La bellezza dei contrasti


Remus osservò le scarpe di Tonks: gialle, anni Settanta, marchiate Converse, probabilmente appartenute a sua zia durante l'adolescenza.
Andiamo Remus, Lupin sentì le spalle cedergli impercettibilmente sotto quella consapevolezza, mentre si lasciava sfuggire un altrettanto impalpabile sospiro, praticamente è una bambina.

Ninfadora guardò Remus e i suoi capelli che parevano argentarsi di giorno in giorno, e le piacque ciò che vide. Sotto le chiome che perdevano colore, Lupin aveva un viso stanco e più grande in età di come avrebbe dovuto; ma ancora più sotto Dora poteva vederne gli occhi - quegli occhi spaventosamente d'ambra, selvatici e mansueti a un solo tempo - che erano quelli di un cuore giovane.
Si innamorò perdutamente di quei contrasti.

Non sapeva perché si fosse offerto di asciugare le stoviglie che Ninfadora lavava, invece di suggerirle di sbrigare quella faccenda per mezzo magico. Se ne stava lì ad acchiappare quello che lei - maniche rimboccate e braccia immerse in acqua saponata fino al gomito - gli passava, pensando che trovare scuse poco giustificabili per passare del tempo da solo con lei fosse una cosa da adolescenti, veramente poco adatta ad un trentacinquenne che aveva addirittura esercitato la professione di professore, non molto tempo prima.
«Ahm, Remus?»
Lupin si voltò lentamente verso Dora, abbozzando un sorriso mentre passava uno straccio a quadri bianchi e verdi su un piatto.
«Sì, Tonks?» domandò, il tono pacato di sempre mentre infilava la stoviglia nella credenza.
«Ti va se…» lei tossicchiò, un po' per schiarirsi la voce, un po' per darsi coraggio «Insomma… non mi inviteresti al cinema, tipo domani?»
Il piatto scivolò, ma Lupin fu abbastanza lesto da acchiapparlo prima che rimbalzasse sul piano della cucina di Grimmauld Place. Dopo un istante di indecisione l'uomo diede a sua volta un colpo di tosse, prima di recuperare il sorriso che 'sta volta condì con un po' d'imbarazzo.
«Accidenti…» commentò, mentre riponeva la stoviglia al suo posto con grande cautela, senza concedersi di guardare Dora nemmeno per un attimo «Ahm…Immagino che il rifiuto non sia contemplabile, in casi del genere»
Ninfadora - che aveva osservato i recenti avvenimenti con la sua espressione da pesciolino stupito, molto incuriosita dalle reazioni di Remus - sentì il suo viso trasfigurassi in contentezza. Lupin ritenne che la propria ostinazione nel non guardarla potesse risultare scortese; così si voltò verso Tonks e ne vide occhi, labbra e fossetta sulla guancia ridere. La reazione di Ninfadora lo confuse così tanto da farlo diventare propositivo. Senza rendersene conto cominciò a giocare con lei.
«Tonks, andiamo al cinema domani?» chiese come se nulla fosse, per ufficializzare la faccenda.
«Oh, che che bell'idea» felice come la bambina che Remus, dentro di sé, l'accusava di essere, Dora batté la mani, recitando la sua parte «È molto carino da parte tua. Immagino che passerai a prendermi»
«Certamente. Facciamo… davanti al camino, verso alle sette e mezza?»
«Ottimo» Dora tornò tutta soddisfatta ai suoli piatti, prima di aggiungere «Portati da leggere, perché mi farò aspettare diciamo un quarto d'ora, come ogni ragazza che si rispetti»
Lupin ridacchiò divertito. S'innamorò perdutamente del suo essere bambina.



Doverose note d'autrice: Una minuscola Rem/Dora, perché li amo molto. La "zia" di Tonks che viene citata è una presunta parente di suo padre: naturalmente non è plausibile che una qualunque delle sorelle Black possa mai aver posseduto un paio di Converse.