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Autore: Giuly_Zomb    24/02/2012    0 recensioni
Abby è una comune adolescente, spesso emarginata dalla società. Ha tante qualità, non mostrate al mondo per semplice timidezza. Non sa bene cosa sia l'amicizia né l'amore. Cambia spesso residenza per il lavoro del padre e proprio per questo non ha un buono rapporto coi suoi genitori. Ha un fratello, l'unico che riesce a capirla, lontano però mille miglia per la sua carriera militare.
Genere: Avventura, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3.30 di una notte estiva.
Tanto estiva non sembrerebbe però, dati i notevoli cambiamenti del tempo. In quella casa si udiva solo il battere di un orologio in soggiorno e qualche abbaiare proveniente da chissà dove.
Ah si, si sentiva anche il grattare della penna su un foglio scolorito che Abby stava usando per intrattenersi quella notte.
"Com'è che si comincia un diario? Ah si, caro diario.
Beh, non ho mai avuto un diario. Non ho tutta questa pazienza di scrivere i miei capperi da un oggetto.
Ad ogni modo.. piacere, Abby. Ma che faccio, mi presento ad un foglio? Sì dai, devo pur passare 'sta nottata. Abby, 16 anni, abbastanza sfigata. Perché sfigata? Perché non ho ancora trovato un mio posto in questo mondo. Eppure, ne ho visti tanti di posti. Sarà che non li ho visti a dovere, cambiando città ogni anno per colpa dello stupido lavoro di mio padre. Peccato, qui a Londra cominciavo a sentirmi bene. Lamentarsi è inutile ad ogni modo, nessuno da retta alla pecora nera della famiglia".
Abby diede uno sguardo alla sveglia sul suo comodino mentre scriveva: erano le 4.05.
Chiuse il piccolo quaderno per poi riporlo sotto al cuscino. S'addormentò pian piano, fantasticando tra se com'era solita fare, fin quando non ebbe altro da fare se non dormire.
La mattina seguente, Abby venne svegliata dalla solita voce irritata di sua madre. Maledicendola si alzò, si diresse in bagno e come ogni mattina contemplò il proprio riflesso nello specchio.
I capelli castani le ricadevano disordinati sulle spalle scoperte, gli occhi ancora assonnati e il viso sciupato di sempre.Erano poche le occasioni in cui si piaceva davvero. Si diede una sistemata per poi scendere in cucina, dove sua madre non le rivolse nemmeno uno sguardo ma continuò ad interessarsi ai fogli di fronte a lei.
"Mamma.."
"Hai preparato le valigie?".
Abby sbuffò senza dare nell'occhio. Era l'unica domanda che sua madre le rivolgeva, che fosse Lucaino, pomeriggio o sera.
"Sentiamo, dov'è che si va stavolta?"
"Michigan, e non usare quel tono annoiato chiaro?".
Abby si trattene dal rispondere così risalì in camera. Non c'era molto da preparare, per comodità quasi non disfaceva le valigie dato la frequenza con cui si spostava. Raccolse dei panni sporchi e rifece il letto e solo allora si ricordò del quaderno lasciato sotto al cuscino. Lo prese tra le mani, dando un'occhiata a ciò che aveva scritto quella notte per poi gettarlo a caso nella valigia aperta.
Ora che ci pensava meglio, in Michigan c'erano già stati, quando Abby frequentava le elementari.
Un 'toc toc' alla porta la distrasse dai suoi pensieri. Entrò suo padre, accompagnato dalla sua impassibile fierezza.
"Oh bene, hai le valigie già pronte! Possiamo partire stasera dunque"
"Papà, perché non restiamo qua?".
Suo padre rise sfacciatamente e senza degnarle di una risposta uscì dalla camera. 
Così, quella sera, senza altre obbiezioni caricarono le valigie in auto e senza salutare nessuno partirono verso l'aeroporto. Dopo una lunga fila per il check-in salirono su quell'aereo ormai già conosciutissimo.
Cuffie all'orecchie e volume alto, l'unico modo che permetteva ad Abby di non sentire i continui discorsi professionali dei suoi genitori. Volarono sopra Londra, lasciandosela sempre più alle spalle, per atterrare in Michigan alle prime luci dell’alba. Aeroporto affollatissimo, persone di ogni tipo, diverse tra loro per lingue, religione e quant'alto, ma tutte cariche di pesanti valigie e che si affrettavano ad uscire da quel pandemonio.
Finalmente riuscirono a respirare la vera aria di quella città, che parve ad Abby una delle città più belle in cui fosse mai stata. Un taxi li accompagnò alla loro nuova dimora, una villetta in centro, uguale a tutte le altre intorno.
All'interno mancavano i mobili, che sarebbero arrivati da un momento all'altro, come aveva programmato sua madre. Era una casa grande, a due piani. Dall'ingresso si presentava una bella scala di marmo e che divideva il piano terra in due ambienti, sala da pranzo e soggiorno. Il piano superiore comprendeva solo due camera da letto e un bagno. Il tutto era accompagnato da un lucido parquet.
"Abby, vieni a dare una mano!"la chiamò così sua madre, distraendola dal giro turistico in casa.
Trasportarono dentro i vari mobili e soprammobili, letti e ripiani, lavelli e tavoli. A fine giornata quella casa pareva ancor più bella, adornata di tutto punto.
A quanto pare, i suoi genitori pensavo di compensare così la sua mancanza di compagnia? Col lusso?
Con tutti quei soldi magari i suoi potevano comprare un po' di umiltà. 
  
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