Penso che la nostra vita debba essere disegnata con una matita piuttosto che con l'inchiostro scuro di una penna, così da poterla cancellare, se lo si vuole.
Oppure stendere sul nostro foglio una strato di colore nero.
Come ho fatto io.
Ho chiuso gli occhi e mi sono rifugiata nel buio, contro le sue pareti fredde, un toccasana per la mia pelle che arde dal dolore. Le lacrime mi rigano il volto, scintillano nel buio denso e riflettono un lieve luccichio sulle sbarre della mia gabbia.
Sì, il buio è una scelta, mi difende dalla verità, ma è anche una prigione dal quale diviene difficile scappare, una volta dentro. Perchè s'inizia ad amarlo, a gustare sulla lingua il suo sapore, ad apprezzare il suo calore, la sua protezione.
Ma quando senti la mancanza della luce, della verità, un'amica che non sempre è gradevole ma che non ti illude, il buio allunga le sue gelide mani verso di te. Un brivido ti sale su per la schiena, altri attraversano il tuo corpo nudo, ma solo uno è doloroso: quello dell'anima.
La mia anima mi graffia la gola, quel brivido avvolge la sua essenza, pungendola. La mia anima vuole scappare, ma io per prima glielo impedisco. Il dolore è un emozione, anche se orrenda. Senza la mia anima a provarla, saei solo un involucro vuoto di carne, sangue e ossa.
Mi porto le mani al petto, rannicchiandomi nell'oblio. Ho la mente vuota e il corpo freddo, ma nonostante tutto una pate del mio cuore resiste a tutto questo e leggo in esso le iniziali del tuo nome. Altre lacrime mi varcano le gote pallide, i capelli color castagna incorniciano il mio volto magro, sfiorano le mie labbra violacee.
La mia gola arde, ha sete! Voglio acqua!
Uno schiaffo investe il mio volto. Mentre mi massaggio la guancia, rifletto sulle mie parole.
Voglio.... una parole enunciata troppe volte dallle mie labbra. Una parola che non mi ha mai portato ha niente...
Ma cosa c'è di male nel volere la felicità?