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Autore: Dernier Orage    25/02/2012    2 recensioni
Ferenc, 2037. Un diciassettenne sospeso tra il suo presente / il nostro futuro, il suo passato / il nostro presente e l'età romantica.
Voleva spaccare i vetri col suono, voleva far crollare ogni grattacielo e aprire delle voragini nelle autostrade. Solo quelle rovine sarebbero resistite, dipinte ad olio su tela e plasmate dalle note.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'No Human Can Drown '
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Sørgemarsch over Rikard Nordråk





Ferenc considerava la madre una privilegiata: aveva avuto la fortuna di crescere in una famiglia stupenda, in un periodo storico complicato e violento ma ugualmente pieno di rivoluzioni sociali e tecnologiche, di avanguardie mediche, di tentativi riusciti di porre fine al razzismo e soprattutto della creazione di un piccolo continente finalmente unito, l’Europa della moneta unica e degli accordi di Schengen. (Gli orrori erano stati la guerra in Bosnia, l’invasione statunitense all’Afghanistan e all’Iraq, i territori palestinesi occupati dagli israeliani e gli abusi, i grandi attentati a Londra e Madrid e sicuramente tanti altri che i libri di storia non riportavano.)
Un’infanzia da sogno, le gare coi pattini sul parquet di casa, il teatrino delle marionette improvvisato aggiungendo due tende al letto a castello, le castagne cucinate sul camino con una pesante pentola forellata, le candeline galleggianti fatte con le bucce dei mandarini e una goccia di olio, piccoli esperimenti tipo l’eruzione vulcanica di aceto e bicarbonato, i cristalli di zucchero, andare a scuola in bicicletta e una volta a settimana al maneggio, le vacanze dai nonni in Bretagna, i Natali che spesso si mischiavano ad Hanukkah nelle usanze del bisnonno Jean-Jacques, il poter avere un animale domestico, le gare con le biglie sulla spiaggia, le cioccolate calde distesi sul divano davanti a dei libri veri, forse gli ultimi pubblicati specificatamente per bambini… piccole cose felici che diventano stupende nella loro quotidianità e nella condivisione con delle persone care: una famiglia, una vera, forse una delle ultime famiglie caratterizzata dall’amore e da una promessa.

Un mondo diverso, la libertà di poter diventare qualunque cosa purché una persona buona, e poi? Ferenc non riusciva a capire dove era stata la frattura. A ventisette anni sua madre si era sposata e a ventinove era nato. Amato? Non lo sapeva, sua madre amava sicuramente suo padre e lui lo disprezzava, forse era l’espressione cattiva che aveva sempre, la linea dura della mandibola o gli occhi troppo chiari, l’alta carica che occupava al Ministère de la Défense o quella volontà di mantenere sempre il controllo di tutto quello che avveniva, anche dei pensieri del figlio. Uno spirito libero come sua madre come poteva provare amore per quell’uomo?

Ferenc nella sua camera illuminata da una lampadina blu elettrico ascoltava la Sørgemarsch over Rikard Nordråk di Edvard Grieg, lo scenario rimaneva lo stesso, il soffitto alto di un bianco abbacinante, ma appena chiudeva le palpebre sentiva le note esplodere e le vedeva! Vedeva le detonazioni, vedeva le scintille, mille piccole scariche di elettricità e calore, le cascate d’idrargirio e i fiordi, poteva sentire le microscopiche goccioline d’acqua sul viso e il vento sferzante e glaciale, la colonna di persone dietro a dei cavalli alati e gli stendardi in fiamme, quasi sentiva gli zoccoli e il fremere delle narici e delle piume d’acciaio ed ossidiana, e il crepitio sanguigno del fuoco. La nebbia al suo soffio si diradava mostrando le rovine di Eldena, le due candele illuminavano appena la processione dei monaci dai volti rossi di polvere di cinabro, di chi era il feretro? Avrebbe sollevato la tavola di legno per trovarci petali di fiori e gli ottoni di un esercito, forse anche un violino per un artista solitario dalle iridi nere e febbricitanti, sfiorò le corde e pensò al suo pianoforte, alle cuffie che doveva indossare per non disturbare i vicini. Voleva spaccare i vetri col suono, voleva far crollare ogni grattacielo e aprire delle voragini nelle autostrade. Solo quelle rovine sarebbero resistite, dipinte ad olio su tela e plasmate dalle note. Si sarebbe riparato sotto l’arcata e avrebbe riaperto gli occhi per ritrovarsi lo scenario del soffitto di un bianco abbagliante.
Voltandosi avrebbe scorto il letto sfatto, vuoto e freddo.













   
 
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