Passo deciso, chioma castana ben
sistemata sul capo e una punta di rossetto rubato alla sorella maggiore sulle
labbra.
Sesto anno sto
arrivando! pensò tra se e se
mentre percorreva la strada che l’avrebbe portata alla stazione di King’s
Cross, a Londra.
Un altro viaggio, un’altra avventura,
un altro anno tra i banchi di scuola.
Layla Monroe spinse il suo bagaglio fino ad arrivare al
passaggio che collegava la stazione babbana a quella magica, poi entrò e si
ritrovò nella classica confusione pre-partenza.
“Amore hai preso i libri?” “Tesoro mandami qualche gufo”
“Samuel togli le dita dal naso” erano i richiami che echeggiavano nella
stazione quella mattina, succedeva ogni santissimo anno e lei non lo
sopportava. Non c’era nessuno per lei. Sua sorella era estremamente
convinta che Layla fosse troppo grande per essere accompagnata “insomma, sei al
sesto anno” le aveva ripetuto quella mattina.
Si sentiva sola, terribilmente sola.
Non aveva molte amiche e di certo non andava a cercare un ragazzo, non lo
voleva, non ne aveva bisogno.
Non appena il capo stazione fischiò lei salì sul treno, alla ricerca di una carrozza libera. Sirius, il
suo gatto nero, le fece le fusa sulle caviglie, come se volesse incitarla a
farsi prendere in braccio, cosa che lei fece poco dopo.
Entrò in uno scomparto completamente vuoto e si sedette
accanto al finestrino. Prese il suo ipod babbano e si infilò
le cuffie nelle orecchie, le piaceva da morire poter ascoltare la musica in uno
di quegli aggeggi, amava potersi perdere nelle note di una canzone che le
piaceva.
Socchiuse gli occhi, Sirius si accoccolò sulla sua pancia
e tentò di addormentarsi, il viaggio sarebbe stato lungo, come sempre. Iniziò a
sognare di essere la star di un concerto, di essere famosa quando..quando qualcuno bussò sul vetro dello scompartimento.
Sbuffò, spazientita e riaprì gli occhi, poi guardò
attraverso il vetro e vide un gruppetto di ragazzi e ragazze che sembrava le stesse dicendo qualcosa. Scosse la testa e si
ricordò di avere l’ipod nelle orecchie, ne tolse una cuffia e fisso il
gruppetto.
Non era molto “popolato”, insomma c’erano un paio di
ragazze e un paio di ragazzi, tutti della sua età più o meno,
a parte uno dei ragazzi.
“Possiamo entrare?” chiese una delle ragazze. Era fin
troppo bella per essere vera, sicuramente non era
vera. La ragazza che aveva parlato la fissò attraverso i suoi occhi ghiaccio in
attesa di una risposta, poi fece un cenno del capo e mosse i
capelli biondo/argentati, come per incitarla a rispondere.
“Ma si Dom, entriamo e basta”
insistette uno dei ragazzi. Era particolare, era certa di averlo già visto,
eppure non riusciva a ricordare il suo nome. Come minimo questi facevano parte
della cerchia dei ragazzi popolari della scuola, constatati i suoi modi di fare.
“Certo, fate pure” rispose Layla,
accarezzando il pelo liscio e lucido del suo gatto, poi lasciò che quest’ultimo
si accomodasse sulla sua valigia, che spostò per far passare una ragazza dai
capelli rossi e un ragazzo che pareva aver l’aria simpatica, uno dei pochi
insomma.
“Scusate, ma vorrei sapere chi siete, dal
momento che sono costretta a condividere con voi il resto del mio
viaggio” commentò Layla, togliendo le cuffie dalle orecchie e riponendo l’ipod
nella borsa a tracolla che si portava sempre a dietro.
Il gruppetto parve stupito, della serie “ci sta davvero
facendo questa domanda?”. Più che altro questa espressione la
si poteva leggere dagli occhi del ragazzo che aveva parlato.
Layla si sporse verso di lui e agitando la mano disse
“ehi, ce la fai a parlare oppure hai bisogno di una mano?” chiese, spazientita. La ragazza dai capelli rossi scoppiò a ridere,
come se ciò che aveva appena fatto Layla fosse stato
chissà cosa di divertente.
“Lei è Dominique, lui è James Sirius, il ragazzo che legge
è Albus Severus e io sono Roxanne” spiegò, cercando di
smettere di ridere. Evidentemente erano poche le persone che si comportavano
così nei confronti di James, che la stava ancora fissando come se avesse
detto/fatto chissà cosa.
Layla si limitò a sorridere a tutti, tranne che a James, poi
rimise le cuffie e tornò ad ascoltare la sua musica, a rilassarsi e a dormire
per tutta la durata del viaggio.
“Hogwarts, stazione di Hogwarts” annunciò qualcuno, che
picchiettò sul vetro. Non aveva voglia di alzarsi, eppure qualcuno le stava dando
delle lievi botte sulla spalla “no Ruby, smettila, non mi alzo” si lamentò,
prima di aprire gli occhi.
Non era sua sorella, come poteva essere lei? “Ehm, no..sono Dominique” disse la ragazzina, sorridendole “Non so
chi sia Ruby, ma..siamo arrivati e dovremmo scendere, altrimenti perderemo la
cerimonia di quest’anno e sono certa che non vorrai perderti i primini di
quest’anno” esclamò, con un sorriso che seguì una risata.
Perché era così gentile con lei? Perché l’aveva svegliata
e non l’aveva lasciata sopra il treno, diretto chissà dove?
Layla si sfregò gli occhi, dimenticando di essere
truccata, e si alzò dal sedile. Si guardò allo specchio e, dopo uno shock
iniziale, si risistemò il trucco con un colpo di bacchetta.
Incitò Sirius a scendere dal treno e lei fece lo stesso
con Dominique al suo fianco. Ancora si stava chiedendo il perché di tutta
quella gentilezza nei suoi confronti, quando solitamente era scontrosa con
tutti e di conseguenza riceveva lo stesso trattamento.
Alzò nuovamente le spalle, con un gesto meccanico della
mano si spostò i capelli dagli occhi e lasciò che
Sirius le camminasse tra le game, mentre lei e Dominique si dirigevano verso le
barche, che quell’anno erano il mezzo di trasporto che avrebbe portato gli
studenti dalla piattaforma del treno all’ingresso della scuola.
Le barche le ricordarono i racconti della madre, che al
suo primo anno aveva raggiunto la scuola sopra di esse. La madre di Layla era
una mezza ninfa, una specie poco comune nel mondo magico nonostante fosse
costantemente presente nei libri di testo. Si chiamava Anthea ed era bellissima, ogni volta che Layla e
sua sorella Ruby andavano in giro assieme a lei tutti gli occhi erano puntati sulla
bellissima donna..ma questo non è il momento per parlare di lei.
Layla
scosse la testa, per allontanare i pensieri che si ricollegavano alla madre e
guardò davanti a se. L’imponente castello di Hogwarts era illuminato da torce
infuocate che davano al castello un bellissimo aspetto, come quello delle
favole, con la piccola differenza che in quel caso tutto era reale, la magia e
il castello esistevano per davvero.
“Ehi,
siamo arrivate” la strattonò la biondina, sempre con un sorriso gentile. Perché? si
chiese nuovamente Layla, ancora non capiva, non trovava una spiegazione logica
al comportamento della ragazza. Forse..forse faceva
pena, sì, era sicuramente così.
Dominique
le porse la mano per aiutarla a scendere e la invitò a raggiungere gli altri,
che a quanto pare poteva considerare i suoi nuovi
amici. Non era mai stata in un gruppo, se non quando aveva 5
anni ed era finita in un gruppo di bambini durante le vacanze estive. L’aveva
letteralmente odiato, ma ormai aveva 16 anni e doveva
avere almeno qualche amico, altrimenti avrebbe bruciato tutti gli “anni
migliori della tua vita” come le ripeteva ogni volta la sorella maggiore, che
ormai aveva terminato gli studi.
“Muovetevi!” urlò un James Sirius
spazientito. Batteva nervosamente con un piede sul terreno e aveva la faccia
imbronciata, spazientita: “qualcosa non va dolcezza?”
lo prese in giro Layla, scatenando nuovamente l’ilarità di Roxanne. Aveva
appena avuto la conferma che nessuno aveva mai osato
prendersi gioco di quel ragazzo. Chi l’avrebbe mai fatto? Era il figlio del
grande Harry Potter, nessuno osava importunare un ragazzo così importante.
Layla se ne fregava della sua popolarità, per lei era un ragazzo come gli
altri.
James sbuffò, spostando involontariamente dei capelli
dagli occhi, che rivelarono essere neri, scuri e
profondi.
Il fratello, che
aveva appena richiuso un libro decise di avvicinarsi
meglio al gruppo “Dai James, piantala di fare il ragazzo popolare con crisi
isteriche” rise mentre pronunciava quelle parole e Layla fu sicura di aver
trovato un degno alleato alle sue battute contro il ragazzo.
Sì, forse stare in quel gruppo l’avrebbe aiutata a rendere
gli ultimi anni nella scuola sopportabili, ad aiutarla a far si che in quegli
ultimi anni ci sarebbe stato qualcosa che valesse la pena tenere nell’angolo
dei ricordi della sua mente.
Dopo svariati richiami da parte del nuovo professore di incantesimi decisero che la cosa migliore da fare era
entrare nel castello, li stava aspettando un succulento banchetto e la
cerimonia di smistamento dei nuovi alunni.
Layla andò a sedersi tra i Serpeverde seguita, con sua
sorpresa, dal giovane Potter, Albus. “Sei di questa casa?” gli sussurrò, non
appena si accomodarono sulle panche di legno, sistemate davanti ai tavoli.
Lui si limitò ad annuire e sorridere “da ormai..sei anni, ma non mi hai mai notato, questa non è una
novità” rispose, diventando tutto rosso dopo aver realizzato ciò che aveva
appena detto.
Layla non badò al peso delle parole dette dal ragazzo,
forse, anzi sicuramente perché non credeva nell’amore. Aveva visto solamente i risvolti negativi in quel sentimento e le prove della sua
convinzione le poteva trovare nella sorella e nella madre, la prima morsa da
colui che amava e la seconda bè..Layla sospirò, ancora le faceva male pensare
alla madre, ancora non riusciva a pensare cosa le era successo.
“Benvenuti studenti e studentesse”
tuonò la voce della preside, la famosa e rinomata Minerva McGranitt
“un nuovo anno, nuove sfide e nuovi progetti vi attendono. Siate decisi, tenaci e
concentrati sugli obiettivi che volete raggiungere. Non sprecate le vostre
occasioni e non siate timorosi nei confronti delle nuove sfide che si
presenteranno a voi. Godetevi ogni singolo attimo di quest’anno” fece una pausa
e Layla fu certa che per un secondo gli occhi della
preside incontrarono i suoi, per questo motivo sorrise timidamente per poi
abbassare il capo e torturarsi le mani nervosamente.
Dopo il discorso della preside, la successiva cerimonia di
smistamento gli studenti furono liberi di andare nei loro dormitori o, come
fece Layla, di girare per la scuola. Peccato che non fosse permesso, ma lei
amava strappare le regole, infrangerle e vederle ridotte in mille pezzettini.
Entrò nella biblioteca e si sedette a uno dei banchetti
che era posizionato sotto una finestra. Si mise a
guardare fuori dalla finestra, amava il paesaggio che vedeva. Le piaceva
Hogwarts ed era certa che
quel posto era degno di essere chiamato “casa”.
Si mise a pensare a tutte le cose che erano successe quel
giorno, era stata una giornata piena rispetto a quelle a cui
era abituata.
“Ehm ehm”
qualcuno si schiarì la voce per attirare la sua attenzione, per svegliarla da
quel turbine di pensieri che la teneva lontana dal mondo reale. Layla era
pronta a rispondere a tono quando, alzando la testa, si accorse che non era uno
degli studenti o della sua “compagnia”, ma il giovane professore di incantesimi.
“Signorina..lei…lei non ha il
permesso di stare qui” esclamò il giovane uomo, cercando di sembrare serio,
autoritario. Peccato che la voce insicura e tremolante lo
tradì rovinosamente.
“Quindi?” chiese lei, giocando
con una ciocca di capelli. Si divertiva in quelle situazioni ed
il professore era davvero giovane..chissà se.
“Altrimenti verranno presi dei
provvedimenti” continuò lui, con lo sguardo fisso sulla ragazzina.
Layla si alzò, fece qualche passo verso il professore e sussurrò
al suo orecchio “sono curiosa di vedere questi provvedimenti”.