dietro la scrittura dei libri più odiati dagli studenti di tutto il mondo.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un lunedì mattina come tanti altri, e per molte persone significava solo l’inizio di un’altra settimana, un’altra occasione per lamentarsi di quanto la sveglia fosse insopportabile, il lavoro opprimente e la vita stancante. Io invece avevo un solo pensiero in mente. L’indomani mattina avrei dovuto sostenere un esame, e quel lunedì non era un giorno come tutti gli altri: era la mia ultima occasione per ripetere.
Ero seduto al bar dell’università a memorizzare un’enorme quantità di teoremi, e a bere un’altrettanto enorme quantità di caffè.
Non riuscirò mai a passare quest’esame, non mi ricordo niente e questo libro è illeggibile. Si può sapere chi è il malato di mente perverso e sadico che l’ha scritto?” dissi ad alta voce, senza accorgermene. Qualcuno si girò a guardare il pazzo di turno che parla da solo mentre studia.
Figliolo, vuoi davvero sapere da dove vengono i libri di testo?” disse una voce, una voce molto vicina. Quando alzai lo sguardo vidi di fronte a me un uomo sulla sessantina, con capelli grigi e tante rughe scavate nella pelle. Ognuna di esse avrebbe potuto raccontare una storia, probabilmente molto noiosa.
Lo fissai a lungo prima di formulare una risposta sensata e coerente a ciò che mi aveva appena chiesto.
Eh?” fu ciò che riuscii a dire dopo aver meditato cinquantadue secondi.
Allora, vuoi sapere chi scrive quei libri?” continuò lui.
Aveva lo sguardo sicuro e fiero del guerriero scampato ad una guerra, del pilota reduce di un incidente mortale, di un commesso sopravvissuto al periodo dei saldi.
Non riuscii a fare altro che annuire. Quell’uomo aveva un ché di ipnotico nella sua voce, come se avesse mangiato David Copperfield, e usato Giucas Casella come stuzzicadenti.
I libri universitari sono scritti da demoni: esseri malefici, evocati da rituali oscuri e giunti sulla terra col solo scopo di infliggere dolore agli studenti…
Rituali oscuri?” gli chiesi. In realtà non credevo ad una singola sillaba di ciò che diceva, sapevo che era completamente pazzo, ma accettavo qualsiasi scusa pur di staccare per un momento gli occhi da quel libro.
Sì, rituali oscuri. Basta mettere in un calderone un dizionario con errori di battitura, una lacrima di studente, un capello di Luca Giurato e pronunciare la formula magica: “per il male d’ogni studente evoco te, diavolo ignorante. E per provocar ancor più dolore, diventerai anche professore”“
Affascinante…”, dissi io, con tutto il sarcasmo che riuscii a mettere in dodici lettere e tre puntini.
“Il demone evocato inizierà a scrivere libri di testo per scuola e università” disse lui con un’aria spazientita, come se fossi l’unico a non conoscere quel rituale. “Le nostre imprecazioni sono il loro pane quotidiano e la nostra disperazione è la loro felicità
In tal caso mi sa che se la passano piuttosto bene…
Sono esseri malefici che quando scrivono un libro sbagliano di proposito la punteggiatura, e complicano all’inverosimile concetti elementari, sapendo che qualcuno impazzirà cercando di interpretarli. Adorano far soffrire voi studenti, è la loro più grande gratificazione. Ma c’è un modo per batterli e rimandarli giù all’inferno: per ogni studente che viene promosso c’è un demone che soffre, proprio quello che ha scritto il libro per quell’esame… Tu devi dargli il colpo di grazia proprio mentre soffre di più”
Ossia?
Devi fargli i complimenti per il libro. Non sopporterà quest’affronto, e ne morirà” disse quell’uomo misterioso, poi se ne andò così com’era arrivato.
Così tornai a studiare, ridacchiando al pensiero che tra tanti studenti seduti ai tavolini del bar, il pazzo di turno doveva adocchiare proprio me. Che storia assurda.

Il giorno dopo ero teso come una corda di violino. Guardavo il professore umiliare gli studenti uno dopo l’altro con domande impossibili, e cercavo di origliare in modo da avere un’idea approssimativa su ciò che mi avrebbe chiesto. Ripetevo freneticamente tutti i teoremi con le relative dimostrazioni, accorgendomi minuto dopo minuto di ricordare sempre meno cose. Memorizzare troppe nozioni generò nella mia testa un caos incontrollabile, e l’ansia mi stava uccidendo. Mi giunse alla mente il periodo in cui avevo iniziato a studiare per quell’esame. “Prenderò 30 e lode”, pensavo i primi giorni, poi le mie ambizioni calarono in maniera direttamente proporzionale all’aumento degli argomenti da memorizzare. Passai così da “mi va bene anche solo il 30” a un più modesto “24 non mi dispiace”, passando poi per “se prendo 18 sono contento” e giungendo infine al giorno dell’esame con “mi basta tornare a casa”. Ero così immerso nelle mie paure che quasi non mi accorsi del professore che mi stava chiamando. L’interrogazione durò più di mezz’ora, nella quale mi fu chiesto praticamente tutto il libro, ma alla fine il professore decise di congedarmi con un piacevole 27.
Bene bene. Ecco il suo libretto. Continui a studiare così, si vede che è bravo” disse lui.
Gli tesi la mano, e dopo qualche esitazione me la strinse.
Beh , ho anche studiato da un bel libro” gli dissi.
Ah sì, quale?
“Il suo” risposi io uscendo dall’aula, un istante dopo che una fiammata polverizzò il professore.
Tornai a casa con un sorriso a novantadue denti e leggero come una piuma. Ridacchiai pensando alle parole di quel vecchio pazzo il giorno prima. Che storia assurda.
   
 
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