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Autore: Gulminar    26/02/2012    3 recensioni
Tanya Cindy Larsson, nata a Londra da madre russa e padre scandinavo. Diplomata a Hogwarts con ottimi voti. Fra le più promettenti reclute dell’Accademia Auror londinese. Entrata giovanissima nella Squadra Phoenix, il corpo scelto del comandante Harry James Potter. Medaglia del Ministero della Magia per servizi resi alla comunità magica. Trasferitasi a Liverpool in seguito allo scioglimento della Phoenix. Incaricata ufficiale per il caso della Cacciatrice.
Sembrava proprio un angelo, stesa in quel letto d’ospedale. I boccoli biondi come un velo che copriva il cuscino, il volto sereno, lontano dalle preoccupazioni, nel sonno indotto dalla magia.

Liverpool, anno 2021. L'Auror Tanya Larsson si dibatte fra un passato che non riesce a dimenticare e un presente da incubo, può darsi che i vecchi amici ed ex colleghi di Londra siano i soli in grado di aiutarla.
Delirio post Doni della morte, escludendo l'Epilogo "19 anni dopo".
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto
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Alla fonte del male

Vermi.
Disgustose larve bianche infestavano i resti di cibo rancido sparsi sul pavimento, si arrampicavano su per i muri e ovunque trovassero una superficie incapace di respingerli, come se il loro andare avesse un senso.
Juggler trovava che quei vermi fossero divertenti. Ne raccoglieva alcuni sotto un bicchiere capovolto, poi poteva restare immobile a osservarli anche per ore, finché non esaurivano l’ossigeno e smettevano di muoversi. A volte scommetteva da solo su quale avrebbe resistito di più prima di crepare, a suo dire vinceva quasi sempre.
Gli Auror di Liverpool sono come questi vermi.
Un gemito.
Juggler alzò gli occhi dal bicchiere pieno di creature agonizzanti. Nella stanzaccia fetida c’era solo un’altra persona.
Quanto appare patetica la Cacciatrice di Liverpool, spogliata della sua tenuta da battaglia.
Una minuta figura femminile era crocefissa in ginocchio al muro opposto. Gli anelli di metallo le avevano scavato i polsi, le gambe nude erano coperte di ferite da cui i vermi si cibavano. La testa era reclinata in avanti e una sudicia cascata di capelli ne nascondeva il viso. Solo un minimo accenno di movimento lasciava intendere che respirava.
Così piccola e insignificante, così debole, quando si trovava confinata in quella segreta. Quando la tenevano incatenata perché Juggler potesse torturarla a suo piacimento con semplici ma dolorosi incantesimi, quando la lasciavano libera di razzolare nei liquami e nei resti di cibo che coprivano il pavimento. Non era più forte nemmeno dei vermi che la tormentavano.
Solo se il Consiglio dei Tulipani lo richiedeva, le erano restituiti i poteri e tornava fra le più potenti streghe della sua epoca. Juggler stesso rimuoveva gli inibitori che la costringevano in quello stato larvale, era il momento più pericoloso. Se il dominio sulla sua mente instabile non era perfetto, poteva scatenarsi l’inferno.
La Cacciatrice era un’arma in grado di distruggerli, nel momento in cui ne avessero perso il controllo. Tutti i Tulipani ne erano consapevoli, ma conoscendone l’efficacia sul campo erano disposti a correre il rischio.
La porta alla destra di Juggler si aprì cigolando su vecchi cardini, il carceriere portò istintivamente mano alla maschera che aveva posato sul tavolo, non ebbe il tempo di indossarla. Entrò un uomo dalla figura imponente, la sua mole riempì l’intero vano. Avvolto in un mantello nero notte, portava una maschera priva di lineamenti, non troppo dissimile da quella che la Cacciatrice indossava in battaglia. La porta gli si richiuse alle spalle, senza che lui la sfiorasse.
“Anziano.” Lo salutò Juggler, alzandosi in piedi.
Di colpo, dal volto del carceriere svanì l’ilarità che sempre gli dava giocare con i vermi, o torturare la Cacciatrice. Se uno dei Tulipani più importanti si era scomodato a scendere fino in quel posto schifoso, l’allegria era decisamente fuori luogo.
Il gigante non rispose, considerò invece la donna incatenata al muro opposto.
“Abbiamo percepito un risveglio della sua personalità.” La voce parve far vibrare le antiche pietre della segreta. “Per quanto tenue, è qualcosa di estremamente pericoloso.”
“Ne sono consapevole, signore.” Gracchiò Juggler con il fiato corto.
“Ne sei consapevole?” Fece l’altro, con gelido sarcasmo.
“Appena l’ho percepito, ho rinforzato tutti gli incantesimi di controllo, signore.”
“Ritieni sia sufficiente?”
“Non ho…” Non riuscì ad evitare che la voce si spezzasse. “Non ho motivo di dubitarne…”
“Lo spero, Juggler, per il tuo bene e quello di tutta la Confraternita. Se dovesse recuperare la memoria, potrebbe spazzarci via tutti.”
Come se ci fosse bisogno di ricordarmelo.
“Un’altra cosa.” Era già sulla porta. “Alla prossima occasione, quella rompiscatole di Tanya Larsson deve morire, avete giocato a sufficienza. Chiaro?”
“Sì, signore.”
Juggler immaginò più che ascoltare i passi dell’anziano che si allontanavano in corridoio, mentre riprendeva a respirare normalmente. Riportò lo sguardo alla Cacciatrice, che per tutta la durata del colloquio non si era mossa. Puntò la bacchetta e le sfogò addosso la rabbia.


Tanya balzò a sedere sul letto, urlando, stringendo convulsamente le pieghe della coperta.
Dolore!
Aveva il volto coperto di lacrime e spentosi l’urlo cominciò a singhiozzare.
Pericolo!
Che razza di sogno aveva fatto? Non lo ricordava, ma l’angoscia era terribile.
Nemici!
Le sensazioni si susseguivano, si affastellavano caotiche lasciandola senza fiato.
Paura!
La destra tremante cercò la bacchetta sul comodino e accese le luci.
Fuggire!
Le visioni dell’oscurità furono dissipate, ma non il senso d’angoscia. Desiderò di non essere sola e poco mancò che quella semplice considerazione la facesse urlare di nuovo.
Nascondersi!
Ma era sola davvero? Cosa aveva percepito? In modo indiretto, come fatto a un’altra persona, eppure così dolorosamente reale. Una parola si formò nella mente, semplice e inquietante.
Il male.
Lo aveva sfiorato, ci si era avvicinata senza rendersene conto, senza nemmeno capire che lo stava facendo. L’incubo l’aveva condotta verso l’origine, ma in pratica di cosa?
La fonte del male.
Si prese la testa fra le mani e si impose di tirare qualche respiro profondo. L’urlo si agitava nel torace, pronto a erompere di nuovo.
Loro sanno e verranno a cercarti.
Qualcuno le aveva parlato? Forse, non riusciva a ricordare. Tutto quel male che aveva percepito, non lo avrebbe ritenuto possibile in un altro frangente.
Aiuto!
Sì, doveva cercare aiuto, ma da chi? E perché? Non lo sapeva ma le sarebbe venuto in mente, fu la sola cosa di cui fu certa durante quella tempesta mentale.
Maledette voci!
Accese le luci in tutte le stanze dell’appartamento, in ogni recesso le parve di vedere figure fatte di oscurità pronte ad attaccare. Volti sospesi negli angoli bui o mani scheletriche che emergevano dagli anfratti, e quella sensazione di essere osservata.
Andate via!
La scatolina con l’orecchino della Cacciatrice era ancora sul tavolo del salotto, ci girò intorno come fosse stata sul punto di esplodere.
Scappa!
Buona idea, ma dove?
Colta da furia animalesca, scardinò lo sportello di una bacheca, senza capire perché lo stesse facendo. Rovistò all’interno, senza sapere cosa stesse cercando, poi le mani si chiusero su un oggetto rettangolare, piuttosto pesante. Un lampo di comprensione, forse. La scatola era chiusa con del nastro adesivo, la fece a pezzi e ne sparse il contenuto sul pavimento. Ritagli di giornale, vecchie fotografie, appunti e altro materiale del genere formò un arabesco confuso ai suoi piedi. Fu colta da un capogiro e cadde in ginocchio, le mani annasparono in mezzo a quel vecchiume e i titoli cominciarono a balzarle agli occhi.
Attacco al Ministero…
Scomparsa la senatrice Weasley…
Nessun indizio sull’identità dei responsabili…

Fu colta da un conato di vomito ma lo represse.
Sgomento fra gli addetti ai lavori…
Il caso affidato alla Phoenix…
Il Ministero invita tutti alla calma…

Non ricordava di aver conservato quel materiale.
Nessuna novità sul caso della senatrice scomparsa…
Dopo un mese di ricerche, la Phoenix senza risultati…
Harry Potter ancora fiducioso…

Tanto meno perché lo avesse fatto.
Sospese le ricerche…
“Una scelta dolorosa ma inevitabile” ha commentato il Ministro della Magia…
Clamoroso!!! Harry Potter scioglie la Phoenix…

Notò l’angolo di una foto sporgere da sotto un ritaglio di giornale. La sfilò lentamente.
Il mondo scomparve, o meglio le parve che le fosse entrato in testa e poi fosse esploso e i frammenti le stessero schizzando fuori dalle orecchie accompagnati da fischi assordanti. Non poteva accettarlo, la realtà non poteva arrivare a tanto. Crollò a terra e sentì la schiena appoggiarsi al divano, mentre gli occhi non riuscivano a staccarsi dalla foto che reggeva con mano tremante.
Dettagli.
Che in precedenza le erano sfuggiti.
Ora brillavano come stelle e apparivano figli di logiche ferree.
In un istante pazzesco tutto si concatenò, tutto acquistò un senso…
Intollerabile.
Perché lei o chiunque al suo posto non avrebbe mai potuto accettare che la realtà, o la sorte, o il caso, o come si volesse chiamare, potesse seguire meccanismi tanto perversi.
Ora non riusciva più a urlare o a piangere, nemmeno a tremare e forse persino a respirare, c’era solo quel silenzio sbigottito, soverchiante. Le implicazioni si dipanavano sotto i suoi occhi, nella sua testa, roventi come lava, devastanti come tornado.
Si impose di ragionare con calma.
Per prima cosa, non poteva rimanere sola.
Leo! Chiama Leo! Subito!
Non capì se l’ordine venisse da lei o da qualcosa di esterno, ma era una buona idea.
Puntò la bacchetta in avanti, facendone scaturire il suo patrono. Il lupo argenteo balzò un paio di volte nella stanza, prima di lanciarsi attraverso il vetro della finestra.
Sono in pericolo, ho paura.
Vieni qui, subito!

Era crudele. Al povero Leo sarebbe venuto un colpo ma si sarebbe precipitato lì all’istante, ed era esattamente ciò che lei voleva.


Leo Larkin pareva invecchiato di colpo, mentre la osservava, severo e preoccupato, da oltre il piccolo tavolo della cucina.
Era arrivato subito, come previsto, ordinando a metà Dipartimento di precipitarsi all’abitazione di Tanya Larsson. Con il cuore in gola, si era aspettato di trovare la Cacciatrice, o una banda di maghi oscuri intenti a fare a pezzi la sua pupilla. Invece c’era solo lei, in evidente stato confusionale, circondata da vecchie foto e ritagli di giornale risalenti al crollo della Phoenix.
Gettò uno sguardo attraverso la persiana abbassata, quando uno degli Auror di ronda all’esterno ci passò davanti. Lo riportò sulla ragazza che, avvolta in una vestaglia di flanella, sorseggiava una tisana rilassante che lui stesso aveva preparato.
Si rese conto di non saper cosa dire. Tanya aveva appena finito di raccontargli una storia delirante a proposito di certe voci nel sonno, di presenze malvagie, di nemici in agguato. Gli aveva parlato di un orecchino ricevuto dalla Cacciatrice in persona, di certe indagini condotte in privato. Poi gli aveva mostrato una foto ed era passata a elencargli alcune coincidenze, che davano a tutto il suo castello di ipotesi una solidità inquietante.
Non può essere.
Per quanto il ragionamento di Tanya si basasse su argomenti validi, la realtà che lasciava intuire era inaccettabile.
“Presumo che tu sia consapevole di quanto può essere grossa la questione.” Esordì, nel modo sbagliato, mettendosi a sedere.
Lei gli rivolse uno sguardo che quasi lo costrinse a distogliere il proprio. Tanya Larsson non era persona da sprecare fiato per rispondere a domande inutili.
“Voglio dire, i tuoi sospetti possono essere fondati…”
“Leo.” Tanya lo interruppe scuotendo la testa. “Qui non si può più parlare di semplici sospetti, le coincidenze sono troppe. Mi viene il dubbio che sia tu a non renderti conto di quanto può essere grossa la questione.”
“Sto cercando di rendermene conto.” Sbottò lui con aria vagamente offesa.
Ci fu una pausa in cui parve di poter sentire i neuroni di Leo in ebollizione.
“Tanya, il Ministero mi sta talmente con il fiato sul collo, che se qualcuno di loro starnutisce mi fa la messa in piega ai pochi capelli che mi rimangono. Dobbiamo trovare una soluzione!”
Tanya scosse la testa.
“Non siete le persone adatte per trovarla.”
“Che vuoi dire?”
“Non metto in dubbio le vostre capacità, ma a questo punto sono io la sola che può occuparsi della Cacciatrice.”
Leo sbuffò, per nulla soddisfatto da quella soluzione.
“Quindi, cosa avresti intenzione di fare?”
“Andrò a parlare con Harry.”
“Harry Potter?” Per la sorpresa, Leo deglutì a vuoto.
“Chi altri?”
“In effetti, se hai ragione…”
“Io ho ragione.”
“E se invece non l’avessi? Immagini che casino ad andare a rivangare inutilmente certe vecchie storie? Quanto dolore potresti ancora causare?”
“Lo so, cioè… lo spero…”
“Ti auguro di sapere ciò che fai, anche perché dovrai farlo da sola.”
“Meglio così.” Sentenziò Tanya, riprendendosi subito dal momento di difficoltà. “E non sarò sola, dal momento in cui rimetterò piede a Londra.”
“Quando pensi di partire?”
“Subito, mi serve solo il tempo di farmi una doccia e riempire la valigia.”


*
 

Next time: "Ritrovarsi".

   
 
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