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Autore: Wonderwall2612    26/02/2012    2 recensioni
Julia è una Nephilim. Un mezzo-angelo. Ha studiato alla Shoreline, come tutti quelli come lei. Dopo aver finito gli studi ci è rimasta. Le piaceva, in un certo senso, stare li. Ormai la considerava quasi "casa". Eppure quando Daniel era apparso alla sua finestra, con il suo sguardo preoccupato, aveva capito subito non si poteva più nascondere...Le aveva solo detto "E' tornata". E lei sapeva di chi stesse parlando...
Questa è un'idea che mi è venuta in mente poco tempo fa, mentre rileggevo soprattutto Torment e Passion. So che la maledizione di Luce e Daniel è complicata e che, secondo quanto scritto, non sono mai andati oltre al bacio. Ma io mi sono chiesta...e se ci fosse stata un imprevisto? un grosso imprevisto, veramente...Cosa sarebbe successo,allora? Ci sarebbero stati nuovi personaggi, intrecci complessi, cose difficili da spiegare e da capire...Possiamo collocare questa storia in parallelo a Passion. Ci sono alcuni nuovi personaggi, tutti quelli che invece conosciamo già...e qualche colpo di scena. Buona lettura (spero).
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Julia* - Prologo

Presente.

Plic. Plic. Plic.

Un rumore di pioggia intermittente le tamburava nelle orecchie. Cercò di muovere i polsi, ma il ruvido della corda attorno ai suoi polsi le fece intuire che qualsiasi movimento sarebbe stato inutile. Provò a muovere le dita, ma chissà da quanto tempo era li. Le faceva male il solo tentativo. Piano piano la sua mente iniziò a collegare i particolari. Daniel. Luce. Cam. Gabriel…e gli Esclusi. La consapevolezza di ciò che era successo in quel giardino al caldo della fottutissima Georgia le diede la coscienza del suo corpo. A penzoloni dal soffitto, barcollava come una canna al vento.

Alzò a malapena lo sguardo per vederlo li, di fronte a lei con il suo sguardo vitreo mentre la fissava e le girava intorno come un leone in gabbia. Le sue ali logore tremavano frementi e nervose. Si immobilizzò, quando le vide fare quell’impercettibile movimento.

-          Ricominciamo?

Le chiese atono.

Lei strozzò un singhiozzo in gola. Era riaffiorato in un nanosecondo tutto quello che era successo…prima. Non sapeva quanto tempo prima. Non aveva idea di quanto tempo fosse passato da quando era stata presa da quegli Esclusi.

-          Come hai fatto.

Non era una domanda.

Lei strinse i denti non avendo idea di cosa fare.  

-          Non ho idea di cosa tu voglia sapere.

Gli sputò in faccia. Tanto valeva cercare di mettergli paura.

Non funzionò, ovviamente. Anzi, l’Escluso si soffermò davanti a lei, con due dita le alzò il mento e ridacchiò maligno.

-          Non ci siamo capiti. – sussurrò divertito – Dimmi come hai fatto.

Stava per scoppiare a piangere. Il nodo in gola che stava cercando di rimandare indietro da quando aveva iniziato a rendersi conto di non essere a casa accanto a chi le voleva bene, ormai era troppo grosso. L’escluso, sempre più soddisfatto della sua mancata risposta, e della conseguente tortura che stava per infliggerle, continuava a guardarla pregustando l’odore di sangue. Improvvisamente Julia si rese conto che l’odore di sangue rappreso era acido, sapeva di sale, ed era tanto. E veniva tutto da lei.

L’aria si fece improvvisamente calda. Asfissiante. Sapeva che non centrava nulla la temperatura, comunque.

-          Devi dirmi come hai fatto.

La incalzò l’altro. Nei suoi pallidi occhi vuoti si leggeva fin troppo bene la speranza che lei continuasse a non rispondere.

La mano dell’Escluso si alzò in aria, tagliando la polvere. Julia notò il movimento quasi lo vedesse a rallentatore. Ma quella mano non scese mai su di lei. La polvere, che prima danzava scomposta riflettendo la luce, proprio dove quella mano era passata, si era fatta più densa, fitta. E scura. La figura di fronte a lei era semplicemente scomparsa, così, senza un suono, lasciando al suo posto miliardi di particelle di cenere danzanti nell’aria, come se quell’Escluso non fosse mai esistito.

Julia alzò a fatica lo sguardo. Da quanto stava rintanata in quel buio irreale? Da molto, suppose. La luce che era piombata a forza dalla porta di fronte a lei le bruciava gli occhi. Li socchiuse e li riaprì in fretta, quando sentì due mani calde che scioglievano i nodi attorno ai suoi polsi. Cercò di capire chi fosse, ma il buio inghiottiva la figura come se ne facesse parte. Dall’altra parte, dietro di lei, qualcun altro attendeva nervoso. Non appena la stretta delle corde logore sparì, si sentì scivolare leggera come una piuma verso altre mani, soffici e delicate, che l’accolsero in un abbraccio protettivo.

-          E’ finita. – cercò di tranquillizzarla la voce di chi l’aveva afferrata.

Gabriel. L’aveva riconosciuto, era lui, e sentì immediatamente l’urgenza di vederlo. Di poterlo vedere di nuovo, in tutto il suo splendore. Ma gli occhi le facevano ancora troppo male e la sua luce era terribilmente troppo abbagliante.

-          Come sta?

Riconobbe anche questa voce. Daniel. Tormentata e delusa, quella voce si sentiva in colpa per tutto ciò che le era successo.

-          Viva.

Si limitò a rispondere la voce che la cullava.

-          Usciamo da qui. – una terza voce, Cam? Si intromise sottolineando l’urgenza di uscire da quel buco di buio in cui erano tutti rintanati. – Non credo che fosse solo, quell’idiota.

Ancora una volta Julia provò ad aprire gli occhi, ma era improvvisamente troppo stanca per cercare di star sveglia. Era decisamente stato troppo per lei.

-          Ssssh – la voce la cullava ora un po’ più serena – Lascia fare a me, per una volta.

Sorrise all’accenno del loro perenne gioco di vinci-e-perdi. Quella era proprio la volta buona per perdere. Per lasciar perdere.

-          Non vale. – si limitò a sottolineare lasciando definitivamente perdere il tentativo di aprire gli occhi e limitandosi ad inspirare, per quanto possibile, l’odore di luce che lo aveva sempre accompagnato.

Gabriel si limitò a spiegare le grandi ali bianche mentre continuava a fissare il viso di lei, ora addormentata. Esausta. I capelli lisci e castani, di solito sempre raccolti in una coda, ma che lasciavano sempre spazio alla sua frangia ordinata, ora erano increspati di sangue e polvere. Non avrebbe mai voluto vederla così. I vestiti, sbrindellati e macchiati, lasciavano scoperta la spalla destra. Dove era stata colpita dalla stellasaetta per proteggere lui. La ferita era ancora semi-aperta. Preoccupato, si limitò a controllare che non stesse già facendo infezione, ma sembrava che stesse bene. Stava bene. Sospirò, cercando di convincersi di ciò che vedeva e di ciò che stava pensando.  E spiccò il volo verso il cielo senza stelle nero-notte. Al suo fianco, Daniel continuava a lasciar cadere lo sguardo sulla ragazza tra le sue braccia. Lui, più di tutti, se ne sentiva responsabile. Cam, alla sua sinistra, cercava di celare la preoccupazione che lo aveva attanagliato fino a dieci secondi prima. Se la stellasaetta avesse colpito un po’ più in basso…se l’Escluso fosse riuscito nel suo intento…se…Si scambiarono uno sguardo stranamente di intesa. Dietro di loro, Roland. Il demone dai dread locks e l’insana abitudine di trovare tutto ciò che di proibito c’era, svolazzava in cerchi concentrici sbattendo nervosamente le ali e creando vortici di nebbia e polvere per coprire la loro direzione.

Era salva. Vero. Sfiorò con un dito la schiena della ragazza. Le cicatrici all’altezza delle scapole erano ancora fresche e Gabriel sentì le piume irritarsi nervosamente verso il suo tocco. Julia mugugnò qualcosa, come se volesse risvegliare il motivo per cui quell’Escluso l’aveva presa. Lui ritrasse le dita, imbarazzato e colpevole. Cam, con una giravolta, tossicchiò altrettanto nervoso. Passi la tregua tra di loro, ma c’era un limite a tutto. Poteva almeno aspettare di arrivare a casa. Già. Casa. Se solo fosse stato, almeno quello, un posto sicuro.

  
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