Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |       
Autore: Dragonfly_7    27/02/2012    0 recensioni
La storia di una ragazza che ha perso la fiducia in se stessa, o che forse non l'ha mai avuta, ma che non lo ha mai dato a vedere. Dovrà prendere molte decisioni, e arriverà il momento in cui, stanca, si renderà conto di ciò che ha fatto a se stessa e cercherà di rimediare.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La sveglià suonò, allungai la mano per afferrare il cellulare sul comodino. Continuava a suonare. Iniziai a premere ogni tasto possibile, eppure quella maledetta sveglia non si spegneva.
- Ahhh! Ma che diavolo...! Ma come si spegne 'sto affare!
Finalmente capii come andava usato quel cellulare, non mio per altro. Apparteneva a Simone, il mio ragazzo. Me lo aveva prestato perchè, sbadata come al solito , io aveva lasciato il mio a casa sua. Non c'era tempo. Dovevo fare la doccia in fretta, dare una dritta a quei ricci ribelli, truccarmi se necessario e se restava qualche minuto fare in fretta la colazione. Di solito esco sempre tardi di casa. Cronometro ogni secondo. Quella mattina, però, avevo deciso di spendere un po' più di tempo alla fase "rivitalizzare il mio viso da cadavere": crema idratante, correttore per nascondere quelle orrende occhiaie, ombretto abbinato all'outfit, niente matita, un po' di mascara, e via. Raccolto borsa e giacca, salii le scale e data un'occhiata all'orologio decisi che non c'era tempo per la colazione. Non ero in ritardo, però. Quella mattina era iniziata un po' "così" e quindi era meglio darle un'altra piega. Presi l'ascensore, per potermi specchiare. Ero ok. Non mi compiacevo mai più di tanto. Non mi sono mai ritenuta una bella ragazza, perchè mai iniziare proprio ora. Avevo solo voglia di sentire l'aria fresca sbattermi sul viso. Camminai a passo svelto come al solito, la lentezza non faceva per me, come neanche la pazienza d'altronde. Guardai il cellulare, e notai che c'era un SMS. Lo lessi, sapendo già di chi fosse. Aveva scritto dal mio numero. Che carino, il buongiorno, come d'abitudine. O lo mandava lui, o io. Già, ormai dopo quasi due anni, questa relazione mi sembrava un'abitudine. Eppure ho sempre cercato di darle quella cosa in più, per mantenre il rapporto vivo. Ma ultimamente sentivo che qualcosa non andava. Avevo l'impressione che ci sforzassimo entrambi a restare uniti, a non discutere, per paura che tutto potesse finire. In effetti io avevo paura, lo amavo, o almeno credevo. Non ne ero più certa, ma non avevo il coraggio di confessargli questi miei dubbi; avrebbe certamente interpretato male le mie emozioni e si sarebbe infuriato. Come al solito. Non ci pensai più di tanto e gli risposi con un "Buongiorno a te amore mio!". La giornata sarebbe dovuta proseguire tranquillamente, se non fosse stato per Erica, che insisteva nell'uscita a quattro. Forse se quell'uscita non ci fosse mai stata, tutto sarebbe stato meno doloroso, o forse no. Comunque, quella stessa sera Erica mi richiamò per dirmi che sarebbe venuto anche suo fratello e quindi saremmo stati in cinque.
- Quindi per te va bene? No perchè, se non vuoi dimmelo!
- Erica, per tutti gli dei! Quante volte te lo devo dire? Ma ti pare che mi dia fastidio! Manco non lo conoscessi! È come se fosse mio fratello!
- E a Simone non dispiacerà vero?
- E perchè mai dovrebbe scusa? Mica deve portarlo addosso? Hahahaha! Ma daiii..smettila. Portalo e basta! Non capisco perchè tu ti faccia sempre mille problemi!
- Ha parlato la Befana! Che quando deve pendere una decisione pare che venga il finimondo! Hahahaha!

Continuammo così tra insulti vari e tante risate quella conversazione. L'adoravo. Sapeva sempre farmi ridere. Non la invidiavo allora, ora sì. Ma continuo a preferire me a lei.
Il giorno dopo sarebbe stato il mio terzo giorno lavorativo. Niente di che si direbbe, se non fosse che dovevo svegliarmi prima perchè c'era una riunione speciale di un non so che. Insomma avremmo incontrato tanta gente in una piccola stanza. Almeno così mi aveva spiegato il mio capo. Praticamente un incubo per me. Non avevo ancora fatto amicizia con nessuno. Ma ti pare? Io poi, per come sono, in mezzo a una decina di uomini. Ero l'unica femmina! Peggio non poteva andarmi. Ma mi facevo coraggio. Di certo non li temevo.  Quindi per quella giornata mi preparai a dovere, mi piaceva poter provocare la gente semplicemente con uno sguardo distratto o con la mia femminilità. Era una cosa che non riuscivo ad evitare. Ma non ci mettevo mai malizia, cioè, non lo facevo per provarci o per farmi vedere. Non era vanità insomma, ma divertimento. Difatti notai gli sguardi addosso dei ragazzi, nonchè miei colleghi di lavoro.  Arrivati a destinazione piombai nella noia totale. In mezzo a tutti quegli sconosciuti scelsi una sedia vicino ad una finestra, mi misi lì e non mi alzai nemmeno una volta, se non perchè dovevamo ascoltare il "big-boss" raccontare qualcosa. Semplicemente osservai ogni particolare, criticando dove era possibile e apprezzando ogni tanto. Ovviamente tutto da sola nella mia testa. Ad un tratto si presentò Oscar, il ragazzo che mi insegnava a fare i primi passi e a inserirmi in quel mondo nuovo. Doveva fumarsi una sigaretta, quindi cercava una finestra libera.
- Come mai sola?
- Hah! È una domanda sincera o chiedi solo perchè vuoi fare l'educato?
- Sei sempre così acida?
- No, hai ragione scusami. È che mi sento a disagio. Non conosco nessuno e non vedo l'ora di andarmene da questo posto!
- Ok, sei sempre così!
, mi disse, sfoderando un sorrisone e facendomi l'occhiolino.
Mi sentivo meno isolata dopo quella mini-conversazione. Arrivarono poi gli altri del nostro gruppo, anche loro per fumare. Mi fecero qualche domanda, tanto per sapere chi fosse quella sconosciuta difronte a loro. Erano incuriositi, perchè non davo mai risposte logiche.
Finalmente, però, quello strazio finì. Ognuno aveva ricevuto un compito e si andava a lavorare! Proseguì tutto liscio. A pranzo cercammo gli altri del gruppo. Li trovammo vicini ad uno stand di FastFood. Ce n'era uno in particolare, di cui ancora non sapevo il nome, che si sforzava in ogni modo a non far cadere nemmeno un pezzo del suo Kebap a terra. Io mi allontanai un po' per chiamare mia madre e tranquillizzarla. Era preoccupata, diceva che quel lavoro non faceva per me. Ma dovevo pur far qualcosa mentre aspettavo che passasse un anno no? Mentre parlavo a telefono con lei, osservavo ancora il tipo col Kebap. Mi intrigava. Aveva un non so che di interessante. Lo sguardo era orientale, ma non troppo. Si intravedevano alcuni tatuaggi su collo e braccia. Faceva caldo quel giorno. Settembre. Non volli pensarci troppo, però, perchè il senso di colpa mi diceva "NON SI FÀ LUCY!". Eppure non riuscii ad evitare il volermi svagare un pochino, quindi volli cercare il modo di poter lavorare con lui, per poter vedere che tipo fosse. In fin dei conti dovevo pur fare amicizia con i miei nuovi colleghi. Scherzando con Oscar, gli dissi che come insegnante era pessimo e che con lui non imparavo un gran che. Ci cascò in pieno. Fece il finto offesso e mi ricattò, dicendo che mi avrebbe mandata con Louis (quello col Kebap). Io non me lo feci ripetere due volte e feci diventare la cosa una sorta di sfida.
- Se non sopravvivi non dare la colpa a me
- Sono sicura che Louis mi tratterà meglio di quanto faccia tu! Hahahaha!

A Louis non dispiacque affatto. Anzi, sembrava incuriosito. Io giocai con lo sguardo per stuzzicarlo un po', e lui abboccò. Era più facile di quanto pensassi.
Nacque un unico problema: abboccai anch'io!
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Dragonfly_7