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Autore: Dave1994    27/02/2012    0 recensioni
-Puoi avere la t-t-t-tua seconda chance....-
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Vergil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Eccellente, questo d - d - d - dovrebbe bastare. - disse l’uomo in camice bianco, soppesando su un bilancino un sacchetto marrone avvolto in uno spago.
Sul suo volto era dipinta un’intera sinfonia di emozioni, che andavano dalla semplice euforia a una più intensa eccitazione: forse, l’unica cosa che più si avvicinava a descriverne le fattezze era la faccia di un bambino che ha appena ricevuto per Natale il regalo che ha sempre sognato. Ma Agnus, in fondo,era sempre stato un bambino e non gliene si poteva fare nemmeno una colpa: stava solo recuperando un’infanzia mai avuta, sbeffeggiato dagli altri ragazzi e costantemente deriso per la sua intelligenza fuori dal comune.
(Il secchione il secchione è davvero un coglione)
Oh, ma gliel’avrebbe fatta vedere a tutti loro. Avrebbe dimostrato al mondo che era un genio, e Agnus lo era. Solo il fatto di aver evocato orde di demone e averli imprigionati in una forma fisica soggetta al suo controllo lo rendeva uno dei più grandi maghi neri della storia, dai tempi di Arius.
Lo scienziato tracciò due pentacoli con il gesso e sparse della sottile polvere nera ai bordi, che i più esperti avrebbero riconosciuto come ferro: i demoni ne erano respinti, poiché ne corrodeva l’essenza spirituale.
(Quell’Agnus non avrà mai amici, nessuno lo vuole, nessuna ragazza lo guarda)
- Vi farò v - v - v - vedere - disse, sputacchiando saliva ovunque - cosa sono c - c - c - capace di fare. -
Dopodiché, entro in uno dei due sigilli da dietro. Le regole andavano rispettate, perché posso accadere sempre
(brutte cose, ogni tanto mi spaventa un po’ quel ragazzo)
Imprevisti, durante un’evocazione.
- Si apre il s - s - sipario. - disse, solenne. Pronunciò una lunga formula magica, le cui parole erano oramai dimenticate da tutti da molto, molto tempo. Pochissimi possedevano quel sapere, e la maggior parte aveva paura di utilizzarlo. Ma lui, lui non ne aveva.
Nel pentacolo gemello, cominciò ad aleggiare una nebbia nerastra, dalla forma ora solida, ora fluida. Chiunque l’avesse vista sarebbe probabilmente uscito pazzo nel cercare di attribuirle caratteristiche terrene: era come guardare in un abisso senza fine e vedere che dall’altra parte si intravedeva una flebile luce, che altri non era il riflesso di chi l’osservava.
- F - f - f - f - fatti vedere, angelo caduto. S - s - s - so che sei lì. - disse Agnus, perentorio. Lo scienziato sapeva chi era l’entità da lui evocata, ma basava le sue conoscenze su poche e incerte notizie. Aveva un grande potere, ma la sua anima era corrotta e logorata da molto tempo, la sua volontà fioca. Non c’era nessun pericolo per lo stregone.
- Cosa vuoi da me? Chi sei tu che mi strappi dal mio mondo? - sussurrò una voce nella stanza, che nessuno avrebbe mai attribuito a quella strana foschia galleggiante nell’aria al di sopra del cerchio magico. Non avendo corde vocali, doveva basare le sue parole sul linguaggio delle anime e le conversazioni svolte così davano sempre un po’ di confusione a chiunque.
- Voglio la chiave per aprire le porte d’inferno. So che è in t - t - t - t - tuo possesso e se non me la consegni, ti torcerò l’essenza fino a s - s - s - s - s - stritolarla. Non che debba poi sforzarmi più di t - t - t - t - t - tanto: sembra già dilaniata di suo. - rispose Agnus con una voce avida di potere, sicuro del suo ascendente sul demone.
Nella stanza cadde il silenzio, interrotto poi da un semplice monosillabo proveniente dal nulla.
- No. -
Lo stregone sapeva che non sarebbe stato facile e per questo si era preparato: con una parola, fece sollevare la polvere di ferro, che si avvolse attorno alla nebbia. L’essere tuttavia non diede segni di sofferenza, nonostante le contrazioni delle volute di fumo.
- Non s - s - s - sfidarmi, Angelo caduto. So chi sei, e so di tuo fratello. Sai che gli s - s - s - s - stiamo dando la caccia? Probabilmente l’ordine lo avrà g - g - g - già fatto fuori, ma se non d - d - d - d - dovesse essere così, forse dandomi ciò che c - c - c - cerco…p - p - p - p - potremo lasciarlo in vita. -
Improvvisamente, l’aria nella stanza si fece pesante: Agnus si sentì schiacciare da una forza invisibile e, per una delle poche volte nella sua vita, ebbe paura. Era un’energia aliena a questo mondo, carica di dolore e disperazione: ma l’ira, l’ira che ora lo stregone avvertiva era terribile. Volle nascondersi e per poco non uscì dal cerchio, la qual cosa avrebbe comportato gravi pericoli per la sua persona.
Sollevò gli occhi al centro dell’altro pentacolo e si accorse che ora al posto della nebbia era comparso qualcosa. Un’armatura nera come la notte si stagliava contro i vincoli del sigillo magico, come sprezzante delle regole che lo incatenavano ad esso.
I suoi occhi…il suo sguardo, duro come il ghiaccio, cercava quello di Agnus, che era ora puntato verso il basso dalla paura. Chiudendo il pugno, lo sferrò davanti a sé. Il potere del cerchio magico lo fermò a mezz’aria.
- Tu, fare del male a mio fratello? Ne dubito. - disse, con una voce lontana ma ancora carica di una forza tremenda.
Agnus balbettò un’altra formula magica, resa vana dalla sua stessa formulazione errata, e si rese conto di quanto
(patetico, sei proprio in tutto e per tutto un perdente)
Fosse impotente, in quel momento.
- N - n - n - non sai q - q - q - quello che d - d - di…-
- TU STAI CERCANDO SOLO GUAI. -, ululò lo spirito dell’Angelo Nero, facendo volare le carte all’interno della stanza. Le fiamme dei candelabri si spensero all’improvviso, facendo piombare tutto nell’oscurità. Una tenebra rischiarata dalla luce sovrannaturale del sigillo, di un rosso arterioso.
- Ti propongo un patto. - sentenziò Agnus, stranamente senza balbettare. Nel suo sguardo si era fatta largo una consapevolezza che cominciava a divorarlo: avere quella chiave avrebbe avuto il suo costo.
L’Evocato lo fissò con occhi di brace.
Lo scienziato si alzò in piedi, alzando le mani a una platea invisibile, come un attore di teatro consumato dalla sua stessa passione.
- La vedi, questa m - m - m - mia vita? E’ t - t - t - tua. Tu dammi quella chiave, e io ti darò in c - c - c - cambio la scintilla che ogni c - c - c - creatura vivente possiede.-
Agnus aveva appena offerto la sua vita.
L’Angelo non rispose.
- Su, non sei int - t - t - t - teressato? Puoi avere la t - t - t - tua seconda chance nel mondo, quando la m - m - m - mia verrà me.. -
Le parole di Agnus vennero interrotte da una luce fulgida sprigionata dall’interno dell’altro pentacolo, che era vuoto.
Vuoto, eccetto che per una lunga spada dal fodero nero. Nonostante lo scienziato avrebbe detto poi di essere sicuro fosse stata solo un’illusione dovuta all’illuminazione nella camera, in quel momento giurò che un’aura nera attraversasse quella lama, come a sottolinearne la non appartenenza a questo mondo.
Sicuro che fosse fuori pericolo, Agnus interruppe l’incantesimo di evocazione e uscì dal cerchio magico. Raccolse la Yamato e notò che sul pavimento le bruciature dovute alla magia avevano lasciato dei segni.
O meglio, una parola.
“ACCETTO. ”
  
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