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Autore: five    25/02/2012    2 recensioni
Rowan Miller, una ragazza del Bronx che si trova ad Holmes Chapel a vivere in una famiglia che la cambierà.
Ci sarà un ragazzo che la farà innamorare, che accetterà tutti i suoi difetti e i suoi pregi.
Spero che vi piaccia
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Ti sei cacciata in un bel guaio, lo sai questo Rowan?- deglutii rumorosamente a quell'affermazione. Avevo semplicemente sfondato una porta della macchina, e mio padre faceva della cosa come una tragedia, la definiva così ogni volta che facevo un guaio. -Rowan, questo posto è una rovina. Bronx non va più bene, non è mai andata bene.- ma dove voleva arrivare? 
Bronx era la mia città natale, e non avevo intenzione andarmene via. 
-Ti mando ad una famiglia, vivono ad Holmes Chapel- holmes che? Guardai mio padre con le lacrime agli occhi, nessuno aveva dimostrato di volermi bene, nemmeno i miei genitori. O meglio, mio padre. 
Mia mamma ci aveva lasciati cinque anni fa, a causa di un tumore,  mi mancava troppo. 
Lei si che dimostrava di volermi bene. 
Io, per mio padre, ero solo un errore. L'avevo sentito un giorno mentre parlava con George, il suo migliore amico. Lanciai un'ultima occhiata infuocata a mio padre, poi mi alzai dal divano e andai in camera a preparare la valigia, la partenza sarebbe stata domani. 
Chissà cosa si faceva ad Holmes Chapel, magari c'erano ragazze che giocavano a calcio. Avevo sempre odiato la danza ma, in qualche modo, ero costretta a praticarla. Amavo il calcio, ciò mi distingueva dalle altre. 
A interrompere i miei pensieri fu la porta che si apriva, lasciando entrare una ragazza dai capelli biondi cenere, Amy. 
Amy, la mia migliore amica da sempre. 
Guardò prima la valigia e poi si voltò verso di me, con le lacrime agli occhi. 
-Dimmi che è solo un incubo- mi faceva male vederla così, ma il destino aveva deciso così, forse mi farà bene andare via da questo posto, mi portava solo nei guai più disastrosi. 
La guardai con gli occhi umidi senza dare una risposta, avevo paura di farla piangere ancora di più, poi corsi per abbracciarla e dirle che tutto andrà bene. 
Andrà tutto bene? Non ci credevo per niente. 
-Perchè hai frequentato quella comitiva? Guardati, ti hanno rovinata- Amy non faceva parte della nostra comitiva, proprio perchè non si fidava di loro. Me l'aveva riferito tantissime volte, ma non le davo ascolto, mentre adesso mi ero pentita, pentita di non averla ascoltata. 
Ma era già tardi, me ne dovevo andare. 
 
Era già mattina, e fra due ore sarei salita su quell'aereo che mi poterà via dalla mia amata città. 
Ero sul letto, ma non ero affatto pronta di affrontare la giornata, poi alla fine decisi di alzarmi e avviarmi verso la finestra. Il cielo era limpido, bellissimo. Le case a schiera mi facevano amare sempre di più quella città, erano case piccole, ma avevano quell'aria di caldo. 
Poi in lontananza vidi Matthew, il capo della comitiva, e sul mio viso comparve un'espressione piena di odio, piena di dolore. 
Era lui che mi aveva portato tanti guai. 
Solo se sapessero il motivo in cui entrai in quella comitiva. 
Nessuno lo sapeva. 
Nemmeno Amy. 
Mi avevano ricattata, ero costretta. 
Portai una mano sulle labbra che tremolavano, mentre dagli occhi cominciarono ad uscire le lacrime. Non ero pronta di lasciare questa città, ma lo dovevo fare. 
-Rowan, preparati che fra dieci minuti dobbiamo scendere- urlò mio padre dal piano di sotto. 
Pulii le mie lacrime e mi feci forza, mi alzai e presi un pantaloncino, una maglia nera larga e infine ai piedi indossai le mie, ormai vecchie, converse nere. Legai i miei capelli biondi in una disordinata treccia di lato, misi un filo di eyeliner sulle palpebre e un pò di mascara. Presi la mia sacca che contiene due jeans, due pantaloncini, cinque maglie e altre cose. 
-Eccomi, possiamo andare
 
Ero nell'aereo ormai da sette ore, ne mancavano altre cinque. Per tutto il viaggio non feci altro che pensare allo sguardo di mio padre quando mi ha vista andare via. Era neutro, senza alcuna emozione. Sapevo che dentro era felice, felice di liberarsi di me, di tornare alla sua vecchia vita, quella lì che aveva prima quando nascessi io. Non riuscivo a non pensare alle lacrime di Amy, la mia prima e vera amica. Sua madre e mia madre erano migliori amiche, e lei era stata vicina a me quando mia madre se n'era andata. Ciò non ha fatto altro che stringere sempre di più il nostro legame, era mia sorella. 
La sorella che non avevo. 
Pensai agli sguardi dei miei 'amici', quelli lì che mi hanno causato tanti guai, alcuni erano tristi, altri erano felici, altri ancora neutri. 
Se ci fosse stata mia madre, le cose sarebbero andate diversamente, ma quel che fatto era stato fatto. 
Non si poteva tornare indietro, non avevano ancora inventato la macchina del tempo. 
Se l'avessero inventata, avrei premuto Prev, e avrei messo Play a quando avevo dodici anni, quando mia mamma era ancora sana e vegeta. 
Avevo bisogno di lei. 
E lei, lei era nel mio cuore, me lo guidava lei. Ma questo non bastava, avrei voluto vederla col sorriso sempre stampato sul viso. 
'gentili passeggeri, allacciate la cintura che stiamo per decollare' era la voce metallica dell'aereo, stavamo per scendere. 

_______

salve
ho dato un'occhiata nel mio computer, e ho trovato questo capitolo. 
l'ho scritto un paio di mesi fa, ma non l'ho mai pubblicato, o continuato. 
spero che vi piaccia questo capitolo, posterò il secondo in questi giorni. 
a presto, five. 
  
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