CHAPTER
1 p.o.v. Shane
Sentii
un ennesimo fuoco accendersi sotto la mia pelle, all’altezza dell’occhio
destro, e mi piegai in due, portandomi le mani al volto, imprecando. Altri due colpi riuscirono a raggiungere il
mio fianco e la mia coscia.
« Non farti vedere in questa casa almeno fino a domani,
capito? »
Riuscii
a rimettermi in piedi a fatica, nonostante non fossi esattamente stabile, e lo
guardai dritto in faccia. Come sempre quando mi guardava, da ormai 5 anni,
tutto quello che vidi nei suoi occhi fu una rabbia fredda, raggelante.
« Sei davvero una delusione.. Da ogni punto di vista. »
Mi
morsi un labbro e mi portai una mano all’addome, che pulsava in un modo
dolorosamente preoccupante. « Vaffanculo
papà. » sibilai, prima di barcollare fuori di casa nella
fredda aria di ottobre.
Vaffanculo
davvero, non bastava fare a botte con quei quattro idioti, dovevo pure
prenderle da mio padre una volta tornato a casa…
Non
riuscii a trattenere un gemito di dolore, mentre mi accasciavo contro un muro,
senza forza. Mi faceva un male fottuto ovunque e non non
riuscivo a vedere bene da un occhio. Sputai per terra, per liberarmi la bocca
dal sangue.
« Merda. Merda… Vaffanculo! »
ringhiai, sedendomi a terra, incurante della sporcizia sul marciapiede.
« Ehm.. Scusa, stai… stai bene? »
Alzai
lo sguardo al suono di quella voce titubante, e mi trovai a fissare una faccia
conosciuta. Capelli biondo scuro scompigliati, un viso ovale piuttosto
infantile e grandi occhioni del colore del miele. Era quello sfigato di 4° B…
Adam Thomas. Un piccolo finocchio so-tutto-io, fissato con la letteratura di
fine ‘800 e la musica metal. Pigliarlo per il culo era sempre stato uno dei
miei passatempi preferiti.
Appena
mi riuscì a vedere in faccia mi riconobbe, nonostante l’occhio pesto ed il
labbro spaccato e sanguinante. Spalancò gli occhi, stupito.
« Che cazzo di domanda è? Ti sembra che stia bene? » ribattei, in un rantolo dolorante.
« Webber. » esalò lui, senza
aggiungere altro.
« Complimenti, hai indovinato il mio nome.. »
Questo
idiota mi stava irritando. Cosa diavolo pensava di fare, rimanendo lì a
fissarmi sconvolto? Merda, ma proprio lui dovevo incontrare? Chiunque altro
sarebbe andato bene, ma non lui.
Dopo
una manciata di secondi sembrò finalmente risvegliarsi da quello stato di
catalessi, e si inginocchiò accanto a me, con aria alquanto preoccupata.
« Aspetta ti do una mano a rialzarti, ma che diavolo..
Cosa ti è successo?? »
Mi
prese sotto braccio per aiutarmi, ma allontanai le sue mani con un gesto
nervoso.
« Vaffanculo, non ho bisogno dell‘aiuto di un frocetto come te. »
Thomas
spalancò gli occhi alle mie parole, ma non diede segno di volersi allontanare. « Sei conciato malissimo, dovrei chiamare
un‘ambulanza.. »
« NO! » lo interruppi. « Non chiamare nessuna ambulanza del cazzo, e
neanche i miei genitori, se stavi per dirlo.. »
« Ma non posso lasciarti qui così… »
Nonostante
il dolore all’occhio, allo zigomo, alla bocca e a tutto il corpo in generale,
riuscii ugualmente a dedicargli un ghigno cattivo.
« E perché no? È il tuo dovere civico che te lo impone?
O un qualche fottuto istinto da crocerossina? »
Lui mi guardò ancora con quegli occhioni dorati aperti all’inverosimile. Era
proprio quella sua aria da gattino maltrattato che faceva venire a tutti la
voglia di essere cattivi con lui. « ..O magari ti sei
preso una cotta per me, eh, frocetto? »
Sputai, sprezzante.
Trasalì a quelle parole e sbatté un paio di volte le
palpebre, poi si alzò, scuotendo la testa. Sperai che avesse finalmente deciso
di andarsene e lasciarmi la possibilità di collassare su quel marciapiede, senza
che nessuno mi infastidisse, ma ovviamente le mie erano le vane speranze di un
ingenuo: si fermò davanti a me e tirò fuori il cellulare.
« Che cazzo
stai facendo? Ma ci senti quando ti si parla? Se chiami l‘ambulanza, giuro che
ti ammazzo di botte. »
Lui mi ignorò, ben consapevole che, per come stavo messo,
non avrei potuto impedirgli di fare proprio niente, visto che non riuscivo
neanche a reggermi in piedi.
« Pronto? Si,
vorrei un taxi all‘angolo tra la quinta e la quarantacinquesima.. »
Lo guardai perplesso un paio di minuti, poi chiuse la
chiamata e mise via il cellulare.
« Si può sapere
perché cazzo hai chiamato un taxi? Guarda che io non ce li ho i soldi per
pagar… »
« Oh cristo,
non ti sembra di parlare un po‘ troppo per essere uno che sembra appena finito
sotto un trattore? » mi interruppe, con
aria esasperata. « Il
taxi te lo pago io, e per il momento limitati a collassare su quel cazzo di
marciapiede e chiudi il becco. »
Lo guardai sconvolto. A scuola non aveva mai ribattuto
ai nostri maltrattamenti, ma a quanto pareva quando voleva sapeva tirare fuori
le palle anche lui.. A turbarmi più di tutto, però, era che in quel modo sarei
stato in debito con lui. Fanculo, non volevo avere debiti con uno come lui.
Rimanemmo in silenzio senza neanche guardarci per
qualche minuto, finchè non arrivò il taxi, poi lui mi
prese per un braccio, aiutandomi ad entrare in macchina, ed io non protestai
più, troppo impegnato ad impedirmi di imprecare per il dolore.
« Dove vi
porto? » chiese la voce annoiata del tassista dai
sedili davanti.
Gli diedi l’indirizzo di un mio amico, poi mi accasciai
sul sedile, chiudendo finalmente gli occhi. Dio, se faceva male. Faceva davvero
tanto male. E il bello era che erano venuti a pestarmi in 4 per una tipa
che neanche mi ricordavo di essermi fatto, cazzo. Ero ancora assorto in
pensieri di questo genere, quando sentii qualcosa toccarmi la guancia.
Spalancai gli occhi, trasalendo, e mi accorsi che quel qualcosa erano le
dita di Thomas.
« Ma si può
sapere che cazzo stai facendo? »
Lui spalancò di nuovo quei suoi occhioni da cucciolo
abbandonato che mi facevano venire tanta voglia di picchiarlo, e arrossì. Si,
quel frocetto di merda era veramente diventato rosso
come un pomodoro. Ma dove diavolo ero finito? Non potei fare a meno di pensare
che quella fosse la tanto millantata gioventù che avrebbe portato in rovina il
nostro povero paese.
« Scusami.
Scusa, è che… avevi.. Hai… c‘è del sangue sulla tua faccia. » esclamò alla fine, per poi voltarsi
verso il finestrino ed iniziare ad… osservare il panorama, immaginai. Scossi la
testa, con uno sbuffo. Non avevo la forza, né la voglia di incazzarmi in quel
momento. Rimanemmo così, in silenzio, fino a quando il taxi non fermò davanti a
casa di Mike. Thomas pagò con una banconota da 10 $, poi fece il giro della
macchina e mi aiutò a scendere, mettendosi un mio braccio intorno al collo.
Sospirai, arrendendomi all’idea di farmi aiutare da
quel ragazzino.
Lui suonò il campanello, e dopo un paio di minuti Mike
venne ad aprirci, in boxer e maglietta, con una birra in mano.
Appena vide me conciato così, e Adam Thomas che
mi sosteneva, nonostante la sua corporatura fosse circa un quarto della mia,
scoppiò a ridere.
« Come cazzo ti
sei conciato amico? È stato lui? » mi chiese,
continuando a ridere a crepapelle, indicando Adam con un cenno.
« ‘Affanculo
Mike, mi fai rimanere qui fino a domani? »
gli chiesi, cercando di ignorare i miei istinti omicidi nei suoi confronti.
Lui scosse la testa, ancora ridendo, e si scostò,
aprendo la porta del tutto per farmi entrare. « Entra coglione.. »
Mi staccai finalmente da quello stupido ragazzino ed
entrai in casa di Mike, chiudendomi la porta alle spalle, ignorando il saluto
incerto mormorato da Adam dietro di me. Seguii il mio amico in cucina e mi
lasciai cadere su una sedia, mentre lui apriva il frigorifero e ne tirava fuori
una birra anche per me.
La afferrai al volo e ne presi subito una lunga
sorsata. Era gelata. Dio, mi ci voleva proprio. Sospirai.
« Allora, chi
cazzo è che ti ha fatto sta roba? E, soprattutto, perché eri con Thomas? » mi chiese alla fine Mike, sedendosi davanti
a me. I capelli castani gli ricadevano in una massa insensata sugli occhi
azzurri, arrossati dal fumo e stanchi.
Scrollai le spalle, bevendo un altro sorso di birra. « Sono stati quegli sfigati della Union e quello
stronzo di mio padre.. »
« Che cos..?
Quelli della Union? E perché?? »
« A quanto pare
mi son fatto “una delle loro tipe“ qualche sera fa… boh, io manco me la
ricordo questa.. Comunque mio padre si è incazzato e mi ha menato pure lui, poi
m‘ha detto di non presentarmi a casa fino a domani. E questo è quanto. » cercai di abbozzare un sorriso, ma era troppo
doloroso, e ciò che spuntò sul mio viso, più che un sorriso, fu una cazzo di
inquietante smorfia.
« E Thomas? Da
dove è sbucato? »
« Da un
tombino? »
Mike inarcò un sopracciglio. « Ah Ah. Quanto sei
simpatico. Dovrei ridere? »
Alzai gli occhi al cielo con uno sbuffo. Quel ragazzo
non aveva mai apprezzato il mio senso dello humor.
« Non lo so
stronzo. Quando sono uscito di casa me lo sono trovato davanti in modalità WWF-salviamo-uno-Shane-Webber-in-via-d‘estinzione. Ha
voluto aiutarmi a tutti i costi, mi ha persino pagato il taxi.. Quello ha dei
problemi seri. »
Mike ridacchiò, sorseggiando la sua birra. « Già, evidentemente tutti quei soldi gli hanno dato
alla testa.. »
« Mh, più che ai soldi, mi sa che la colpa della sua
mentalità perversa andrebbe attribuita a quella roba che ascolta e che legge.. »
« Cazzate,
anche tu ascolti musica rock e metal. »
« Si, ma io non
leggo Baudelaire e Rimbaud dalla mattina alla sera.. È l‘accoppiata che è
fatale.. »
« Non so,
quella roba non l‘ho mai letta. » mi rispose Mike, con
un’alzata di spalle.
Non era un idiota, intendiamoci, anzi, per essere l’ex
quarterback della squadra di football era quasi un genio, quasi. Però la
poesia proprio non la sopportava. In realtà neanche a me piaceva un granchè.. Trovavo che tutta la poesia lirica non fosse
altro che una enorme sega mentale di sfigati che non vedevano la vagina di una
donna da quando erano usciti da quella della propria madre. Per quanto riguardava
invece la poesia di quei francesi fattoni,
semplicemente, la trovavo inquietante. La poesia epica era decisamente la mia
preferita, ma in ogni caso preferivo la prosa.
« Secondo me ha
una cotta per te. » esordì Mike, dopo
qualche secondo di silenzio.
Lo guardai sconcertato. « Cosa? » esalai, con
aria stolida.
« Thomas.
Secondo me gli piaci. »
« Ma ti sei
rincretinito? » okay, o mi stava pigliando per il culo,
oppure aveva tremendamente ragione.
« No, sono
serissimo. Lo sanno tutti che è gay, no? »
« Si, ma ciò
non implica che abbia necessariamente una cotta per me, razza di idiota. »
« Okay, ma ti
assicuro che a volte ti guarda in un modo… »
fece un piccolo ghigno divertito. « E poi, dai, sono 3
anni che non fai altro che maltrattarlo e pigliarlo per il culo e, appena ti
vede in queste condizioni pietose, invece che goderci immensamente come farebbe
qualsiasi essere umano normale, lui cosa fa? Ti aiuta a rialzarti e ti paga un
taxi? Cos‘è, il cazzo di buon samaritano che porge l‘altra guancia ed aiuta i
bisognosi? »
Scrollai le spalle e finii con un lungo sorso la mia
birra, poi mi tirai fuori una sigaretta dalla tasca dei pantaloni.
« Oh, no, hai
capito malissimo. » mi interruppe Mike,
mentre con le mani frugavo i jeans alla ricerca di un accendino.
Mi fermai per un secondo e lo guardai sconcertato.
Cosa voleva adesso? Non potevo più fumare in casa? E da quando? Per caso era
diventato improvvisamente un salutista?
« Che vuoi? » biascicai, tenendo la sigaretta tra le
labbra.
« Shane, stai
gocciolando sangue ovunque. Prima vai a lavarti, poi potrai fumare. »
Mi alzai con uno sbuffo sonoro, appoggiando la
sigaretta sul tavolo, perché attendesse il mio ritorno.
« E magari
disinfettati un po‘ la bocca e il sopracciglio, già che ci sei! » mi urlò dietro il mio amico, mentre mi
dirigevo verso il bagno traballando leggermente.
Mi posizionai davanti al lavandino e finalmente potei
osservare la mia faccia allo specchio. Non era una bella visione, affatto. I miei
occhi scuri erano quanto mai inquietanti, in quanto uno era mezzo chiuso e
gonfio come una palla da tennis, mentre l’altro, apparentemente in condizioni
migliori, era di dimensioni normali, ma in compenso era completamente
arrossato. Avevo il labbro inferiore gonfio e spaccato, e non potei fare a meno
di ringraziare il cielo e tutti i santi per non essermi fatto il labret, perché se l’avessi fatto credo proprio che sarebbe
rimasto ben poco della mia bocca. In compenso il septum
l’avevo fatto eccome, e adesso il buco perdeva sangue, anche se stava
lentamente smettendo.
« Merda.. » imprecai, sfiorandomi appena il piercing con
la punta delle dita.
Mi morsi un labbro e lo tolsi con un gesto secco. E
fece male, FECE MALE. Vaffanculo, se fece male!
Mi sciacquai la faccia con l’acqua fredda, pulendo
anche i ciuffi di capelli neri inzuppati di sangue, poi finii di controllare la
situazione del resto del corpo -pietosa, naturalmente-, prima di andare a farmi
la doccia.
« Che giornata
del cazzo. »
Salve a tutti! Dopo anni e anni di assenza l’illustre sottoscritta torna a tediarvi con i suoi deliri mentali! Yèè! Innanzitutto mi scuso per aver postato questo aborto. XD questo primo capitolo è scritto piuttosto maluccio, perché inizialmente l’avevo scritto al presente, poi ho deciso di metterlo al passato, ma non avevo voglia di riscriverlo tutto in modo decente, quindi mi sono limitata a cambiare il tempo dei verbi. XD sono pessima, mi faccio schifo da sola. La storia è un gioioso clichè, ma spero che almeno qualche spunto originale ci sia… o almeno che vi faccia divertire un pochino, se no mi sentirò un fallimento su tutta la linea. XD il problema è che ultimamente io e il teen drama andiamo a braccetto come due fidanzatini. Ed è una cosa che non augurerei a NESSUNO. E poi questi mezzi bulli con seri problemi mentali mi ispirano un sacco. E dovrei smetterla di sproloquiare e sparare minchiate. .-.
Chiedo umilmente perdono .
Lasciatemi qualche commentino se vi va J
Tanto ammmmore a tutti <3