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Autore: Vahly    25/02/2012    4 recensioni
Neal e Peter rimangono a lavorare fino a notte inoltrata, e non avendo nulla da fare mentre aspettano che arrivi un fax importantissimo, si mettono a giocare al gioco della verità (come in ogni buona fanfiction cliché che si rispetti xD)
[Pre-slash Neal/Peter, accenni a Neal/Keller]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autrice: scritta per il carnevale delle lande con i prompt: “Coming Out”, ““Cosa facciamo, stasera?” /// “Quello che facciamo tutte le sere, Mignolo: tentare di conquistare il mondo”” e “Fino a tarda notte in ufficio”.

 

 

TRUTH

 

 

Jones e Diana erano già usciti, e Neal si stava preparando, quando Peter lo bloccò.
«No, no,» gli disse, piazzandosi davanti all’uscita. «Abbiamo del lavoro da finire.»
«Ancora? Ma Peter, sono quasi le otto!» protestò il truffatore.
«Perché, avevi altri piani?»
«No, niente di importante,» rispose rassegnato Neal.
Peter fece per uscire dalla stanza. «Perfetto. Aspettami qui, torno subito.»
Neal si lasciò cadere su una sedia, e aspettò.

«Allora, cosa dobbiamo fare stasera?» chiese quando Peter rientrò con una pila altissima di fogli in mano.
«Quello che facciamo tutte le sere, Mignolo: tentare di conquistare il mondo.»
«Certo, prof. Tradotto in italiano sarebbe...?»
Peter posò i fogli sulla scrivania. «Dobbiamo controllare tutte le incongruenze in questi rapporti ed evidenziarle. Inoltre, il dipartimento di Washinghton sta elaborando dei dati che andranno allegati ad ogni fascicolo, e il tutto va consegnato domani mattina al procuratore.»
«E dobbiamo farlo noi perché...»
«Perché questi documenti potrebbero dimostrare che qualcuno ha manomesso delle prove in molti dei casi che la White Collar ha risolto. Sono dati che non devono finire nelle mani sbagliate, e non c’è nessuno di cui mi fidi abbastanza. A parte Jones e Diana, che stanno lavorando a un appostamento proprio questa notte, e quindi non potevano occuparsene.»
«Non ne sapevo niente,» si accigliò Neal.
«Perché riguarda lo stesso caso, e preferivo parlarne il meno possibile finché tutti gli agenti erano qui,» rispose Peter con tranquillità.
Neal annuì. «Capisco. E perché abbiamo tanta fretta?»
«Perché domani pomeriggio c’è il processo contro uno dei ladri che abbiamo arrestato, e il procuratore ha bisogno di riesaminare tutta la documentazione prima che cominci. Quindi se hai finito con le domande...»
«Va bene, va bene, ho capito: mettiamoci al lavoro.»
Ricontrollare tutti i fascicoli non richiese molto tempo, così, una volta finito il lavoro, si erano scambiati le rispettive pile di fogli per controllarli a vicenda. Quando fu chiaro che nulla era stato tralasciato, posarono le scartoffie sul tavolo.
«Dobbiamo proprio aspettare che ci inviino quei dati?» domandò Neal, per poi sbadigliare.
«Direi proprio di sì,» rispose Peter perentorio. Ma entrambi fissavano il fax con aria supplichevole, e Neal gongolò nel constatare che, nonostante tutte le sue prediche, Peter era stanco almeno quanto lui.
«Ok,» disse Neal dopo svariati minuti, rompendo il silenzio che si era creato nella stanza. «Quando è stato il tuo primo bacio?»
Peter sollevò un sopracciglio. «Vuoi davvero giocare al gioco della verità?»
«Non è che abbiamo altro da fare in questo momento.»
«E se ti chiedessi di uno dei tuoi crimini passati?»
«Beh, allora mi appellerò alla facoltà di non rispondere. In fondo, non abbiamo stabilito penitenze.»
Peter aspettò qualche minuto prima di rispondere, quando ormai Neal non credeva più che lo avrebbe fatto.
«Terzo anno di liceo, a Natale.»
«Se è un bacio dato perché siete passati sotto il vischio non conta.»
Peter sbuffò. «Ok, quarto anno di liceo.»
«D’accordo. Ora è il tuo turno.»
«Prima truffa in assoluto.»
«Non avevamo stabilito...»
«Non voglio i dettagli,» lo interruppe Peter, «voglio solo sapere quando è stata.»
«A tredici anni.»
Peter sgranò gli occhi. «Sul serio? Eri giovanissimo.»
Neal fece un’alzatina di spalle. «Ebbene sì. Ora tocca a me. Perché hai scelto di entrare nell’FBI?»
«Perché fare il contabile era noioso?» tentò Peter.
«No, non ci provare. Voglio la motivazione vera,» insistette l’ex truffatore.
Peter sospirò, e prese a giocherellare con una penna sulla scrivania. «Ok. Mia madre aveva una collana a cui teneva molto. Le era stata regalata da sua madre, che l’aveva a sua volta ricevuta da sua madre, e così via da quando se ne ha memoria. Poi un giorno c’è stata una rapina, e le è stata rubata. Non è mai stata ritrovata, neppure dopo l’arresto dei ladri. Così, ho deciso che non avrei più permesso che delle cose del genere accadessero.»
«Wow,» rispose Neal, ma prima che potesse continuare, Peter disse: 
«Bene, ora tocca a me. Con chi è stata la tua prima volta?»
Neal arrossì. «Non sono sicuro che tu lo voglia sapere.»

«Ora sono ancora più curioso,» ghignò Peter. «Chi era, una tua insegnante? O una ragazzina minorenne, e hai paura che se lo sapessi dovrei arrestarti?»
«È stato con Keller,» disse Neal tutto d’un fiato.
Peter rimase a bocca aperta. «Non sono sicuro di aver capito.»
«Keller. È stato con Keller, ok?!»
«Questo spiega molte cose. Ma tu... insomma, credevo fossi etero. Che non ti interessassero i maschi. Insomma, sei sempre così attento alle ragazze... e...»
«Sono bisex.» Neal era bordeaux. «Mi auguro non sia un problema.»
«Scherzi? Insomma, se avessi questo genere di pregiudizi, come potrei lavorare con Diana? È solo strano, ecco tutto.»
«Bene,» tagliò corto Neal. «Ora tocca a me.»
«Ok.» In realtà Peter avrebbe voluto approfondire, ma decise che se Neal non se la sentiva, avrebbe evitato di insistere. Per il momento. Sicuramente avrebbe avuto di sicuro altre occasioni per saperne di più.
«La tua, di prima volta, con chi è stata?»
«Con Elisabeth,» rispose prontamente Peter. «Non ho mai avuto altre donne.»
«Oh, è molto una cosa dolce,» scherzò Neal. «Turno tuo.»
Peter sembrò pensarci. «Perché, fra tutti, sono l’unico a cui mentiresti?»
Neal trasalì, e aprì la bocca un paio di volte, senza che ne uscisse fuori alcun suono. 
All’improvviso, il fax si riattivò e cominciò a emettere un rumore metallico, per poi cominciare a stampare fogli.
«Bene, l’attesa è finita. Possiamo tornare al lavoro,» disse Neal.
«Non prima di aver risposto alla mia domanda,» protestò Peter.
Neal fece finta di non sentirlo, e prese alcuni fogli ancora caldi di stampa per cominciare ad esaminarli.
«Avrei potuto fare domande di gran lunga più imbarazzanti,» continuò l’agente, «ad esempio, chi era l’attivo, tu o Keller?»
Neal lo fulminò con lo sguardo. 
«Oppure, com’è andata con Kate? Hai lasciato Keller per lei?»
Neal sbuffò. «Ok, ti darò la tua risposta e poi torneremo a lavorare.»
«Perfetto,» accordò Peter.
Il truffatore si allungò verso di lui, dandogli un breve bacio a fior di labbra, e si allontanò subito. «Questo è il motivo. Ora, i fascicoli.»
Peter, come inebetito, si portò l’indice sulle labbra. Poi sorrise. In fondo, la serata non era andata poi così male. 
E se mai avessero giocato ancora, avrebbe dovuto chiedere a Neal cosa ne pensava delle threesome.

   
 
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