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Autore: ElyTheStrange    27/02/2012    9 recensioni
Come Sirius Black divenne "Tartufo".
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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[...]"Finora nessuno ha cercato di aggredirmi, a parte un drago e un paio di Avvicini" disse Harry.

Ma Sirius lo guardò severamente.

"Non m'importa... Tirerò un sospiro di sollievo quando questo Torneo sarà finito, e cioè non prima di giugno.

E non dimenticate: se parlate di me tra di voi, chiamatemi Tartufo, d'accordo?"[...]

Cit. "Harry Potter e il calice di fuoco" capitolo 27, pagina 455.

 

 

 

Audrey sbuffò sonoramente spostando un ciuffo di capelli ribelle che le era scivolato pigramente davanti agli occhi. Erano già due ore che sua madre la costringeva seduta al tavolo del soggiorno tentando di farle imparare le addizioni e la situazione stava diventando davvero irritante per la bambina.

"Mamma, posso uscire a giocare?" Domandò speranzosa, osservando il pallido sole di novembre ammiccarle dal giardino sul retro. La donna alzò gli occhi al cielo spazientita.

"No, Audrey, non potrai uscire finché non avremo finito!"Sbottò irritata. La bimba incrociò le braccia mettendo il broncio."Non è per niente giusto! Io voglio uscire a giocare con Pallino, non voglio imparare l'artimetica!"

La donna faticò a nascondere un sorrisetto divertito.

"Si dice "aritmetica", non "artimetica"".La corresse, addolcendosi un po'. La bimba le scoccò uno sguardo frustrato. "E come ti ho già spiegato, è necessario che la impari." Concluse ammiccandole nel tentativo di convincerla, ma la bimba pareva irremovibile. I grandi occhi azzurri scrutavano la madre, ostinati.

"Mamma sono una strega, una strega." Ribatté come se la parola "strega" ponesse assolutamente fine alla discussione, ma sua madre inarcò un sopracciglio e Audrey proseguì.

"Tra soli quattro anni e mezzo andrò ad Hogwarts! Imparerò un sacco d'incantesimi e pozioni e..." e qui abbassò la voce e si avvicinò alla donna con fare cospiratorio "... maledizioni!"

Concluse in un sussurro eccitato. La donna, che si chiamava Doreen, sorrise intenerita.

"Hai ragione Audrey, ma come potrai imparare a calcolare esattamente le quantità di ingredienti per le pozioni se non sai contare?" Domandò, cogliendo in fallo la bimba che per un attimo aprì e chiuse la bocca cercando una risposta adeguata.

"Scommetto che Silente non la sa l'artimetica! E lui è di sicuro il più grande mago del mondo!"

Disse infine Audrey, risoluta come non mai. A queste parole Doreen scoppiò a ridere immaginandosi il preside di Hogwarts incapace di fare una semplice operazione. La bimba rimase seria, non capendo che cosa ci fosse tanto da ridere.

"Facciamo così: ancora un esercizio e poi ti prometto che potrai andare a giocare in giardino, d'accordo?"

Audrey guardò nei castani occhi della madre, soppesando le sue parole. "E va bene, ma è l'ultimo, hai promesso!"

Doreen sorrise annuendo e questo parve sufficiente alla bimba per tornare a concentrarsi sulla pergamena piena di numeri. Avevano appena cominciato, quando il rumore sordo di un grosso bidone rovesciato le distrasse. Doreen si guardò attorno, spaventata. "Stai qui tesoro, vado a vedere cos'è successo."

E senza attendere risposta uscì dalla porta del soggiorno. Audrey, forse spronata dalla naturale curiosità dei suoi sei anni, ignorò l'ordine e le trotterellò dietro con i biondi capelli che ondeggiavano sulla schiena. Quando giunse in giardino, lanciò un gridolino eccitato. "Un cagnolino, oh mamma guarda un bellissimo cagnolino!" e Doreen stava proprio guardando nella stessa direzione della figlia, ma quello che si presentava ai suoi occhi era tutto fuorché un bellissimo cagnolino.  Un grosso cane nero, il cui garrese raggiungeva senza fatica il mento della sua bambina, le fissava entrambe mostrando i denti e ringhiando. Aveva il manto sporco e arruffato e uno sguardo particolarmente spaventoso. Doreen fece un paio di passi indietro, senza distogliere lo sguardo dal cane, e spinse la figlia verso casa. "R... Rod! Rod!" Chiamò con il poco di coraggio che le era rimasto. Roderic, un uomo di mezza età panciuto e non molto alto, giunse in giardino ciabattando. Inizialmente non capì cosa sua moglie fissava terrorizzata, ma poi lo vide. L'enorme cane nero era ancora immobile, con le zanne scoperte, accanto ai bidoni dell'immondizia. "Sciò, sciò vai via di qui!"

Sbotto l'uomo avvicinandosi all'animale brandendo un manico di scopa raccolto accanto alla porta. Il cane superò lo steccato con un balzo e fuggì su per la collina. Roderic sospinse la moglie in casa sostenendola con un braccio attorno alle spalle e la famiglia rientrò tra i lamenti della bambina.

"Papà, sei crudele!" sbottò osservando dalla finestra il cane che spariva in una chiazza di alberi più fitta.

"Povero cagnolino lo hai terrorizzato!"

L'uomo scoccò alla figlia uno sguardo di rimprovero. "Ti preoccupi di quel randagio più che di tua madre, guardala, lei sì che è davvero terrorizzata!"

Audrey si voltò verso sua madre, che sedeva in poltrona con sguardo vacuo, e fece spallucce.

"Mamma ha paura di tutti gli animali..." borbottò sedendosi sul pavimento, imbronciata."... Aveva persino paura di Oliver!"

Aggiunse accarezzando il suo Puffskein che iniziò a emettere un ronzio soddisfatto. Roderic lanciò uno sguardo esasperato alla figlia che ora solleticava la schiena della piccola palla di pelo. Calò il silenzio, interrotto solamente dalle parole di conforto sussurrate da Rod all'orecchio della moglie.

Audrey pensò al cane per il resto della giornata. Lei adorava gli animali, tutti e indistintamente. Inoltre aveva sempre desiderato un cagnolino e non lo possedeva solo perché sua madre ne era letteralmente terrificata. Doreen effettivamente aveva paura di quasi tutte le creature, magiche e non, sin da quando era bambina e con il passare degli anni e frequentando a scuola le lezioni di Cura delle Creature Magiche le cose erano solamente peggiorate. Il fatto che sua figlia ne portasse a casa di ogni tipo tornando dalle sue passeggiate non aiutava per nulla la lotta contro questa fobia.

Il mattino seguente Audrey si alzò di buon'ora decisa a ritrovare il cane nero. Era certa che l'unico motivo che lo aveva spinto nel loro giardino fosse la fame e lei non poteva permettere che un dolce e tenero cagnolino morisse di stenti. Si sedette al tavolo della cucina, mangiò metà della pancetta e solamente una fetta di pane tostato, infilò il resto nel suo zainetto senza farsi vedere e chiese a sua madre un'altra porzione che si affrettò a buttare nello zaino appena Doreen si voltò per incantare la spugna in modo che iniziasse a lavare i piatti.

"Ho finito, posso uscire a giocare mammina?"

Domandò con una vocina zuccherosa. La donna la guardò con sospetto, ma poi annuì.

"Va bene, ma non allontanarti troppo."

Audrey annuì in fretta e corse fuori dalla cucina. L'aria fredda di Novembre le colorò immediatamente le guance lattee, ma non ci badò; sentiva l'eccitazione dell'avventura scorrere in tutto il corpo. Corse lungo la strada superando la casa della vecchia signora Grenson e scivolò sotto lo steccato che divideva la via dalla collina. Iniziò a salire, incespicando e sbuffando per la fatica, ma senza fermarsi, finché raggiunse la macchia di alberi in cui, il giorno prima, il cane sembrava sparito. Si guardò attorno strizzando gli occhi per vedere meglio e avanzò ancora. Superò il boschetto e giunse in una piccola radura, in lontananza notò una spaccatura nella roccia. Inspirò profondamente l'aria pungente e s'incamminò. gGiunta all'ingresso della caverna si schiarì la voce.

"Ehm... cagnolino sei qui?"

Domandò avanzando ancora di un passo. Udì un rumore, poi un leggero raspare e infine il grosso cane nero le giunse davanti. Non sembrava per niente contento di vederla lì, i peli sulla schiena erano dritti, i denti scoperti e un ringhiare furioso riempì il silenzio della caverna.

"Ciao cagnolino!" lo salutò lei allegra, il cane ringhiò più forte e avanzò di qualche passo. "Oh non fare così, ti ho solo portato la colazione!" Sbottò come se stesse parlando con un amichetto piuttosto cocciuto. Fece scivolare lo zaino ai suoi piedi e ne estrasse alcune fette di pancetta. Il cane smise di ringhiare all'istante e prese ad annusare l'aria, allettato dalla carne succosa che la bimba stringeva tra le dita.

"Hai fame eh, lo sapevo..." Così dicendo lanciò la pancetta verso l'animale che rimase immobile. Sembrava estremamente combattuto tra il desiderio di cacciarla via e quello di appagare il suo appetito. "Su dai, mangia. Prometto che non ti farò del male."

Il cane la guardò perplesso, inclinando la testa di lato, e la bimba gli regalò un sorriso, mostrando lo spazio vuoto che una volta era occupato dall'incisivo superiore. Trascorse qualche minuto in cui quella strana accoppiata rimase in silenzio, in attesa. Poi, forse spinto dalla fame, il cane fece un passo avanti e trangugiò la pancetta. Audrey gliene lanciò dell'altra, questa volta più vicino a lei, costringendolo a fare qualche passo avanti. Continuò così finché lo zaino non fu svuotato e il cane così vicino che allungando una mano avrebbe potuto accarezzarlo, ma la bimba si limitò a sedersi per terra con le gambe incrociate.

"Lo dicevo io che non eri cattivo!" Disse allegramente. "Avevi solo fame, mamma esagera sempre... ha paura di tutto."

Audrey rimase lì, chiacchierando a ruota libera, finché il suo stomaco protestò vigorosamente. A quel punto si alzò e spolverò la gonnellina. "Ora devo proprio andare, però poi ritorno ok?"

Domandò, osservando il cane che non si era mosso nemmeno quando si era spostata. La bimba gli sorrise di nuovo.

"Sai, sei proprio un bellissimo cagnolino e io voglio darti un nome... vediamo..." Affermò, arricciando distrattamente una ciocca di capelli attorno al dito. "Sei nero... che ne dici di Nerone?"

Il cane emise una specie di guaito insofferente facendola ridere. "Ok, ok: non ti piace." Disse sghignazzando "allora... hai un bellissimo musetto e un naso che assomiglia tanto a un tartufo!"

A questo punto batté le mani eccitata. "Ho deciso ti chiamerai Tartufo!"

Il cane abbaiò una volta, scodinzolando e Audrey sorrise soddisfatta.

"Bene, Tartufo. Ora devo andare, ma ti prometto che ritornerò molto presto!"

Senza nessuna remora gli si avvicinò e gli carezzò il muso, per poi trotterellare fuori dalla grotta e sparire nella macchia d'alberi poco distante.

Sirius Black se ne stava seduto su un piccolo mucchio di paglia, osservando Fierobecco raspare il terreno in cerca di cibo. "Stupido!" Sbottò lanciando un pagliericcio con forza e guadagnandosi uno sguardo di disapprovazione da parte dell' Ippogrifo. Aveva fatto una sciocchezza; non sarebbe mai dovuto scendere a Hogsmeade senza l'oscurità a proteggerlo e tanto meno permettere a quella bambina di avvicinarsi così tanto a lui. La fame lo stava portando a fare passi falsi e continuando in questo modo avrebbe messo a repentaglio la sicurezza di entrambi. Si alzò e dopo essersi assicurato che fuori fosse abbastanza buio da celarlo, si trasformò nel grosso cane nero e si mise alla ricerca di un'altro nascondiglio.

Quando Audrey il mattino seguente tornò alla grotta, Tartufo non c'era. La bimba si mordicchiò il labbro delusa, ma decise di lasciare comunque il cibo per il suo nuovo amico.

Per due mesi Audrey sfidò la pioggia, la neve, il vento ed il freddo al solo scopo di portare un po' di avanzi al suo randagio e ogni volta che tornava il cibo era scomparso, ma non lo vide più.

Poi, una mattina dell'inizio di marzo un piccolo gufo, grigio e con grandi occhi gialli, picchiettò alla finestra della sua stanza. Il gufetto fischiava allegramente attorno alla testa della bambina, soddisfatto di aver portato a termine questa consegna. Audrey lo accolse ridendo allegra e appena riuscì a calmarlo slegò la piccola pergamena. La carta era graffiata da poche righe, scritte in una calligrafia minuta e disordinata.

Cara piccola Audrey,

non ti ringrazierò mai abbastanza per l'aiuto che mi hai dato.

Quando diventerai grande, ricordati di come eri oggi e non cambiare, il nostro mondo ha bisogno di persone gentili, altruiste e buone come te.

Tartufo

La bimba osservò la firma e l'impronta sbavata di una zampa appartenente sicuramente ad un grosso cane. Sapeva che i cani non possono scrivere, non era una sciocca. Sapeva che cos'era un Animagus. Sapeva anche che sua madre sarebbe morta di apprensione vedendo quella lettera, quindi la rilesse e la depose con cura nel suo nascondiglio segreto. Chiunque fosse, quel grosso cane nero dal pelo arruffato e il naso a forma di tartufo era suo amico e lei avrebbe mantenuto il loro segreto per sempre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*SPAZIO AUTRICE*

Dedico questa storia a tutte le persone meravigliose che, come la piccola Audrey, aiutano gli altri senza pregiudizi e senza aspettarsi nulla in cambio. La dedico a tutti coloro che amano gli animali e che li rispettano e che si prendono cura di loro.

   
 
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